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Sigillo di 2'500 anni

Ultimo Aggiornamento: 20/06/2008 17:41
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22/01/2008 12:08
 
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Trovato a Gerusalemme un sigillo dell’epoca del Primo Tempio

http://www.israele.net/sections.php?id_article=1969§ion_ca

E'una scoperta interessante, trovate tutto nel link

Simon
23/01/2008 00:06
 
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Molto strana, è possibile che degli ebrei si rappresentassero in un sigillo, al ritorno dall'esilio, mentre offrono sacrifico alla dea lunare Sin? A questo punto era arrivata l'apostasia durante la cattività a Babilonia?

[SM=x66]
[Modificato da barnabino 23/01/2008 00:06]
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Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte

FORUM TESTIMONI DI GEOVA
23/01/2008 12:18
 
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Re:
barnabino, 1/23/2008 12:06 AM:

Molto strana, è possibile che degli ebrei si rappresentassero in un sigillo, al ritorno dall'esilio, mentre offrono sacrifico alla dea lunare Sin? A questo punto era arrivata l'apostasia durante la cattività a Babilonia?

[SM=x66]



Beh se c'era un periodo dove la possibilità di sforare in tradizioni semipagane era alta, quello era proprio la cattività babilonese.
Molto probabilmente nacque un'intera generazione di ebrei a Babilonia e a loro la differenza tra vera e falsa adorazione doveva essere raccontata a voce; ogni giorno invece vivevano immersi in un mondo dominato dalle pratiche pagane. Non tutti saranno rimasti fedeli e irremovibili.
Già la Bibbia racconta che non tutti vollero tornare a Gerusalemme, quando ne ebbero la possibilità.

Simon
20/06/2008 16:52
 
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18-01-2008

Trovato a Gerusalemme un sigillo dell’epoca del Primo Tempio

E’ stato scoperto in uno scavo archeologico nella Città di David, a Gerusalemme, un sigillo di pietra che reca il nome di una delle famiglie che servivano nel Primo Tempio e che poi tornarono a Gerusalemme dopo essere state esiliate a Babilonia.
Il sigillo in pietra nera, vecchio di 2.500 anni, che reca inciso il nome "Temech", è stato trovato questa settimana in mezzo a macerie stratificate nello scavo in atto subito fuori delle mura della Città Vecchia vicino alla Porta dell’Immondizia. Ne ha dato notizia l’archeologa Eilat Mazar che dirige lo scavo.
Secondo il Libro di Neemia, la famiglia Temech era al servizio del Primo Tempio e fu mandata in esilio a Babilonia in seguito alla distruzione del Tempio perpetrata dai babilonesi nel 586 a.C. Secondo la Bibbia, la famiglia era tra quelle che in seguito ritornarono a Gerusalemme.
Il sigillo, acquistato a Babilonia e datato 538-445 a.C, raffigura una comune e popolare scena di culto, spiega Mazar. Sul sigillo ellittico di 2,1 x 1,8 cm sono incise le figure di due sacerdoti barbuti, in piedi ai due lati di un altare di incenso, con le mani levate in posizione di preghiera. Un quarto di luna, simbolo del principale dio babilonese Sin, appare in cima all’altare. Sotto questa scena, dice Mazar, ci sono tre lettere ebraiche che formano il nome Temech.
La Bibbia fa riferimento alla famiglia Temech: "Questi sono i figli della provincia, che uscì dalla cattività, di quelli che erano stati portati via, che il re di Babilonia Nabuccodonosor aveva portato via, e che ritornarono a Gerusalemme e a Giuda, ciascuno nella sua città." [Neemia 7:6]... "I Nethinim [7:46]"... I figli di Temech." [7:55]. Il fatto che questa scena di culto si riferisca al principale dio babilonese non sembra aver disturbato gli ebrei, che la usarono sul proprio sigillo, aggiunge Mazar.
Il sigillo di uno dei membri della famiglia Temech, dice Mazar è stato trovato a poche decine di metri dall’area Opel, dove i servitori del Tempio, o "Nethinim", vivevano al tempo di Neemia.
"Il sigillo della famiglia Temech ci fornisce un collegamento diretto tra archeologia e fonti bibliche ed è una prova dell’esistenza di una famiglia menzionata nella Bibbia. Non si può fare a meno di essere sorpresi dalla attendibilità che il reperto archeologico conferisce alla fonte biblica fornita”.
L’ archeologa, che ha raggiunto fama internazionale per i suoi recenti scavi che potrebbero aver portato alla luce il palazzo di re David, ha recentemente trovato i resti di un muro di Neemia.
Lo scavo è sponsorizzato dal Centro Shalem, un istituto di ricerca di Gerusalemme di cui Mazar è membro anziano, e dalla City of David Foundation.
(Da: Jerusalem Post, 17.01.08)
www.israele.net/sections.php?id_article=1969§ion_ca
[Modificato da christofer2006 20/06/2008 17:41]
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20/06/2008 17:31
 
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L'alfabeto è quello di Mesa. Sia la "m" che la "t" sono inconfondibili. Se il sigillo contiene veramente una "parola/nome", allora non può essere letto come lo leggono loro, cioè "Temech” (t-m-ch) perchè il sigillo (sempre che l'artigiano che lo creò non fosse ubriaco) doveva riportare le lettere al contrario, in modo che lo stampo le riproducesse corrette (infatti si vede chiaramente l'effetto a specchio della lettera centrale, la m): la traduzione "T-m-ch" non c'entra niente.

