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Risurrezione dei morti o clonazione?

Ultimo Aggiornamento: 18/03/2009 21:07
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13/01/2009 13:31
 
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La credenza nell'immortalità dell'anima, assente nelle scritture come tale, in gran parte deriva dalla necessità dei Padri di dare una risposta all'idea che ci debba essere una continuità tra l'essere che muore e quello che risorge, se non ci fosse qualcosa (i Padri la individuarono nell'anima immortale) che sopravvive alla morte, il corpo risorto sarenne solo un sorta di clone, una copia della persona, ma non la persona in sé.

Voi cosa ne dite? A margine della discussione, cosa sarebbe questa "cosa" che garantisce una continuità? E' davvero necessario pensarla come l'anima immortale dei filosofi?

Shalom

[Modificato da barnabino 13/01/2009 13:58]
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13/01/2009 14:01
 
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Ne parlavo proprio ieri con Pavel43, copio le mie considerazioni.



_______________________

Secondo la Bibbia alla morte dell'uomo non è solo il corpo a scomparire, perdendo la sua organicità, ma anche la coscienza individuale. Da vivi abbiamo perciò una coscienza, che se vogliamo può esser considerata una specie di astrazione dal corpo, astrazione che appartiene all'ordine dello "spirito", ma non di quel genere di spirito che vedi nei film alla ghost busters, uno spirito così spirituale da essere più vicino al Nulla che all'Essere.

Alcuni ci criticano perché a parer loro il tipo di risurrezione in cui crediamo non garantirebbe la continuità dell'individuo. Dicono che sarebbe un semplice clone riempito con i ricordi del defunto.

In realtà "Il diritto alla vita" che resta nella Mente di Dio, in attesa della risurrezione vera e propria, è di tipo individuale e personale, è per questa ragione che parliamo di distruzione dell'anima da parte di Dio nei casi in cui Egli decida per l'annichilimento di un peccatore, togliendogli definitivamente questo diritto alla vita, sradicandolo cioè dalla Sua "Mente".

Ciò non deve far pensare che questo "diritto alla vita" comporti uno stato di coscienza, benché rimanga individuale e personale!

Fino a quando l'individuo non riceverà un corpo non potrà considerarsi persona. Ciò significa che quando una persona muore allora cessa semplicemente di esistere.



*** it-1 pp. 139-140 Anima ***

Esempi dell’uso del termine greco psychè nel senso di “vita come creatura” si possono trovare in Matteo 6:25; 10:39; 16:25, 26; Luca 12:20; Giovanni 10:11, 15; 13:37, 38; 15:13; Atti 20:10. Dato che in caso di morte i servitori di Dio hanno la speranza della risurrezione, essi sperano di vivere di nuovo come “anime” o creature viventi. Perciò Gesù poté dire che “chi perde la sua anima [la sua vita come creatura] per amor mio e della buona notizia la salverà. Realmente, che giova a un uomo guadagnare tutto il mondo se perde l’anima sua? Che darebbe, realmente, un uomo in cambio dell’anima sua?” (Mr 8:35-37) E disse anche: “Chi ha affetto per la sua anima la distrugge, ma chi odia la sua anima in questo mondo la salvaguarderà per la vita eterna”. (Gv 12:25) Questi e altri versetti simili indicano il corretto intendimento delle parole di Gesù in Matteo 10:28: “Non abbiate timore di quelli che uccidono il corpo ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto colui che può distruggere sia l’anima che il corpo nella Geenna”. Gli uomini possono uccidere il corpo, ma non possono uccidere per sempre la persona, in quanto vive nel proposito di Dio (cfr. Lu 20:37, 38) e Dio può ridare e ridarà al fedele la vita come creatura mediante una risurrezione. Per i servitori di Dio, la perdita dell’“anima”, o vita come creatura, è solo temporanea, non permanente. — Cfr. Ri 12:11.

