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Padri della chiesa e Platone

Ultimo Aggiornamento: 30/07/2010 16:33
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26/07/2010 20:22
 
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Per Gladio


“Come hanno già sentenziato i miei fratelli in tè c'è un vero e proprio spirito farisaico riveduto ,corretto,trasformato in sala cattolica ma lo spirito è questo......
Come i Farisei pensate di detenere il sapere.......il sacro fuoco ,la scintilla creativa e ogni cosa al di fuori delle vostre idee marce e adulterate sia eresia e ignoranza. “


Scusa ma questo è quello che si legge nelle pubblicazioni dei TdG rispetto alle altre religioni. Non pensano forse i TdG che chiunque non la pensi come loro abbia idee marce adulterate dall’eresia e dall’ignoranza? Non pensa forse la WTS che tutto il cristianesimo attuale si frutto di una gigantesca apostasia? E allora a chi vuoi fare delle prediche? Il bue che dice cornuto all’asino… I TdG sono risolutamente anti-relativisti, e credono che solo loro possiedono la verità e la giusta cognizione di cosa insegni la Bibbia, mentre gli altri farebbero parte di quello che voi in modo assai poco lusinghiero chiamate “l’impero mondiale della falsa religione”? Dunque a chi volete far prediche sull’umiltà e sulla pretesa di sapere?
Pare che sia i TdG sia i cattolici in questo siano del tutto identici, cioè credono di essere nel vero quando parlano, e non si può certo rinunciare a questo atteggiamento. Chiunque parla infatti discute proprio perché crede di aver ragione e gli altri hanno torto. Se una persona parlasse partendo dal presupposto di essere nell’errore non parlerebbe affatto né cercherebbe di convincere gli altri. Se voi TdG invece andate di casa in casa (cosa che Gesù non ha mai ordinato ma che voi vi illudete, tra le varie cose, di leggere nella vostra Bibbia italiana), è perché evidentemente pensate di essere nel vero. Se non lo pensaste, non vi dareste la briga di predicare.
I tdG non possono far prediche a nessuno, anche perché la reazione che suscitano è esattamente quella che si sono andati a cercare. Vanno in giro a predicare che le religioni sono false, babiloniche, sataniche, frutto dell’eresia. E’ dunque del tutto normale che se una volta capita qualcuno che ne sappia più di loro si faccia beffe delle loro pretese e dia loro una sana regolata.


“Bhè il cristianesimo se nè fatto un baffo dei farisei e delle loro dottrine.......come noi ,permettimi,ce neinfinschiamo altamente delle vostre tradizioni e pensieri di uomini. “



Ma davvero? Vi fate beffa delle vostre tradizioni? Allora mi spieghi in base a che cosa usi il mio nuovo testamento? Vedi, quella che tu hai in mano è la lista nata in seno alla mia Chiesa, e che ha raggiunto la sua forma attuale solo nel IV secolo, cioè addirittura dopo il Concilio di Nicea. In nessun punto della Bibbia sta scritto quali sono i libri della Bibbia, e dunque usare questo canone è a tutti gli effetti seguire una tradizione ecclesiastica extra-biblica.
Inoltre, solo chi ragioni con gli schemi del terzo protestantesimo potrebbe seriamente pensare che da una parte stanno i farisei, e dall’altra i cristiani. La critica di Gesù ad alcuni punti delle dottrine farisaiche non toglie il fatto che egli fosse a tutti gli effetti più vicino ai farisei che a qualsiasi altro gruppo, e che esattamente come i farisei si rifacesse a delle tradizioni, anche extra-bibliche, come quella di celebrare feste non prescritte in alcun libro antico-testamentario.
Non è possibile né sensato fare a meno della “tradizione”, perché questa parola significa banalmente, dal latino “ciò che è trasmesso”, dal latino “tràdere”. Il cristianesimo si basa proprio su questo, la parola di Gesù trasmessa dagli apostoli, e la Chiesa si fonda su questo, non su un libro che è solo un’appendice di secoli successiva e trascrizione parziale di tale catechesi orale primigenia.


“a posizione dominante vostra nasce nel sangue e nel compromesso POLITICO”



Questa è già una tesi tutta la discutere. La Chiesa cattolica è diventata la religione prevalente nell’impero già prima che Teodosio rendesse il cristianesimo religione ufficiale dello Stato, e se per questo anche prima di Costantino aveva già avuto la meglio sul paganesimo agonizzante. L’alleanza col potere politico del clero è un fattore successivo e non ha determinato il successo politico del cattolicesimo, semmai l’ha confermato. Su questo si possono vedere gli studi di R. Stark, l’eminente sociologo delle religioni, che ha analizzato dettagliatamente lo sviluppo del cristianesimo nell’età tardo-antica.
Inoltre, che il cristianesimo cattolico si sia affermato anche grazie all’impulso politico non ha nulla a che vedere col discorso di egemonia culturale che sto delineando ora. Il cattolicesimo non è ovunque, ci sono paesi a maggioranza protestante e paesi ortodossi, ma tutti costoro hanno guarda caso una teologia di fondo che è radicalmente aliena a quella dei TdG. Oggi tutti possono scrivere e stampare ciò che vogliono, c’è libertà di religione, ma gli studiosi continuano a restare tutti da una sola parte, vedendo i TdG radicalmente esclusi dal giro accademico. Sarà perché tutto quello che pensano della Bibbia è radicalmente incompatibile con la scienza filologica e con gli ultimi 200 anni di scoperte? Pare che voi viviate in un mondo alieno e non vogliate rendervene conto.


“così tanto visto che oggi tutti possono accedere alla storia ecclesiastica “



Chi può accedere alla storia ecclesiastica? Tutti? Ma in quale universo parallelo? Studiare la storia richiede la conoscenza delle fonti, della lingua in cui sono scritte, e dell’ambiente culturale da cui dipendono. Nessuno in questo forum ha tali requisiti, perché nessuno in questo forum sarebbe leggere anche una sola riga di greco tratto da Eusebio di Cesarea o da un cronachista bizantino. In questo forum c’è gente che discute di greco senza conoscere questa lingua, gente che discute di greco ma non saprebbe tradurre una riga di Sozomeno perché, con grande fortuna, non esistono interlineari delle fonti classiche così come ne esistono per il NT, e dunque non ci sono dilettanti improvvisati che possono gabbare il prossimo fingendo di padroneggiare una lingua nella quale non saprebbero muoversi neppure senza un’interlineare, esattamente come non c’è per una fonte bizantina uno dei tanti programmi che ti permette di cliccare su una parola greca del NT e vederla analizzata, creando in questo modo nel prossimo l’illusione di saper discutere di greco del nuovo testamento. In questo forum esistono solo dei ginnasti del mouse che non sanno nulla né lingue antiche né delle letterature greca e latina, ma che si illudono di poter discutere di un verbo perché cliccandosi sopra con BibleWork il computer dice loro che è un aoristo asigmatico. Questa è l’erudizione che troverai in questo forum caro Gladio, se vuoi quella vera sei caldamente invitato ad aprire una qualsiasi pubblicazione accademica cattolica, protestante, o atea. La cosa triste è che tu non ti puoi rendere conto di nulla di tutto ciò, perché non sai nulla delle materie di cui qui si vorrebbe discutere. Ricapitolando: la storia non è un gioco, e non è affatto vero che tutti vi possono accadere. In caso contrario credo che dovrei spiegare a diversi colleghi che la laurea in scienze storiche che hanno preso potevano risparmiarsela…


“Se da 2000 anni fior di esegeti non la pensano come noi bhè...la cosa ci onora moltissimo perchè anche al tempo di Gesù i veri cristiani erano.....disprezzati non avendo dalla loro la ......storia e la tradizione.”



Questo è un paragone senza senso, perché non è affatto vero che i cristiani fossero disprezzati per questi motivi. I farisei accusano Gesù di non rifarsi alla tradizione degli antichi, ma essi non erano il giudaismo tout court, bensì solo una delle sue correnti, non avevano cioè il diritto di rivendicare per sé il giudaismo, cosa che invece la Chiesa è liberissima di fare col cristianesimo essendo l’unica che esiste da duemila anni, e soprattutto essendo la creatrice del NT. Inoltre Gesù basava la sua predicazione su se stesso e sul suo insegnamento, è per questo che i cristiani non avevano bisogno di avere “storia”, perché la loro storia era appena iniziata. I tdG invece non pretendono di rifarsi al loro fondatore Russel , ma a Cristo vissuto 2000 anni prima, e dunque una continuità storica è di capitale importanza, altrimenti risulterà quello che è ovvio, cioè che i TdG sono solo una delle tante stramberie partorite nel XIX secolo dal suolo americano.


“I nessuno che scrivono qui con la bibbia in mano di tè fanno polpette mio buon Poly smontando la tua filosofia pezzo per pezzo “



Temo proprio che, sia che fosse vero sia che non lo fosse, tu non potresti sapere. Come già spiegato voi non avete alcuna cognizione di quello di cui si discute e decidete la vittoria di chi discute a simpatia. Infatti sarebbe come se un contadino piemontese assistesse ad una discussione di due fisici sulle equazioni differenziali, e ovviamente non capirebbe nulla delle argomentazioni in ballo, né quanto siano genuini i pareri portati da ambo le parti. Parlare di storia antica è molto più difficile che parlare di equazioni differenziali, e voi siete esattamente nella situazione di quel contadino piemontese. Voi non potete capire né quello che rispondo né quello che altri con un minimo di cultura rispondono a me, o forse lo capite nel senso che cogliete il significato delle parole ma non sapreste valutare. Siete come trottole persone nell’oceano del sapere e senza punti di riferimento, pronti a dare la vostra acclamazione a chiunque vi tenga la parte. Se non siete in grado di capire che i miei interlocutori in questo forum raramente rispondono cose sensate, e soprattutto pertinenti, non è un mio problema.


“ infatti è veramente risibile andare a parare sulla subordinazione fontale e la monarchia del Padre et similia,argomenti nati ed elaborati con il preciso scopo di confondere di sviare di complicare ciò che è semplice e anzi direi ovvio.....”



La cosa invece è molto semplice. Tu hai preteso che due versetti, che invece sono perfettamente inscrivibili all’interno del paradigma trinitario, siano contrari ad esso, e dunque ti ho chiesto conto di questa affermazione. Se non sei in grado di argomentare il problema è solo tuo, a me invece resterà la convinzione precedente, che è quella della maggior parte dei cristiani, più o meno eruditi, che non riescono a vedere quello che per te sarebbe tanto semplice.


“Il tuo pensiero poi sulla deità dei credenti una volta crepati mi ricorda ,senza nessuna offesa, lo stesso pensiero di colui che in quella favoletta disse che mangiando il frutto proibito sarebbero divenuti simili a Dio conoscendo il bene e il male........Non trovi similitudini con il tuo pensiero??' “



Ma perché tutti i TdG mi rispondono la stessa insulsa cosa? Bene, lo spiegherò anche a te…
Orbene, la deificazione dei credenti è patrimonio della Tradizione, sia scritta che orale. Come disse Atanasio Dio s’è fatto uomo perché l’uomo potesse diventare Dio. San Paolo (come pure Giovanni) dice infatti che vedremo Dio faccia a faccia, e nessuno può vederlo senza essere o ucciso o divenire Dio lui stesso, perché Egli è l’infinito. Vedremo Dio faccia a faccia, cioè l’essenza dell’essere e dell’universo, per questo San Paolo annota che in questo modo diverremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è.
"Carissimi, fin da ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si manifesterà, noi saremo simili a lui, perchè lo vedremo come Egli è"(1gv 3,2)
“Ora vediamo, come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora lo vedremo faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto; ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto" (1Cor 13)
L’uomo peccò tuttavia perché volle ottenere questo premio non per l’appunto come fosse un premio, dalla grazia di Dio, e obbedendogli, bensì al contrario volle rubare l’immortalità e arrivarci grazie alle disobbedienza a Dio, è cioè un tentativo di afferrare la divinità in modo illecito che prescinde da Dio. Questa è la causa della caduta.


“Bhè per quanto riguarda la noia della vita eterna sulla terra caro Poly ti ricordo non potremmo mai conoscere tutto perchè altrimenti saremmo Dio Pure noi ma l'intera sua opera non potremmo afferrarla mai pienamente quindi ben venga contare le goccie del mare e tutti i fili d'erba del suolo piuttosto che marcire nella polvere e nell'oblio........non ti pare??? “



Siamo d’accordo che esista una qualche forma di sopravvivenza dopo la morte, ergo l’alternativa non è contare tutte le gocce del mare o non esistere, ma il paradiso cattolico o contare tulle le gocce del mare. La seconda opzione, come ripeto, è decisamente frustrante, sarebbe una vita umana deprivata del carattere imprescindibile della natura umana, cioè la finitezza.


