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Il passaggio del Mar Rosso

Ultimo Aggiornamento: 16/08/2009 07:54
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20/01/2008 15:50
 
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Non sapevo dove inserirlo.
Nelle sezioni bibliche non va, magari essendo in gran parte una "visione" laica in quella dell' ateismo, ma per maggior sicurezza lo posto qui, anche perche' appartiene effettivamente al web.



A cura di Flavio Barbiero – estratto dalla rivista “Hera” – gennaio 2001


RITENUTO DAGLI STORICI SOLTANTO UN MITO, È UN AVVENIMENTO REALMENTE ACCADUTO, FRA I PIU' IMPORTANTI E DECISIVI DELLA STORIA. UN CAPOLAVORO DI STRATEGIA E DI GENIALITA' DI CUI MOSE' FU AUTORE







Un punto fondamentale che oggi continua ad alimentare lo scetticismo degli studiosi e degli esegeti biblici circa la veridicità della narrazione del Pentateuco è il passaggio degli ebrei attraverso il Mar Rosso. È questo l'avvenimento centrale e più importante dell'epopea dell'Esodo. Senza di esso Mosé non avrebbe potuto trascinare il popolo ebraico nel deserto ed imporgli la sua legge; la religione ebraica non sarebbe mai sorta e neppure il cristianesimo. La storia umana avrebbe avuto un corso totalmente diverso. Il passaggio del Mar Rosso, quindi, si pone in prospettiva come uno degli avvenimenti più importanti e decisivi della Storia. Ironia della sorte, sono proprio gli storici i primi a negargli ogni realtà storica.

Per una qualche ragione il passaggio attraverso il Mar Rosso, come viene descritto dalla Bibbia, è sempre apparso agli studiosi talmente al di fuori della realtà, che lo hanno sempre rigettato a priori, dedicandosi a ricercare soluzioni alternative. Neppure una di queste proposte alternative, però, appare più credibile dello stesso racconto biblico, per cui alla fine è prevalsa l'opinione che non ci sia mai stato un passaggio del Mar Rosso se non a livello simbolico.

A nessuno è mai passato per la mente che l'unica spiegazione realistica di quell'episodio è proprio fornita dalla Bibbia stessa. Un'analisi accurata del racconto esclude che esso sia stato inventato e porta a concludere che quel passaggio deve essere avvenuto realmente ed esattamente dove, quando e come descritto in Esodo.
Sorprendentemente, infatti, è possibile trovare una spiegazione soltanto a patto che non si rinunci ad una sola delle indicazioni fornite dalla Bibbia, sempre, beninteso, che quest'ultima racconti i fatti come sono stati vissuti dai loro protagonisti, ai quali sfuggiva la spiegazione razionale di ciò che accadeva e perciò ricorrevano all'intervento sovrannaturale.


I DATI PRINCIPALI

I fatti essenziali di tale racconto sono:
- Gli Ebrei sono transitati "in mezzo" ad un vero mare, avendo acqua sia sulla loro destra che sulla loro sinistra (Es.14,22) (tradizionalmente il mare in questione viene identificato con il Mar Rosso, e non c'è ragione, sulla base del testo, di rigettare questa identificazione).
- Sono transitati attraverso il mare di notte, in una notte senza luna, quindi durante un novilunio (Es. 14,20; Deu. 16, 1).
- Prima e durante il passaggio si era levato un vento teso (Es. 14,2 1).
- Le truppe egiziane si sono gettate all'inseguimento alle prime luci dell'alba lungo la stessa via percorsa dagli ebrei, ma sono state travolte dalle acque prima li riuscire a passare (Es. 14,23; 14,27 ecc.).
- I corpi dei soldati annegati sono stati trascinati dalla corrente sulla spiaggia del mare (Es. 14,20). Si tratta di appurare se esiste la possibilità che questi fatti siano accaduti così come la Bibbia li ha tramandati.


LE RAGIONI DI UN PERCHE'

