Il problema dei 3 corpi: Attraverso continenti e decadi, cinque amici geniali fanno scoperte sconvolgenti mentre le leggi della scienza si sgretolano ed emerge una minaccia esistenziale. Vieni a parlarne su TopManga.
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Confutazione trasmissione radio Maria del GRIS di febbraio 2021...

Ultimo Aggiornamento: 28/02/2021 19:59
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18/02/2021 19:48
 
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Dialogare o chiudere la porta?
[Modificato da viceadmintdg1 18/02/2021 19:48]
18/02/2021 19:53
 
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Il primo intervento è a cura di don Franco Fiorino, il conduttore, che basa il suo intervento sulla lettera pastorale “Farsi Prossimo” dell’ex Cardinale di Milano Carlo Maria Martini (anno pastorale 1985-1986) dicendo:


Basterebbe un piccolo ragionamento per capire che non si ama una persona se la si lascia nell’errore. Se uno volesse a tutti i costi convincerci che due più due è uguale a cinque nessuno, credo, pensa che si debba accettare quello che dice per dimostrare che vogliamo bene anche a lui. Ci si deve far prossimi alle persone, non all’errore che eventualmente insegnano. Qualche volta per «farsi prossimo» invece di aprire la porta occorrerà chiuderla.
L’apostolo S. Giovanni era ben deciso al riguardo: «Chi si attiene alla dottrina, possiede il Padre e il Figlio. Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo, poiché chi lo saluta partecipa alle sue opere perverse» (2 Gv 9 10).

Non si può restare indifferenti e inerti, sottovalutando la gravità del pericolo. Certo chiudere la porta non significa sbatterla. Non è necessario per difendere la verità offendere la carità. Lo stesso annuncio della verità che consiste nell’evangelo avviene «nella carità». La verità del vangelo si manifesta appunto nell’amore. La verità è situata nella carità. Perciò S. Paolo esortando i cristiani delle comunità dell’Asia Minore «a non essere come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l’inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell’errore» conclude dicendo: «Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, il capo, che è Cristo» (Ef 4,14 15).

La carità dovrebbe condurre ad aiutare chi sbaglia a capire e poi a correggere il suo errore: «...dite ciascuno la verità al proprio prossimo; perché siamo membra gli uni degli altri»
(Ef 4,25). Questo non sempre è possibile; in certi casi non è neppure conveniente, e nel caso dei Testimoni di Geova, quando insistenti non lasciano le vostre case, non è davvero il momento di discutere. L’estrema disinvoltura con cui i Testimoni di Geova passano sopra
ai loro errori più gravi, per esempio alle tante profezie fatte dai loro capi circa la fine del secolo presente e che non si sono avverate,non invita ad aprire con loro un sereno confronto.

Purtroppo con loro un vero dialogo religioso è spesso praticamente impossibile data la mentalità fanatica e settaria. Non bisogna credere che quanti passano al geovismo divengano con ciò più religiosi e migliori credenti: fanatismo e settarismo non sono vera religiosità. Però la carità è capace di salvare la buona fede soggettiva e la sincerità di chi, purtroppo, passa al geovismo. Soprattutto la carità insegna che è sempre doveroso pregare ed è sempre possibile sperare, e perciò «essere miti - come dice S. Paolo-, pazienti nelle offese subite, dolci nel riprendere gli oppositori, nella speranza che Dio voglia loro concedere di convertirsi, perché riconoscano la verità e ritornino in sé...» (2 Tim 2,24 26).
Se mai si pone l’urgenza di «farsi prossimo» tra di noi, soprattutto verso i più semplici e indifesi, ai quali in modo particolare si rivolge più aggressiva la minaccia dei Testimoni di Geova.

Farsi prossimo vorrà dire allora intensificare l’opera di catechesi, approfondire lo studio della Bibbia, allargare la conoscenza della storia della Chiesa, dato che proprio l’ignoranza religiosa e gli attacchi contro la Chiesa rappresentano il terreno più adatto
per la semina dei Testimoni di Geova.