“Saresti stato anche tu uno di quei farisei che disprezzavano quel branco di ignoranti ,pescatori puzzolenti e pubblicani miserabili che seguivano Gesù e che ne erano suoi apostoli”



Come già detto non serviva alcuna istruzione particolare per seguire Gesù, per la banalissima ragione che entrambi parlavano la stessa lingua ed erano figli della stessa cultura, sia il ricevente sia Gesù. Non così per noi, che abbiamo le sue parole tradotte in greco da non si sa quale originale detto aramaico, e che dobbiamo fare i conti per capire quello che dice con duemila anni di disavanzo culturale. Se dunque i cosiddetti “poveri pescatori” che seguivano Gesù potevano permettersi di essere ignoranti, perché condividevano con Gesù l’humus culturale, al contrario noi dobbiamo andare all’università proprio per imparare quello che i cosiddetti “poveri pescatori” imparavano dalla loro madre: la lingua, gli usi, i costumi.
Non siamo nelle loro posizione e non possiamo permetterci facili panegirici dell’ignoranza.

Ad majora
[Modificato da Polymetis 26/07/2010 20:23]
---------------------
Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
26/07/2010 22:00
 
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Polymetis, 25/07/2010 21.25:

Il problema è solo il tempo, che non è detto una persona voglia impegnare in quest'opera.

Ad maiora




Be se anche Giuda come apostolo potè esser sviato..perfino satana sa che con il tempo potrebbe lavare ilcervello di chi lo ascolta.


[SM=x1408403] [SM=x1408403]

Il resto è oratoria sterile e polemica, pure noiosa perchè anche se appare diversa, è la solita tiritera ,i soliti giochetti giri inutili di parole, ma niente di nuovo ,pettegolezzo farneticamenti illogici da smontare facilmente pezzo per pezzo avendone la voglia.ZZZZZZZZZZZ

Poveri fessacchiotti chi si è fatto condizionare dalla pomposità e ampollosità di linguaggio dei soliti filosofi del nulla e della vanità,,,, tutto fumo er niente arrosto.

Dimostrazione pratica.


Chi può accedere alla storia ecclesiastica? Tutti? Ma in quale universo parallelo? Studiare la storia richiede la conoscenza delle fonti, della lingua in cui sono scritte, e dell’ambiente culturale da cui dipendono. Nessuno in questo forum ha tali requisiti, perché nessuno in questo forum sarebbe leggere anche una sola riga di greco tratto da Eusebio di Cesarea o da un cronachista bizantino. In questo forum c’è gente che discute di greco senza conoscere questa lingua, gente che discute di greco ma non saprebbe tradurre una riga di Sozomeno perché, con grande fortuna, non esistono interlineari delle fonti classiche così come ne esistono per il NT, e dunque non ci sono dilettanti improvvisati che possono gabbare il prossimo fingendo di padroneggiare una lingua nella quale non saprebbero muoversi neppure senza un’interlineare, esattamente come non c’è per una fonte bizantina uno dei tanti programmi che ti permette di cliccare su una parola greca del NT e vederla analizzata, creando in questo modo nel prossimo l’illusione di saper discutere di greco del nuovo testamento. In questo forum esistono solo dei ginnasti del mouse che non sanno nulla né lingue antiche né delle letterature greca e latina, ma che si illudono di poter discutere di un verbo perché cliccandosi sopra con BibleWork il computer dice loro che è un aoristo asigmatico. Questa è l’erudizione che troverai in questo forum caro Gladio, se vuoi quella vera sei caldamente invitato ad aprire una qualsiasi pubblicazione accademica cattolica, protestante, o atea. La cosa triste è che tu non ti puoi rendere conto di nulla di tutto ciò, perché non sai nulla delle materie di cui qui si vorrebbe discutere. Ricapitolando: la storia non è un gioco, e non è affatto vero che tutti vi possono accadere. In caso contrario credo che dovrei spiegare a diversi colleghi che la laurea in scienze storiche che hanno preso potevano risparmiarsela…




E che ha detto?? Niente. Ha enunciato il teorema dell'infallibilità filosofica papale e incorruttibilità degli dei e della loro superiorità, [SM=x1408403] ma senza evidenza sperimentale, volendo far passare i pasticci per ordine universale enunciandone il principio creatore.

Praticamente Coprendo doro o di gloria quello che fa puzza di marcio.

Predicando pure il principio dei veri sapienti e razzolandoci male, si evidenzia l'appropriazione indebita della forma del pensiero, sfuggendone la sostanza morale dimostrandone di non esserne padrone oltre la forma apparente della sapienza.

Il linguaggio degli angeli in bocca agli stupidi, pure arroganti

Parole solo vuote parole sparse al vento in nome della contraddizione e pure dell'ipocrisia di cui non ci si vergogna, ma si copre doro per onorare il male con il bene.

saluti




[Modificato da dispensa. 26/07/2010 22:59]
26/07/2010 23:19
 
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Caro Polymetis,

Potresti essere più sintetico? La discussione sta diventado confusionata...


Come già detto, trovo veramente risibile l’idea che tu sappia come Gesù leggeva la Scrittura. Ma cosa ne sai?



Gesù, per quanto ne sappiamo, come gli apostoli considerava le scritture come un'unità. Questo ci basta.


Gesù sapeva quello che gli era necessario insegnare, e che dunque lo Spirito di Dio gli infuse, e tra questo non c’enta né la formula chimica dell’anidride carbonica, né il metodo storico-critico



Dunque non era poi così necessario ai fini della salvezza e della conoscenza divina...


Il piccolo problema è che è impossibile, sia perché voi non siete “Il Figlio di Dio”, e dunque difettate della sua ispirazione, sia perché i popoli antichi hanno notoriamente una memoria difettosa del loro passato, e dunque probabilmente Gesù di che cosa accadde al tempo di Salmone ne sapeva meno di noi che disponiamo delle rilevazioni archeologiche



Gesù era presente ai tempi di Salomone... Liverani dove era?


Ma a quale scoperta vi siete mai attenuti di grazia? Il vostro modo di leggere la Bibbia è fermo a prima del settecento



Diciamo all'introduzione della PIB... [SM=x1408403]


L’unico dogma è vostro, ed è l’inerranza della Bibbia



Sei in grado di dimostre il contrario? Tu ti nascondo dietro le gonne della accademia a sei solo un bluff... non sei in grado di dimostrare nulla di quello che dici!


Come ripeto, quello si sapeva negli anni venti, giacché il primo volume di questa Bibbia è venuto alla luce nel 1923, permetteva delle opinioni che oggi non sono più sostenibili



La mia edizione è quella del 1961, le note e l'introduzione sono di quella data, ristanpa del 1966 e non del 1923. Ora, Cosa è cambiato dal 1961 al 1970? Quali grandi novità filologiche hanno fatto cambiare opinione ai filologi del PIB?


Inoltre, come osi pronunciare il Nome del Pontificio Istituto Biblico e usarlo per sostenere i tuoi scopi?



Io non sostengo nessun scopo, mi limito a chiederti se i filologi del PIB negli anni sessanta fossero dei dabbene al punto che in un lustro i loro giudizi sono diventati inservibili.


Mi sfugge dove Gesù farebbe quei clamorosi cocktail di versetti cui la WTS ci ha abituati



Gesù parlava senza distinzioni della Legge e dei Profeti, Paolo citava a 360° da tutte le scritture, non si è mai posto il problema di quale "teologia" rispecchiasse un certo libro.


Senti ormai è chiaro che hai capito di aver torto, quindi, perché cavolo continui a rispondere?



Guarda che sei tu che hai torto e te l'ho dimostrato pienamente. Sei solo troppo orgoglioso per ammetter si aver attaccato la WTS senza ragione, spinto solo dal tuo pregiudizio e livore, dovuto a tue paranoie personali.


Sappiamo entrambi che lo scopo dell’articolo era dare a bere che la citazione di Giustino escludesse tutto quello che i cristiani oggi credono sull’anima (“siamo forse tutti eretici?” si chiedeva la lettrice)



La citazione di Giustino si limita a dire che dopo la morte le anime non vanno in cielo, evidementemente la lettrice era convinta di andarci... non è che è frutto della confusione delle spiegazioni che vengono date delle religioni cristiane?


Negare che l’anima vada in cielo vuole semplicemente dire alla lettrice che l’anima non sopravvive, e che i cristiani dell’antichità credevano solo alla resurrezione



Perché, dove Giustino dice che l'anima va in cielo? Sei tu che lo dici attribuendo al termine "luogo migliore" il significato di cielo, Giustino dice che l'anima non è assunta in cielo dopo la morte...


Non ha senso obiettare che Giustino non lo chiami con questo nome, perché francamente non cambia nulla. Cosa importa il nome se il concetto è lo stesso, cioè una divisione delle sorti dei giusti e degli ingiusti già prima della resurrezione?



Che non "cambi nulla" è opinabile:

1. Giustino dice che solo alcune anime avranno questa sorte, le altre, evidentemnente saranno annientate, per la gioia dei mortalisti

2. Quella condizione di sussistenza non è paragonabile all'immortalità dell'anima che si ottiene solo dopo il giudizio e la risurrezione ed è immortalità della nefesh e non di una parte dell'uomo, per Giustino "immortalità dell'anima" significa solo una casa: risurreizione, anima e corpo.


Infatti tutti quello che hanno capito i tuoi confratelli leggendo quell’articolo è che Giustino non credeva all’immortalità dell’anima



Infatti non credeva ll’immortalità dell’anima nei termini in cui vi credettero molti cristiani dopo di lui. Per lui l'immortalità dell'anima era l'immortalità della nefesh, si realizzava nella risurrezione del corpo.


Sfruttando gli errori di quel teologo anglicano e la citazione decuratata di Giustino la WTS ha dato ad intendere surrettiziamente che sia Giustino sia i primi cristiani la pensassero su quest’argomento come i TdG: fa semplicemente pena voler negare l’evidenza dei fatti



Francamente: ma dove cavolo lo leggi che in quell'articolo si dica una cosa del genere? Tu ti fai delle PARANOIE e poi accusi gli altri di delle tue paranoie! L'articolo non dice DA NESSUNA PARTE CHE GIUSTINO LA PENSASSE IN MODO IDENTICO AI TESTIMONI DI GEOVA SU QUEST'ARGOMENTO questa è una tua invezione. Non attribure agli altri quello che non dicono.


Il tutto seguito da un commento di un teologo ignorante che dice sostanzialmente che i primi cristiani non credevano alla sopravvivenza dell’anima ma solo alla resurrezione



Infatti molti cristiani non vi credevano e Giustino non credeva che l'anima venisse assunta in cielo subito dopo la morte coerentemente con il concetto di "anima" nel NT. Dove sarebbe il problema? In poche righe mi sembra una sintesi corretta.


Anche qui, come in Giustino, è chiara l’idea della permanenza delle anime disincarnate in un qualche “luogo” intermedio prima della resurrezione



E allora? L'articolo correttamente diceva che non erano assunte in cielo e Giustino non dice il contrario delle anime disincarnate... dove sarebbe il problema? Non capisco, in poche righe il teologo a riassunto alcuni concetti, senza alcuna pretesa di completezza.


L’articolo vuole dare l’idea che Giustino fosse un monista credente solo nella resurrezione, quando invece lui dice l’esatto contrario, cioè che le anime mantengono la sensibilità dopo la morte e che soggiornino in luoghi diversi a seconda della vita che compirono



L'articolo non vuole dare nessuna idea... sei tu che sei paranoico! L'autore si limita a dire che:

1. Per Giustino le anime non vengono assunte in cielo dopo la morte, ed è corretto

2. In generale i cristiani non credevano all'immortalità platonica dell'anima perché l'anima era considerata un'unità psicofisica, ed è corretto

Poi in dieci righe non entra certo nei dettagli della dottrina di Giustino


Quindi cosa dice di errato rispetto a Giustino? Tutto. Questo asino è seriamente convinto che per Giustino l’anima non sopravviva alla morte del corpo, che sia incosciente quando invece Giustino dice esplicitamente che mantiene aisthesis (sensibilità)



Non capisco dove il teologo dica che L'anima non sopravvive, quel commento è più in generale e non specificamente diretto a Giustino.



SI deve dunque dire che il concetto di anima di Giustino sotto questo aspetto è uguale a quello cattolico attuale e a quello cattolico dei secoli passati, perché la lezione di Tommaso è stata ben recepita dalla teologia cattolica che ha fatto dell’Aquinate il suo teologo ufficiale.



