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Filosofia

Ultimo Aggiornamento: 07/02/2008 14:22
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05/02/2008 15:48
 
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La filosofia è realmente una trappola in cui noi tutti TDG dovremmo evitare di cadere. Essa offusca le semplici verità bibliche. Un esempio di quanto sia deleteria lo traiamo dalle dottrine non bibliche della Trinità e dell'immortalità innata dell'anima umana.

Leggendo alcune cose in questo Forum mi sono resa conto di quanto è usata la filosofia da chi qui si dichiara cristiano e non è TDG.

Ad esempio la Bibbia ci insegna che l'uomo è un'anima e fu creata tale e che non ebbe un'anima e che quest'anima è attivata e resa vivente dallo spirito o soffio di Dio. La stessa idea è ribadita nelle Scritture Greche Cristiane.

Di conseguenza la Scrittura dice: "Polvere sei e in polvere tornerai". Ma la Scrittura ci parla di "resurrezione" e di "ricreazione".

In poche parole la Bibbia insegna che dal nulla veniamo, al nulla andiamo e dal nulla siamo tratti ancora in virtù di quel Dio che è Signore della Vita e della Morte.

Ora per attaccare questa basilare e semplice credenza biblica dei TDG ecco che si usa l'arma della filosofia che vuole rinchiuderti in un circolo vizioso con questo ragionamento:

"Se nulla sopravvive di te nulla può essere riportato alla vita e se lo è non sei tu ma un altro". Questa è semplicemente filosofia. La Bibbia ci dice che Dio ricreerà risuscitando le stesse persone morte. Il come possa avvenire non può essere oggetto di discussione né di elaborazioni dogmmatiche, basta sapere che Dio ha il potere di fare una cosa del genere perchè non solo è Onnipotente, ma proprio perchè l'ha promesso. Ci ha rivelato che alla morte non esistiamo se non nel suo ricordo (nel suo Libro) e che quando Egli decide che dobbiamo riesistere ci resuscita.

Per abbattere queste semplici spiegazioni ci vorrebbe un ragionamento biblico non filosofico. Questo è quanto insegna la Bibbia, non è dato a noi sapere come questo sia possibile e se cadiamo nella trappola di volerlo sapere e di volerlo spiegare facciamo il gioco della filosofia satanica.

La stessa cosa vale per la Trinità e tutto il polemizzare intorno alla parola "creare" e "generare". La Bibbia ci dice che Dio generò i Cieli e la Terra così come ci dice che generò suo Figlio. Nella Bibbia il termine generare e creare sono interscambiabili e la Bibbia ci dice che Cristo fu creato. La filosofia cosa fa? Cerca di definire la "sostanza divina" la vuole numerare, renderla inseparabile così ci dà l'idea che Cristo essendo sapienza di Dio è sempre esistito nella mente di Dio e che Egli lo ha generato così come si partorisce un figlio, tutti particolari che la Bibbia non ci dà. Cosa dice la Bibbia? Che gli uomini e gli angeli sono progenie divina e che alcuni uomini avranno come "premio" l'immortalità e l'incorruzione in un corpo divino esattamente come l'ha ricevuti prima di loro Cristo.

Quindi fratelli non facciamo il gioco dei filosofi, non prestiamoci ai loro ragionamenti e non andiamo oltre ciò che è scritto.
[Modificato da _Trinity_ 05/02/2008 16:01]
05/02/2008 15:52
 
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Sono d'accordo con il tuo avvertimento, ma non vorrei che si desse l'impressione che noi siamo contrari alla filosofia in senso lato.
Bisogna evitare certamente di subordinare la testimonianza delle Scritture alle speculazioni filosofiche. Ma la filosofia di per sè non è tutto il male. C'è filosofia e filosofia...Bisogna saper discernere...
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05/02/2008 15:55
 
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Indubbiamente. Mettevo solo in risalto l'errore di voler giungere alla comprensione di verità scritturali usando la filosofia.
05/02/2008 16:13
 
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Be' LA filofia e' una cosa che solo i studiosi di filosofia possono capire [SM=g7340] [SM=x1408403]
05/02/2008 16:48
 
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Cara Trinity


La Bibbia ci dice che Dio ricreerà risuscitando le stesse persone morte.



