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“colpevoli di falsa profezia”? in Svegliatevi! 22/4/1969

Ultimo Aggiornamento: 20/10/2023 16:56
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04/10/2023 21:43
 
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Cleo
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Re: Re: Re:
(SimonLeBon), 04/10/2023 19:17:



Caro Solomon,
sono i soliti ragionamenti e le solite scritture, trite e ritrite.
Forse che Paolo non conosceva la scritture e le parole del suo maestro Gesù e forse che non affermò che ormai la parola di Dio era stata abitata in tutta la terra abitata?

Forse che Paolo non si aspettava il ritorno del Signore nel suo tempo?

Se dobbiamo stare ai tuois-ragionamenti Salomon, Paolo avrebbe dovuto smettere subito di predicare e magari avrebbe dovuto fare il... cattolico!
Penso che prospettive...

Simon




Buonasera, ci sono dei buoni motivi per mettere in dubbio che Paolo si aspettava il ritorno del Signsore al suo tempo.

"Il tempo della "parusia". - Al capo IV, v. 15, di questa lettera troviamo un passo che ha dato e dà occasione a molte dispute fra cattolici e non cattolici; ivi dove l'apostolo parla della sorte dei defunti prima della "parusia", dice: "Noi vi diciamo questo come parola del Signore, che noi, i viventi, i rimasti fino alla parusia del Signore in nulla preverremo quelli che già si sono addormentati (...ὅτι ἡμεῖς οἱ ζῶντες οἱ περιλειπόμενοι εἰς τὴν παρουσίαν τοῦ Κυρίον οὐ υὴ ϕϑάσωμεν τοὺς κοιμηϑέντας)". Ha forse qui l'apostolo espressa la convinzione che egli sarebbe rimasto in vita fino al ritorno glorioso del Signore? Lo sostengono la gran parte dei critici razionalisti e protestanti, mentre i cattolici lo negano. Certo a primo aspetto le parole sembrano dar ragione ai non cattolici, ma se si esamina un po' più accuratamente il testo ed il contesto, ci sembra che quella prima impressione non venga confermata. Innanzi tutto le parole ἡμεῖς οἱ ζῶνψες οἱ περιλειπόμενοι, data la ripetuta presenza in greco dell'articolo possono esser tradotte: "Noi (cioè) i viventi, i rimasti fino alla parusia del Signore..." e così Paolo avrebbe parlato non direttamente di sé e dei cristiani allora con lui viventi, ma a nome di quelli che si sarebbero trovati ancora in vita al ritorno del Signore: in tal modo, fra gli altri, nell'antichità intesero questo passo Giovanni Crisostomo (Patrol. Graeca, LXVII, 436), ottimo conoscitore degli scritti paolini e con lui Teodoreto, Teodoro di Mopsuestia, Metodio, Giovanni Damasceno, Ecumenio, Teofilatto, così pure S. Agostino (De civ. Dei, XX, 20, 2) S. Girolamo (Patrol. Lat., XXII, 971) ed altri. D'altra parte, se Paolo avesse avuto la convinzione della sua sopravvivenza fino a quell'evento, avrebbe egli poche righe dopo, al cap. V, v.1, detto: "Riguardo al tempo e al momento sappiamo che il Signore verrà all'improvviso, come un ladro di notte"? E si noti che la frase περὶ δὲ τῶν χρόνων καὶ τῶν καιρῶν, la quale ricorre altre volte nelle Scritture, sia per la parola χρόνος, sia per l'uso, significa: riguardo al tempo "vagamente considerato", e non riguardo all'istante, al momento... Nella seconda lettera ai Tessalonicesi poi, scritta poco dopo e da ritenersi essa pure autentica, si afferma che il credere imminente la parusia è un errore, una seduzione: prima dovrà accadere una grande apostasia (ἡ ἀποστασία) e poi apparire l'uomo del peccato, l'anticristo (II Tess., II, 1-5): ora nel fervore della vita cristiana di quei primi tempi una tale apostasia non era da ritenersi così prossima. Del resto anche nella lettera ai Romani scritta 6 o 7 anni più tardi troviamo annunziato da Paolo che prima della fine dei tempi si dovrà verificare la conversione del popolo giudaico in massa (Rom., XI, 25-33); ma, parimente, come si sarebbe potuta pensare imminente questa conversione allora, quando i Giudei dappertutto non facevano che osteggiare la cristiana religione nascente? Sembra dunque che l'avvenimento parusiaco, inquadrato in questi altri eventi, certamente non occulti allo spirito dell'apostolo, non potesse esser ritenuto da lui in modo positivo e certo così vicino da doverlo trovare in vita. Sembra che sarebbe più ragionevole dire che, mentre egli non escludeva assolutamente anche un prossimo ritorno del Signore nel gran giudizio, tuttavia niente si sentiva in grado di affermare con certezza."

www.treccani.it/enciclopedia/lettere-ai-tessalonicesi_%28Enciclopedia-Ital...

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