"Perché Mosé condusse il popolo ebraico proprio attraverso il Mar Rosso?" Non era certo la via normale per la Palestina , né la più breve e tanto meno la più comoda (Es.13,17-18). Doveva esserci un motivo ben preciso ed estremamente importante. Quale? L' effetto finale del passaggio del Mar Rosso fu che le truppe egiziane lanciate al loro inseguimento furono sterminate. Il motivo per cui Mosé condusse gli Ebrei attraverso il Mar Rosso doveva essere proprio e soltanto questo: liberarsi delle truppe egiziane.
Gli Ebrei, dopo lunghe e laboriose trattative con il faraone, inframmezzate da eventi calamitosi straordinari, avevano ottenuto l'autorizzazione a recarsi nel deserto, "a tre giorni di cammino" (la "giornata di cammino" era una unità di misura delle distanze corrispondente a circa 35-40 km; perciò la meta degli ebrei si trovava a più di un centinaio di km da Ramsess), per compiere sacrifici al proprio Dio (Es.8,27), non certo di andarsene dall'Egitto. Da mesi, tuttavia, si stavano preparando alla fuga barattando i propri beni immobili con preziosi (Es.3,24; 11,2; 12,35); la voce che essi avrebbero cercato di fuggire dall'Egitto doveva essere di dominio pubblico.
Nell'autorizzarli a recarsi nel deserto, gli egiziani dovettero prendere delle precauzioni e, infatti, distaccarono un contingente di 600 carri da guerra (Es. 14,7), con l'incarico di seguirli per impedire ogni tentativo di fuga. Che le truppe egiziane si fossero accodate agli ebrei fin dall'inizio del viaggio appare del tutto evidente dal racconto. In Es. 14,8 è detto esplicitamente che 'faraone si pose all'inseguimento degli israeliti mentre questi uscivano a mano alzata (da Ramsess)", cioè fin dal primo giorno dell'Esodo. E i versetti 14,20 e 14,24-26 dimostrano al di là di ogni possibile dubbio che durante il viaggio gli egiziani si accampavano regolarmente nei pressi del campo ebraico. Gli ebrei avendo con sé vecchi, donne e bambini, greggi e masserizie erano lenti e impacciati; erano disarmati e senza esperienza di guerra. Le truppe carrate egiziane erano infinitamente più veloci e potenti; non esisteva la benché minima possibilità di fuga se non venivano tolte di mezzo in qualche modo. Quando, infatti, gli ebrei si resero conto di essere seguiti, vennero presi dalla costernazione e Mosé per indurli a proseguire dovette assicurare loro che sarebbe stato il Signore stesso a sterminare i soldati egiziani (Es. 14,10-14). Lo scopo del passaggio attraverso il Mar Rosso non poteva essere altro che questo: liberarsi definitivamente dei sorveglianti.


UN FENOMENO MIRACOLOSO

Mosé fu l'ideatore ed esecutore materiale del piano, ma non possiamo certo pensare che avesse realmente il potere di dividere le acque del mare. Doveva essere a conoscenza di un qualche fenomeno che si verificava allora nel Mar Rosso e che oggi non avviene più. Secondo la maggioranza degli storici ed esegeti gli avvenimenti in questione sarebbero accaduti nel 13° secolo a.C., poco più di 3000 anni fa. Cosa c'era allora di diverso rispetto ad oggi? Il livello dei mari su tutta la Terra , e quindi anche nel Mar Rosso, era dai quattro ai cinque metri più basso a causa di residui di ghiacci pleistocenici persistenti sulla terraferma (K.O.Emery, “La piattaforma continentale, Le Scienze, n.16, 1969, pagg. 48-61). Cosa cambia questo? Un'occhiata a una carta nautica e lo si vede immediatamente. La Baia di Suez, all'estremità settentrionale del Mar Rosso, è come sbarrata da una linea di secche che dalla punta Ras el-Adabiya, sul lato occidentale, si pretende verso est-nord-est fino alla sponda opposta. E un cordone pressoché continuo la cui quota non supera i sei-sette metri. All'epoca di Mosé quella stessa linea di secche, che è "ancorata" ad una serie di roccioni affioranti, si doveva trovare ad un paio di metri sotto 1 pelo dell'acqua, o anche meno. E del tutto verosimile che, in occasione delle massime escursioni di marea, affiorasse, consentendo il passaggio da una sponda all'altra della baia anche con mezzi pesanti, essendo la sabbia del Mar Rosso molto compatta.

Il fenomeno si ripeteva soltanto in occasione delle maree sigiziali, quando luna e sole sono in congiunzione allo zenit, cioè nel novilunio più prossimo a solstizio d'estate; sempre di notte. Perciò nessuno, ( quasi, ne era a conoscenza. Data la sua irrilevanza a fini pratici, forse nessuno prima di Mosé si era curato di stabilirne le cause, la durata e la periodicità.
Mosé doveva esserne venuto a conoscenza durante 1, sua fuga nel Sinai (Es.2,15); la cosa doveva averlo impressionato moltissimo, tanto da indurlo a tornare per anni sul posto per studiare a fondo il fenomeno non dovette essere difficile per lui capirne la meccanica, legato com'era alle fasi lunari e ai movimenti del sole. Per mettere a punto il suo piano, Mosé doveva necessariamente conoscere il giorno e l'ora in cui le secche sarebbero affiorate e l'ora in cui sarebbero scomparse.

