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Confutazione trasmissione radio Maria del GRIS di giugno 2020...

Ultimo Aggiornamento: 30/06/2020 22:33
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30/06/2020 08:55
 
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Il successivo e ultimo intervento è a cura di don Battista Cadei che affronta un tema autobiografico lo Spirito Santo si è servito di una persona inadatta come me dicendo:


Oggi parlerò di me stesso. Tento di presentarmi. Per la verità auto valutandomi rischio auto illusioni, gli ascoltatori sono avvisati!. Affronto comunque l'avventura. Esaminandomi, trovo in me più controindicazioni che doti. Nel mio passato riconosco che Dio “scrive diritto sulle righe storte”.
Fisicamente sono un disabile, perché zoppicante a causa di una paralisi infantile. Per questo motivo quando ero chierico non mi mandarono, come gli altri, nelle parrocchie a fare il catechista. Personalmente sono di carattere chiuso, timido, poco comunicativo, e per reazione portato ad essere aggressivo. Quando ero seminarista, il rettore del seminario mi ammoniva: tu rischi di diventare misantropo. Diventato prete, fui mandato nel seminario diocesano come insegnante di lettere, prima nelle medie poi nel liceo. Mi accontentavo di questo compito, e avevo poche occasioni di fare altre esperienze pastorali.

Mi affliggeva un senso di inadeguatezza, tanto che un giorno presi carta e penna e presentai le mie dimissioni al vescovo. Egli, anziché accettare, come un buon padre mi infuse coraggio, per cui continuai a fare l'insegnante. Ricorsi anche a un esame psicodiagnostico, per conoscermi e gestirmi di conseguenza. Ne lessi il risultato insieme con un sacerdote psicologo, mio vero amico. Risultò che sono sensibile alla comunicazione verbale e dotato di qualche idealità, ma privo di senso pratico e incapace di iniziativa. Infatti, quando potevo, mi sottraevo a incarichi che comportavano qualche responsabilità. Di essere imbranato lo sapevo, ma lʼamico in aggiunta mi “rivelò” (senza offendermi!, ringrazino il Signore tutti quelli che trovano amici così) che quando discuto sono “antipatico”. Più tardi un altro Don schiettamente mi scriverà di trovare che le mie e-mail, dietro unʼapparente amabilità, sono ironiche e sarcastiche. Cosa fare? Accettarmi così sono, con tentativi (non sta a me dire se e quanto efficaci) di correggermi.
Con queste doti (poche) e controindicazioni (tante), dopo 17 anni di attività didattica, da Bergamo fui trasferito (1980-1988) come vice parroco in una borgata alla periferia di Roma. Non avevo mai conosciuto i tdG, che qui invece erano attivi. Di essi sapevo solo che non sono da confondere con i protestanti, che li osteggiano quanto i cattolici. Dovevo proprio partire da zero. Per es. ero convinto che le loro traduzioni bibliche sono valide. Ben presto constatai che questo non è vero, e che la loro dottrina è lontanissima da quella cattolica. Come reagii? Come mi sembrava giusto, anche urlando e ricorrendo a battute che ferivano. Ricordo per es. che un tdG mi disse che siccome il Vangelo originario di Matteo era in lingua ebraica, esso necessariamente conteneva le consonanti del nome Geova (che come si sa è importantissimo per i tdG). Io risposi seccamente: «Ma Matteo non era abbonato a LA TORRE DI GUARDIA!», cioè non aveva studiato da tdG. Il tdG ne rimase fortemente offeso. Io gli chiesi scusa e feci il proposito di evitare in futuro battute spiritose e pungenti (talora ci ricasco).

Lʼesempio di san Paolo. Che Dio scriva “diritto sulle righe storte” lo vediamo nell'Apostolo delle genti, il quale confessa le sue debolezze in 2Cor 12,7-10: «È stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: “Ti basta la mia grazia”... Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo... Quando sono debole, è allora che sono forte».

Sono un controversista e polemista pentito. Meditando che Gesù comanda di amare e pregare per i nemici, per essere figli del Padre celeste, che manda sole e pioggia sui i buoni e i cattivi, decisi di cambiar rotta, perché per dialogare con frutto occorre guardare con simpatia, conoscere, interrogare e ascoltare, condividere gioie e dolori... Pur con il mio passato così compromettente, non solo cerco di scrivere dei tdG senza polemica, ma mi permetto di raccomandare agli autori cattolici di trattare i tdG in maniera paziente e amichevole, qualunque sia la loro reazione. E cerco di vincere lo scoraggiamento, visto che lo Spirito si serve anche di un imbranato come me.



Lascio a parola a chi desidera replicare...
[Modificato da viceadmintdg1 30/06/2020 08:57]
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