Mortale e distruttibile. D’altra parte, Matteo 10:28 dice che Dio “può distruggere sia l’anima [forma di psychè] che il corpo nella Geenna”. Questo dimostra che psychè non si riferisce a qualche cosa di immortale o indistruttibile. Infatti non c’è neanche un caso in tutte le Scritture Ebraiche e Greche, in cui i termini nèfesh o psychè siano accompagnati da aggettivi qualificativi come immortale, indistruttibile, imperituro, eterno e simili. (Vedi IMMORTALITÀ; INCORRUZIONE). Invece ci sono decine di versetti nelle Scritture Ebraiche e Greche dove si legge che la nèfesh o psychè (anima) è mortale o soggetta alla morte (Ge 19:19, 20; Nu 23:10; Gsè 2:13, 14; Gdc 5:18; 16:16, 30; 1Re 20:31, 32; Sl 22:29; Ez 18:4, 20; Mt 2:20; 26:38; Mr 3:4; Eb 10:39; Gc 5:20); può morire, venire “stroncata” o uccisa (Ge 17:14; Eso 12:15; Le 7:20; 23:29; Gsè 10:28-39; Sl 78:50; Ez 13:19; 22:27; At 3:23; Ri 8:9; 16:3), sia con la spada (Gsè 10:37; Ez 33:6) che mediante soffocazione (Gb 7:15) o annegamento (Gna 2:5); può anche scendere nella fossa o nello Sceol (Gb 33:22; Sl 89:48) o esserne liberata (Sl 16:10; 30:3; 49:15; Pr 23:14).


In merito a ciò che resta nella "memoria di Dio", cioè il diritto alla vita dell'individuo, si può dire che è sicuramente altro rispetto al corpo, infatti lo stesso individuo può vivere in un corpo fisico così come in un corpo spirituale, tuttavia questo essere «altro» non impedisce alla persona che muore di cadere nell'oblio più totale, inoltre questo «altro» non è indistruttibile ma distruttibile, non è nemmeno cosciente e non è nemmeno persona nel senso pieno del termine, è "memoria di Dio", qualsiasi cosa questo significhi.

Forse è vero che parlarne come di un'astrazione del o dal corpo può essere una semplificazione, però è una semplificazione tutto sommato propositiva, visto che questa astrazione non è vista come se fosse un effetto collaterale ma è esattamente il motivo per il quale viene creato il corpo. Quel che per noi cristiani dovrebbe esser chiaro è che senza un corpo, fisico o spirituale, non ci può essere persona.

Non c'è insomma alcun aldilà paradisiaco che prescinda da una qualche forma di risurrezione, spirituale o carnale che sia, i morti sono perciò nella "mente di Dio" in attesa di questa risurrezione, ma tutti costoro sono appunto... morti, incoscienti, persone che in quanto tali continueranno a non esistere almeno sino al momento della stessa.

Un'ultima considerazione in merito alla continuità. A mio parere chi ci accusa di assenza di continuità dell'individuo risorto rispetto alla precedente condizione di vita in primis dimostra di non conoscere approfonditamente la nostra dottrina, come spiegato sopra, in secundis non prende per l'appunto in considerazione l'ipotesi che la persona sia un insieme di parti e non una monade. La ricomposizione delle parti non è quindi una duplicazione ma un vero e proprio continuum dell'individuo.

Se poi prendiamo in considerazione l'eventualità di una duplicazione di questo composto, perché l'obiezione non dovrebbe valere anche per la monade? Ci sono ragioni particolari per le quali Dio non possa duplicare un "anima" di questo tipo che siano diverse dalla semplice Volontà creativa?

La concezione di noi TDG è decisamente più spirituale, non abbiamo bisogno di una "sostanza cosciente permanente" affinché si possa garantire la continuità di un individuo, per garantire questa continuità è sufficiente il pensiero di Dio, la sua "memoria".

Ciò non toglie che quando la persona muore, cessa di essere persona.
[Modificato da NewWorldOne 13/01/2009 14:04]
13/01/2009 14:22
 
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Molto interessante, dunque mi pare che possiamo dire che anche per i TdG vi è continuità, l'anima (la persona) è in un certo senso immortale perché sopravvive come individuo nella mente di Dio, anche se incosciente.