Alcuni elementi "collaterali" che egli aveva certamente messo in conto, assunsero un ruolo importante. La notte buia senza luna, ad esempio, che consentì agli ebrei di muoversi senza essere visti. Questo però, poteva essere un gravissimo ostacolo alla loro marcia lungo le secche; sennonché le calde acque del Mar Rosso pullulavano di microrganismi luminescenti e la forte brezza notturna faceva frangere le onde sulle secche, eccitandoli e segnando così la strada, senza bisogno di illuminazione, altrimenti indispensabile. Il vento, quindi, pur non avendo alcuna influenza sul ritiro delle acque, venne a svolgere un ruolo molto importante.

Una volta accettata l'idea che a quell'epoca le secche della Baia di Suez affiorassero durante le basse maree sigiziali, diventa relativamente facile ricostruire il piano di Mosé nelle linee essenziali, attenendosi strettamente alle indicazioni contenute nella Bibbia e tenendo presente che ogni più piccolo particolare del racconto è stato tramandato soltanto in quanto ebbe una qualche importanza nella economia del fatto e quindi deve trovare una sua precisa spiegazione razionale.


LA COLONNA DI FUOCO

Gli Ebrei erano migliaia; possedevano carri trainati da una coppia di buoi (Nm.7,3-9), mandrie e greggi. In movimento formavano una colonna interminabile ed erano sparpagliati per chilometri. Guidare e coordinare i movimenti di una massa del genere costituiva un grosso problema. Mosé lo risolse in modo alquanto semplice: in testa alle colonne in marcia, pose, su un carro un grande braciere di bitume ardente. Sprigionava una "colonna" di denso fumo che vista a chilometri di distanza fungeva da guida durante la marcia. Di notte la posizione del braciere era segnalata dal bagliore delle fiamme (Es. 13,2 1).

Le truppe egiziane seguivano a distanza gli ebrei, ed è naturale che si regolassero anch'esse sui movimenti del braciere. Era un punto essenziale del piano di Mosé; dai versetti Es. 14,19-20, infatti, risulta evidente che il braciere, la notte in cui fu attraversato il Mar Osso, dovette svolgere un ruolo di notevole importanza. Dopo un viaggio di 15 giorni (il popolo ebraico non poteva coprire più di una quindicina di chilometri per ogni giornata di marcia; inoltre, ogni tre giorni doveva effettuare una sosta di almeno una giornata per abbeverare il bestiame), il giorno del novilunio, Mosé piantò il campo sulla riva del Mar Roso, di fronte alle secche di cui lui solo conosceva l'esistenza, e che in quel momento erano ben nascoste, essendo la marea al culmine.

Le truppe egiziane si accamparono su di un'altura, bene in vista del campo ebraico, ma abbastanza lontano per non potersi accorgere di quello che vi accadeva durante la notte. Questa era una condizione essenziale per la riuscita del piano e Mosé doveva aver escogitato qualcosa per ottenere che gli egiziani non si accampassero troppo vicino. Dal racconto è facile capire come: in una delle soste precedenti gli egiziani si erano evidentemente accampati nelle immediate vicinanze del braciere (Es. 14,24); Mosé doveva aver organizzato una incursione nel loro campo e bloccato le ruote dei carri da guerra (Es.14,25), probabilmente riempiendo i mozzi di sabbia.

Dopo quell'incidente, gli egizi dovevano aver adottato misure di sicurezza, intese ad evitare di essere colti di sorpresa. La cosa più logica e sensata da fare era di piantare il campo a distanza da quello ebraico (Es. 14,25) e di mettere sentinelle; così doveva aver fatto anche quella sera.

Mosé aveva provveduto a sistemare il braciere bene in vista, alle spalle del campo ebraico, dal lato del deserto, proprio in faccia agli egiziani, schermandolo dal lato del campo ebraico, in modo che non si potesse vedere quello che vi succedeva (Es.14,19-20). Scese la notte (Es. 14,2 l ; Dt. 16, 1), una notte buia senza luna (Es. 14,20). Appena buio, gli Ebrei tolsero il campo, radunarono le masserizie e le greggi, si disposero in assetto di marcia e rimasero in attesa di ordini. Si levò il vento (Es. 14,2 1): la brezza notturna, abbastanza sostenuta in questa stagione, sufficiente ad increspare la superficie del mare. La marea cominciò a scendere. Sulla riva Mosé era in attesa spasmodica. La marea scendeva; finalmente il miracolo si compì: lentamente una sottile lingua di sabbia emerse dalle acque. Le onde sollevate dalla brezza notturna si frangevano sui bordi della lingua di sabbia, da entrambi i lati. Nella schiuma biancastra miriadi di microscopici organismi si eccitavano, producendo una debole luminescenza; sufficiente per tracciare con sicurezza il cammino nel buio pesto. Era certamente proibito accendere fiaccole o fuochi di qualsiasi genere, durante il passaggio, per non mettere in allarme anzitempo gli egiziani.