Ma tu sei folle, Giustino credeva all'anima in senso Aristotelico? L'Aquinate era millennarista, credeva alla risurreizione sulla terra? Boh... secondo me ti sei fuori di testa!


Il teologo dice esplicitamente che le anime non vanno in cielo, alludendo con questo che non c’è uno stato intermedio dove gli uomini buoni abbiano una sorte migliore dei malvagi



Infatti Giustino non dice che vanno in cielo, sei tu che lo sostienei, parla solo di uno stato intermedio per alcune anime. Non parla neppure di "sorte" ma di un "luogo" in attesa del giudizio e dell'immortalità sulla terra, per gli uni benedizioni eterne e per gli altri puniizioni corporali.


Se dunque il sonno dell’anima e l’inesistenza dell’anima sono posizioni diverse almeno a parole, in realtà vengono a dire la stessa cosa, specie se, come avviene nel testo, “sonno” viene messo tra virgolette ed esplicitato dalla qualifica “stato inconscio”



Il teologo da nessuna parte attribuisce questo pensiero a Giustino, ma più in generale ai primi padri in base al significato del concetto di anima.


bensì, come uno scolaretto TdG, confonde l’immortalità dell’anima col platonismo, e sostiene che se Giustino non era platonico allora non credeva all’immortalità dell’anima, come se le due cose si implicassero!



Guarda che io non ho mai detto questo, ho detto che rispetto al concetto di immortalità dell'anima Giustino si oppone al platonismo, non che Giustino non fosse assolutamente influenzato da esso.


L’articolo da semplicemente a bere che l’anima non sopravviva alla morte del corpo



Sei fissato... l'articolo (di 10 righe circa, pensa la possibilità di fare delle distinzioni) si limita ad esprimere un parere molto generale sui primi padri e non specificamente su Giustino di cui viene evidenziato un apsetto specifico, senza entrare nel dettaglio del suo pensiero.


mi spieghi come fanno prima ad esserci delle anime che attendono la resurrezione senza il corpo “le anime degli uomini pii soggiornino in un luogo migliore e quelle ingiuste e malvagie in uno peggiore, in attesa del momento del giudizio”, e in seguito invece ci siano dei risorti? Se prima erano anime “in attesa del mondo del giudizio”, e poi sono risorti giudicati, allora è evidente che prima non avevano un corpo, e poi ce l’avevano, ergo l’hanno assunto.



Il fatto è che Giustino non lo dice in nessun posto, non parla di alcun trasferimento dell'anima da un "luogo" non meglio precisato al corpo. Eppure Giustino descrive la risurrezione.

Vedi, non è un caso che degli autori parlano dell'annientamnente delle anime. Chi ti dice che non sia giudicate, annientate e poi risorte come nefesh? Da nessuna parte Giustino parla di "ricongiungimento" oppure dimmi dove, non basta dedurlo...


E da dove l’avresti dedotto? Giustino dice chiaramente che le anime dei malvagi andranno in questo posto peggiore: “le anime degli uomini pii soggiornino in un luogo migliore e quelle ingiuste e malvagie in uno peggiore, in attesa del momento del giudizio”



Non l'ho dedotto da nessuna parte, lo dice Giustino:

"Ma non sostengo che tutte la anime muoiano: questo sarebbe una fortuna per i cattivi"

Dunque le anime muiono per Giustino, questo è di base, ma non tutte. Dunque solo alcune saranno premiate e punite, le altre moriranno. L'immortalità è dunque un premio (o una punizione) solo per alcuni.


Scusa ma tu cosa intendi con “paradiso” o “inferno”? Perché io intendo proprio quello che dice Giustino, cioè che le anime dei giusti soggiornino in un luogo migliore e quelle dei malvagi in uno peggiore.



Sarebbe da capire cosa intende Giustino e non tu. Egli non usa i termini "inferno" e "paradiso" e dunque non intendeva quello che quei termini potevano significare nel II secolo. Non usa neppure "cielo" ma usa "geenna" per i malvagi pensando ad una pena corporale non per l'anima ma per l'uomo risorto.


e l’hai commentata dicendo



Io ho parlato di molti cristiani ortodossi fino al V secolo e oltre. Non ho parlato di "primi cristiani". Era solo per dire che sul tema esistevano pareri molto variegati anche all'interno dell'ortodossia.


Basta con questi giochetti



Giochetti? Boh...


Tutto questo non c’entra nulla con quanto avevo domandato. Come ripeto “Anche perché la situazione è semmai inversa: è l’immortalismo dell’anima, nel senso della sua sopravvivenza alla morte del corpo, il pensiero più in voga nei primi due secoli di cristianesimo”



Hai fatto una statistica? Vogliamo parlarne?


Il povero teologo anglicano dà a bere che Giustino rappresenti una primigenia fase di cristianesimo in cui quella che i cristiani oggi chiamano anima non sopravviveva alla morte del corpo



Il teologo si limita ad evidenziare la posizioni di Giustino ed altri padri alla luce del senso di "anima" come unità psicofisica. Giustino in parte mantiene questa visione, questo lo fa notare anche il Vaccaro. Anche lui un asino?


Che i TdG credano alla sopravvivenza dell’anima in un altro senso, cioè nel senso di anima come persona, non c’entra un emerito nulla col fatto che il teologo in questione ha negato che Giustino credesse alla sopravvivenza dell’anima nel senso cattolico e anglicano del termine



Il teologo non ha detto questo, ha detto che Giustino non credeva che le anime venissero assunte in cielo dopo la morte e poi ha aggiunto che molti padri della chiesa, in virtù del significato di "anima" nel NT, non potevano credere alla sopravvivenza dell'anima immortale dopo la morte. Il che non è sbagliato, se riassunto in 10 righe!


Quello che voleva sapere la lettrice, e quello che il teologo ha negato, è la dottrina, invece presente in Giustino, di uno stato intermedio che prima della resurrezione



La lettrice ha citato parzialemente Giustino chiedendo del senso di avere l'anima assunta in cielo subito dopo la morte... non ha chiesto dello "stato intermedio". Ora, sei sicuro che per il "credente medio" andare in cielo rappresenti così chiaramente lo stato intermedio, l'aldilà a cui poi segui un aldilà dell'aldità? Io fossi in te avrei i miei dubbi, a differenza dei TdG per cui anche il più ignorante dei fratelli ha ben chiaro il destino post-mortem.


Peccato che Giustino affermi entrambe le cose, cioè che le anime sopravvivono disincarnate e se ne vadano in un luogo migliore di quelle dei malvagi, e ciò è quello che noi chiamiamo paradiso



1. Non lo dice in quel contesto
2. Non tutte le anime vanno in un luogo migliore, alcune semplicemente nuoiuono
3. Le anime in quello stato non solo immortali, ma attendono il giudizio
4. Giustino non dice che si "ricongiungono" al corpo né se non verranno annientate per poi essere risorte come nefesh
5. A ricevere l'immortalità, che è un premio, non è l'anima separata dal corpo ma è l'uomo. Dunque non l'anima che è immortale ma la nefesh


E che cos’è il paradiso se non un luogo in cui le anime sono in uno stato benefico a differenza delle anime malvagie? Cosa ci dev’essere scritto perché tu lo chiami paradiso



Ci vorrei vedere il suo nome, perché un luogo migliore in attesa del giudizio non lo chiamo paradiso, anche perché Giustino associa la beatitudine eterna alla risurrezione della nefesh che è il vero "paradiso" e non al "luogo migliore" in attesa del giudizio.

Insomma, a me pare che tu voglia dilatare questo tempo di attesa come immortalità, ma non è quella l'immortalità dell'anima per Giustino...

Shalom


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FORUM TESTIMONI DI GEOVA
27/07/2010 00:42
 
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Il piccolo problema è che è impossibile, sia perché voi non siete “Il Figlio di Dio”, e dunque difettate della sua ispirazione, sia perché i popoli antichi hanno notoriamente una memoria difettosa del loro passato, e dunque probabilmente Gesù di che cosa accadde al tempo di Salmone ne sapeva meno di noi che disponiamo delle rilevazioni archeologiche



Peggio che andar di notte [SM=x1408403] Lo dicevo, barzellette.

Per altro il clero invece sarebbe figlio di Dio e quindi ispirato, e quindi non difetta nemmeno a interpretare in maniera infallibile tutti i reperti archeologici.

Mentre gli ebrei o Cristo non ispirato; avevano memoria difettosa [SM=x1408403] [SM=x1408403]

scusami barny..ma è troppo, non ho resistito.

Il mio non sarà italiano, ma quello del polly che cosa è?? Booo!!
[Modificato da dispensa. 27/07/2010 00:43]
27/07/2010 15:58
 
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Caro Polymetis,

Devo fare qualche precisazione, perché i tuoi post logorroici possono da addito a fraintendimenti: io non critico quello che tu dici nella sostanza, ma nella forma, con l'accusa rivolta alla WTS di "volerla darla a bere" a qualcuno o di fare "clamorosi falsi".

Io dico che è sempicemente sciocco e scorretto accusare pubblicamente la WTS di "un clamoroso falso" quando, in una rassegna stampa, si limita a citare un articolo di un teologo anglicano, senza entrare nel merito della dottrina di Giustino o degli altri scrittori del II-III secolo.

La WTS non ha mai fatto di Giustino un TdG ante-litteram, né ha mai affermato che le sue posizioni sul destino dell'uomo fossero simili a quelle dei TdG o coerenti con le scritture, ad esempio la W15/07/2002 dice chiaramente che Giustino (con Tertulliano, Cipriano e Clemente Alesandrino) credeva all'inferno di fuoco. La W15/04/2001 dice che "a cominciare da Giustino Martire (ca. 100-165 E.V.), che scrisse in greco, i sedicenti cristiani assimilarono in modo sempre più raffinato il patrimonio filosofico della cultura greca". Come già detto la WTS rispetto alla questione dell'anima nella w1970 dice chiaramente che non credeva all'idea platonica dell'immortalità naturale dell'anima.

Venne anche scritto un articolo su di lui, dove nulla viene detto rispetto alla dottrina dell'immortalità dell'anima, tranne questa frase:

"Giustino stesso sapeva in certa misura che ci sarà una risurrezione dei morti durante il Millennio"

Il che significa che Giustino rispetto al destino dell'uomo aderiusce alle Scritture solo "in una certa misura" accettando anche altri concetti estranei ad essa.

Poi, rispetto alle tesi di John Dunnett, che tu definisci un asino, io sarei più cauto, perché è difficile giudicare un trafiletto di 10 righe che si limita a dare un giudizio teologico, più che storico, sull'affermazione di Giustino citata dal lettore.

Dunnett dice solo che:

"I primi Padri della Chiesa, basando le loro credenze e i loro insegnamenti sulla Sacra Scrittura ... non si illudevano su ciò che accade agli uomini, cristiani compresi, una volta morti. Consideravano la morte uno stato inconscio, un ‘sonno’ dal quale infine ci sarebbe stata una risurrezione. Riguardo ai re dell’Antico Testamento era stato più volte detto che dormivano con i loro padri"

Qui Dunnett non fa altro che ripetere quello che in genere è il punto di vista corrente sul destino dell'uomo (non parla specificamente di "anime") nelle Scritture e ritiene si possa applicare ai "primi Padri della chiesa", ma non dice che l'idea della morte come "sonno" appartenga specificamente a Giustino.

Concordo con te che è impreciso in questo, visto che non tutti i padri della chiesa considerano la morte un "sonno", ma il fine di Dunnett qui è unicamente di correggere le idee altrettanto radicate che vedono il primato della condizione spirituale dell'anima rispetto a quello materiale della risurrezione. Voglio dire, sta radicalizzando i concetti.

Poi aggiunge:

Perciò non solo Giustino Martire e Ireneo, ma anche Ignazio, Policarpo, Lattanzio e altri primi Padri non potevano sostenere che l’anima dei cristiani andasse in cielo dopo la morte

Ora, qui Dunnett si allarga parlando anche di Ireneo, Ignazio, Policarpo e Lattanzio. Lasciamo stare Ireneo per il momenti, ma qui non mi pare dica proprio delle sciocchezze, perché effettivamente Giustino dice che l'anima non viene assunta in cielo. Ora, non sappiamo esattamente cosa voleva sapere il lettore, ma è chiaro che leggendo Giustino si stupisce di quest'affermazione. Evidenentemente era convinto che la sua anima venisse assunta in cielo, tieni conto della confusione che fondamentalmente esiste su quest'argomento tra i fedeli, te lo dico per esperienza personale anche per la confusione terminologica, ad esempio dire "immortalità dell'anima" può significare tutte ed il contrario di tutto, a seconda dell'orizzonte di riferiemento.

