barnabino, 12/02/2019 14.09:
Il succo di quella discussione è semplice ed emerge anche qui, gli apologeti cattolici negano che la lettura proposta dalla TNM e da altri abbia una qualche plausibilità e dogmaticamente affermano che l'unica corretta sia quella tradizionale. I testimoni di Geova al contrario ammettono che entrambe le letture siano plausibili e poiché non è possibile sapere quale delle due era comunemente accettata nel I secolo al traduttore non resta che affidarsi al contesto culturale e teologico in cui vissero Gesù e il malfattore. Qui VVRL ripropone, persino con dei copia incolla, lo stesso modello di conversazione arrivando ovviamente al nulla, perché se esistessero dei mss che ci permettessero di risolvere definitivamente la questione non vi sarebbe nulla su cui questionare.
Shalom
Barnabino, guarda che non c'è nulla di equivoco in Lc 23:43, il contesto storico religioso del primo Secolo dice chiaramente che gli ebrei credevano in un esistenza cosciente dopo la morte. Il Talmud testimonia questo, Giuseppe Flavio è sulla stessa lunghezza d'onda, tutto il NT testimonia che i morti non erano incoscienti.
Mi sembra una posizione abbastanza debole la vostra, quando assolutizzate Ecclesiaste come se fosse la verità assoluta di tutta la Bibbia.
Torno quindi a farti la solita domanda di sempre: quali elementi tratti dal contesto più immediato del primo Secolo testimoniamo che la condizione dei morti di Ecclesiaste?
Rispondi una volte per tutte, così chiudiamo la questione.