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I am Legend - Richard Matheson

Ultimo Aggiornamento: 17/05/2008 23:50
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17/05/2008 23:50
 
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Questo il commento di Xibal all'omonimo film interpretato da Will Smith

Il film si concentra tutto attorno alla figura di Neville, e al modo in cui vive la sua vita attuale, e soprattutto al suo rapporto con i suoi antagonisti.
Che si badi bene, non sono vampiri, sono infetti.
Hanno cioè una intelligenza, hanno dei sentimenti, hanno persino uno scopo.
Ma questo Neville non riesce ad ammetterlo, come non riesce ad ammettere tante altre cose.
Dopo la trappola con cui cattura una femmina, l'esposizione del capo alla luce solare, impavido e rabbioso, non fa scattare in Robert l'idea che quella fosse una reazione emozionale, no, la sua conclusione è che si stiano abituando alla luce, e che "in essi non ci sia traccia di intelligenza o di tratti umani".
L'inquadratura stringe lentamente sul suo volto mentre lo dice.
Subito dopo qualcuno prende un manichino, e lo usa per attirare Robert in una trappola del tutto identica a quella da lui utilizzata.
Robert è disperato, non vuole credere che Frank, un manichino a cui lui parla e da il buongiorno, non si sia spostato da solo.
"Dimmi che sei vero" continua a ripetere mentre gli spara...attenzione, gli urla "dimmi che sei vero", e contemporaneamente gli spara in preda alla disperazione.
Robert non è incredulo circa il fatto che il manichino si possa essere spostato da solo, lui ci parla con i manichini, cerca pure di corteggiarli, ma allo stesso tempo lo sa che non possono camminare.
Lui non riesce ad accettare che qualcuno lo abbia spostato "appositamente".
Non lo accetta perchè se non fossero mostri insensibili che vadano curati, lui perderebbe il punto zero, la missione, e non gli resterebbe altro, visto che in realtà Robert Neville è morto il giorno di quell'incidente assieme alla sua famiglia, e per quanto "finga" continuamente di desiderare una compagnia umana, una risposta al suo messaggio ossessivo, quando ne incontra due, umani, veri, nella sua cucina, la reazione è terribile.
"avevo messo il bacon da parte".
Ancora una volta non vuole ammettere qualcosa, che ci siano altri sopravvissuti, che il virus non abbia ucciso tutti, perchè se non sono morti tutti, allora perchè la sua famiglia si, e non per causa del virus?
Robert è morto il giorno dell'incidente della sua famiglia, e desidera morire pure lui, ma non riesce ad ammetterlo con se stesso e continua a ripetersi "io posso aggiustare le cose", perchè è l'ultima cosa che promette ai suoi prima di andarsene, è la sua missione, il punto zero.
Ma da quando sono morti loro, per lui non ha più senso che il mondo esista ancora, ci vorrà Anna per convincerlo.
E infatti il suo sacrificio finale è superfluo, ce l'avrebbe fatta comunque a fuggire.
Ma non fugge, perchè si rende conto finalmente che in Anna ci sono un dio, una speranza, uno scopo, in lui "dio non c'è", "sono tutti morti", e l'unico scopo è morire con gli altri.