Possiamo dire che vista in questo modo l'idea della risurrezione riesce a garantire la sopravvivenza, se vogliamo la sua mmortalità in senso lato, (garantita dalla "mente" di Dio) senza dover scomodare l'anima immortale dei filosofi greci...

Shalom
[Modificato da barnabino 13/01/2009 14:23]
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13/01/2009 14:55
 
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l'anima (la persona) è in un certo senso immortale perché sopravvive come individuo nella mente di Dio, anche se incosciente.



Immortale non è il termine più corretto secondo me, nella "mente di Dio" non ci sono persone immortali ma persone morte.
Questa è almeno la terminologia che si usa nelle nostre pubblicazioni, che può variare da contesto a contesto ma in questo caso mi sembra la più idonea. Infatti, contestualizzando da un'altra prospettiva, potremmo persino affermare che una persona morta non è propriamente una persona, così come un televisore rotto non è propriamente un televisore.
13/01/2009 15:08
 
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Non vorrei che qualcuno interpretasse il mio commento in chiave materialista, come se la coscienza di un individuo si localizzasse prima nel corpo e poi si spostasse in forma potenziale nella "memoria di Dio", se mi esprimo in quei termini è solo per aderire al linguaggio delle pubblicazioni e quindi biblico. A mio parere queste semplificazioni sono fornite unicamente per soddisfare il nostro bisogno di conoscenza, siamo solo uomini e ben lontani dal capire cosa sia o cosa non sia la risurrezione, quel che è certo è che si tratta di un miracolo e che la speranza dei cristiani è la risurrezione, non la sopravvivenza dell'anima.

[SM=g7566]
13/01/2009 15:09
 
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La sintesi della continuità la rispose Cristo rispondendo ai farisei che Dio non è l'Iddio dei morti ma dei vivi.
Poichè quelle persone individualmente continuano a esistere in lui anche se in modo passivo o di assenza di una propria attività o autonomia.
Come dire che dormono..e a cui Dio gli ridarà un corpo per divenire di nuovo coscienti, cioè vive nel senso cosciente.

Io posso esistere anche quando non sono cosciente, anche quando ero solo delle informazioni genetiche di un corpo e della sua personalità o intelligenza emotiva.
" Ti ho conosciuto prima che si formassero le parti".
La creazione di questo io inconscio la si ottiene nel momento creativo di due cromosomi.. in quell'istante viene all'esistenza una persona, con il suo potenziale sviluppo fisico e psichico che la caratterizzerà ulteriormente in modo cosciente.

Un albero è già tale nel seme..uovo.
Le nostre cellule muoiono, non ce continuità organica, ma della conoscenza in esse contenuta della nostra identità, si,.
E si rinnova pure il cervello, salvando la sua identità, psiche, memoria, personalità cambiando i singoli mattoni, e non l'intera cellula cerebrale.

Se è sacro l'altare o il tempio umano, la sua anima in cui dimora lo spirito di Dio, la sua parola, lo è sacro anche il dono della vita organica su cui si regge lo stesso altare, anche se come cellula non ha vita eterna, ma la identità contenuta in essa si passando nella nuova cellula.
Questo potendolo affermare in rapporto alla resurrezione passando l'informazione del suo codice nella mente di Dio.
Si può dunque dire di continuità? Si certamente.
L'iddio di Giacobbe è l'Iddio dei viventi, come posto sopra.
[Modificato da dispensa. 13/01/2009 15:12]
13/01/2009 15:15
 
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Leggendo questo post mi è venuta in mente una cosa.

Un file puo' essere morto quando viene messo nel cestino (ades/tomba)
Però si puo' far risorgere questo file facendo ripristina.