Comunque la dottrina di Giustino resta un pò confusa, è vero che parla di alcune anime (non tutte) che dopo la morte vanno in un luogo migliore e peggiore in attesa del giudizio, ma non specifica che vadano in "cielo", né specifica che quella condizione sia il destino di immortalità dell'uomo: per Giustino l'immortalità non viene accordata all'anima intesa come entità separata dal corpo, ma all'uomo risorto nella sua interezza, come se l'immortalità fosse dono concesso più alla nefesh che dell'anima. Vi sono poi altre difficoltà, perché per Giustino, millenarista, l'anima risorge con il corpo e non in cielo, ma sulla terra! Ancora: non viene mai detto che l'anima si "ricongiunge" al corpo con risurrezione, lo deduci tu, ma Giustino non lo dice mai. Nei passi dove si parla di risurrezione si dice solo:

"Aspettiamo che i morti e sepolti sottoterra riprendano i loro corpi, sostenendo che nulla è impossibile a Dio".

Dio riscuscita il corpo, i morti riprendono il loro corpo, non si fa accenno all'anima che si "ricongiunge" al corpo.

Insomma, il problema è cosa accade all'anima. Subisce una dissoluzione temporanea? Al momento del giudizio finisce di vivere per poi essere risorta insieme al corpo? Oppure vi sono destini diversi per anime diverse, alcune saranno annientate, altre risporte e altre ancora in uno stato intermedio? Secondo me non è possibile dirlo con certezza, perché le informazioni non sempre son chiare.

Io non saprei se Dunnett abbia, per quel trafiletto di 10 righe, fatto tutte queste considerazioni o su che cosa abbia basato le sue affermazioni (alcuni autori, in effetti, negano assolutamente che in Giustino, Ireneo, ecc... vi sia il concetto di sopravvivenza dell'anima separata dal corpo) ma quello che forse era il suo obiettivo, al di là del singolo autore, era di spiegare al lettore che:

"Fu sotto l’influenza della filosofia platonica ... che il concetto dell’immortalità dell’anima permeò gran parte della chiesa cristiana e fece accettare l’idea che alla morte le anime andassero in cielo; ma resta una credenza non biblica"

Affermazione che non mi pare errata, sempre tenendo conto che stiamo leggendo un trafiletto di una decina di righe, senza alcuna pretesa di completezza. Se poi vogliamo anticipare quest'influenza già a Giustino non ci trovo nulla da ridire, io sono convinto che Giustino qui sia fortemente influenzato dalla sua filosofia, e la cosa per la verità non è che mi scandalizzi molto, né mi metto a piangere perché Giustino non è un TdG modello in fatto dottrinale!

Shalom

[Modificato da barnabino 27/07/2010 16:00]
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FORUM TESTIMONI DI GEOVA
29/07/2010 23:41
 
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Per Barnabino

Ho pensato che fosse opportuno iniziare la trattazione scansionato l’intero §2 del capitolo IX del libri di Girgenti su Giustino che tu all’inizio di queste discussioni avevi definito “uno dei maggiori studiosi di Giustino Martire”, questo per avere tutti i dati sul problema davanti agli occhi.






(G. Girgenti, Giustino Martire, il primo cristiano platonico, Milano, 1995, Vita e Pensiero, pp. 122-128)


"Gesù, per quanto ne sappiamo, come gli apostoli considerava le scritture come un'unità. Questo ci basta.”



E chi ha mai negato che le scritture siano un’unità? Sono un’unità (artificiale) priva di unità… Così come l’Iliade è certamente un’unità, ma è anche l’insieme di canti che prima esistevano singolarmente, che la tradizione ha unito inventandosi un’inesistente Omero, cosicché per un verso l’Iliade ha un filo logico, per l’altro si vedono benissimo le cuciture raffazzonate fatte dagli aedi e dai rapsodi perché il testo tra i vari canti si contraddice. Lo stesso ha scoperto la critica biblica, tale e grossolana è stata a volte la maniera di cucire, o forse dovremmo dire giustapporre, parti diverse appartenenti a tradizioni teologiche diverse. Tuttavia, al di là delle contraddizioni, poiché la Bibbia è anche parola di Dio, deve esistere un filo rosso che passi attraverso i vari libri e ci riveli un qualcosa di coerente, pur all’interno del mare della contraddizione. A conoscere quale sia questo filo rosso è la Chiesa, creatrice della Bibbia. Quando a Gesù, anch’egli lo conosceva, e dunque poteva citare in tutta coerenza. Così sono salvate sia le istante scientifiche della critica biblica, sia le istanze di fede della teologia. A questo la teologia è arrivata da circa 60 anni, ma i TdG sono rimasti su un altro pianeta.
Mentre mi sfugge dove Gesù avrebbe fatto le dichiarazioni di epistemologia esegetica che tu proclami, cioè che la Bibbia sarebbe un’insieme unitario nel senso che non ha contraddizioni o teologie diverse. Non trovo nulla di tutto questo nei logia del Maestro, ma solo il suo sovrano citare in base alla propria cognizione.


“Dunque non era poi così necessario ai fini della salvezza e della conoscenza divina...”



Lo è a noi, perché ci manca la divinità. SI può giungere alla stessa meta per vie diverse. Gesù evitava di fare paralleli e citazioni ascientifiche perché era ispirato, noi possiamo evitare di fare questi errori studiando e ricordandoci qual è l’ambiente vitale che ha prodotto ciascuna citazione.


“Gesù era presente ai tempi di Salomone... Liverani dove era? “



Non ho capito cosa c’entri Liverani, che qui non ho citato. E quanto al fato che Gesù fosse presente ai tempi di Salomone è cosa nota, com’è altrettanto noto che non se ne poteva ricordare essendosi incarnato ed avendo assunto i limiti della natura umana: Gesù non nacque con la scienza infusa, tant’è che la Bibbia ci dice che cresceva in sapienza al suo crescere di età, e ciò implica che non venne alla luce con la sua onniscienza. Gesù non sapeva di Salomone più di quanto ne sappiamo noi oggi, anzi, probabilmente ne sapeva meno.
Del resto, l’unica volte che lo cita per qualcosa che non fosse già raccontato nell’AT è per dire che neppure Salomone aveva un vestito così bello come i gigli del campo, ma questo non implica che sapesse com’erano i suoi vestiti, è semplicemente una frase costruita sfruttando il topos della magnificenza del regno di Salomone, nota a tutti, un po’ come se io dicesse che la casa di qualcuno è più lussuosa della reggia di Creso, ma non per questo ho mai conosciuto costui.


“Diciamo all'introduzione della PIB...”



Non s’è ancora capito, visto che sei stranamente reticente a farcene partecipe, che cosa nella Bibbia del PIB tu abbia trovato di simile ai TdG. A parte superficiali somiglianze infatti, qualsiasi Bibbia cattolica leggerà sempre la Bibbia all’interno del sensus ecclesiae, ed è questo il criterio cardine della lettura della Bibbia, che crea un abisso tra cattolici e TdG. Altre somiglianze sono solo la punta di un iceberg del tutto diverso.


“Sei in grado di dimostre il contrario? Tu ti nascondo dietro le gonne della accademia a sei solo un bluff... non sei in grado di dimostrare nulla di quello che dici! “



E che cosa dovrei “dimostrare”? Che il vostro dogma è l’inerranza della Bibbia? Ma non c’è niente da dimostrare, lo ammettete voi stessi che la Bibbia a vostro avviso non può contenere errori di alcun genere e in nessun campo. Dunque, da capo, il dogma è solo vostro, ed è l’inerranza della Bibbia.
Inoltre, come si può dimostrare qualcosa a qualcuno che non si rende conto dell’insensatezza della sua domanda circa la “dimostrazione”? Apri un qualsiasi manuale di epistemologia della storiografia e aggiornati, il concetto di “dimostrazione” è impossibile per definizione, e neppure ha senso chiederlo. Dare ragione di qualcosa non potrà mai significare dimostrarlo, a meno che questa parola non sia usata, come mera façon de parler, in modo non assoluto.


“La mia edizione è quella del 1961, le note e l'introduzione sono di quella data, ristanpa del 1966 e non del 1923. Ora, Cosa è cambiato dal 1961 al 1970? Quali grandi novità filologiche hanno fatto cambiare opinione ai filologi del PIB? “


Dubito seriamente che si siano messi a riscrivere l’introduzione, avranno lasciato quella originale. Comunque non lo so, perché non s’è ancora capito cosa avresti trovato in questa Bibbia.


“Io non sostengo nessun scopo, mi limito a chiederti se i filologi del PIB negli anni sessanta fossero dei dabbene al punto che in un lustro i loro giudizi sono diventati inservibili.”



Visto che non so a quali giudizi ti riferisci è un tantino difficile rispondere, e comunque, com’è noto, un’ipotetica edizione scritta nel 1960 circa sarebbe opera di qualcuno che non è certo nato in questa data ma s’è formato prima del Concilio Vaticano II, che ha liberalizzato con la Dei Verbum la ricerca. Prima valevano alcune condanne della Pontificia Commissione Biblica che vietavano di insegnare cose come la teoria documentaria. Un’ipotetica introduzione scritta nel 1961 sarebbe dunque pre-conciliare, ma come ripeto credo sia banalmente l’introduzione del 1923 ristampata.


“Gesù parlava senza distinzioni della Legge e dei Profeti, Paolo citava a 360° da tutte le scritture, non si è mai posto il problema di quale "teologia" rispecchiasse un certo libro. “



Ma io non ho detto che non si può citare qualsiasi scrittura, ho detto che è indebito fare degli accostamenti se due scritture esprimono delle teologie diverse, e non ho intenzione di sta qui a difender l’ovvio. Se volete restare nel vostro mondo di favola non per questo dovreste importunare il mondo pretendendo di dire cose sensate.


“Guarda che sei tu che hai torto e te l'ho dimostrato pienamente. Sei solo troppo orgoglioso per ammetter si aver attaccato la WTS senza ragione, spinto solo dal tuo pregiudizio e livore, dovuto a tue paranoie personali. “



Nessun torto si è potuto ravvisare in quello che ho scritto, semmai il torto è tuo che mi hai erroneamente accusato d’aver attribuito a Giustino una concezione platonica dell’immortalità dell’anima. Quanto all’articolo della Wt, è chiaramente volto a far credere ai lettori che per Giustino l’anima non sopravviva alla morte del corpo, ma è falso.


“La citazione di Giustino si limita a dire che dopo la morte le anime non vanno in cielo, evidementemente la lettrice era convinta di andarci... “



E infatti aveva ben ragione la lettrice, infatti sia lei che Giustino sono persuase che le anime vadano in cielo. Il trafiletto, non decurtato, non dice che le anime non vadano in cielo, ma che non può dirsi cristiano chi creda che le anime vadano in cielo e non risorgano, cioè non può dirsi cristiano chi creda solo alla prima cosa e non alla seconda. Giustino in quel trafiletto non dice che le anime non vadano in cielo, infatti interrogato dal magistrato romano quando fu arrestato esprimerà esattamente questa fede, bensì afferma che sbagliano i platonici a dire che la salvezza dell’uomo è esclusivamente una salvezza dell’anima. Quando Giustino dice che le anime dei Giustino vanno in un luogo migliore parla di quello che noi chiamiamo cielo o paradiso, e che consiste per l’appunto nell’essere nella grazia di Dio fino al giorno del giudizio, nel seno di Abramo, a differenza dei dannati che attendono in un luogo peggiore la resurrezione per essere condannati.


