La religione e Dio sono bisogni psicologici

Copio dal quinto capitolo del libro Psicologia dell'inconsciodel psicanalista Carl Gustav Jung.

E' qui che si rivela l'azione caratteristica dell'archetipo:esso afferra la psiche con una sorta di forza primitiva e la costringe a valicare l'ambito umano.Provoca eccessi,boria(inflazione!),perdita del libero arbitrio,illusione e tensione emotiva nel bene come nel male.Qui sta il motivo per cui gli uomini hanno sempre bisogno di demoni e non possono vivere mai senza dei,a eccezione di alcuni esemplari particolarmente saggi dell'homo occidentalis di ieri e di avant'ieri,superuomini per i quali "Dio è morto",ragion per cui diventano dèi essi stessi, e precisamente divinità in formato ridotto,dal cranio spesso e dal cuore freddo.
Il concetto di divinità è infatti un'insopprimibile funzione psicologica di natura irrazionale,che non ha assolutamente niente a che fare col problema dell'esistenza di Dio.Perchè questo problema l'intelletto umano non potrà mai risolverlo; e meno ancora potrà darne una qualche prova.Del resto,tale prova è anche superflua;l'idea di un Essere di potenza sconfinata,di un Essere divino,è presente dovunque,in maniera conscia o inconscia,perchè è un archetipo.
Qualcosa nella nostra anime è di potere superiore,e se non è consapevolmente un dio,è almeno il "ventre",come dice San Paolo.
Ritengo quindi più saggio riconoscere consapevolmente l'idea di Dio;perchè in caso contrario succede semplicemente che diventa dio un qualcos'altro,e di regola qualcosa di assai inadeguato e stupido,in linea con quanto può covare una coscienza "civilizzata".Il nostro intelletto sa da tempo che non è possibile immaginarsi rettamente Dio,non parliamo poi della possibilità di raffigurarsi che,e come realmente,esiste.L'esistenza di Dio è un problema insolubile una volta per tutte.Ma da eoni il consensus gentium(ossia la voce concorde delle genti) parla di dèi,e ne parlerà ancora negli eoni a venire.Per bella e perfetta che l'uomo possa trovare la sua ragione,può esser certo tuttavia che essa è una soltanto delle possibili funzioni spirituali,e investe un lato solo-quello che appunto risponde alla sua funzione-dei fenomeni del mondo.Ma tutto interno si stende l'irrazionale,ciò che non coincide con la ragione;e questo irrazionale è anch'esso una funzione psicologica,l'inconscio collettivo appunto,mentre la ragione è sostanzialmente legata alla coscienza.

Per avere spiegazioni su alcuni concetti:
Archetipo= it.wikipedia.org/wiki/Archetipo#Carl_Gustav_Jung
inconscio collettivo= it.wikipedia.org/wiki/Inconscio_collettivo

La psicologia può prendere soltanto l'uomo nel suo stato attuale, e quindi, può solamente congetturare sull'origine della religione, né può affermare con certezza che questa abbia coinciso con le origini stesse dell'umanità.
Invocando il subcosciente patologico non dà una valida spiegazione dell'insieme dei fenomeni religiosi, perché non spiega le forme più alte e più pure del sentimento religioso. Il subcosciente normale può solo condurre a una forza impersonale, incompatibile con le relazioni d'intimità e d'amore cui tende la religione, e che sono necessariamente personali (teorie di Janet e Delacroix).
Quindi la religione, sotto alcuni aspetti, è certamente un fatto psichico, e giustamente la psicologia si interessa del bisogno religioso anche per valutarne aspetti legati a situazioni patologiche, però la religione ha, come oggetto, "realtà trascendenti ", che l'esame del loro aspetto soggettivo nell'uomo religioso la psicologia non può cogliere.