Doveva essere circa l'una di notte, quando venne dato l'ordine della partenza: gli ebrei si precipitarono ne Mar Rosso in colonne ordinate e silenziose. Impiegarono circa tre ore per passare dall'altra parte. Era un percorso di poco più di 5 chilometri ; dovette apparire a loro, che ignoravano la meccanica del fenomeno, un miracolo straordinario. Nel buio della notte intravedevano le acque soltanto grazie alla debole luminescenza ed al biancore dei frangenti; l'effetto ottico di due muraglie d'acqua da entrambi i lati doveva essere perfetto. Chissà con quale stupefatto terrore compirono quel tragitto!


UN'ABILE STRATEGIA

Nel campo egizio, intanto, dormivano. Il vento portava smorzato dalla lontananza, il belato delle greggi e l'abbaiare dei cani. Doveva apparire insolito e probabilmente le sentinelle si innervosirono; ma la loro consegna doveva essere quella di sorvegliare i movimenti del braciere in fiamme e perciò non c'era ragione di allarmarsi finché rimaneva al suo posto. Dovevano essere circa le tre di notte quando il braciere si mise in movimento. Venne subito dato l'allarme gli egiziani si armarono e aggiogarono i cavalli ai carri. Soltanto poco dopo le tre e mezza dovettero essere in grado di iniziare l'inseguimento del braciere, il quale nel frattempo si muoveva inspiegabilmente in mezzo al mare, verso la sponda opposta.
Mosé doveva aver contato molto sul fattore psicologico, per attirare gli egiziani nella trappola mortale. Possiamo immaginare la confusione, lo sbalordimento e l'angoscia del comandante egiziano man mano che, nel buio, si avvicinava al luogo in cui la sera prima erano accampati gli ebrei. Aveva la consegna di impedirne la fuga; era certo che, imbottigliati com'erano fra il mare e il campo egizio (Es. 14,3), non avevano alcuna possibilità di muoversi. Ma arrivato sulla punta El Adabiya, delle migliaia di persone che dovevano esserci, delle loro tende, dei carri e del bestiame non esisteva più la minima traccia. Volatilizzati, come per magia! passati attraverso il mare? Ma come poteva essere possibile? Eppure il braciere era proprio là in mezzo al golfo.

Quando giunse sulla riva del mare era già l'alba; uno spettacolo inatteso e incredibile gli apparve al debole chiarore dell'aurora: una lunga striscia di sabbia univa come un ponte le due sponde e al centro di essa il braciere degli ebrei si affrettava verso la riva opposta. Un urlo di rabbia e, senza pensarci due volte, si precipitò all'inseguimento, seguito dalle sue truppe, lungo quella striscia di sabbia che cominciava allora restringersi. La marea stava salendo rapidamente. Gli Egiziani spronavano i cavalli; correvano disperatamente. Avevano già oltrepassato il centro della bai, quando gli ultimi lembi di sabbia scomparvero sotto la marea avanzante. Fu il disastro! (Es.24,28)

Sull'altra sponda, ritto su uno scoglio, Mosé osserva va la scena. Il sole stava sorgendo alle sue spalle (Es. 14,27). Guardava i cavalli che si dibattevano nelle acque e i soldati che affondavano, trascinati dalle loro armature (Es. 15,4 e seg.). In cuor suo trionfava gonfio d'orgoglio. E ne aveva di che! Per la genialità e audacia della concezione, la complessità delle operazioni, la meticolosa pianificazione e l'esecuzione brillante e decisa, è un'impresa che non ha paragoni nella storia. Mosé calcolò esattamente i tempi; gli egiziani dovevano arrivare in riva al mare in un me mento ben preciso.

Alla luce dell'alba, essi avrebbero impiegato non più di mezz'ora a percorrere 15 chilometri che separavano le due sponde. Su quella mezz'ora si giocava la riuscita dell'intero piano d Mosé e il destino del popolo ebraico. Bastava un piccolo errore di calcolo, una mossa sbagliata e l'avventura poteva trasformarsi in tragedia. Se gli egiziani fossero arrivati in riva al mare troppo presto, avrebbero fatto in tempo a raggiungere l'altra sponda. Si fossero arrivati troppo tardi, avrebbero trovato le sec che già allagate; avrebbero fatto il giro della baia i raggiunto gli Ebrei dopo poche ore. In entrambi i casi la rappresaglia sarebbe stata tremenda. Gli Ebrei avrebbero pagato a carissimo prezzo il loro tentativo. Per Mosé e i suoi amici sarebbe stata la fine.

