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Storie contemporanee ....... la verità trionfa sempre

Ultimo Aggiornamento: 09/05/2009 13:55
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09/05/2009 12:35
 
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Ruanda e le persone del clero che furono coinvolte.
[SM=g8047] Tempo fa, quando avevo sky, vidi il processo alle due suore e ad altri, per i crimini contro l'umanità per cui erano accusate, mi sono stupita dell'arroganza con cui guardavano anche in aula i parenti delle loro vittime insultandoli, e per la sicurezza con cui pensavano di non venire condannate per il fatto di avere la protezione del Vaticano.
Allegato:
....................................................................
www.uaar.it/news/2006/12/13/ruanda-...-per-genocidio/
Ruanda: 15 anni di carcere a prete cattolico per il genocidio

Il prete cattolico Athanase Seromba è stato condannato oggi a 15 anni di carcere per complicità nel genocidio compiuto nel 1994 in Ruanda, quando in meno di 100 giorni vennero uccisi 800.000 tutsi e hutu moderati. Il prete, 43 anni, è stato riconosciuto colpevole di genocidio e crimini contro l’umanità. I giudici hanno concluso che Athanase Seromba non ordinò la distruzione della sua chiesa a Nyange, nella zona occidentale del paese, in cui avevano trovato rifugio circa 2.000 tutsi, ma aveva approvato la decisione delle autorità comunali di demolire l’edificio. […]

nettaredivino.splinder.com/post/182...cidio+in+Ruanda
Genocidio in Ruanda
Visti i recenti commenti torno a parlare del genocidio in Ruanda e dei "meriti" che ha avuto la chiesa in questo massacro.

Sull'argomento l'abateo impertinente scrive:
… Ma i Vescovi hanno scelto l’oblio …
Aprile 1994. Nelle strade Rwandesi è un giorno come un altro. La gente nelle strade si incontra, si saluta. Scese il silenzio nell’Aprile Rwandese del 1994, tutto sembrò fermarsi per un attimo.

Un attimo per voltarsi, un attimo perché le strade si tingano di un innaturale rosso sangue, uomo contro uomo, senza più alcun legame, senza più alcuna parentela. Non esistono più amici, non esistono più coniugi - solo l’etnia deciderà lo schieramento di ogni singolo individuo. I machete affondano impietosamente nelle carni straziate di coloro che solo pochi istanti prima erano compagni.

Così gli Hutu fondamentalisti, fomentati dagli Interahamwe, iniziarono il genocidio del Rwanda, una ingiustificata e ingiustificabile caccia all’uomo perpetrata contro Tutsi e Hutu moderati. Nel giro di cento giorni, ne verranno trucidati più di un milione e tra i loro carnefici, incredibilmente, spiccano alcuni sacerdoti e suore di confessioni cristiane.
Suor Gertrude (Consolata Mukangango) e Suor Maria Kisit (Julienne Mukabutera), monache dell’ordine Benedettino, esercitavano nel convento di Sovu nel Butare. Il 17 Aprile del 1994 in molti vi cercarono rifugio e furono divisi in quattro gruppi: pellegrini, famiglie di alcune suore di etnia Tutsi, personale del convento con relative famiglie e, infine, i fuggitivi che tentavano di sottrarsi al massacro.

L’ultimo gruppo, per ordine di Suor Gertrude - che allora era la Madre Superiora -, venne dirottato verso il vicino Centro di Assistenza Sanitaria “per non disturbare le attività del convento e prevenire la distruzione dell’edificio” e rifiutò persino di fornir loro del cibo anche se le provviste erano più che sufficienti.

Le due suore amiche del leader della milizia, Emmanuel Rekerhao, furono da lui stesso avvisate che il Centro di Assistenza Sanitaria sarebbe stato attaccato a breve. Difatti, il 22 Aprile iniziò l’ecatombe.

Durante i massacri, tra i 500 e i 700 fuggitivi cercarono riparo nel garage del centro. Fu deciso, allora, di bruciarli vivi. Le due benedettine portarono a termine personalmente questa “missione” con due taniche di benzina: Suor Kisito le vuotò nel garage e appiccò il fuoco. In quel solo giorno persero la vita circa 7000 persone.

Tre giorni dopo Rekerhao tornò con i suoi uomini e le due Sorelle di Sovu, evidentemente non ancora soddisfatte del loro operato, gli chiesero di eliminare quei fuggitivi ancora in vita in quanto “non c’era cibo a sufficienza per tutti”. Suor Gertrude li spinse a lasciare il convento causando la morte di altre 600 persone persero la vita in un massacro in cui solo le famiglie delle suore Tutsi furono risparmiate.

Nonostante tutto questo orrore, il 6 Maggio la stessa suora consegnò nella mani della milizia i restanti fuggitivi e il sindaco del villaggio. Anche questi ultimi sopravvissuti furono brutalmente trucidati.