Sono chiaramente visibili 4 lettere e non 3.
Inoltre non capisco proprio da dove si siano tirati fuori la lettera Ch.

Nessuna connessione con Neemia, quindi (tanto meno con il tempio di Geova).





[Modificato da Eupeptico 20/06/2008 17:32]
20/06/2008 17:40
 
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Qui si possono leggere ulteriori informazioni in merito:

21-02-2008

Gli archeologi rivedono la lettura di un’iscrizione su un antico sigillo

Un’importante archeologa israeliana ha dichiarato di aver rivisto la sua lettura di un’iscrizione su un antico sigillo scoperto in uno scavo nella Città di David a Gerusalemme, dopo che vari studiosi in tutto il mondo avevano criticato la sua prima interpretazione del nome sul sigillo.
Il sigillo di pietra nera, vecchio di 2500 anni, è stato trovato il mese scorso tra strati di macerie in uno scavo proprio fuori dalle mura della Città Vecchia, vicino alla Porta detta dell’Immondizia, spiega l’archeologa Eilat Mazar, che dirige lo scavo.
Mazar aveva originariamente letto il nome sul sigillo come "Temech", suggerendo che fosse appartenuto alla famiglia con quel nome menzionata nel libro di Neemia.
Ma dopo che il ritrovamento è stato divulgato dal Jerusalem Post, vari epigrafisti in tutto il mondo hanno detto che Mazar avrebbe sbagliato leggendo l’iscrizione sul sigillo da destra a sinistra anziché che da sinistra a destra, in quanto un sigillo crea un’immagine speculare quando viene usato per inscrivere un pezzo di argilla.
I critici, tra cui lo studioso europeo Peter van der Veen, oltre all’epigrafista Ryan Byrne, condirettore degli scavi di Tel Dan, hanno suggerito su alcuni blog di internet che la corretta lettura del sigillo sia in realtà "Shlomit", anch’esso un nome biblico.
Mazar ha poi dichiarato che accettava la lettura "Shlomit" sull’antico sigillo, aggiungendo che apprezzava la dotta disquisizione suscitata dall’argomento. "Il nostro scopo è la ricerca, non far valere le nostre opinioni" ha detto Mazar.
Mazar spiega che il nome Shlomit era noto nel periodo a cui risale il sigillo, e che altri sigilli coevi trovati sul luogo portano i nomi di donne che occupavano posizioni ufficiali nell’amministrazione.
Non è chiaro se il nome sul sigillo fosse in qualche modo collegato con la figlia di Zerubbabel – vissuta nella stessa epoca e menzionata in 1 Cronache 3:19 – in quanto il nome era piuttosto comune in quel periodo.
Il nipote del re giudeo Jehoachin, Zerubbabel, guidò il primo gruppo di ebrei che tornavano dalla prigionia a Babilonia e pose le fondamenta del Secondo Tempio a Gerusalemme.
"Quello che possiamo dire per certo è che questa donna era una persona importante nella società", dice Mazar.
Il sigillo, che riporta una comune e popolare scena di culto, fu acquistato a Babilonia e risale al 538-445 a.C., spiega Mazar.
Byrne, invece, ha suggerito che sia più probabile una data intorno alla fine del VII secolo o dell’inizio del VI, osservando che la scena è tipica dell’età del bronzo orientale e che non c’è ragione di ritenere che il sigillo sia stato fatto a Babilonia.
Il sigillo ellittico di cm 2,1 x 1,8 reca l’incisione di due sacerdoti barbuti che stanno in piedi ai due lati di un altare di incenso, con le mani alzate in posizione di preghiera. Un quarto di luna, il simbolo del principale dio babilonese Sin, appare in cima all’altare.
Il fatto che questa scena di culto si riferisca al principale dio babilonese non sembra aver disturbato gli ebrei che usarono il sigillo, nota Mazar.
L’ archeologa ha raggiunto fama internazionale per i suoi recenti scavi che potrebbero aver portato alla luce il palazzo di re David. Lo scavo, iniziato tre anni fa nella parte est di Gerusalemme, è sponsorizzato dal Centro Shalem, un istituto di ricerca di Gerusalemme di cui Mazar è membro anziano, e dalla City of David Foundation.

(Da: Jerusalem Post, 04.02.08)

www.israele.net/sections.php?id_article=2010&ion_cat=

[Modificato da christofer2006 20/06/2008 17:41]
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