[SM=g8019]
13/01/2009 15:23
 
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Non vorrei che qualcuno interpretasse il mio commento in chiave materialista, come se la coscienza di un individuo si localizzasse prima nel corpo e poi si spostasse in forma potenziale nella "memoria di Dio", se mi esprimo in quei termini è solo per aderire al linguaggio delle pubblicazioni e quindi biblico. A mio parere queste semplificazioni sono fornite unicamente per soddisfare il nostro bisogno di conoscenza, siamo solo uomini e ben lontani dal capire cosa sia o cosa non sia la risurrezione, quel che è certo è che si tratta di un miracolo e che la speranza dei cristiani è la risurrezione, non la sopravvivenza dell'anima.



Non credo di averlo interpretato in maniera materialistica o oggettiva.
Nella mente di Dio come espressione di codice intendo comunque la conoscenza di me o di chiunque sia, proprio come io posso avere memoria di un altro che non è più, solo che io non essendo Dio, non posso ne memorizzarla nella sua più completa verità di ciiò che è stata e ciò che ha fatto , ne ridargli un corpo per ritornare a essere viva da se, e non soltanto nei miei ricordi.
Si può affermare che Dio è l'iddio dei vivi, non perchè non siano morti ma che per lui è come se lo fossero vivi nella certezza della loro risurrezione.
Il loro ricordo in Lui è vivo...perchè non lo ha cancellato.
Quindi essi sono vivi nella prospetttiva della risurrezione quantunque al momento rea le sono morti; così che ci si chiede con quale corpo ritorneranno i morti

[Modificato da dispensa. 13/01/2009 15:29]
13/01/2009 16:31
 
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Scuso Raff, ho cancellato qualche post che era OT. Può ripeterlo altrovove, grazie.

Dunque possiamo dire che l'anima, cioè la persona nella sua interezza, con tutto ciò che questo comporta nella teologia biblica (Adamo, che come persona unica e completa, "divenne un'anima vivente") alla morte smette di vivere, ma continua a sussiste nella mente di Dio. Giustamente come ricorda Dispensa Geova è il Dio dei viventi, dunque, benché inconsci e inattivi, le persone morte sono in un certo qual senso viventi in Dio. Ovviamente essere viventi in Dio non è un'operazione di "clonazione" poiché Dio è vivente, ed i morti vivono in Lui.

La prima morte dunque non è dunque annientamento totale, come la seconda morte, ma è per grazia divina uno stato transitorio, in cui l'individuo, inconscio, come in un sonno, per usare la metafora di Paolo e Gesù, continua a sussistere in Dio, che ne garantisce la continuità. In questo senso che potremmo parlare di una "immortalità" (nel senso che la prima morte non rappresenta in sé l'annientamento dell'anima, che spetta solo a Dio con la seconda morte) in senso biblico, che scalza completamente la necessità di ricorrere al concetto greco di un'anima come entità cosciente separata e distinta dal corpo?






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13/01/2009 16:54
 
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La prima morte dunque non è dunque annientamento totale, come la seconda morte, ma è per grazia divina uno stato transitorio, in cui l'individuo, inconscio, come in un sonno, per usare la metafora di Paolo e Gesù, continua a sussistere in Dio, che ne garantisce la continuità. In questo senso che potremmo parlare di una "immortalità" (nel senso che la prima morte non rappresenta in sé l'annientamento dell'anima, che spetta solo a Dio con la seconda morte) in senso biblico, che scalza completamente la necessità di ricorrere al concetto greco di un'anima come entità cosciente separata e distinta dal corpo?



Stai ricalcando la medesima terminologia utilizzata da Cristo quando fece una distinzione tra chi non è in grado di uccidere l'anima (cioè i persecutori) e chi invece è in grado di distruggerla (cioè Dio). Quindi in quell'ottica dici cose ineccepibili, però in genere ci esprimiamo in maniera diversa (vedi articolo che segue), pur sottintendendo il medesimo concetto.




*** w90 1/9 p. 5 L’anima sopravvive alla morte? ***

Cosa accade dopo la morte?

È chiaro, quindi, che la Bibbia è in contrasto con il concetto pagano secondo cui l’uomo possiede un’anima immortale. Chi pensate abbia insegnato la verità a questo riguardo? I filosofi pagani greci o il popolo del patto di Dio stesso? Senz’altro il popolo di Dio, a cui Egli diede la sua Parola ispirata.