“Perché, dove Giustino dice che l'anima va in cielo? Sei tu che lo dici attribuendo al termine "luogo migliore" il significato di cielo, Giustino dice che l'anima non è assunta in cielo dopo la morte... “



Scusa ma cosa significa “cielo”? La teologia cattolica non dice che l’anima ma tra la troposfera e la mesosfera, cioè dove c’è quel bell’azzurro illusione ottica che si chiama “cielo” atmosferico, bensì che l’anima dopo la morte sia per l’appunto in uno stato di grazia differente rispetto a quello di chi non è vissuto rettamente. Il paradiso, detto per metafora cielo, è uno stato dell’anima differente dalla dannazione, non è certo il cielo fisico che vediamo coi nostri occhi e che sta a 10.000 metri di quota. Quella lettrice ha inteso “cielo” come fa la tradizione cristiana, cioè nel senso di paradiso, e voleva banalmente sapere se l’anima sopravvive alla morte andando in paradiso o all’inferno. Il teologo se fosse stato competente avrebbe dovuto rispondere che per Giustino le anime buone vanno in un luogo migliore e quelle cattive in uno peggiore in attesa del giudizio, il che, guarda caso, è esattamente quello che la teologia cattolica e anglicana insegnano. L’essenza di quello che noi chiamiamo “cielo”, “paradiso” è per l’appunto essere quello stato intermedio prima della resurrezione in cui si è in una condizione di grazia rispetto ai dannati. Giustino non nega che l’anima vada in cielo, questa è solo l’impressione del tarocco decurtato, nel quale invece si afferma semplicemente che non è cristiano chi si limita a dire che l’anima va solo in cielo e non risorge. Questo è del tutto ovvio, e sarebbe bastata la menzione in Dial 5,3 al fatto che le anime attendono una diversa sorte avendo già separato i loro destini, le une in un luogo migliore, le altre in un luogo di pena. Ma a questo si aggiunga che ci sono pervenuti gli atti del martirio di Giustino, che sono considerati una trascrizione del processo stesso e che sono considerati, insieme a quelli del martirio di Policarpo, il più preciso resoconto storico di un martirio a noi pervenuto.
Dice dunque il “Martyrium Sancti Iustini”, che traggo dal libro di Girgenti il quale li pubblica in appendice, che l’apologeta fu interrogato in questi termini:



Racconto che, nella sua asciuttezza, non per questo è meno impressionante. Come commenta Girgenti: “Dagli Atti del martirio, un documento breve, sobrio e schietto, che riproduciamo in appendice con testo greco a fronte, apprendiamo che il Prefetto Giunio Rustico chiese a Giustino quali dottrina professasse; e Giustino rispose di aver professato ogni sorta di dottrine e di essere alla fine giunto all’unica vera, che, proprio per questo, non può piacere a chi segue false opinioni. Se, in conclusione, il Cristianesimo è per Giustino il culmine della ricerca della verità, che la filosofia platonica non riesca ad esaudire con completezza, non si può non ricordare che il martirio costituisce per Giustino la controprova più certa di un’adesione sincera agli insegnamenti di Cristo” (Girgenti, op. cit. p. 145)
In effetti, questo martirio è di una trasparenza e nettezza commuovente. Qui vediamo Giustino proclamare che, morto, ascenderà al cielo, e vediamo anche riproposta la sua dottrina dell’immortalità per grazia, in base alla quale i morti restano nella grazia di Dio fino al giorno


“Non l'ho dedotto da nessuna parte, lo dice Giustino:
"Ma non sostengo che tutte la anime muoiano: questo sarebbe una fortuna per i cattivi"
Dunque le anime muiono per Giustino, questo è di base, ma non tutte del giudizio.”



Che le anime muoiano nel senso che possano morire in quanto non immortali per natura è qualcosa che non mi interessa negare, quello che però nego è che, dal fatto che possano per ipotesi morire se Dio volesse, tu ne deduca che Dio farà mai una cosa del genere. La situazione invece è identica ancora nel cattolicesimo attuale: dio potrebbe far morire un’anima, ma non lo fa. Quanto alla tua deduzione basata sulla lettura del passo in Dial 5,3, dove c’è scritto che “οὐδὲ ἀποθνήσκειν πασάς τὰς ψυχάς”, essa è data da un equivoco grammaticale. In greco koinè, e ne abbiamo vari esempi anche nel NT si usa “non tutti” in luogo di “nessuno”, vale a dire che “οὐδὲ πασάς” è lo stesso che “μηδεὶς”. A questo proposito si veda il commento di un grecista, W. Trepolle, nell’edizione critica Cambridge del Dialogo con Trifone:





“Che non "cambi nulla" è opinabile:

1. Giustino dice che solo alcune anime avranno questa sorte, le altre, evidentemnente saranno annientate, per la gioia dei mortalisti



No guarda, come ripeto tutti i passi cossidetti “mortalisti” nascono da degli equivoci in cui cade il lettore a digiuno di filosofia antica. Si capiscono quei passi sono capendo contro chi sono diretti, e che dunque è la loro immortalità il problema. Come mostra bene Girgenti c’è nella filosofia platonica, e in quella greca in generale, un equivoco di fonte, che confonde l’eternità (cioè l’esserci da sempre e per sempre) con l’immortalità (l’esserci per sempre). Le due cose per la filosofia greca si implicano, perché se c’è stato un periodo in cui qualcosa non c’era, allora significa che è stata creata, e che dunque avrebbe anche potuto non essere avendo la causa del suo essere in altro, cioè nel suo creato. A differenza del dio dunque l’anima non è un ente necessario, e se ha avuto un inizio, può dunque avere una fine. Prima dunque il vegliardo compie un abbattimento della teoria dell’immortalità dell’anima platonica, e poi però, dopo aver dimostrato contro i platonici che le anime muoiono, corregge il tiro dicendo che è Dio a tenerle in vita. Questo è quello a cui i commentatori oggi sono Giunti. Se prendi ad esempio la più aggiornata edizione inglese del Dialogo con Trifone a 5,3, nel brano dove si dice che “E pur tuttavia non intendo affermare che tutte le anime muoiano, il che sarebbe un vero colpo di fortuna per i malvagi” viene così commentata “These words merely show that God could, id he desired, reduce all soul sto nothingness” (Dialogue with Trypho. Translated by Thomas B. Falls, revised and with a new introduction by Thomas P. Halton, edited by Michael Slusser, 2003, p. 12)
Infatti, se la motivazione per cui le anime non muoiono è che la loro morte sarebbe un colpo di fortuna per i malvagi, quali anime potrebbero mai morire?
I TdG recentemente hanno operato un cambiamento di intendimento su chi sarà resuscitato durante il millennio. Mentre prima credevano ad una risurrezione di tutti, ora professano che Dio stronchi definitivamente le persone troppo malvagie, evidentemente essendosi resi conto che, grazie alla loro assurda interpretazione della frase di Rm secondo cui “chi è morto è assolto dal peccato” (che in realtà si riferisce al battesimo!) , si avrebbe avuto come risultato che Hitler passeggiasse per il paradiso insieme agli ebrei che uccise…
Ma questo modo di pensare, secondo cui saranno i più malvagi ad essere nullificati per sempre già dopo la prima morte, non è applicabile al caso di Giustino, infatti la motivazione per cui egli dice che Dio terrà in vita le anime è che sarebbe una gran fortuna per i malvagi se scomparissero per sempre senza aver espiato le loro colpe e la facessero dunque franca. Quindi, paradossalmente, più una persona fu malvagia, e più per Giustino Dio ne terrebbe in vita l’anima dopo la morte. Se infatti la motivazione della sopravvivenza dell’anima è che sarebbe troppo comodo per i malvagi morire senza aver scontato la propria colpa, allora quanto più una persona fu malvagia, tanto più dovremmo aspettarci che la sua anima sopravviva.
Ma chi viene nullificato allora? La risposta è quella che sto ripetendo da diversi giorni: nessuno. I buoni infatti se ne vanno in questo luogo migliore, e i malvagi altrettanto, anzi si dice che la loro anima dopo la morte resta sensibile e viene punita. L’insistenza dunque sul fatto che l’anima è mortale va dunque compresa unicamente all’interno della polemica antiplatonica.


“ Quella condizione di sussistenza non è paragonabile all'immortalità dell'anima che si ottiene solo dopo il giudizio e la risurrezione ed è immortalità della nefeš e non di una parte dell'uomo, per Giustino "immortalità dell'anima" significa solo una casa: risurreizione, anima e corpo. “



La condizione di attendere la resurrezione in un luogo migliore se si sarà salvati ed in un luogo peggiore se si sarà dannati è invece esattamente quello che nella teologia cristiana attuale, non più in bega coi platonici, si intende con immortalità dell’anima, cioè la mera sopravvivenza dell’anima dopo la morte. Se per Giustino l’anima non è dicibile immortale perché questo termine nel suo linguaggio vuol dire “immortale per essenza”, tuttavia quell’anima è dicibile immortale nel linguaggio contemporaneo, dove immortale non designa l’immortalità platonica ma per l’appunto la mera idea che l’anima sopravviva alla morte del corpo, senza chiedersi se per grazia o per natura; e, se anche qualcuno se lo chiedesse, il magistero cattolico è per l’immortalità per grazia, giacché l’anima come tutto il cosmo esiste solo perché dio la tiene nell’essere. Si possono dunque riprendere le parole di Girgenti quando dice “l’anima non è naturalmente immortale, ma lo diviene per volontà divina, gratuitamente” (p. 127)
Non lo è per sé, ma lo diviene, ergo, alla fine, è comunque dicibile immortale col lessico moderno, a prescindere da come sia arrivata a questa conclusione. Quella lettrice del Daily telegraph voleva semplicemente sapere se la sua anima sarebbe sopravvissuta alla morte del corpo, non c’è alcuna traccia di un dibattito tra immortalità naturale o immortalità per grazia, l’articolo risponde invece seccamente che per Giustino e per i primi Padri l’anima non sopravvive alla morte del corpo sprofondando nel nulla dell’incoscienza. E la WTS, che ha capito l’articolo esattamente come lo capirebbe chiunque e cose io stesso lo capisco, chiosa dicendo che dunque tutti i cristiani di oggi sono eretici, in quanto si illudeva che Giustino rispecchiasse le sue posizioni.
E’ del tutto futile poi ribadire che l’immortalità dell’anima in attesa del giudizio non è paragonabile alla beatitudine della resurrezione: anche qui non si vede cosa ci sia di eterodosso o di poco cattolico in questa affermazione, visto che è esattamente quello che la dottrina cattolica afferma, sostenendo che l’anima senza il corpo è come un braccio senza il resto dell’organismo, e che si trova in uno stato di deficit e carenza ontologica fino alla resurrezione, proprio perché, come Giustino sottolinea, la salvezza integrale è quella dell’uomo tutto e non della sua sola anima. Giustino, ancora una volta, non dice nulla di eretico in materia di anima.


“Infatti non credeva ll’immortalità dell’anima nei termini in cui vi credettero molti cristiani dopo di lui. Per lui l'immortalità dell'anima era l'immortalità della nefeš, si realizzava nella risurrezione del corpo. “



Tutti giochetti semantici che abbiamo già sciolto. I tuoi confratelli non hanno capito che “non credeva all’immortalità dell’anima platonica”, perché non sanno neppure cosa significhi “immortalità dell’anima platonica”, hanno invece capito che non credeva all’immortalità dell’anima tout court, infatti quell’articolo non fa nessun tipo di distinguo nel suo allucinante e disinformato pressapochismo.
Quindi è del tutto corretto quello che dici, cioè che “non credeva all’immortalità dell’anima nei termini in cui vi credettero molti cristiani dopo di lui”, ma resta il fatto che vi credeva nel senso moderno del termine, cioè la sopravvivenza dell’anima dopo la morte. Né ci interessa che non vi credesse nei “termini in cui molti successivamente vi credettero”, se con questi “termini” successivi si intende l’immortalità platonica. Infatti questa variante non è la linea principale in casa cattolica, né è quella del magistero attuale, dunque che Giustino non credesse all’immortalità dell’anima in senso platonico ci è del tutto irrilevante perché neppure noi vi crediamo. L’immortalità naturale dell’anima è una corrente teologica veneranda, di ascendenza agostiniana, ma non è né la mia corrente, né l’unica, né soprattutto quella che si troverà nel magistero.


“Per lui l'immortalità dell'anima era l'immortalità della nefeš, si realizzava nella risurrezione del corpo.”



Giustino non parla di immortalità dell’anima disincarnata perché per lui “immortalità” vuol dire “eternità”, e dunque dire l’anima immortale coincide, nel paradigma platonico, a dirla “dio”. Ma se l’anima per Giustino non è immortale nel senso platonico del termine, tuttavia lo è nel senso attuale del termine.


“ Tu ti fai delle PARANOIE e poi accusi gli altri di delle tue paranoie! L'articolo non dice DA NESSUNA PARTE CHE GIUSTINO LA PENSASSE IN MODO IDENTICO AI TESTIMONI DI GEOVA SU QUEST'ARGOMENTO questa è una tua invezione. Non attribure agli altri quello che non dicono.”



Allora devi spiegarmi perché la WTS pubblicherebbe nella sua rivista un articolo, da cui non prende alcuna distanze ma anzi lo usa come premessa di una deduzione, se non fosse perché concorda col suo contenuto. L’articolo dà chiaramente a bere che quelli che credono che l’anima va in cielo (i.e. tutti la cristianità) non sarebbero per Giustino definibili cristiani (e qui la WTS gongola perché essa afferma la stessa cosa, cioè che sia una dottrina estranea al cristianesimo la sopravvivenza dell’anima dopo la morte).