Un grosso rischio! Calcolato, è vero, ma con un margine di sicurezza di soli 15 o 20 minuti. In ogni caso fu un'impresa di un'audacia tale da mozzare il fiato Andò bene per gli ebrei: l'armata egiziana fu annientata. I corpi dei soldati annegati finirono sparsi lungo le rive del mare per chilometri all'intorno (Es. 14,30) a tangibile testimonianza della potenza di Jahweh e del suo portavoce Mosé.
Gli Ebrei poterono allontanarsi nel deserto indisturbati verso il loro nuovo destino.

www.disinformazione.it


20/01/2008 16:14
 
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Questo tentativo di spiegazione umana e scientifica del miracolo del mar Rosso non tiene ovviamente conto dell'intervento sovrumano di Geova. Si preferisce attribuire ad un uomo sicuramente meritevole e capace come Mosè un'abilità strategica e tattica, una preveggenza, uno spirito di osservazione ecc., che hanno quasi del prodigioso, piuttosto di riconoscere che in quell'occasione come in molte altre Dio intervenne con tutta la sua potenza a favore del suo popolo.
Tra l'altro in questa spiegazione manca la colonna di nuvola che accompagnava gli israeliti durante il giorno (il fuoco era presente solo di notte). La Bibbia dice che gli egiziani iniziarono da subito ad inseguire gli israeliti nel mare momentaneamente asciutto, e che Geova li mise in confusione togliendo le ruote dei loro carri. Questo non è certo spiegabile con la presunta abilità militare di Mosè.
Questo tra l'altro mi fa venire in mente una domanda: in un tempo in cui re e capi militari non disdegnavano l'adorazione dei loro sottoposti che li vedevano come vere e proprie divinità, perchè Mosè (che oltretutto era vissuto a contatto con la famiglia del divinizzato faraone) non avrebbe approfittato di questo "miracolo" da lui compiuto per ottenere dai suoi connazionali la gloria, l'adorazione e l'onore che invece egli stesso volle sempre indirizzare a YHWH?
20/01/2008 19:12
 
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Re:

Makoto595, 20.01.2008 16:14]Questo tentativo di spiegazione umana e scientifica del miracolo del mar Rosso non tiene ovviamente conto dell'intervento sovrumano di Geova. Si preferisce attribuire ad un uomo sicuramente meritevole e capace come Mosè un'abilità strategica e tattica, una preveggenza, uno spirito di osservazione ecc., che hanno quasi del prodigioso, piuttosto di riconoscere che in quell'occasione come in molte altre Dio intervenne con tutta la sua potenza a favore del suo popolo.


Ma appunto, essendo una spiegazione scientifica (o pseudotale, neanch' io credo a tutto cio' che si definisce scientifico) come si puo' prendere in considerazione l' intervento divino?

Non e' neanche questione di essere atei o meno, tanti scienziati sono credenti.

Ma se uno scienziato elabora una tesi appoggiandosi al soprannaturale chiude bottega.

Insomma, sono due punti di vista e materie differenti ed incompatibili tra loro.


Questo tra l'altro mi fa venire in mente una domanda: in un tempo in cui re e capi militari non disdegnavano l'adorazione dei loro sottoposti che li vedevano come vere e proprie divinità, perchè Mosè (che oltretutto era vissuto a contatto con la famiglia del divinizzato faraone) non avrebbe approfittato di questo "miracolo" da lui compiuto per ottenere dai suoi connazionali la gloria, l'adorazione e l'onore che invece egli stesso volle sempre indirizzare a YHWH?


Credo che il problema principale di Mose', da lui risolto magistralmente, sia stato l' affievolirsi progressivo della fede dei suoi seguaci, dovuto alla mancanza di segni tangibili del loro Dio.

Il fatto che per ovviare se li sia inventati (col presupposto "ateo" che sia andata cosi') secondo me rafforza la sua immagine, non certo il contrario.

Piu' che mai lo dico riferendomi al seguito della storia dell' Esodo.


Ciao
Claudio


[Modificato da Claudio Cava 20/01/2008 19:18]
20/01/2008 19:53
 
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Claudio, ma tu quanti scienziati conosci che vogliono dimostrare un evento accaduto 3'000 anni prima? [SM=g8058]

Simon
20/01/2008 20:04
 
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Re: Re:
(SimonLeBon), 20.01.2008 19:53:

Claudio, ma tu quanti scienziati conosci che vogliono dimostrare un evento accaduto 3'000 anni prima? [SM=g8058]

Simon



Azzarola, che domandona.

A parte che io di scienziati ne "conosco" zero in toto [SM=g9427] (bazzicano altri ambienti [SM=x1408426] ), ma a parte anche gli scherzi:

Hai voglia se ce ne sono, e stanno dietro anche ad eventi di milioni, se non miliardi di anni fa.

O di 6000 anni fa (sempre il doppio sono), come preferisci. [SM=x1408399]


Ciao
Claudio




10/02/2008 14:03
 
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Re:
Claudio Cava, 20/01/2008 15.50:


Gli Ebrei, dopo lunghe e laboriose trattative con il faraone, inframmezzate da eventi calamitosi straordinari



Claudio Cava, 20/01/2008 15.50:


Per mettere a punto il suo piano, Mosé doveva necessariamente conoscere il giorno e l'ora in cui le secche sarebbero affiorate e l'ora in cui sarebbero scomparse.





