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Ricchezza e felicità

Ultimo Aggiornamento: 10/04/2008 22:31
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2008-04-09 16:41
PIU' RICCHI MA NON PER QUESTO PIU' FELICI
LONDRA - E' ufficiale: la ricchezza non porta con sé la felicità. O almeno, non la porta ai britannici. Che oggi sono due volte più benestanti di quanto non lo fossero vent'anni fa - e ciò nonostante l'indice di felicità del popolo britannico non si è mosso di un millimetro.

E' la fotografia scattata dall'ultimo rapporto dell'Ufficio Nazionale di Statistica (ONS) - che ha rilevato inoltre come gli abitanti del Regno Unito siano diventati anche più sani, oltre che più ricchi. Eppure, se si guarda al dato relativo alla soddisfazione delle persone, dal 1973 a oggi è rimasto sempre uguale: 86% del totale. Quindi, per essere felici, non conta una maggiore agiatezza e nemmeno una maggiore longevità.

Secondo l'ONS questo è un perfetto esempio del "Paradosso di Easterlin", una teoria che vuole il declino del rapporto tra ricchezza e felicità dopo che un certo livello di agio viene raggiunto. "In Gran Bretagna, come del resto negli Stati Uniti e in molti altri paesi", ha detto Paul Allin, dell'Ufficio di Statistica, "il livello di felicità delle persone si è mantenuto costante, nonostante il livello di ricchezza reale sia invece cresciuto notevolmente". I dati mostrano infatti come il reddito netto britannico sia cresciuto, dal 1987, da circa 63mila euro annui a 142mila, per nucleo familiare. E se nel 1971 i britannici avevano a disposizione circa 6.200 euro per gli acquisti, oggi questa stessa somma tocca quota 16.200 euro. Una maggiore floridità che ha portato lavastoviglie, cellulari e lettori CD nelle case di tutti i britannici. Due terzi delle famiglie britanniche, ad esempio, possiede oggi un computer - mentre nel 1997 erano un terzo. Ma oltre ad avere più soldi, i britannici del 2000 vivono più a lungo e sono più sani dei loro padri. Nel 1971 l'aspettativa di vita era di 69 anni per gli uomini e 75 per le donne. Oggi, invece, si parla, rispettivamente, di 77 e 82 anni. Per quanto riguarda invece la salute, se nel 1971 l'indice di mortalità per attacchi di cuore o ictus era 6.936 ogni milione - uomini - e 4.285 - donne - oggi si è passati rispettivamente a 2.462 e 1.559. E l'ironia sta tutta qui: ci si ammala di meno, si vive di più, si comprano più cose, ma poi in fondo non cambia nulla - e si è infelici più a lungo.
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