Nel 2001 furono entrambe condannate per genocidio a 15 anni di prigione.

Il 12 Marzo 2008, invece, arriva la condanna all’ergastolo per padre Seromba, accusato del massacro in una chiesa di 1500 tutsi. La storia è agghiacciante: mentre i rifugiati erano intenti ha pregare, ha chiuso a chiave la porta dell’edificio e ha ordinato all’autista di un bulldozer di abbaterlo mentre gli Hutu sparavano e lanciavano granate dalle finestre.

Seromba riuscì a fuggire in Italia e, grazie alla copertura di amici preti e delle gerarchie vaticane, trovò rifugio a Prato, cambiò nome e continò a celebrare i sacramenti come niente fosse accaduto.

Riconosciuto e denunciato, riuscì ad evitare l’estradizione - secondo quanto afferma Carla del Ponte, l’allora procuratrice del Tribunale dell’Onu - grazie a pressioni esercitate dal Vaticano sul governo italiano.

Probabilmente sicuro del’influenza vaticana si costituì, sostenendo la sua innocenza. Le prove e le testimonianze, però, sono state schiaccianti ed è stato condannato nonostante le forti pressioni del Vaticano per assolverlo. Se non si fosse costituito, molto probabilmente sarebbe ancora impunito.

Tra gli altri vale la pena ricordare:

* 1998 - Jean François Kayiranga e Edouard Nkurikiye, sacerdoti Cattolici, condannati a morte per aver spinto 2000 tutsi a cercar rifugio nella loro chiesa prima di essere attaccata dagli Hutu. Subito dopo, hanno fatto in modo che l’edificio fosse raso al suolo con i corpi all’interno.
* 1999 - Il Vescovo Cattolico Augustin Misago viene arrestato e accusato di genocidio e crimini contro l’umanità. Nel 2000 verrà rilasciato dietro pressioni vaticane.
* 2005 - Guy Theunis, sacerdote Cattolico di origine Belga, viene arrestato per aver incitato alle atrocità pubblicando alcuni articoli nel suo giornale. Dietro continue pressioni, è stato rimpatriato in Belgio dove il processo continuerà il suo corso. Intanto riceve un premio per la pace da un settimanale edito da una chiesa Belga.
* 2005 - Thaddée Ntihinyurwa, Arcivescovo Cattolico, è stato accusato di esser membro di uno “squadrone della morte” e di aver ordinato a circa 600 persone di uscire da una chiesa dirigendoli all’interno di uno stadio in cui furono poi uccisi dagli Hutu. Nel Dicembre 2007 è stato visto predicare nella cattedrale di San Michele a Kigali.
* 2006 - Wenceslas Munyeshyaka, sacerdote Cattolico fuggito in Francia, è stato condannato all’ergastolo per aver commesso abusi sessuali ed aver assistito la milizia Hutu nel genocidio. La polizia francese, dopo averlo arrestato, è stata costretta al rilascio perché il mandato di cattura internazionale “non può essere eseguito”, secondo quanto affermato da una corte d’appello francese.
* 2007 - Hormisdas Nsengiman, rettore del collegio Cristo Re, viene accusato di genocidio, cospirazione per commettere genocidio, crimini contro l’umanità, sterminio e collaborazione per aver ordinato agli studenti di cooperare con le milizie Hutu. Il processo è ancora in corso.

Tra gli altri condannati figurano Padre Laurent Ntimugura, Padre Emmanuel Rukundo, Suor Theophister (Theophister Mukakibibi) e il pastore Elizaphan Ntakirutimana (avventista).

Questa fondamentale premessa - e fin troppo breve per la gravità dell’argomento trattato - introduce all’articolo scritto da Oscar Kimanuka sul “The EastAfrican” il 28 Aprile 2008.
Apologise to Rwanda too

Scuse anche al Rwanda. Questo è quanto chiede l’opinionista nel suo breve, ma significativo articolo.

«Le scuse negli Stati Uniti dovrebbero essere seguite da quelle al Rwanda - afferma Kimanuka -, dove più di un milione di persone sono state sterminate dalle milizie Interahamwe con l’aiuto degli ex-Far (Forze Armate Rwandesi) e di alcuni membri del clero».

Un gesto sulla carta semplice, ma che nella realtà è ben lungi a venire.

«Il Papa sa che i membri della fratellanza Cattolica furono guidati verso missioni assassine dai loro Pastori nella curia. Hanno progettato come coinvolgere bambini, donne e uomini in atti di genocidio inclusi abusi sessuali di ragazzine e donne. Alcuni di questi atti sono avvenute nelle Chiese del luogo.

Come può un uomo di Dio compiere questi crimini contro l’umanità, oltretutto in luoghi di culto che devono rimanere sacri?».

Una domanda più che legittima. Una domanda, che molto probabilmente non riceverà alcuna risposta.