In dettaglio la Bibbia non dice neppure che Dio "ricreerà" i morti, in realtà non dice nulla di specifico. Anche la WTS mi pare che parli di "ricostituire" la persona e non "ricreare". Sottile differenza, ma non trascurabile.
Dice solo che i morti (cioè l'individuo, l'anima nel senso semitico) torna alla polvere e che al tempo stabilito da Dio verrà risuscitata, termine che in greco è anàstasis, che significa letteralmente "il far alzare; l’alzarsi". Dunque è l’anima, la persona, che viene risuscitata, con un corpo adatto all’ambiente in cui Dio la risuscita (spirituale o carnale).

Dio, grazie alla sua potenza, "fa vivere i morti e chiama le cose che non sono come se fossero". Paolo menziona questo fatto parlando della fede di Abraamo (Ro 4:17). Dunque è ovvio che qualunque considerazione sulla risurrezione come "clonazione" o "ricreazione" non tiene conto che Dio chiama la cose che "non sono (i morti) come se fossero".

Non sappiamo cosa sono i morti per Dio, egli è l'iddio dei viventi e dunque i morti sono "in lui", benchè inconsci e inattivi, non sono "inesistenti" ma vivono "uniti a Dio". Non sappiamo cosa significhi esattamente, ma sappiamo che Dio è in grado di dare continuità alla persona, senza per questo immaginare un'anima immortale che va letteralmente in cielo! In realtà questa dell'anima è una spiegazione che i cristiani dovettero dare per rendere "scientifica" cioè accettabile ai pagani del loro tempo l'idea di risurrezione della carne, che come dimostra il discorso di Paolo era ridicola per i greci (così come per i notri critici oggi... guarda caso!).

Shalom


[Modificato da barnabino 05/02/2008 16:49]
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FORUM TESTIMONI DI GEOVA
05/02/2008 16:57
 
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In Matteo 19:28 si parla di "Ricreazione". Ovviamente per i "santi" la risurrezione significherà proprio questo, tanto da essere definiti "una nuova creazione". Per le persone morte secoli prima e che sono scomparse nel nulla, significherà una ricreazione, ovviamente per alcuni morti prima di Armaghedon sarà invece un'esperienza simile a quella di Lazzaro e quindi non vi sarà bisogno di "ricreazione".

E' interessante il fatto che alcuni farisei credessero che alla morte l'anima alegiasse sul corpo per tre giorni in attesa che qualche profeta potesse resuscitare il corpo. Cristo resuscitò Lazzaro dopo quel tempo. Voleva forse dimostrare che non esisteva nessun' anima immortale e nessuna necessità d'essa per la resurrezione della persona? [SM=g8422]
[Modificato da _Trinity_ 05/02/2008 16:59]
05/02/2008 17:17
 
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La ricreazione. Agli apostoli Gesù parlò anche di una "ricreazione", mettendola in relazione col tempo in cui ‘il Figlio dell’uomo si sarebbe seduto sul suo glorioso trono’. (Mt 19:28; Lu 22:28-30) Il termine greco tradotto "ricreazione", palingenesìa, è formato da due parole che significano rispettivamente "di nuovo; un’altra volta" e "nascita; origine". Filone usa questo vocabolo per indicare il rinnovamento del mondo dopo il Diluvio. Giuseppe Flavio lo usa riferendosi alla rinascita di Israele dopo l’esilio. Secondo il Grande Lessico del Nuovo Testamento, di G. Kittel, in Matteo 19:28 palingenesìa "ha esattamente il medesimo significato che in Giuseppe Flavio e in Filone". (Brescia, 1966, vol. II, col. 458) Non si tratta quindi di una nuova creazione, ma di una rigenerazione, o rinnovamento, mediante cui il proposito di Geova per la terra sarà pienamente adempiuto. — Vedi TRIBÙ ("Giudicando le dodici tribù d’Israele").