Questo mi fa venire in mente un'altra osservazione. A parte il fatto che gli eventi calamitosi straordinari possono essere inspiegabili se non si accetta la spiegazione più logica e semplice, cioè quella di una potenza e intelligenza suprema che li dirigesse e organizzasse, come avrebbe potuto Mosè avere la certezza che l'ultimo evento straordinario (la morte dei primogeniti) si sarebbe verificata proprio in tempo perchè gli israeliti iniziassero la marcia e arrivassero al mar Rosso al momento giusto per la realizzazione del suo piano?
09/12/2008 14:50
 
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[SM=g8019] Penso che il posto giusto per questo file sia quì
Ma l'allegato è troppo grande. E' solo 726 KB

Oh grande fratello chiunque tu sia, pensaci tu! [SM=x1408443]
[Modificato da Gilez@ 09/12/2008 15:01]
09/12/2008 17:38
 
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Re:
Gilez@, 09/12/2008 14.50:

[SM=g8019] Penso che il posto giusto per questo file sia quì
Ma l'allegato è troppo grande. E' solo 726 KB

Oh grande fratello chiunque tu sia, pensaci tu! [SM=x1408443]




In che formato è?
11/12/2008 17:54
 
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Re: Re:
AdminTdG, 09/12/2008 17.38:




In che formato è?



Allora io il file te l'ho mandato.
L'hai ricevuto vero? Perchè nulla in risposta seppi.


16/08/2009 01:23
 
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Passaggio fu nel canale di Suez
Decisamente fantasiosa la tua relazione.

Se però calcoli gli attuali 18 metri di profondità del tratto di mare da attraversare, tolti anche i 5 metri che suggerisci, ne restano ben 13 metri. La configurazione del canale di suez si presta poco a forti sbazi di alte e basse maree.

Inoltre, se fai un poco meglio i conti... Gli Israeliti partirono con la luna piena (Passower) Viaggiarono circa 3 giorni prima di deviare e si accamparono presso pairot. Alla luna nuova, mancherebbe oltre una settimana. E faraone stava a guardare?

In un altro punto ho letto (non mi ricordo più dove [SM=g10765]) che il passaggio fosse stato fatto nel Mar rosso, presso il canale di Aqabah. Mi sono permesso di fare una breve ricerca che espongo sotto.



Domanda. Gli Israeliti uscendo dall'Egitto rimasero intrappolati presso il Golfo di Suez o presso il golfo di Aqabah?

In effetti, in tale golfo di Aqabah, sotto il livello del mare, fra il tratto che nella cartina è identificato dalla "g" del Golfo, esiste pare (io non lo ho visto) una sorta di corridoio a pochi metri di profondità dal livello del mare, mentre ai suoi lati (di questo corridoio) la profondità marina è invece notevole.

Con ciò si può far supporre che per una sorta di bassa marea, abbassandosi il livello del mare, tale corridoio restasse affiorato in modo tale da poterci far passare un popolo numeroso (diversi milioni di persone) come quello di Israele.
Ho visto le foto della ruota del carro citato. Come periodo sembrerebbero corrispondere.

Analiziamo i fatti.
Proviamo ad usare una mente "bereana", ma sopratutto, lasciamoci guidare dalle fidate informazioni che la Bibbia ci fornisce anche dal punto di vista storico nei suoi scritti.

Mosè fece questa richiesta a Faraone:

(Esodo 8:27) 27 Andremo per un viaggio di tre giorni nel deserto e senz’altro sacrificheremo a Geova nostro Dio proprio come egli ci ha detto”.

Un viaggio caravaniero (composto da merci, persone di varie età) non percorre mai più di 30 chilometri al giorno, generalmente in due tappe. Pertanto in tre giorni potrebbero, con senso di urgenza, aver percorso solo 75-90 chilometri.
Teniamo conto che Geova dopo poco tempo che erano diretti lungo la via carovaniera che dall'Egitto porta al paese di Canaan, fece la seguente riflessione:

(Esodo 13:17) 17 E al tempo in cui Faraone mandò via il popolo avvenne che Dio non lo guidò per la via del paese dei filistei semplicemente perché era vicina, poiché Dio disse: “Può darsi che il popolo si rammarichi quando vedrà la guerra e certamente torni in Egitto”.