«Un sopravvissuto del genocidio, un insegnante, ha sottolineato che “assassini e vittime celebrano messa insieme. Ci conosciamo tutti molto bene - sappiamo chi e cosa fece durante il genocidio.

Ma i vescovi hanno deciso di mettere tutto a tacere”

Queste parole la dicono lunga sulle frustrazioni dei sopravvissuti nei quali cresce esponenzialmente la diffidenza verso i leader della chiesa che hanno rifiutato di assumersi le responsabilità di quel che fecero 14 anni fa».

Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro.
Agosto 29, 2008

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Per me che essendo stata cattolica e avendo ancora oggi rispetto per le persone, tutte nessuna esclusa, la cosa era veramente incomprensibile.

Ho allegato qui una recensione dei fatti, ne ho trovate anche di più agghiaccianti ..ma ho allegato questa.

a presto... [SM=g7340]

1Corinti 13; 4 L’amore è longanime e benigno. L’amore non è geloso, non si vanta, non si gonfia, 5 non si comporta indecentemente, non cerca i propri interessi, non si irrita. Non tiene conto del male. 6 Non si rallegra dell’ingiustizia, ma si rallegra della verità. 7 Copre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa.
8 L’amore non viene mai meno.
09/05/2009 13:55
 
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si nascondono in Italia.........
altra notizia di persone del clero che si ipotizza abbiano fatto dei massacri si nacondano in Italia:

allego:
da La Repubblica Firenze.it


InviaVersione stampabile"Quel prete partecipò al massacro"
Accuse contro sacerdote ruandese ora vicario parrocchiale a Empoli. Nel 2002 si consegnò alle autorità un altro religioso riparato in Toscana

di Franca Selvatici
Dopo padre Athanase Seromba, un altro sacerdote cattolico ruandese riparato in Toscana è sospettato di aver partecipato a un massacro nella terribile primavera del 1994, quando la maggioranza Hutu trucidò 800 mila uomini, donne e bambini della minoranza Tutsi. Il 7 maggio ‘94 più di 80 studenti fra i 12 e i 20 anni del Collegio delle arti Misericordia di Maria di Kibeho, nel sud del Ruanda, furono assassinati dagli Hutu. Nel quindicesimo anniversario del massacro, l´organizzazione Africa Rights - le cui denunce hanno dato luogo a diverse inchieste del Tribunale penale internazionale sul genocidio ruandese - accusa il direttore del collegio, padre Emanuel Uwayezu, 47 anni, di aver istigato odio fra gli studenti, di averli abbandonati durante l´assalto, e di aver frequentato alcuni fra i più feroci responsabili del genocidio. Nel rapporto, intitolato «Father Emmanuel Uwayezu in Italy: The massacre of his students at Kibeho College of Arts, 7 may 1994», Africa Rights afferma che oggi il sacerdote ha assunto il nome di Emmanuel Mihigo Wayezu e lavora come vicario parrocchiale in una chiesa di Empoli. Si tratta della chiesa della Madonna del Rosario e San Pio X a Ponzano.

La mattina del 7 maggio 1994 - denuncia Africa Rights - gli alunni del collegio di Kibeho furono accerchiati. Secondo il rapporto, padre Uwayezu era là e i gendarmi che dovevano garantire la sicurezza dei ragazzi spararono in aria invece di disperdere gli attaccanti: «Il massacro è cominciato. Gli studenti in maggioranza morirono, uccisi dai fucili o dalle granate dei gendarmi o dalle lance, le accette e i machete dei miliziani hutu».

Padre Uwayezu, ora Mihigo Wayezu, nega di aver abbandonato i ragazzi. Sostiene di non essere stato presente al momento dell´assalto perché era dal vescovo a chiedere rinforzi. Ricorda di essere tornato poi nella scuola per aiutare i sopravvissuti, a rischio della vita perché, pur essendo hutu, aveva nascosto dei ragazzi tutsi. «Mi metto nelle mani di Dio», dice. Africa Rights si appella alle autorità ruandesi e italiane e alla Chiesa perché verifichino le gravi accuse contenute nel rapporto, e ricorda che nel ‘99 fu rintracciato a Firenze un altro sacerdote ruandese, padre Athanase Seromba: lavorava sotto falso nome come viceparroco nella chiesa di Montughi, e nel 2008 è stato condannato all´ergastolo per complicità nel massacro di 2000 tutsi. La diocesi di Firenze attende il rientro dell´arcivescovo Betori, impegnato negli esercizi spirituali, «per valutare compiutamente la situazione». (08 maggio 2009)

a presto.......... [SM=g7340]

1Corinti 13; 4 L’amore è longanime e benigno. L’amore non è geloso, non si vanta, non si gonfia, 5 non si comporta indecentemente, non cerca i propri interessi, non si irrita. Non tiene conto del male. 6 Non si rallegra dell’ingiustizia, ma si rallegra della verità. 7 Copre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa.
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