Grandi benedizioni sotto il dominio del Regno sono assicurate al genere umano ubbidiente, "la creazione" che sarà "resa libera dalla schiavitù della corruzione e avrà la gloriosa libertà dei figli di Dio". (Ro 8:19-21; vedi FIGLIO [FIGLI] DI DIO [La gloriosa libertà dei figli di Dio]). Nel sistema di cose promesso e creato da Dio "dimorerà la giustizia". (2Pt 3:13) La certezza della sua istituzione è sottolineata dalla visione apocalittica di Giovanni e dalla sua dichiarazione: "Vidi un nuovo cielo e una nuova terra". — Ri 21:1-5.


-Perspicacia vol I

05/02/2008 17:19
 
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Anche noi della grande folla saremo "ricreati". La "ricreazione" sarà un tempo di "rigenerazione", un tempo in cui "tutto sarà rinnovato", come dicono altre traduzioni della Bibbia (Garofalo; The Jerusalem Bible).

Mediante questa “ricreazione”, gli uomini avranno la possibilità di riottenere la perfezione che il genere umano aveva all’inizio.

Perspicacia dice: "Non si tratta quindi di una nuova creazione, ma di una rigenerazione, o rinnovamento, mediante cui il proposito di Geova per la terra sarà pienamente adempiuto".

Per questo mi arrabbio quando Leoni parla di "clonazione" perchè non si tratta di questo. Dio ci assicura che sarà risorto l'individuo e non una sua copia. Come è possibile se l'anima muore? Semplicemente essa è "unita a Dio", nel senso che dal punto di vista Dio i morti sono tutti viventi, ma tutto questo senza ricorrere all'idea di "anima" come parte una parte cosciente, adirittura immortale, della persona che va in cielo.

Come avverrà? Non lo sappiamo, e non è il casi di farne oggetto di speculazioni filosofiche o scientifiche che portano a conclusioni errate e in contrasto con la semplicità della rivelazione biblica: tutte le anime muoiono, tutte saranno risuscitate, ad una risurrezione di vita o di giudizio. Altri verranno risuscitati con un corpo spirituale per vivere in cielo e non carnale. Oltre non sappiamo e possiamo dire.

Shalom

[SM=g9444]

Mi hai anticipato!


[Modificato da barnabino 05/02/2008 17:20]
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FORUM TESTIMONI DI GEOVA
05/02/2008 17:21
 
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La risurrezione dei "fratelli" di Cristo. A coloro che sono "chiamati ed eletti e fedeli", che sono seguaci delle orme di Cristo, suoi "fratelli", generati spiritualmente quali "figli di Dio", è promessa una risurrezione come la sua. (Ri 17:14; Ro 6:5; 8:15, 16; Eb 2:11) L’apostolo Pietro scrive ai compagni di fede: "Benedetto sia l’Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, poiché secondo la sua grande misericordia ci ha dato un nuova nascita per una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per un’eredità incorruttibile e incontaminata e durevole. Essa è riservata nei cieli per voi". — 1Pt 1:3, 4.

Pietro descrive inoltre la speranza che questi hanno come "preziose e grandissime promesse, affinché mediante queste diveniate partecipi della natura divina". (2Pt 1:4) Essi devono subire un mutamento di natura: devono rinunciare alla natura umana per ottenere la natura "divina", divenendo così partecipi della gloria di Cristo. Devono subire una morte come quella di Cristo — mantenendo l’integrità e rinunciando per sempre alla vita umana — e quindi ricevere mediante una risurrezione un corpo immortale, incorruttibile, come quello di Cristo. (Ro 6:3-5; 1Co 15:50-57; 2Co 5:1-3) L’apostolo Paolo spiega che non è il corpo ad essere risuscitato, e paragona la loro esperienza a quella di un seme che viene piantato e germoglia, in quanto "Dio gli dà un corpo come gli è piaciuto". (1Co 15:35-40) È l’anima, la persona, che viene risuscitata, con un corpo adatto all’ambiente in cui Dio la risuscita.