Tuttavia, non abbiamo ancora risposto alla domanda: Cosa accade all’anima dopo la morte? Visto che l’anima è la persona, è chiaro che quando muore la persona muore anche l’anima. In altre parole, una persona morta è un’anima morta. Questo è confermato da tantissime scritture. “L’anima che pecca, essa stessa morirà”, dice Ezechiele 18:4. In Giudici 16:30 leggiamo: “E Sansone diceva: ‘Muoia la mia anima con i filistei’”. Altri versetti mostrano che le anime possono essere stroncate (Genesi 17:14), uccise con la spada (Giosuè 10:37), soffocate (Giobbe 7:15), oppure possono annegare (Giona 2:5). Un’anima deceduta, o un’anima morta, è una persona morta. — Levitico 19:28; 21:1, 11.

Qual è, allora, la condizione delle anime morte? Detto semplicemente, la morte è l’opposto della vita. Tutti i nostri sensi sono legati al corpo fisico. La nostra capacità di vedere, udire e pensare dipende dal corretto funzionamento di occhi, orecchi e cervello. Senza occhi non possiamo vedere. Senza orecchi non possiamo udire. Senza cervello non possiamo fare nulla. Quando si muore, tutti questi organi cessano di funzionare. Noi cessiamo di esistere.

In armonia con questo, Ecclesiaste 9:5, 10 dice: “In quanto ai morti, non sono consci di nulla . . . Non c’è lavoro né disegno né conoscenza né sapienza nello Sceol [la tomba], il luogo al quale vai”. In maniera analoga, Salmo 146:3, 4 afferma: “Non confidate nei nobili, né nel figlio dell’uomo terreno, a cui non appartiene alcuna salvezza. Il suo spirito [la forza vitale] se ne esce, egli torna al suo suolo; in quel giorno periscono in effetti i suoi pensieri”. Così quando le persone (le anime) muoiono, semplicemente cessano di esistere.



13/01/2009 17:22
 
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Fino al 1918 i cristiani hanno creduto che l'anima è immortale , siete arrivati voi ecco che l'anima diventa mortale come gli animali. [SM=x1408440] [SM=x1408442] [SM=x1408442]
13/01/2009 17:27
 
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Re:
Jon Konneri, 13/01/2009 17.22:

Fino al 1918 i cristiani hanno creduto che l'anima è immortale , siete arrivati voi ecco che l'anima diventa mortale come gli animali. [SM=x1408440] [SM=x1408442] [SM=x1408442]




Domanda: gli animali hanno anima? [SM=x1408447]
13/01/2009 17:37
 
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Re: Re:
admintdg1, 13/01/2009 17.27:




Domanda: gli animali hanno anima? [SM=x1408447]



Gli animali hanno una vita soltanto , dopo la loro morte il loro istinto si distrugge, non è come l'uomo che la sua anima rimane è viene subito giudicata da Gesù
13/01/2009 17:45
 
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Re: Re: Re:
Jon Konneri, 13/01/2009 17.37:



Gli animali hanno una vita soltanto , dopo la loro morte il loro istinto si distrugge, non è come l'uomo che la sua anima rimane è viene subito giudicata da Gesù




cos'è il vangelo secondo jon konnery? dove stà scritta stà cosa? [SM=g8019]
13/01/2009 17:48
 
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Prima di tutto, mi scuso se il mio italiano é povero; Io parlo Spagnolo.
Voglio mencionar che un virus é in qualche modo similare a questo: quando é in un corpo vivo, il virus é vivo, ma quando é fuora, non ci é.
13/01/2009 18:53
 
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L'argomento è affascinante.

Cosa accade alla coscienza quando si dorme? Cosa intendiamo esattamente con coscienza? Cosa accade quando ci "svegliamo"?

La scabrosità insita quando si accenna ai cloni, parlando di resurrezione, non tiene conto del fatto che chi è portatore di tal scabrosità è a sua volta un clone di se stesso.
Non esiste atomo del suo corpo che sia lo stesso.
La materia fluisce nel continuum spazio-tempo coagulandosi momentaneamente in quello che chiamiamo "io".