“Infatti molti cristiani non vi credevano e Giustino non credeva che l'anima venisse assunta in cielo subito dopo la morte coerentemente con il concetto di "anima" nel NT”



Ma molti chi entro il periodo indicato? E soprattutto cosa c’entra? Qui si parla di Giustino che è citato all’interno di quel gruppo di “primi cristiani”. Giustino non ha evidentemente il concetto di “anima” che i TdG credono di rintracciare nel NT, cioè anima come il tutto unitario della persona. Inoltre non confondiamo i termine, se anche tu avessi ragione nel dire che per Giustino l’anima non va in cielo dopo la morte (ma hai torto!), questo non toglie che Giustino avrebbe comunque un concetto di anima diverso da quello che i TdG dicono sia il concetto di anima nel NT. Giustino dice infatti che le anime disincarnate non muoiono [Dial 5,3] (e dunque non può trattarsi nella nefeš, che muore, cfr. Ez 18, 4), ma che al contrario attendono provviste di sensibilità il giudizio universale le une in un luogo migliore, le altre in uno peggiore.
E’ forse questo che i TdG credono di trovare nel Nuovo Testamento? No. Ergo, anche ammettendo pure per mera ipotesi di lavoro che i TdG abbiano ragione nel leggere il NT, resterebbe il fatto che Giustino non sarebbe coerente con questa escatologia ex hypothesi neotestamentaria, infatti per lui una parte disincarnata e spirituale sopravvive alla morte, e che vada in cielo o no non c’entra nulla. La tua frase “Giustino non credeva che l'anima venisse assunta in cielo subito dopo la morte coerentemente con il concetto di "anima" nel NT”, non vuol dunque dire assolutamente nulla, perché se anche per ipotesi non andasse in cielo, andrebbe comunque in quello che lui chiama “un posto migliore” o “un posto peggiore” e che mantiene sensibilità post-mortem, e questo non è per nulla coerente col modo in cui i TdG interpretano l’escatologia del Nuovo Testamento. Quindi, da capo, quell’articolo è ingannevole, perché da a bere che Giustino non creda alla sopravvivenza dell’anima, la quale finirebbe nel nulla dell’incoscienza, e per di più si glossa da parte dell’asino anglicano che questa sarebbe la generale credenza dei Primi padri in conformità al NT… Un’affermazione che potesse fare più felice la WTS difficilmente si potrebbe immaginare….



“E allora? L'articolo correttamente diceva che non erano assunte in cielo e Giustino non dice il contrario delle anime disincarnate... dove sarebbe il problema?”


Non si limita a dire che le anime non vanno in cielo, ma dice che non vanno in cielo perché cadono nel nulla dell’incoscienza, uno “stato inconscio”. Inoltre, se anche non avesse fatto questa specificazione, “non andare in cielo” era inteso dal teologo anglicano e dai lettori stessi come l’affermazione che le anime non sopravvivono. Non si dice infatti che, sebbene non vadano in cielo, tuttavia sopravvivono per grazia e vanno in due luoghi distinti a seconda della condotta, bensì l’affermazione che non vadano in cielo è funzionale a sostenere che i primi cristiani non sostenessero alcun tipo di sopravvivenza dell’anima. Se l’interpretazione lì articolo non fosse questa, la WTS non l’avrebbe neppure pubblicato. L’articolo invece dice esattamente quello che la WTS vuole sentirsi dire, cioè che l’anima non sopravvive alla morte del corpo e che chi creda a cose del genere sarebbe eretico.


“L'articolo non vuole dare nessuna idea... sei tu che sei paranoico! L'autore si limita a dire che:
1. Per Giustino le anime non vengono assunte in cielo dopo la morte, ed è corretto “



Come s’è visto, è del tutto canato. Sia perché, e sarebbe già sufficiente, dice che vanno per l’appunto in un luogo migliore, che è quello che la teologia e la povera lettrice chiamano “cielo”, sia perché Giustino stesso davanti al giudice disse che chiamava questo posto il cielo.


“2. In generale i cristiani non credevano all'immortalità platonica dell'anima perché l'anima era considerata un'unità psicofisica, ed è corretto “



Da nessuna parte nell’articolo si legge che i cristiani non credevano “all’immortalità platonica dell’anima”, l’articolo non fa nessun distinguo. Assimila anzi l’immortalismo al platonismo, e fa credere che le anime finiscano nel nulla alla morte del corpo, e che gli sviluppi successivi, cioè la credenza che l’anima sopravviva, sia da imputare ad un qualche influsso platonico. Il povero teologo in questione è una vittima di O. Cullmann, e si vede chiaramente che sta ripetendo a memoria una lezione di teologia che si illude sia aggiornata e all’ultimo grido, cioè l’idea che il primo cristianesimo contemplasse solo la resurrezione e che anzi questa prospettiva sia incompatibile con l’immortalità dell’anima. Hegel aveva previsto tutto… la storia dello Spirito del mondo nel suo farsi è una dialettica di tesi ed antitesi fino alla sintesi che supera entrambi i momenti precedenti prendendo il meglio da ciascuno. Il teologo in questione, esattamente come Cullmann, è figlio del periodo dell’antitesi. Vale a dire che il mondo aveva cominciato a dimenticarsi che il Nuovo Testamento non promette come Platone la salvezza dell’anima, ma dell’uomo tutto, e dunque giustamente per difendere questa verità alcuni teologi hanno alzato la voce. Ma come ogni contrapposizione, nel suo primo momento s’è rivelata troppo estrema, sicché questi teologi (Cullmann in primis) hanno sostenuto che non solo il NT promette la salvezza dell’uomo tutto e non dell’anima, ma che per di più, ed ecco l’eccesso, l’anima non esiste affatto (con anima ovviamente nel senso cattolico del termine), né esiste uno stato intermedio prima della resurrezione. Il teologo anglicano in questione ripete palesemente a pappagallo i frutti di questa temperie culturale, da cullmanniano perfettamente ortodosso, convinto di essere aggiornato e nel giusto quando afferma che i primi cristiani all’anima disincarnata e al paradiso (nel senso cattolico del termine) non credevano affatto.
Ma, come Hegel insegna, dopo l’antitesi c’è la sintesi. Oggi le giuste istanze di quel dibattito sono state recuperate all’interno di un quadro ortodosso e gli estremi sono stati temperati, anche grazie agli studi sul giudaismo medio che hanno mostrato come l’immortalità dell’anima non fosse estranea all’humus giudaico e dunque non c’era affatto bisogno di leggere tutti i passi del NT che parlano di anima in senso riduzionistico, nella pia illusione di riportarli ad un significato più “giudaico”. Giacché si scoprì che il giudaismo all’immortalità dell’anima ci credeva da almeno due secoli, e che queste letture riduzionistiche del NT al massimo riportavano il NT all’AT, ma non certo al giudaismo. Dopo la fase Cullmann dunque, di cui abbiamo in italiana epigoni instancabili come mons. Ravasi, oggi la lancetta del dibattito accademico ha compiuto un altro giro e il consenso intorno all’immortalità dell’anima si è rifatto ampio, sicché possiamo dire con James Barr, passato alla storia come il demolitore dell’autorevolezza del GLNT, che “E’ ovvio che la risurrezione è assolutamente centrale nel nuovo testamento. Ma questo in sé non significa che l'immortalità come tale, o quella dell'anima, sia perciò negata o resa marginale.” (J. Barr, il giardino dell'eden e la speranza dell'immortalità, Brescia, 2008, Morcelliana, p. 140).


“Non capisco dove il teologo dica che L'anima non sopravvive, quel commento è più in generale e non specificamente diretto a Giustino. “



Il testo del teologo dice: “I primi Padri della Chiesa, basando le loro credenze e i loro insegnamenti sulla Sacra Scrittura . . . non si illudevano su ciò che accade agli uomini, cristiani compresi, una volta morti. Consideravano la morte uno stato inconscio, un ‘sonno’ dal quale infine ci sarebbe stata una risurrezione. Riguardo ai re dell’Antico Testamento era stato più volte detto che dormivano con i loro padri. Il salmista descrisse così la morte: ‘Egli esala l’ultimo respiro, e torna alla polvere; e in quella stessa ora finiscono tutti i suoi pensieri’. — Salmo 146:4.
Perciò non solo Giustino Martire e Ireneo, ma anche Ignazio, Policarpo, Lattanzio e altri primi Padri non potevano sostenere che l’anima dei cristiani andasse in cielo dopo la morte”.
Come si vede il teologo vuol dare ad intendere che i primi Padri della Chiesa, e Giustino è incluso perché nominato, credessero che l’anima finisse nel nulla. Come si vede quel “non potevano sostenere che l’anima dei cristiani andasse in cielo dopo la morte” nelle parole del teologo vuole semplicemente escludere la sopravvivenza delle anime, che sarebbero in uno stato inconscio fino alla resurrezione. Non sta affatto discutendo tra i due tipi di immortalità (quello platonico e quello per grazia), né pare sapere che per Giustino l’anima sopravvive al corpo mantenendo la sua sensibilità e vada in un luogo diverso, migliore o peggiore, a seconda di quella che fu la sua condotta.
E’ così chiaro qual è l’intento dell’articolo che viene da chiedersi con che faccia tosta si possa fare il sofista sostenendo il contrario. Inoltre non dimentichiamoci che tutto l’articolo parte da una citazione di Giustino taroccata e decurtata che così suonava: “Se vi siete imbattuti in alcuni che si definiscono cristiani . . . che dicono che, una volta morti, la loro anima va in cielo, NON CREDETE CHE SIANO CRISTIANI”.
Ma con che coraggio si può sostenere che la WTS non la citi affinché i suoi lettori vedano riflessi in questa definizione di Giustino i cattolici ed i protestanti, cioè quelli che credono che l’anima sopravviva alla morte del corpo? L’affermazione di Giustino, ovviamente nella sua forma taroccata, è di una chiarezza cristallina, così come lo è il commento del teologo. Giustino sarebbe un monista, e siccome anche la WTS lo è, viene citato. Mi è stato segnalato che proprio di recente un tuo confratello, nella discussione “concetto greco di anima immortale” alle coordinate temporali 05/07/2010 h 16.30 abbia citato quest’articolo della Torre di Guardia, ovviamente il poverino si illudeva di trovarvi la prova che Giustino la pensasse come i TdG. Questa è solo una delle tante prove di come i TdG leggono quell’articolo, cioè come la schietta esposizione del fatto che i primi cristiani, e Giustino tra questi, la pensassero come loro sulla morte e l’escatologia. Il messaggio in questione è stato inserito dall’utente non registrato “L’apostolo”. A proposito di “L’apostolo”, quale dei moderatori dello staff di questo forum cela tale nick? A differenza degli altri utenti non iscritti che devono aspettare ore perché i loro messaggi vengano autenticati, quelli di “L’apostolo” vengono sempre convalidati appena vengono scritti senza attendere, mostrando così che sono opera di un moderatore che si diverte a scrivere nell’anonimato per dare l’illusione che la vostra compagine sia più ampia, e poi si auto convalida da solo i messaggi.


“Ma tu sei folle, Giustino credeva all'anima in senso Aristotelico? L'Aquinate era millennarista, credeva alla risurreizione sulla terra? Boh... secondo me ti sei fuori di testa! “



No, non ho detto che Giustino ha dell’anima è interpretato in senso aristotelico, ho detto che è lo stesso della teologia cattolica attuale. La mia citazione di Tommaso d’Aquino non era per dire che Giustino fosse arrivato alle stesse conclusioni circa l’anima di Tommaso usando gli stessi metodi, ma solo per dire che le conclusioni erano le stesse. Entrambi dicono che l’uomo non è l’anima, bensì l’uomo è un composto di anima e di corpo, e che l’anima non sopravviva alla morte del corpo per sua natura ma perché Dio la rende sussistente per grazia, ed entrambi sostengono che fino alla resurrezione l’anima sia in uno stato di carenza ontologica. Non ho inteso dire che Giustino sia arrivato alle stesse conclusioni di Tommaso seguendo la stessa via di Tommaso, giacché come tu stesso hai ricordato Tommaso arriva a queste conclusioni meditando su Aristotele. Ho solo inteso dire, a prescindere dalle strade percorse per arrivare al medesimo traguardo, la concezione dei due, e dunque anche quella di Giustino e del magistero attuale è sostanzialmente identica. Da ultimo non ho detto che Tommaso fosse millenarista, ho detto che la concezione dell’anima della Chiesa e di Giustino sono sostanzialmente identiche, ma siccome per me anima è la parte disincarnata dell’uomo che sopravvive alla morte, allora è evidente che un dissidio su dove avverrà la resurrezione non può intaccare la correttezza della mia affermazione sulla similarità tra la dottrina di Giustino e della Chiesa sull’anima: quello su cui discutiamo infatti è se esista o no uno stato intermedio, e che cosa comporti questo stato.