In quanto a Gesù Cristo, egli rinunciò alla vita umana, che offrì come sacrificio di riscatto a favore dell’umanità. Il 40° salmo viene applicato a lui dall’ispirato scrittore di Ebrei, che descrive Gesù nell’atto di dire, quando venne "nel mondo" quale Messia di Dio: "Non hai voluto né sacrificio né offerta, ma mi hai preparato un corpo". (Eb 10:5) Gesù stesso disse: "Infatti il pane che darò è la mia carne a favore della vita del mondo". (Gv 6:51) Ne consegue che Cristo non poteva riprendere il suo corpo dopo la risurrezione, perché se l’avesse fatto si sarebbe ripreso il sacrificio offerto a Dio per l’umanità. Inoltre Cristo non doveva più dimorare sulla terra. La sua "casa" è nei cieli insieme al Padre suo, che non è carne, ma spirito. (Gv 14:3; 4:24) Gesù Cristo ricevette dunque un glorioso corpo immortale, incorruttibile, poiché egli "è il riflesso della sua gloria [di Geova] e l’esatta rappresentazione del suo stesso essere, e sostiene ogni cosa mediante la parola della sua potenza; e dopo aver fatto la purificazione dei nostri peccati si mise a sedere alla destra della Maestà nei luoghi eccelsi. Quindi è divenuto migliore degli angeli [che pure sono potenti persone spirituali], in quanto ha ereditato un nome più eccellente del loro". — Eb 1:3, 4; 10:12, 13.

I fedeli fratelli di Cristo, che lo raggiungono nei cieli, rinunciano alla vita umana. L’apostolo Paolo spiega che devono avere un corpo nuovo rimodellato e adatto al loro nuovo ambiente: "In quanto a noi, la nostra cittadinanza esiste nei cieli, dal qual luogo pure aspettiamo ansiosamente un salvatore, il Signore Gesù Cristo, che rimodellerà il nostro corpo umiliato affinché sia conforme al suo corpo glorioso secondo l’operazione del potere che egli ha". — Flp 3:20, 21.



-Perspicacia vol II

05/02/2008 17:25
 
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L’anima liberata dallo Sceol. Davide re di Israele scrisse: "Vedevo il Signore sempre davanti alla mia faccia; poiché egli è alla mia destra, affinché io non sia smosso . . . inoltre anche la mia carne riposerà nella speranza: perché tu non lascerai la mia anima nell’inferno [Sceol], né permetterai che il tuo Santo veda la corruzione". (Sl 15:8-10, LXX, ed. Bagster [16:8-11, NM]) Il giorno di Pentecoste del 33 E.V. l’apostolo Pietro applicò questo salmo a Gesù Cristo nel proclamare agli ebrei la verità della risurrezione di Cristo. (At 2:25-31) Le Scritture, sia ebraiche che greche, mostrano quindi che fu l’"anima" di Gesù Cristo ad essere risuscitata. Gesù Cristo fu ‘messo a morte nella carne, ma reso vivente nello spirito’. (1Pt 3:18) "Carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio", dice l’apostolo Paolo. (1Co 15:50) Questo vale anche per carne ed ossa, le quali senza sangue non hanno vita, perché il sangue contiene l’"anima" o è ciò che è necessario per la vita della creatura di carne. — Ge 9:4.

Dalle Scritture risulta evidente che non esiste un’"anima incorporea" o immateriale separata e distinta dal corpo. Quando muore il corpo, muore l’anima. Anche di Gesù Cristo è scritto che "versò la sua anima alla medesima morte". La sua anima fu nello Sceol. In quell’arco di tempo egli non esisté come anima o persona. (Isa 53:12; At 2:27; cfr. Ez 18:4; vedi ANIMA). Quindi alla risurrezione non avviene nessun ricongiungimento dell’anima col corpo. Tuttavia ogni persona, sia essa spirituale o terrena, deve avere un corpo o organismo, poiché tutte le persone, celesti o terrene, possiedono un corpo. Per tornare ad essere una persona, chi è morto deve avere un corpo, fisico o spirituale. La Bibbia dice: "Se c’è un corpo fisico, ce n’è anche uno spirituale". — 1Co 15:44.

Ma alla risurrezione viene forse ricostituito il vecchio corpo? O si tratta di una riproduzione esatta del corpo precedente, esattamente com’era quando la persona è morta? Le Scritture rispondono negativamente quando trattano la risurrezione degli unti fratelli di Cristo: "Tuttavia, qualcuno dirà: ‘Come saranno destati i morti? Sì, con quale sorta di corpo verranno?’ Irragionevole! Ciò che semini non è reso vivente se prima non muore; e in quanto a ciò che semini, non semini il corpo che nascerà, ma un nudo granello, forse di grano o di qualcuno degli altri semi; ma Dio gli dà un corpo come gli è piaciuto, e a ciascuno dei semi il proprio corpo". — 1Co 15:35-38.