Qualsiasi cosa siamo non siamo la materia di cui siamo formati.
Tutto si evolve compresi noi stessi e i nostri ricordi che a rigor di termini non esistono: i nostri ricordi appartengono ad una persona che al momento in cui rimembriamo è stata cancellata dal flusso del continuum spazio-tempo.

Mi chiedo quindi quale assurda scabrosità dovrebbe suscitare la parola "clone" in fatto di resurrezione, quando di resurrezione e anche di noi stessi sappiamo così talmente poco...
13/01/2009 18:58
 
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Re:
cubatlante, 13/01/2009 17.48:

Prima di tutto, mi scuso se il mio italiano é povero; Io parlo Spagnolo.
Voglio mencionar che un virus é in qualche modo similare a questo: quando é in un corpo vivo, il virus é vivo, ma quando é fuora, non ci é.




Ciao, sarebbe meglio se prima ti presentazzi nell'apposita sezione

Aloha
13/01/2009 19:09
 
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Re: Re: Re:
Jon Konneri, 13/01/2009 17.37:



Gli animali hanno una vita soltanto , dopo la loro morte il loro istinto si distrugge, non è come l'uomo che la sua anima rimane è viene subito giudicata da Gesù



Mi potresti provare questa tua affermazione, con la Bibbia? Dov'è che leggi in essa ciò che dici te?

Sai cosa leggo io invece nella Parola di Dio (molto diversa dalla parola di jon konneri!)? Ecco:

Eccles.3:19,20 "C’è un’eventualità circa i figli del genere umano e un’eventualità circa la bestia, e hanno la stessa eventualità. Come muore l’uno, così muore l’altra; e tutti hanno un solo spirito, così che non c’è superiorità dell’uomo sulla bestia, poiché ogni cosa è vanità. Tutti vanno a un solo luogo. Tutti sono venuti dalla polvere, e tutti tornano alla polvere".

Eccles.9:4-6,10 "Poiché riguardo a chiunque è unito a tutti i viventi esiste fiducia, perché un cane vivo è meglio che un leone morto. Poiché i viventi sono consci che moriranno; ma in quanto ai morti, non sono consci di nulla, né hanno più alcun salario, perché il ricordo d’essi è stato dimenticato.Inoltre, il loro amore e il loro odio e la loro gelosia son già periti, ed essi non hanno più alcuna porzione a tempo indefinito in nessuna cosa che si deve fare sotto il sole...Tutto ciò che la tua mano trova da fare, fallo con la tua medesima potenza, poiché non c’è lavoro né disegno né conoscenza né sapienza nello Sceol, il luogo al quale vai".

L'unica cosa che resta di noi è quell'alito di vita che ci abbandona e torna a Dio che c'è l'ha dato. Ma questo alito di vita è energia, spirito, e non ha una personalità. Non è la nostra persona spirituale.
Ecco cosa dice la Bibbia a tal proposito:

Sal. 146:4: “Il suo spirito se ne esce, egli torna al suo suolo; in quel giorno periscono in effetti i suoi pensieri”.

(La parola ebraica qui tradotta “spirito” è rùach. Alcuni la traducono “fiato”. Quando questo rùach o forza attiva vitale lascia il corpo, i pensieri dell’individuo non continuano in un altro reame, ma periscono).

Dunque, ciò che rimane di quella persona morta è il pensiero nella mente di Dio, tanto che per Lui, tutti coloro che meriteranno la risurrezione, non sono morti, ma sono viventi.
Ecco come lo mostra la Bibbia:

Matteo 22:31-33 "Circa la risurrezione dei morti, non avete letto ciò che vi fu dichiarato da Dio, dicendo: ‘Io sono l’Iddio di Abraamo e l’Iddio di Isacco e l’Iddio di Giacobbe’? Egli non è l’Iddio dei morti, ma dei viventi”. Udito ciò, le folle si stupivano del suo insegnamento".

