Nel 1844, commentando le parole di Paolo riportate in Atti 20:20, Abiel Abbot Livermore scrisse: “Non si accontentava di pronunciare discorsi nell’assemblea pubblica, trascurando ogni altro metodo, ma si impegnava con zelo nella sua grande opera in privato, di casa in casa, e portava la verità celeste letteralmente a domicilio fino ai focolari e ai cuori degli efesini”. Più di recente è stato detto: “La diffusione del vangelo di casa in casa caratterizzò i cristiani del I secolo sin dall’inizio (cfr. Atti 2:46; 5:42). . . . [Paolo] aveva assolto in maniera completa la propria responsabilità nei confronti sia dei giudei che dei gentili di Efeso, ed essi non avevano più scuse se perivano nei loro peccati”. — The Wesleyan Bible Commentary, Volume 4, pagine 642-3.