Quelli in cielo ricevono un corpo spirituale, poiché Dio si compiace di dar loro un corpo adatto all’ambiente celeste in cui devono vivere. Ma che specie di corpo darà Dio a quelli che avranno una risurrezione terrena? Non lo stesso corpo, fatto esattamente degli stessi atomi. Se uno muore e viene sepolto, il suo corpo si decompone e si trasforma in sostanze chimiche che vengono assorbite dalla vegetazione. Altri possono mangiare quella vegetazione. Gli elementi, gli atomi di cui era costituita la persona originale, ora si trovano in molte altre persone. È ovvio che nella risurrezione gli stessi atomi non possono trovarsi nella persona originale e contemporaneamente in tutte le altre.

Il corpo risuscitato non deve nemmeno essere necessariamente la copia esatta del corpo com’era al momento della morte. Se uno è stato mutilato prima di morire, tornerà in quelle stesse condizioni? Sarebbe irragionevole, perché potrebbe non essere in grado nemmeno di udire e di fare le "cose scritte nei rotoli". (Ri 20:12) Supponiamo che uno sia morto dissanguato. Dovrebbe tornare in vita senza sangue? No, perché non potrebbe vivere con un corpo terreno senza sangue. (Le 17:11, 14) Piuttosto gli verrà dato un corpo come piace a Dio. Poiché è volontà e desiderio di Dio che i risuscitati ubbidiscano alle "cose scritte nei rotoli", essi dovranno avere un corpo sano, con tutte le sue facoltà. (Gesù risuscitò Lazzaro con un corpo completo, sano, nonostante si fosse già in parte decomposto. [Gv 11:39]) Solo così ciascuno potrà essere ritenuto responsabile delle sue azioni durante il periodo di giudizio. Eppure quando sarà riportato in vita l’individuo non sarà perfetto, poiché dovrà esercitare fede nel riscatto di Cristo e valersi delle funzioni sacerdotali di Cristo e del suo "regal sacerdozio". — 1Pt 2:9; Ri 5:10; 20:6.



Perspicacia vol II

05/02/2008 17:29
 
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La "nuova creazione". Dopo il sesto "giorno" o periodo creativo, Geova sospese ogni attività creativa sulla terra. (Ge 2:2) Ma ha fatto grandi cose in campo spirituale. Per esempio, l’apostolo Paolo scrisse: "Se qualcuno è unito a Cristo, è una nuova creazione". (2Co 5:17) Essere "uniti a Cristo" o "in Cristo" significa essere uno con lui come membra del suo corpo, della sua sposa. (Gv 17:21; 1Co 12:27) Perché possa esistere questo rapporto, Geova Dio attira l’individuo a suo Figlio e lo genera mediante lo spirito santo. Come figlio di Dio generato dallo spirito egli è una "nuova creazione", e ha la prospettiva di regnare con Gesù Cristo nel Regno celeste. — Gv 3:3-8; 6:44.

Perspicacia vol I

05/02/2008 17:39
 
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Nelle Scritture Greche Cristiane troviamo alcune parole derivate da theòs (dio), che hanno relazione con ciò che è divino. I termini affini thèios, theiòtes e theòtes ricorrono in Atti 17:29, Romani 1:20, Colossesi 2:9 e 2 Pietro 1:3, 4.

In Atti 17:29, Paolo, ad Atene, spiegò che non è logico immaginare che "l’Essere Divino [to thèion, forma sostantivata di thèios] sia simile all’oro o all’argento o alla pietra". Molti traduttori usano qui il termine "la divinità" (CEI, Con, PIB), mentre la traduzione inglese di E. J. Goodspeed dice "la natura divina". Secondo The International Standard Bible Encyclopedia, l’espressione to thèion "deriva dall’aggettivo thèios, che significa ‘appartenente a Dio’, ‘divino’". (A cura di G. W. Bromiley, 1979, vol. 1, p. 913) Il Vocabolario greco-italiano di L. Rocci (p. 872) dà fra i significati di to thèion "divinità; natura, essere divino". Quindi questa espressione può essere riferita a una persona o a una qualità. Ovviamente dunque il contesto deve guidare il traduttore nella scelta delle parole. Qui in Atti 17:29 il contesto indica chiaramente che si parla della persona di Dio, e quindi nella Traduzione del Nuovo Mondo l’espressione è resa correttamente "l’Essere Divino".