Luca 20:38 "Egli non è l’Iddio dei morti, ma dei viventi, poiché per lui sono tutti viventi".


Jon Konneri ... attendo un tuo riscontro! [SM=g11685]
14/01/2009 19:06
 
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Personalmente vedo l’immortalità come un dialogo con Dio che non si interrompe.
La persona umana, a differenza dell’animale possiede una coscienza che lo porta ad interrogarsi circa il suo destino.
Ci sono aspetti della nostra persona che ci mettono in relazione con il trascendente che per loro natura non possono essere solo dei circuiti nervosi, fenomeni tipo sinapsi o emanazioni di nascoste energie del nostro corpo a chiudere un orizzonte quando si aspira ad “altro”
Nessuno ne è escluso né l’agnostico né l’ateo né chi rifiuta consapevolmente Dio per il solo fatto che tutti, afermandolo o negandolo si scontrano con il problema.
Questo non incrina l’unità della persona, o se volete dell’anima biblica, distinguere nell’unità non è un’operazione impossibile.
Né la cosa è priva di fondamento biblico, a meno che non ci si soffermi sui soliti passaggi circa la nephes e si guardi la Bibbia in senso progressivo e non si escluda che episodi come quello del ladrone o del povero Lazzaro se non storicamente affermati siano comunque testimonianza del giudaismo del tempo circa il premio e il castigo successivi alla morte.

Consideriamo: “Gesù accogli il mio spirito” dice Stefano; «Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io»;«Rimanete in me, e io in voi» (Gv 15,4), «rimanete nel mio amore» (v. 9). Già sulla terra «se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora (moneín) presso di lui» (Gv 14,23). Questa «dimora», che è comunione, diviene piú intensa oltre la morte.
Paolo merita poi speciale attenzione.: «Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa debba scegliere. Sono messo alle strette infatti tra queste due cose: da una parte il desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; d'altra parte, è piú necessario per voi che io rimanga nella carne».

Certo si può discutere all’infinito su come interpretare, capire tempi e modi, contestualizzare.

Ma rimaniamo sul concetto di immortalità dialogica.Credo che dopo la morte ci sarà un incontro con il Cristo nella cui persona si svelerà l’autentica della nostra persona in un confronto che diverrà definitivo alla fine dei tempi. Per la prima volta conosceremo veramente “noi stessi”. Se vogliamo sarà questo io autentico il vero paradigma della nostra resurrezione. Tutto questo avverrà nella mente di Dio? Può essere ma non in nostra assenza, siamo “noi” la vera garanzia contro ogni clonazione.

Un’ultima nota.
Mi pare che la discussione proceda più con l’attenzione verso l’escatologia cattolica, peraltro in senso critico invece che partire dall’escatologia dei tdG che per me continua ad essere poco chiara, nessun testo la tratta in modo organico neppure il sito ufficiale.
COLORO CUI è RISERVATA LA SPERANZA CELESTE SONO Già O ANDRANNO IN CIELO?
Quali sono i modi e i tempi di tale evento?
SONO consapevoli del loro stato?
Coloro che non avranno neppure la prima resurrezione, quindi presumo “sradicati” dalla memoria di Dio sono stati resi consapevoli del loro destino?
Hanno avuto il confronto con Cristo giudice nella verifica di “avevo fame e… avevo sete e….”
Cosa avverrà alla fine del millennio a coloro che cederanno agli ultimi sussulti di Satana?
14/01/2009 19:15
 
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Ma rimaniamo sul concetto di immortalità dialogica. Credo che dopo la morte ci sarà un incontro con il Cristo nella cui persona si svelerà l’autentica della nostra persona in un confronto che diverrà definitivo alla fine dei tempi



Si, ma la nostra "persona" è anche corpo, non possiamo pensare che non lo sia. Il corpo non è solo un guscio, ma nelle scritture è una unità, non a caso la risurrezione è quella della carne, la persona nella sua interezza, compresa la sua carne, riceve la risurrezione.

Il problema è come se e come può esistere una continuità senza scomodare il concetto di un'anima immortale separata dal corpo.

Shalom
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Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte

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