Notate come ammiri Bob Marley, uno che dopo essersi fatto sparare va al concerto a cantare, e come invece Anna non sappia nemmeno chi sia, eppure Anna ne incarni alla perfezione il personaggio e lo spirito, mentre Robert è tutto il contrario, disilluso, stanco, e quando nella notte escono gli infetti, nella sua testa escono i ricordi.
E questi ricordi non sono legati solo alla sua famiglia, ma anche agli "altri", a coloro con cui si lascia esplodere alla fine, perchè conscio, finalmente pronto ad ammetterlo, che "non si fermeranno mai".
Perchè sono folli o rabidi?
In parte si, in parte no, ed è una delle cose che Neville si è negato sempre.
Il discorso che facevo all'inizio, non parliamo di vampiri, ma di infetti.
E gli infetti non sono mostri assetati di sangue, ma disperati assetati di vendetta.
Sono uomini su cui una dottoressa cura cancro ha sperimentato un farmaco che li ha trasformati in mostri, e su cui una intera città ha lanciato missili per isolarli dal resto del mondo, lasciandoli al loro destino, mentre altri uomini volavano via.
"Salvate almeno la mia bambina, lei non è infetta".Nessuna risposta, solo uno sguardo indietro.
Ora un altro dottore crea trappole, e con l'inganno li rapisce, li lega ad un tavolo, e sperimenta su di loro degli antidoti per "curarli".
Eppure forse non ne hanno bisogno, forse non lo vogliono e nessuno glielo ha chiesto, come accaduto la prima volta, e forse possono vivere bene anche così, anche loro avere dei cani da tenere al guinzaglio e da lanciare contro delle prede, mentre qualcun altro, da un'altra parte, il suo cane, un infetto, lo soffoca.
Neville capisce tutto questo proprio nel finale, loro non si fermeranno perchè non vogliono fermarsi, e non perchè non possano, e lui non può fare altro che morire perchè non c'è una colonia, non c'è dio e sono tutti morti, sarebbe dovuto morire con i suoi tanto tempo prima, e se è andato avanti fino a quel punto è stato solo per mantenere una promessa.
Qualcun altro, con un dio (il campanile nella scena finale), una speranza e uno scopo, godrà del frutto di quella promessa.

tutto il film è il trionfo della natura sull'uomo, il leone che scippa la gazzella a robert (in tutto il film robert non riesce a catturarne una), le gazzelle stesse che sembrano imprendibili e vagano libere per la città (ma sono "catturabili" da altri animali, come il leone, o gli infetti), i suoni della città riempiti del cinguettio degli uccelli e svuotati di tutto il resto.


Direi ottima analisi e ottima lettura.

Il libro è leggermente diverso dal film. Ma entrambi racchiudono lo stesso spirito che si può leggere anche come metafora di vita la cui genesi è un conato d'esistenza, un rigurgito, un singulto improvviso che ci vede vomitati in una realtà in continuo mutamento. Passiamo presto da protagonisti a mere comparse per poi finire diluiti nei titoli di coda di una pellicola che troppo presto vede la sua fine. Una fine con mille contraddizioni. La trama vede Robert Neville come unico sopravvissuto di un'epidemia endemica che ha spazzato via ogni abitante del pianeta solamente per sostuirlo da quelli che sembrano a tutti gli effetti dei vampiri. Molte delle loro peculiarità, che la leggenda ha poi ricamato con glosse folkloristiche, hanno basi scientifiche quando la ragione di Neville inizia ad analizzarle razionalmente.

A questo punto punto però Neville si ritrova da unico detentore del primato senziente a ultimo capostipite di una razza che ha fatto il suo tempo. La Terra muta repentinamente sotto i suoi occhi. Ospita una nuova razza, una nuova specie dominante. Neville si riscopre improvvisamente vetusto, anacronistico. Coloro che cacciava divengono i suoi cacciatori, coloro che riteneva inferiori e organismi da debellare mutano improvvisamente in specie dominante e superiore. Lo considerano un anatema, ora è lui l'orrore. Da normale si riscopre anormale: l'uomo è divenuto animale e l'animale uomo.
Neville lancia il suo ultimo sguardo attraverso una finestra che spalanca il futuro in una terra che non ha più bisogno di uomini come lui, l'ultimo della sua specie, l'ultima traccia vivente che lega la nuova eredità della terra al loro passato che desiderano cancellare definitivamente. Neville è l'ultima leggenda.

Il libro consta di 250 pagine circa, l'ho divorato in una sera. Molto visionario e straordinariamente attuale in alcune sue definizioni come quella che riporto in firma. Ritengo validi tutti e due i formati, il libro per la sua carica emotiva e per il messaggio che veicola. Il film per la sua struttura portante che è la medesima del libro, sebbene i ruoli e le parti subiscano degli adattamenti. Il finale è molto più bello nel libro che nel film in quanto coerente con tutte le tematiche che il racconto e la pellicola trasmettono.

Emblematica la scena del topo da laboratorio che sbatte furente contro il vetro della sua gabbia per ragiungere il suo carceriere con ciò che accade nel finale...
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