Pertanto comandò a Mosè quanto segue:

(Esodo 14:2-3) 2 “Parla ai figli d’Israele, che tornino indietro e si accampino davanti a Piairot fra Migdol e il mare in vista di Baal-Zefon. Di fronte a esso dovete accamparvi presso il mare. 3 Quindi Faraone certamente dirà circa i figli d’Israele: ‘Vanno errando in confusione nel paese. Il deserto li ha rinchiusi’…

Pertanto, dopo un ragionevolmente tempo di circa tre giorni di marcia, come avevano detto a Faraone, dovettero trovarsi tra Etham e Migol, quando ricevettero l'ordine di tornare indietro. Osservatori (spie) egiziane che controllavano cosa facesse tale popolo, riferirono a Faraone (forse mediante piccioni viaggiatori) che gli Istaeliti stavano fuggendo (avendo cambiato il percorso stabilito).
Cio che accadde è sotto registrato:

(Esodo 14:5-9) 5 Fu poi riferito al re d’Egitto che il popolo era fuggito. Immediatamente il cuore di Faraone e anche quello dei suoi servitori si mutò riguardo al popolo, così che dissero: “Che cos’è questo che abbiamo fatto, in quanto abbiamo mandato via Israele perché non ci serva più come schiavo?” 6 Egli faceva dunque attaccare i suoi carri da guerra, e prese con sé il suo popolo. 7 E prendeva seicento carri scelti e tutti gli altri carri d’Egitto e guerrieri su ognuno di essi. 8 Così Geova lasciò divenire ostinato il cuore di Faraone re d’Egitto, ed egli inseguiva i figli d’Israele, mentre i figli d’Israele uscivano con mano levata. 9 E gli egiziani li inseguivano, e tutti i cavalli dei carri di Faraone e i suoi cavalieri e le sue forze militari li raggiungevano mentre erano accampati presso il mare, vicino a Piairot in vista di Baal-Zefon.

La bibbia riferisce di 600 carri da guerra (i più veloci) e di molti altri carri, tutti montati da guerrieri. Si possono quindi contare almeno circa 2000 ruote di carri. Notate che la bibbia registra che "li raggiungevano mentre erano accampati presso il mare".

Adesso analizzate il percorso. Se gli israeliti si fossero intrappolati presso il Mar Rosso, avrebbero dovuto percorrere quasi 450 chilometri, (un miglio è 1 chilometro e 600 metri) che percorsi a circa 30 chilometri al giorno, senza giorni di sosta, li avrebbe impegnati per oltre 15 giorni.
Ma faraone, dopo che essi erano tornati indietro, viaggiava con carri da guerra! Tali carri possono percorrere fino a 50 o 60 chilometri al giorno! Gli Israeliti sarebbero stati raggiunti mentre ancora erano a metà strada, verso la località di Elim.
E' ovvio che qualcosa non corrisponde se si ipotizzasse che si accamparono davanti al Mar Rosso, allo stretto di Aqabah.

Si accamparono quindi presso il Golfo di Suez.
Leggete poi cosa successe:

(Esodo 14:21-25) 21 Mosè stese ora la mano sul mare; e Geova faceva ritirare il mare mediante un forte vento orientale durante tutta la notte e convertiva il bacino del mare in suolo asciutto, e le acque si dividevano. 22 Alla fine i figli d’Israele entrarono in mezzo al mare sull’asciutto, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra. 23 E gli egiziani si diedero all’inseguimento, e tutti i cavalli di Faraone, i suoi carri da guerra e i suoi cavalieri entravano dietro a loro, in mezzo al mare. 24 E avvenne durante la veglia del mattino che Geova guardava verso il campo degli egiziani da dentro la colonna di fuoco e di nuvola, e metteva il campo degli egiziani in confusione. 25 E toglieva le ruote ai loro carri così che li guidavano con difficoltà; e gli egiziani dicevano: “Fuggiamo da ogni contatto con Israele, perché Geova certamente combatte per loro contro gli egiziani”.

(Esodo 14:29-31) 29 In quanto ai figli d’Israele, camminarono sull’asciutto in mezzo al letto del mare, e le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra. 30 Così quel giorno Geova salvò Israele dalla mano degli egiziani, e Israele vide gli egiziani morti sulla spiaggia del mare. 31 Israele vide anche la grande mano che Geova mise all’opera contro gli egiziani; e il popolo temeva Geova e riponeva fede in Geova e in Mosè suo servitore.

Riflettiamo ora su ciò che accadde. Le acque, narra la bibbia, erano come "un muro a destra e a sinistra". Prima, era stato ipotizzato che il passaggio presso lo stretto di Aqabah fosse possibilmente avvenuto per una possibile bassa marea! Un "ritiro" delle acque. Mentre la bibbia è specifica nel definire una "divisione" (due muri)delle acque.
Tali acque furono divise mediante la forza dello spirito di Dio. Se il muro di acque fosse stato alto anche solo 18 metri (o 13 metri), alla sua base, la pressione dell'acqua sarebbe stata di almeno 180 o 130 chilogrammi per centimetro quadrato! Non esiste "vento" naturale che possa separare e mantenere separata una tale massa di acqua con tale pressione.