“Infatti Giustino non dice che vanno in cielo, sei tu che lo sostienei, parla solo di uno stato intermedio per alcune anime. “



Ma siccome è esattamente questo che la teologia intende per “cielo”, e non certo quale luogo della troposfera, allora Giustino dice che le anime vanno in cielo, intendendo ovviamente “cielo” come ho testé detto. Questo è esattamente quello che la lettrice avrebbe voluto sentirti dire, cioè che esiste uno stato intermedio, ed è invece quello che il teologo ignorante ha negato.


“Non parla neppure di "sorte" ma di un "luogo" in attesa del giudizio e dell'immortalità sulla terra, per gli uni benedizioni eterne e per gli altri puniizioni corporali. “



Non capisco dove stia il problema. Se sono in luoghi diversi è ovvio che hanno avuto una sorte diversa.


“Il teologo da nessuna parte attribuisce questo pensiero a Giustino, ma più in generale ai primi padri in base al significato del concetto di anima. “



Lo attribuisce ai Padri Padri della Chiesa, citando Giustino tra di loro, è evidente dunque che è messo nell’insieme. Inoltre si rammenti che il teologo stava commentato una citazione ingannevole perché decurtata dove sembrava per l’appunto che non si fosse alcuno stato intermedio per l’anima, ed è commentando questa citazione che il teologo fa questo discorsetto.


“Il fatto è che Giustino non lo dice in nessun posto, non parla di alcun trasferimento dell'anima da un "luogo" non meglio precisato al corpo. Eppure Giustino descrive la risurrezione. “



E chi se ne frega… Prima ci sono le anime da sole (Dial 5,3) che “attendono” la resurrezione, poi c’è la resurrezione. Se dice che le anime “attendono”(ἐκδεχομένας) la resurrezione, allora significa che sono quelle stesse anime che prima erano senza corpo che poi ce l’avranno, nella resurrezione appunto. Ma non sapete fare due+due? Avete bisogno che vi si scriva tutto? Mi spieghi com’è possibile che prima ci siano le anime da sole, e poi ci sono i risorti, senza passare per un passaggio intermedio in cui se prima c’è solo “A”(anima) e poi cioè “A+B” (anima più corpo) allora evidentemente A s’è ricongiunto a B?

Finis partis primae
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
29/07/2010 23:43
 
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Pars Secunda


“Vedi, non è un caso che degli autori parlano dell'annientamnente delle anime”



Gli autori sarebbero solo uno finora, tale M. O Young, di cui tu nulla sai dire, né sai quali siano le sue argomentazioni, perché non hai letto il suo articolo. Ma invece di accusare me di non averlo letto, visto che sei tu a sostenere la sua opinione dovresti essere tu a reperirlo se tanto ci tieni e a dirci quali sono le argomentazioni di costui, fino ad allora ci limiteremo ai testi, che parlano di una sopravvivenza dell’anima dopo la morte, e al parere di chi quell’articolo di Young l’ha letto e liquidato, cioè Girgenti. Se credi che le argomentazioni di questo Young siano buone, abbi la decenza di farci sapere quali sono, perché fino al allora sarà solo un vacuum nomen


“Chi ti dice che non sia giudicate, annientate e poi risorte come nefeš? Da nessuna parte Giustino parla di "ricongiungimento" oppure dimmi dove, non basta dedurlo... “



Non sono sicuro di aver capito bene. Stai sostenendo che Dio giudichi le anime dei defunti, poi le tenga in un luogo migliore o peggiore in attesa del giorno del giudizio (e dunque c’è uno stato intermedio), ma poi, poco prima della resurrezione, le annienti, e infine ricrei l’uomo tutto intero da zero per la resurrezione? A questo proposito si possono dare le seguenti obiezioni:
1)Sarebbe del tutto inutile tenere in vita le anime prima del giudizio universale, per poi annientarle e ricreare l’uomo da zero. E’ un passaggio inutile questo annientamento prima della risurrezione e conseguente ricreazione. Perché dovrebbe disturbarsi ad annientare queste anime un minuti prima di far risorgere l’uomo intero?
2)Non soddisfa i passi di Giustino. Anche se leggessimo il passo di Giustino in Dial 5,3 nella maniera da te suggerita, cioè senza i chiarimenti grammaticali di W. Trepolle, se ne evincerebbe comunque che “non tutte le anime muoiono”. Ergo affermare che Dio annienti le anime che aveva conservato in vita appena prima della resurrezione, farebbe sì che l’affermazione “non tutte le anime muoiono” sarebbe falsa. Andrebbe anzi trasformata in “tutte le anime muoiono”, poi Dio resuscita gli uomini. Se Giustino dice che alcune anime non muoiono, non si può dire che saranno annientate. Poi, come se visto, quel “οὐδὲ πασάς” è lo stesso che “μηδεὶς”, e dunque Giustino sta dicendo che nessuna anima in realtà morirà.
3)Si dovrebbe rispondere, ad personam, che siccome tu rifiuti la mia idea del ricongiungimento delle anima perché non la leggi da nessuna parte, allo stesso modo io rifiuto la tua teoria di un annientamento appena prima della resurrezione, e con le stesse ragioni che tu hai usato contro di me, cioè che non si legge da nessuna parte.
Tuttavia la mia tesi, seppure non esplicitamente affermata, vale a dire che manca il verbo “ricongiungere”, è tuttavia deducibile dal fatto che ad un momento A (solo anima) segua un momento A+B (anima + corpo), che dunque implica un ricongiungimento dei due. Si noti poi che Giustino maniere la distinzione “corpo”\”anima” anche dopo la resurrezione. Quando tu dici “risorge come nefeš”, dai l’impressione che per Giustino l’anima risorta sia l’indivuo integrale, perché “anima” sarebbe la persona intera. Ma non è così. Anche nella resurrezione Giustino distingue le due componenti dell’uomo. Si legga questo straordinario passo della I Apologia, dove Giustino istituisce un parallelo tra l’escatologia platonica e quella cristiana, a proposito del giudizio finale (ergo post-resurrezione):
“Platone, analogamente, sosteneva che Radamante e Minosse condanneranno gli ingiusti giunti dinnanzi a loro; noi diciamo che questo giudizio ci sarà, ma che verrà dato da Cristo, e che essi, con le anime unite ai corpi [σώμασι μετὰ τῶν ψυχὼν], saranno condannati alla dannazione eterna (αἰωνίαν κόλασιν), e non solo per un periodo di mille anni, come invece lui diceva”. (I Apol VIII, 4, tr. Girgenti)

Da questo meraviglioso passo traiamo due conseguenze. La psyche di Giustino non è riconducibile, neppure dopo la resurrezione, alla nefeš vetero-testamentaria, cioè all’uomo tutto, in quanto in questo paradigma duale è distinta dal corpo, e continua ad esistere anche durante il Giudizio Universale nel corpo risorto. Apprendiamo inoltre cosa voglia dire αἰωνίαν κόλασιν (punizione eterna), e cioè una durata di tempo infinita della pena, infatti viene contrapposta al “non solo mille anni” di Platone (cfr. Platone, Gorgia, 523e- 524a)
Questo illumina e concorda con l’altro passo già più volte citato in cui si dice che: “Ma poiché a tutti coloro che sono vissuti rimane la sensibilità ed è apprestata una punizione eterna, non trascurate di persuadervi e di credere che queste sono cose vere. La negromanzia, infatti, e le osservazioni di fanciulli incontaminati e le evocazioni di anime umane e gli spiriti che, presso i maghi, sono detti evocatori di sogni e loro assistenti e tutti i fenomeni che avvengono per opera dei conoscitori di scienze occulte, vi persuadano che anche dopo la morte le anime mantengono le facoltà sensitive. (Giustino, I Apologia, 18,2-3)
A questo mi sia lecito aggiungere altre prove lessicali indiziarie. In un passo dove si parla di resurrezione, Giustino dice che i morti “si riprenderanno i loro corpi”. Ora questa espressione dà ad intendere che da una parte ci sia qualcosa che prende, e dall’altra qualcosa che è preso. Ma chi è che si riprende il corpo? Il fatto che usi un verbo siffatto, pur far pensare che pensi ad un ricongiungimento, infatti “riprendersi qualcosa” è in fondo un sinonimo… Ecco il brano: “Aspettiamo che i morti e sepolti sotto terra riprendano i loro corpi (πάλιν ἀπολήψεσθαι ἑαυτῶν σώματα), sostenendo che nulla è impossibile a Dio.”(I Apol XVIII, 6)
Ci sono poi un paio di frammenti dal De Resurrectione che depongono a favore di una concezione duale (ma non dualistica!) dell’uomo, qui mi interessa soprattutto il commento che ne dà Girgenti:



(pp. 134-135)

Questi frammenti, se anche se ne rigettasse l’autenticità, non fanno che inscriversi in un quadro già ampiamente noto, che si limiterebbero a ribadire come corollari. P. Prigent, in Justin et l’Ancien Testament, Parigi 1964, pp. 36-68 ha “dimostrato” l’autenticità di questi frammenti (o almeno questo è il parere di Girgenti, op. cit. p. 134 n. 24)
Essi infatti sono compatibili con quanto si apprende altrove nel loro ribadire che l’uomo è composto, e che non è solo corpo, e neppure solo l’anima. Giustino in un’importante passo afferma che quando muore una persona l’anima non muore, bensì cessa di esistere l’uomo, e che l’anima morirebbe solo qualora Dio ritirasse da lei lo spirito vitale che la anima. Come si può leggere da questo brano l’anima e il corpo sono ben distinti (e dunque psyche non è leggibile come la nefeš vetero-testamentaria):

“Tutto ciò che esiste o esisterà mai, oltre a Dio, ha una natura corruttibile, e può scomparire e non esistere più: solo Dio, infatti, è ingenerato e incorruttibile, e proprio per questo è Dio, mentre tutto il resto, che viene dopo di lui, è generato e corruttibile. [...] La verità è questa: puoi impararla da quello che segue. L'anima, dunque, o è vita oppure ha la vita. Se è vita farà vivere qualcos'altro, non se stessa, come il movimento farà muovere qualcos'altro, piuttosto che se stesso. Che l'anima vive, nessuno lo nega. Se dunque vive, vive senza essere essa stessa la vita, bensì partecipando della vita. Ora, ciò che partecipa di qualche cosa è diverso da ciò di cui partecipa. L'anima partecipa della vita perché Dio vuole che abbia la vita. Così non ne parteciperà più nel caso che Lui non volesse più che viva. Il vivere infatti non le è proprio, cosi come invece lo è di Dio. Ma come non
è proprio dell'uomo vivere per sempre, e come il corpo non rimane sempre unito all'anima ma, quando viene il momento di sciogliere questa armonia, l'anima lascia il corpo, e non c'è più l'uomo, allo stesso modo, quando l'anima non deve più esistere, si separa da lei lo spirito vivificante e non c'è più l'anima, che invero ritorna dove era stata tratta." (Dial V,4-VI, 1-2)

Come vede nel quadro ipotetico descritto da Giustino apprendiamo che l’anima lascia il corpo e quello che viene a non esistere più non è l’anima ma l’uomo (che infatti è il nome del composto), ma non per questo l’anima muore con l’uomo, infatti si dice che essa morirebbe solo qualora Dio le togliesse lo spirito vivificante.
Giustino qui è di un’ortodossia cattolica completa. Platone diceva che l’uomo è un’anima che si serve di un corpo, Giustino invece da buon cattolico dice che l’uomo non è l’anima ma il composto di corpo ed anima, dunque al morire del corpo non c’è più l’uomo. E non solo trova Tommaso d’Aquino concorde, ma persino Agostino.
Su Tommaso, sommo dottore della Chiesa, si legga questo passo dove l’anima priva del corpo è paragonata ad una mano mozzata dal suo organismo:
L’anima è soltanto una parte dell’uomo: e come tale, anche separata, dal momento che ritiene la capacità di riunirsi al corpo non può essere detta sostanza individuale come l’ipostasi o la sostanza prima; e così è della mano e di qualsiasi altra parte dell’uomo. Quindi non le conviene né la definizione né il nome di persona. “ (Iª q. 29 a. 1 ad 5 )
Quanto a Sant’Agostino, lodò Varrone il quale pensava che “l’uomo non è né l’anima sola, né il corpo solo, ma l’insieme dell’anima e del corpo” (De civitate Dei XIX, 3)

I due sommi dottori del cattolicesimo sono dunque concordi su questo, l’affermazione di Giustino si iscrive in un quadro del tutto ortodosso. Un TdG non avvezzo alla filosofia sarebbe invece tentato di dire che se “muore l’uomo” allora muore anche l’anima, ma non è così: muore l’uomo in quanto composto, non la sua parte spirituale.