Qualcuno a questo punto dirà che farsi prossimo è davvero molto complesso. Ed è vero, perché è molto più di un semplice gesto di bontà. È un modo nuovo e originale di vivere, quale solo il buon Samaritano Gesù poteva rivelarci e comunicarci. Farsi prossimo anche a chi ci perseguita per turbare la fede, significa, alla fine, lasciarci raggiungere da Cristo e riempire della sua carità redentiva. Assimilati a lui diremo la sua verità anche senza parole, ma «pronti a rispondere a chiunque ci domanda ragione della speranza che è in noi; e tuttavia con dolcezza e rispetto, con retta coscienza, perché nel momento stesso in cui si parla male di noi, restino svergognati quelli che malignano sulla nostra buona condotta in Cristo» (1 Pt 3, 15 16).

Concludo dicendo che pur non condividendo quasi nulla della dottrina e della prassi dei tdG, compresa la loro pratica della disassociazione che procura ostracismo a chi è fuori dalla loro organizzazione, dobbiamo avere rispetto verso di loro anche se può essere necessario chiudere la porta quando non è possibile un autentico dialogo con loro che tendono a considerare sataniche tutte le altre religioni.



Lascio la parola a chi desidera replicare...
[Modificato da viceadmintdg1 18/02/2021 19:55]
18/02/2021 21:37
 
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Re:
viceadmintdg1, 2/18/2021 7:53 PM:

Il primo intervento è a cura di don Franco Fiorino, il conduttore, che basa il suo intervento sulla lettera pastorale “Farsi Prossimo” dell’ex Cardinale di Milano Carlo Maria Martini (anno pastorale 1985-1986) dicendo:

Fiorino:


Basterebbe un piccolo ragionamento per capire che non si ama una persona se la si lascia nell’errore. Se uno volesse a tutti i costi convincerci che due più due è uguale a cinque nessuno, credo, pensa che si debba accettare quello che dice per dimostrare che vogliamo bene anche a lui. Ci si deve far prossimi alle persone, non all’errore che eventualmente insegnano. Qualche volta per «farsi prossimo» invece di aprire la porta occorrerà chiuderla.
L’apostolo S. Giovanni era ben deciso al riguardo: «Chi si attiene alla dottrina, possiede il Padre e il Figlio. Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo, poiché chi lo saluta partecipa alle sue opere perverse» (2 Gv 9 10).




Questa volta, anche se un po' a malincuore, mi tocca dar ragione al Fiorino: noi tdG infatti vogliamo bene ai nostri fratelli cattolici e non vogliamo lasciarli nell'ignoranza.

Infatti quando andiamo a trovarli, per ora ci è impossibile a motivo delle restizioni legate al covid, cerchiamo di avvertirli, di metterli in guardia, di esortarli e anche istruirli: infatti quello che l'apostolo Giovanni chiama "questo insegnamento" è chiaramente esposto nelle scritture ispirate da Dio, ma purtroppo solitamente non gli è stato insegnato dalla chiesa cattolica, che non se ne preoccupa piu'. E quindi, tocca a noi tdG compiere quest'opera, paziente, di istruzione, tocca a noi spiegare cosa intendeva l'apostolo Giovanni.
Tocca a noi spiegare che Giovanni, ad esempio, non credeva affatto nell'autorità di un "papa di Roma", nè tantomeno in dottrine posteriori come la trinità, l'infallibilità o l'assunzione in cielo della beata vergine Maria.

E' vero, in fondo vorremmo risparmiarci queste spiegazioni e andare a fare i missionari in India, in Cina o in Sudan, ma ogni volta che guardiamo fuori dalla nostra finestra di casa, vediamo invariabilmente campi pronti da mietere e sentiamo un richiamo al senso cristiano del dovere, a farci prossimi ai nostro amici cattolici, spesso lasciati nell'ignoranza religiosa dalla loro chiesa...

Simon

28/02/2021 19:59
 
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Il successivo e ultimo intervento è a cura di Rocco Politi. Circa l'attendilita' delle critiche dei fuoriusciti rimandiamo, come di consueto, al seguente articolo del nostro sito TdGOnline:

I FUORIUSCITI DEI TESTIMONI DI GEOVA: TRA FENOMENOLOGIA E STATISTICA – Cosa dicono gli esperti
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