A cosa serviva il "vento" (naturale) che soffiò per tutta la notte? Lo dice la bibbia stessa; "convertiva il bacino del mare in suolo asciutto". Infatti il tratto di circa 10 chilometri che dovevano attraversare di fondo marino era sabbioso e umido. I carri dei viveri e vettovagliamenti e tende sarebbero probabilmente sprofondati e difficilmente gli uomini potevano camminare agevolmente su di un terreno imbevuto di acqua. L'attraversamento di tale tratto, è meglio ipotizzato in:

*** it-1 p. 863 Esodo ***
Larghezza e lunghezza del passaggio.
Dal momento che gli israeliti attraversarono il mare in una notte, non è presumibile che le acque si dividessero formando un passaggio stretto. Doveva essere largo almeno 1 km. Anche in formazione di marcia piuttosto serrata, una folla del genere, insieme ai carri che poteva avere, al bagaglio e al bestiame, avrebbe occupato anche in file ravvicinate un’area di 8 km2 o più. Per consentire la traversata degli israeliti il mare dovette aprirsi quindi su un fronte piuttosto ampio. Se il passaggio era largo 1,5 km, la colonna degli israeliti doveva essere lunga 5 km o più. Se era largo 2,5 km, la colonna doveva essere lunga 3 km o più. Ci sarebbero volute diverse ore perché una colonna del genere scendesse nel letto del mare e lo attraversasse. Gli israeliti non si lasciarono prendere dal panico e rimasero in formazione di combattimento, ma senza dubbio camminarono alquanto spediti.

*** it-1 p. 863 Esodo ***
Sul far del mattino gli israeliti giunsero sani e salvi sulla riva orientale del Mar Rosso. Allora Mosè ricevette il comando di stendere la mano affinché le acque si richiudessero sugli egiziani. Così “il mare tornava alla sua condizione normale” e gli egiziani si diedero alla fuga per non essere travolti. Anche questo indicherebbe che le acque si erano separate formando un’ampia apertura, poiché in un passaggio stretto sarebbero stati travolti immediatamente. Mentre le pareti d’acqua si richiudevano, gli egiziani cercarono di fuggire verso la riva occidentale, ma le acque continuarono a convergere su di loro finché tutti i carri da guerra e la cavalleria dell’esercito del faraone furono completamente sommersi: non scampò nessuno.


E' stato detto che fu ritrovata "una" ruota del carro; ricordate che era stato simato almeno un migliaio di carri? Dovrebbero trovarne allora molte centinaia almeno! Se ce ne fossero altre intorno (nel golfo di Aqabah) cosa che sarebbe infatti possibile, NON sono state trovate nel golfo di Suez! Perché? Per il fatto che dopo oltre 3000 anni, i sedimenti marini hanno certamente ricoperto ogni traccia di tali resti. Se si vuole cercarli, occorrerebbe "scavare" nel letto marino nella zona del possibile attraversamento.
Diversamente, nel golfo di Aqabah, essendo sopra al "corridoio" la profondità del mare molto ridotta, i sedimenti marini possono non essersi depositati in abbondanza, essendo pochi ed essendo facilmente trasportati via della correnti marine più evidentemente attive in tale punto che non nella parte terminale del golfo di Suez.

Evidentemente i resti ritrovati erano appartenento ad una diversa battaglia sostenuta dagli Egiziani in quella zona del Golfo di Aqabah.

Inoltre, la bibba stessa, smentisce il percorso che avrebbero dovuto fare gli israeliti per arrivare in tale golfo di Aqaba con queste semplici parole:

(Esodo 15:27-16:1) 27 Dopo ciò giunsero a Elim, dove c’erano dodici sorgenti d’acqua e settanta palme. Là si accampavano dunque presso l’acqua. 16 Partirono poi da Elim, e l’intera assemblea dei figli d’Israele giunse infine nel deserto di Sin, che è fra Elim e il Sinai, il quindicesimo giorno del secondo mese dopo essere usciti dal paese d’Egitto.

E' innegabile che il senso di marcia del popolo d'Israele, "DOPO il passaggio del mare", è dal golfo di Suez al Monte Sinai. Vi arrivarono, al Monte sinai, i primi giorni del terzo mese dalla loro uscita dall'egitto, ovvero dopo circa 2 mesi e mezzo dopo che lo avevano lasciato. Il resto lo sapete continuando a leggere la bibbia! ;-)

monseppe.
16/08/2009 07:54
 
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Grazie monseppe, una spiegazione plausibile e chiarificatrice che maggiormente ci fa apprezzare l'enorme potenza di chi ha diretto quell'evento, il Dio a cui nulla e' impossibile, Geova. Un saluto da nevio63 
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