In Romani 1:20 l’apostolo si riferisce all’innegabile prova visibile delle "invisibili qualità" di Dio, specie della sua "sempiterna potenza e Divinità [theiòtes]". Altre traduzioni hanno qui "Deità" (Di; Co), che secondo alcuni esprimerebbe il concetto di personalità, la condizione di essere una persona. Tuttavia secondo il già citato Vocabolario greco-italiano, il termine greco theiòtes significa "divinità; natura divina". Quindi è corretto riferire theiòtes alla qualità dell’essere un dio, non alla persona di Dio, e questo è sostenuto dal contesto. L’apostolo parla di cose visibili nella creazione fisica. Per esempio, anche se la creazione non rivela il nome di Dio, ne dimostra la "sempiterna potenza", necessaria per creare e sostenere l’universo. Inoltre la creazione fisica manifesta la Sua "Divinità", il fatto che il Creatore è veramente Dio ed è degno di essere adorato.

Quindi, in Colossesi 2:9, l’apostolo dice che in Cristo "dimora corporalmente tutta la pienezza della qualità divina [forma di theòtes]". Qui, ancora una volta, diverse traduzioni hanno "Deità" o "divinità", il che secondo l’interpretazione trinitaria significherebbe che Dio dimora personalmente in Cristo. (VR, CEI, PIB) Tuttavia il citato Vocabolario greco-italiano (p. 877) dà di theòtes la stessa definizione di theiòtes, cioè "divinità; natura divina". La Pescitta siriaca e la Vulgata latina rendono questa parola "divinità". Anche in questo caso dunque ci sono valide ragioni per intendere theòtes nel senso di qualità e non di personalità.

Esaminando il contesto di Colossesi 2:9 è chiaro che l’avere "divinità" o "natura divina" non rende Cristo uguale a Dio, l’Onnipotente. Nel capitolo precedente Paolo dice: "Dio ritenne bene di far dimorare in lui tutta la pienezza". (Col 1:19) Quindi tutta la pienezza dimora in Cristo perché "piacque a Dio" o "è piaciuto al Padre". (CEI, Di) Per cui la pienezza della "divinità" dimora in Cristo in seguito a una decisione presa dal Padre. Un’altra prova che questa "pienezza" non fa di Cristo l’Iddio Onnipotente sta nel fatto che poi Paolo dice che Cristo "è seduto alla destra di Dio". — Col 3:1.

Esaminando l’immediato contesto di Colossesi 2:9, si nota che al versetto 8 i cristiani sono avvertiti di non lasciarsi sviare da coloro che propugnano filosofie e tradizioni umane. Viene pure detto loro che "attentamente occultati in [Cristo] sono tutti i tesori della sapienza e della conoscenza", e sono esortati a continuare "a camminare unitamente a lui, radicati ed edificati in lui e resi stabili nella fede". (Col 2:3, 6, 7) Inoltre, i versetti da 13 a 15 spiegano che sono resi viventi mediante la fede, non essendo più sotto il patto della Legge. L’argomento di Paolo dunque è che i cristiani non hanno bisogno della Legge (che era stata eliminata per mezzo di Cristo) né della filosofia e della tradizione umana. Hanno tutto ciò che occorre, una preziosa "pienezza", in Cristo. — Col 2:10-12.

Infine, in 2 Pietro 1:3, 4, l’apostolo spiega che in virtù delle "preziose e grandissime promesse" i fedeli cristiani unti divengono "partecipi della natura divina, essendo sfuggiti alla corruzione che è nel mondo mediante la concupiscenza". Altrove nelle Scritture si parla di cristiani che sono ‘partecipi’ delle sofferenze di Cristo, che subiranno una morte simile alla sua e che avranno una risurrezione come la sua all’immortalità quali creature spirituali, divenendo suoi coeredi nel Regno celeste. (1Co 15:50-54; Flp 3:10, 11; 1Pt 5:1; 2Pt 1:2-4; Ri 20:6) È dunque evidente che la partecipazione dei cristiani alla "natura divina" è una partecipazione con Cristo alla sua gloria.


