Anch'io

Ebbene, per diversi anni anch'io ho scritto poesie: una vena inquieta e visionaria, riflessioni plasmate a partire da sensazioni, meditazioni notturne e immagini da materializzare.
Mi ritrovai con un quaderno pieno, forse un centinaio di composizioni.
Questa finì pubblicata su un'iniziativa editoriale.
Se trovo quel quaderno ne metto qualche altra...



A proteggerne i contorni sfocati

Scivolando nella fiamma,
avvolti in un guscio di labbra,
i bimbi leccano crema di buio,
sapore di muro cola dalle pareti:
è la suzione dalla terra, è l'emissione nella terra
e al centro, come un frutto suicida,
la terza mano stritola metallo appassito.

La lingua flagella il palato ubriaco di saliva rovente,
e al trotto, al galoppo mortale,
mitiga il salto, combustibile infanzia,
la caduta in pollini d'acqua.

Logorrea di ossa in caduta,
carcasse di un urlo di spada,
già prone,
oblique melodie per orecchie di carta,
e la testa è un pendolo incirconciso,
le alghe arrampicate al volto scuro,
consumando la sua carne sulle rocce.

La mia ferita galleggia sull'acqua,
si contrae
si dilata
lucida panoplia concessa allo sguardo,
geometriche convulsioni,
nel cranio croci-fiss(az)ioni.

Risalendo dalla fiamma, gli uccelli,
atterriti,
mi esplodono in faccia:
la risacca del respiro,
levigando un cenotafio,
intride argille rosa con umori di fiaccola.

Plasmerà nuovi uomini
che vivano solo una notte e,
con le facce vuote,
si prostrino al sole.
A ricordarci che la fissità nel tempo
appartiene alle cose inanimate.

Il profumo dei succhi d’Erlebnis


Ammirando dal basso i cervelli prensili di Baby-lonia,
bambole di zucchero, mani di cartone
a prolungare le nostre mucose,
poiché irraggiungibili alle dita,
compaiono dal nulla.
A volte mi domando perché
chi siede su cavalli
si diverte a vezzeggiarli
a stuzzicarli con la spada
mentre la bestia ora sugge
ora annusa
la mela o la bambola scalza.
Sentirai le mani fredde, ti chiederai cosa mai avrai toccato.

In realtà nn mi ero accorto che tra le mie dita
scuotevo coltelli floreali,
i tagli nelle mani molto simili
a ciò che accadeva al di sopra del mio petto
parole che si facevan strada tra le crepe della lingua
trascinando i diversi significati possibili e lasciandone alcuni
a sgonfiarsi, ad evaporare.
Qualcuno afferma che la procreazione deve essere la nostra tensione primaria
Un altro si dà al vino
uno urla
un altro va in frantumi
come donne deflorate sentono il vento dentro
che modella le ossa.
Io
ho freddo
osservo l’ossatura storta della mia chitarra,
può ancora servire a qualcosa
la sua ombra,
pallido contorno sul muro
pallido come i capelli di certe bambine del nord.

incredibile...va a finire che scopriamo davvero qualche poeta talentato.

vivissimi complimenti!

Magari avessi avuto anch'io questa dote...sai le ragazze conquistate!

frasi brevi che accendono immagini... riflssioni intime di sofferta introspezione...

questo è quel che mi ha suscitato leggerti...

congratulazioni, scrivere delle proprie emozioni, anche mascherandole, non è facile...

Molto PULP Chameleon, COMPLIMENTI ANCHE A TE.

Nei tuoi versi, volutamente atemporali e aspaziali, mi ci ritrovo, Chamy. A ridosso del 1997, composi, anch'io, un centinaio di poesie, motivato dalla momentanea adesione, spinto da un amico, a un gruppo di amanti di teatro e letteratura. Lo stile che perseguii era vicinissimo al tuo, caro Chamy: Metafore ardite e abbondanti, veloci passaggi di scenari decontestualizzanti e destabilizzanti, comunicazione tra interiore e esteriore, in un continuo "camminare" dentro e fuori, con le parole. Le tue sono, nettamente, poesie progressive (e come poteva non essere) Chamaleon, dal linguaggio raffinato e ricco, mi piacerebbe pure leggerne altre e raccoglierle. Con grande ammirazione Sergio.

[Modificato da nevio63 18/12/2009 09:17]

Grazie Nevio!

Ne metto qualche altra, ho trovato il quaderno ingiallito...

La lenta agonia alle falde degli Urali

Se alzo gli occhi sono preda del tempo,
ma riesco almeno a falciare gli attimi?
Brandelli di nuvole si sfaldano da quel cielo di lebbra
La neve è pazza.
Avresti desiderato anche tu fuggire di notte nei muti campi
correre cieco sull'erba e morire di paura?
Quantomeno il vento ci avrebbe coperto di cenere bianca

Povero Finist.

Ora sei solo l'ultimo fotogramma di te stesso,
assuefatto ad un ricordo circolare.
Stanotte ti ho visto strisciare tra le rovine della tua vita
annegare a testa in giù, come una spirale,
dentro la montagna.

Totem

Ascolta il serpente piumato, ascolta Quetzalcoatl...

Cristalli notturni galleggiano davanti ai miei occhi,
schegge di cielo che fendono la pelle del mare
mentre tu suoni maledettamente bene.
Bianche boe di salvataggio mischiate ai vapori lunari,
giura che li serberai per me,
solo per me.
Restai appeso a quel filo di rugiada
che ci legò assieme sotto l'aurora rosa,
venne il sole.
Caddi stordito, odiai la sua luce
odiai i tuoi sporchi entusiasmi.
Ora mi chiamo Tezcatlipoca
e quei fantasmi vigliacchi
fuggono in branco flagellati dalla tua luce,
Luna.

Gli Acerbi

I Maya
i pigmei
i boscimani
si offuscano all'ombra della nostra estraneità.
Loro ci osservano intirizziti dal tempo
fragili
e noi, così forti,
condensiamo le nostre selvagge origini
in una macchia di inchiostro simpatico.
Uomo, brucia la tua lingua piatta in incensieri di carne umana
impara dagli acerbi l'arte del saper vivere.

Ragnatele

Vortici, illusioni e poi la dannata danza
Sgretolarsi nell'immobilismo,
o logorarsi nell'avanguardia?
Almeno ora che sei ferito
ti accorgi che la tua preda è il vizio di uno specchio?
Strage di vetro e alcool
congedo di languidi profili emersi dal nulla,
che come ragnatele ti avvinghiano nei fili dell'esteriore
mentre continui a succhiare avidamente olio adulterato.
Hai riso di te stesso, al compimento di quest'ultima farsa?

I passeri sono qui per vederti piangere


Sensazione di onnipotenza,
quella che si prova con la cera tra le mani
creando burattini di materia cerebrale….
dalle mani sfuggirà sempre un po’ di calore
la lingua lo flagella con dolcezza
mentre i passeri ti osservano attraverso i miei occhi,
affondano nella testa per beccare germogli d’amore,
ma non desidero cacciarli via..
Povero stelo senza fiore, riesci appena a parlare,
non voglio più sentire la tua voce
non voglio più vederti ridotta
come un fantoccio d’ossa,
spettacolo del non essere
dipinta di bianco forse sembreresti meno triste
Ma la tua voce,
vorrei sentirla
ancora per un’ultima volta
mentre i passeri,
impazziti di dolore,
sbattono sui vetri della tua stanza.

Leggo solo ora, ma ci tenevo a dirti che sono davvero bei versi Chameleon, complimenti