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Rito religioso in caduta libera

Ultimo Aggiornamento: 07/03/2009 14:36
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07/03/2009 14:32
 
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Numeri di per sé storici, che raccontano di quanto la società stia cambiando. Clamoroso a Grosseto: i matrimoni civili hanno in pratica «doppiato» quelli religiosi. Niente più scambio degli anelli davanti al sacerdote, niente più genitori commossi nelle panche in prima fila. E anche la sposa non percorrerà più la navata centrale, entrando, a braccetto del padre. Semplicemente, adesso la promessa di amore eterno si fa davanti al sindaco o all’assessore. Immagini, quelle del matrimonio in chiesa, che sembrano appartenere ormai ad un’altra epoca. I dati del 2008 da gennaio a dicembre per il capoluogo maremmano non possono che far riflettere: sono stati infatti 176 i matrimoni celebrati in Comune, mentre cifra tonda, 100, per i matrimoni celebrati in chiesa. Un’inversione di tendenza che si è iniziata a riscontrare all’inizio degli anni duemila. Nel 2002 i matrimoni civili erano infatti a Grosseto già 175 contro i 146 di quelli religiosi.



Il trend di questi ultimi anni non ha fatto che aumentare il divario. Fino appunto al dato del 2008. Del resto, a livello nazionale la situazione è simile. Anche se i matrimoni religiosi restano la maggior parte rispetto ai civili, tra il 2004 e il 2006 quelli in chiesa sono sensibilmente diminuiti (da 169mila a 162mila) mentre quelli civili sono cresciuti (da 79mila fino a oltre 83mila). La Maremma d’altronde segue la tendenza di Grosseto. A Monte Argentario, delle zone maremmane quella dove la componente cattolica è più forte, il numero dei matrimoni religiosi supera di non moltissimo quello dei civili: 36 a 27. A Massa Marittima i matrimoni civili sono stati invece per quanto riguarda il 2008 34 contro i 35 di quelli in chiesa. Sostanziale pareggio anche per quanto concerne il Golfo. Secondo i dati dell’Ufficio Anagrafe del Comune di Follonica siamo sul 56 (quelli civili) a 57 (i religiosi). Dati che comunque vanno interpretati. Togliendo da questi numeri la percentuale di coloro (comunque una minoranza) che optano per il doppio matrimonio (prima quello civile, quindi quello in chiesa).



Ma come interpretare un evidente allontanamento dal matrimonio religioso e da certi valori cattolici, come la promessa di unione eterna davanti a Dio? "Si tratta di una progressiva laicizzazione dei comportamenti che guardo con rispetto. E’ un dato di fatto — dice don Giovanni Ricciardi, che guida la parrocchia del Cottolengo — Intanto c’è il segno che moltissime coppie, comunque, si assumono la responsabilità di un’unione, pur non di fronte a Dio. Inoltre c’è da registrare, nelle coppie, una consapevolezza del proprio mondo interiore. Ho un grado non elevato di fede personale e non voglio un coinvolgimento, quindi preferisco sposarmi in Comune: un ragionamento verso il quale possiamo solo nutrire rispetto. E’ una scelta".



Detto questo un religioso degli anni Duemila non può non interrogarsi su questi dati: «Mi chiedo spesso cosa significhi questa laicizzazione — prosegue don Giovanni — Ci sono scelte sempre più svincolate da una dimensione religiosa. C’è forse una paura dell’impegno definitivo. Se prendiamo anche minimamente sul serio il matrimonio religioso, l’impegno che gli sposi si assumono di fronte a Dio, a qualcuno che è al di sopra di loro, è quello di stare per sempre con un’altra persona. In tempi come quelli che stiamo vivendo è una promessa che spaventa. Il matrimonio civile è invece in qualche modo visto come un patto tra due persone senza qualcun altro ‘al di sopra’». E, spiega il sacerdote, il matrimonio religioso si è anche caricato di attese non religiose (l’abito bianco, l’addobbo, la scenografia, tutto di carattere mondano) che possono far fuggire gli sposi dalla scelta.



"Mi chiedo — conclude don Giovanni — come posso io cristiano aiutare le coppie a ritrovare un’anima nel loro matrimonio. Serve tornare all’essenziale. Sì al vestito, sì al viaggio di nozze, ma non importa che questi svuotino le tasche degli sposi. Infine non solo non eslcudo ma mi aspetto che un domani i matrimoni celebrati solo civilmente possano diventare religiosi. In questo senso un dialogo rispettoso e attento con la chiesa potrebbe aiutare le coppie a recuperare quella che è l’anima del matrimonio".

lanazione.ilsole24ore.com/grosseto/2009/03/07/156378-sposiamoci_comu...
07/03/2009 14:36
 
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Mi chiedo — conclude don Giovanni — come posso io cristiano aiutare le coppie a ritrovare un’anima nel loro matrimonio



Beh... detto da uno che si chiama Don Giovanni è un interesse curioso!

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