Perspicacia vol I

05/02/2008 17:48
 
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Corpi spirituali. L’apostolo Paolo dichiara che "se c’è un corpo fisico, ce n’è anche uno spirituale". (1Co 15:44) Questo è confermato dall’apostolo Pietro allorché, parlando a persone di natura carnale, umana, chiamate ad essere coeredi di Cristo, dice loro che devono divenire partecipi della "natura divina", cioè della vita spirituale nei cieli invisibili. (2Pt 1:4) Questo richiede un cambiamento di organismo, perché "carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio, né la corruzione eredita l’incorruzione". — 1Co 15:50-54.

Perspicacia vol I

05/02/2008 23:07
 
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Vuoi riassumere? [SM=g8422]

Non saprei se tutti sono in grado di capire temi tanto profondi, visto che alcuni riducono le dottrine Testimoni di Geova ad una serie di pizzini da accartocciare nella scrivania.

A me pare chiaro che la risurrezione implica, comunque, una continuità della persona grazie alla potenza di Dio e in barba alla sapienza umana. Questa e sapienza divina, del Dio che può renderi gli uomini partecipi della natura divina!

Shalom

[SM=g9444]

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FORUM TESTIMONI DI GEOVA
06/02/2008 08:44
 
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A me pare chiaro che la risurrezione implica, comunque, una continuità della persona grazie alla potenza di Dio e in barba alla sapienza umana.


Non è uno spirito disincarnato e consapevole il trade union con il risorto, ma esiste una continuità in Dio dell'intera persona e quindi come dice barnabino non è corretto i paragone con il clone.
[Modificato da Esperidia 06/02/2008 08:55]
___________________________________
Già da tempo sai che non vuoi più fare certe cose perchè vanno contro la tua interiorità.
Concludi un compromesso malsano;
ti vendi per un po' di quiete forse,
per un po' di sicurezza,
per un po' di calore;
ma così facendo perdi te stesso.

Se perdi te stesso, perdi la cosa più preziosa che tu possegga.
Divieni così un essere senza nucleo: devi conoscerti in modo consapevole, per imparare ad amarti.
Possiamo amare solo ciò che conosciamo e conosciamo solo ciò che siamo disposti ad amare.
L'indifferenza, anche verso noi stessi, ci rende ciechi.
Conosci te stesso,
impara ad amarti.

Ulrich Schaffer
06/02/2008 09:59
 
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La differenza tra sapienza umana e sapienza divina sta nel fatto che quando noi esaminiamo le Scritture cercando umilmente la guida di Geova troviamo ogni volta qualcosa di nuovo e prezioso, e se al momento non comprendiamo a fondo tutto non esitiamo comunque ad affidarci al Dio Onnipotente che mantiene ogni sua promessa. I morti risorgeranno, di questo siamo sicuri, e questa felicità non si annebbia anche se non capiamo come, infatti sappiamo che per Colui che diede la vita al primo uomo traendolo dalla polvere nulla è impossibile.
Se cerchiamo di capire questo punto seguendo la strada della filosofia a un certo punto ci troveremo davanti ad un ostacolo insormontabile, perchè dovremo fare i conti con le limitazioni del potere umano, e perderemo la gioia di conoscere quello che veramente è necessario: il solo vero Dio e Colui che Egli ha mandato, Gesù Cristo (la Via, la Verità e la Vita).
Questo non vuol dire che necessariamente sia un errore studiare filosofia, semplicemente, come tutte le dottrine umane, deve essere tenuta al suo posto e considerata imperfetta.
07/02/2008 14:22
 
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Questo non vuol dire che necessariamente sia un errore studiare filosofia, semplicemente, come tutte le dottrine umane, deve essere tenuta al suo posto e considerata imperfetta.



Concordo perfettamente!

[SM=g9444]
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