“Sarebbe da capire cosa intende Giustino e non tu. Egli non usa i termini "inferno" e "paradiso" e dunque non intendeva quello che quei termini potevano significare nel II secolo. Non usa neppure "cielo" ma usa "geenna" per i malvagi pensando ad una pena corporale non per l'anima ma per l'uomo risorto. “



Sono da capire entrambi temo, sia quello che intende Giustino, sia quello che intendo io. Perché se io con paradiso intendo per l’appunto che le anime se ne vadano in un luogo migliore in attesa del giudizio, allora Giustino, anche se non usasse questa parola, starebbe dicendo che le anime vanno in quello che io chiamo paradiso.
E non è vero che pensa ad una pena solo per l’uomo risorto, come s’è visto
1)Le anime disincarnate dei malvagi vanno in un luogo peggiore, ergo c’è una punizione che precede la resurrezione.
2) I Apologia, 18,2 parla di anime disincarnate che mantengono la loro sensibilità e sono punite.

Decisamente possiamo dire che, esattamente come nel cattolicesimo, l’esistenza centrale di un giudizio universale non esclude quella di un giudizio particolare previo.
Non vedo poi che rilevanza avrebbe indagare cosa per Giustino significassero i termini "inferno" e "paradiso", se anche avesse usato il II secolo per indicare la vita dopo la resurrezione, ciò non toglierebbe il fatto che crede anche all’esistenza di quello che noi moderni chiamiamo paradiso, cioè lo stato intermedio prima della risurrezione, anche se non lo chiama con questo nome. Che cosa ci importa se non lo chiama con lo stesso nome dei cattolici di oggi bensì “un luogo migliore” se abbiamo appurato che, mutato il nome, il concetto è il medesimo?
O non è lo stesso? In che cosa dunque tu sostieni che il paradiso cattolico differisca da quello che Giustino chiama “un luogo migliore in cui le anime soggiornano in attesa del Giudizio”?



“Io ho parlato di molti cristiani ortodossi fino al V secolo e oltre. Non ho parlato di "primi cristiani". “


Sì ma vedi, tu hai preteso di dire che un’affermazione del teologo anglicano, la quale parlava di “primi cristiani”, era corretta in quanto entro i primi V secoli questi tnetopsichisti (cioè assertori dell’annichilimento totale dell’uomo) esistevano. Vale a dire che per giustificare questo teologo hai implicitamente identificato i primi cristiani coi cristiani dei primi V secoli, in caso contrario la tua non sarebbe stata una difesa. La cosa divertente è che nessuno degli autori che cita è un sostenitore dello tnetopsichismo in quanto o non si occupano minimamente del problema (e dunque non sappiamo cosa pensassero dei destini dell’anima), o, se si pronunciano, sono immortalisti (nel senso di una sopravvivenza dell’anima alla morte).
Quest’asino di teologo è chiaramente convinto che i primi padri della Chiesa fossero tutti monisti in stile WTS, tant’è che commenta: “Fu sotto l’influenza della filosofia platonica . . . che il concetto dell’immortalità dell’anima permeò gran parte della chiesa cristiana e fece accettare l’idea che alla morte le anime andassero in cielo”. Si noti che mette in relazione l’andare in cielo col platonismo, perché per l’appunto non si rende conto che si può dire l’anima immortale, e dunque destinata al cielo (paradiso) anche senza intenderla immortale in senso platonico! Questo articolo disastroso fa collassare in un unico contenitore immortalismo e platonismo, e dunque attribuisce a Giustino e a tutti i primi cristiani l’idea che l’anima non sopravviva alla morte del corpo.


“Giochetti? Boh... “



Sì, sono giochetti. Se ogni volta che dico “credo che l’anima sopravviva” tu glossi con un “ma ci credo anch’io!” cos’altro è se non un giochetto!? Come se tu non sapessi che quando dico “l’anima sopravviva” non intendo affatto quello che i TdG intendono con anima e che chiamano “la nefeš biblica”. E dunque, per carità divina, la prossima volta che ti scrivo che per Giustino o per me l’anima sopravvive, abbia la decenza di non scrivere sotto “ma ci credo anch’io”, visto che è chiaro in che senso sto usando il termine.


“Il teologo si limita ad evidenziare la posizioni di Giustino ed altri padri alla luce del senso di "anima" come unità psicofisica.”



Il povero teologo non arriva a tanto, e se ci avesse provato quello che scrive è errato. Non solo Giustino non intende affatto l’anima solo nel senso di nefeš (sebbene anche questo senso ci sia), ma per di più il teologo è chiaramente convinto che per Giustino non sopravviva una parte spirituale dell’uomo, in quanto l’insegnamento biblico sarebbe che esiste solo la resurrezione e che l’idea di un’anima disincarnata che sopravvive è un tardo apporto del platonismo. Questo è quello che tutti, dal primo all’ultimo del lettori, hanno capito.


“Giustino in parte mantiene questa visione, questo lo fa notare anche il Vaccaro. Anche lui un asino?”



Che Giustino abbia anche la visione della salvezza dell’uomo tutto, e anzi sia la visione preponderante, come nel cattolicesimo nel resto, non toglie che esista anche accanto a questa una sopravvivenza dell’anima disincarnata dal corpo, che non è escluda dalla resurrezione.
Ho tutta la simpatia del mondo per questo libro, perché ha ricordato ad alcuni zelanti cullmanniani che si aggirano nelle gerarchie ecclesiastiche che è contro la tradizione rinunciare all’anima, e per giunta non è neppure filosoficamente necessario. Tuttavia questo libro, che brilla teoreticamente nella sua parte filosofica, è mediocre nella sua parte di ricostruzione storica. Il capitoletto da pagina 78 a p. 96 è un vero disastro, pieno di equivoci, e per giunta sembra che questo filosofo abbia studiato Giustino sulla Torre di Guardia, pretendo le citazioni da un qualche repertorio, visto che pure lui presenta la frase contraffatta nella medesima maniera in cui si presenta nella WT (dunque è un falso che ha circolazione), e ne trae delle dubbie conclusioni. L’autore ha ben poco chiari i Padri della Chiesa, ma lo perdoniamo senz’altro, perché la tesi del libro è salvaguardare l’anima, non annullarla, dunque non si può presumere che agisca in malafede (andrebbe contro i suoi interessi). Purtroppo, com’è noto, i filosofi si dividono in due categorie, da una parte ci sono gli storici del pensiero, dall’altra i teoreti. Io appartengo alla prima categoria, Vaccaro alla seconda. Il suo libro nasce perché è uno studioso di filosofia della mente e del linguaggio, e da filosofo teoreta volle dire il suo parere sull’impossibilità di rinunciare all’anima (contro il riduzionismo di matrice neurochimica).
E’ un libro teoretico, e come spesso accade in questi casi non brilla in fatto di storia. Se ad esempio volete farvi spiegare come funzionava la logica di Aristotele non andate a chiedere ad un filosofo professore di logica (il teoreta), bensì andate da filosofo professore di filosofia antica (lo storico).


“Il teologo non ha detto questo, ha detto che Giustino non credeva che le anime venissero assunte in cielo dopo la morte e poi ha aggiunto che molti padri della chiesa, in virtù del significato di "anima" nel NT, non potevano credere alla sopravvivenza dell'anima immortale dopo la morte”



Invece è tutto sbagliato, sia quello che il teologo dice, sia quello che tu fantasiosamente attribuisci al teologo. In primis è del tutto ovvio che, nella mente del teologo e dei lettori del giornale “non andare in cielo” vuole banalmente dire che l’anima non sopravvive alla morte del corpo e non esiste uno stato intermedio. Osi negarlo? Infatti dice che la concezione di questi Padri, tra cui cita Giustino, sarebbe che l’anima finisce nel nulla di uno stato incosciente. Ergo siamo certi che quando quel teologo dice che per Giustino l’anima non andrà in cielo intenda banalmente dire che secondo lui Giustino non crede alla sopravvivenza dell’anima dopo la morte.
Inoltre è falso che Giustino non creda di andare in cielo, giacché afferma che le anime dei buoni vadano in un luogo migliore, cioè quello che oggi noi chiamiamo paradiso e che il teologo anglicano chiama “cielo”. Giustino stesso poi, oltre a quanto si legge in Dial 5,3, afferma negli Atti nel suo martirio d’esser certo che, una volta morto, ascenderà al cielo. Ma questa citazione non sarebbe stata necessaria, è solo la ciliegina sulla torta.


“La lettrice ha citato parzialmente Giustino chiedendo del senso di avere l'anima assunta in cielo subito dopo la morte... non ha chiesto dello "stato intermedio". Ora, sei sicuro che per il "credente medio" andare in cielo rappresenti così chiaramente lo stato intermedio, l'aldilà a cui poi segui un aldilà dell'aldità?”



Naturalmente. L’andare in cielo per quella donna era quello che noi stiamo chiamando stato intermedio. Infatti si chiede “ma siamo tutti eretici?”, in riferimento al fatto che tutti i cristiani (cioè cattolici ed anglicani) affermano che l’anima sopravviva alla morte del corpo. Per lei evidentemente leggere che l’anima non va in cielo equivaleva a dire che l’anima non sopravvive al corpo. In realtà né Giustino dice che l’anima non vada in cielo né dice che l’anima non sopravviva.


“1. Non lo dice in quel contesto “



Ma che cosa c’entra? Se devi dire il parere di un autore non puoi leggere della parti senza le altre, tanto più che la citazione taroccata riportata dalla lettrice e l’affermazione che le anime pie vadano in un luogo migliore sono addirittura nella stessa opera, entrambe sono tratte dal Dialogo.



“2. Non tutte le anime vanno in un luogo migliore, alcune semplicemente nuoiuono “



E quali di grazia, visto che non muoiono le buone, né quelle cattive, visto che proprio in considerazione del fatto che non debbano farla franca si dice che sopravvivano?
Vedi sopra la mia lettura del passo a cui ti agganci.
E comunque, se anche ne morisse una parte (ma quale?), quella del teologo sarebbe comunque un’affermazione falsa perché egli non fa distinguo e attribuisce indistintamente lo tnetopsichismo a Giustino e ai primi Padri, dicendo per giunta che loro stessi non si illudevano circa la propria anima, e che la pensavano destinata all’ incoscienza. “I primi Padri della Chiesa, basando le loro credenze e i loro insegnamenti sulla Sacra Scrittura . . . non si illudevano su ciò che accade agli uomini, cristiani compresi, una volta morti.”
Giustino invece è chiaro nel dire che i pii attendono la fine in un luogo migliore…



“Le anime in quello stato non solo immortali, ma attendono il giudizio “



Altro giochetto semantico. Abbiamo già specificato che non sono immortali nel senso platonico del termine, ma lo sono nel senso contemporaneo del termine, perché con immortalità si intende semplicemente la sopravvivenza dell’anima alla morte del corpo, che sia per natura o per grazia poco importa al modus dicendi attuale.


“Giustino non dice che si "ricongiungono" al corpo né se non verranno annientate per poi essere risorte come nefeš



Questa ipotesi, oltre che essere superflua in sé è pure inutile ai tuoi fini, perché non riesce in alcun modo a salvare il teologo in questione dall’accusa di ignoranza. Se anche le anime venissero annichilite un secondo prima che l’uomo sia fatto risorgere (ma allora che senso ha avuto tenerle in vita sino ad allora?), ciò non toglierebbe che fino alla risurrezione sono state ad aspettare in quei due luoghi, quello peggio o quello migliore, ergo è falsa l’idea che Giustino non creda allo stato intermedio e alla sopravvivenza dell’anima. Sia che le annichilisca prima della resurrezione (ma non è affermato da nessuna parte), sia che non le annichilisca, l’anima è comunque sopravvissuta separata dal corpo, in cielo, cioè in uno stato migliore, mentre l’asino anglicano sosteneva che per Giustino l’anima fosse piombata in uno stato di incoscienza…


“A ricevere l'immortalità, che è un premio, non è l'anima separata dal corpo ma è l'uomo. Dunque non l'anima che è immortale ma la nefeš



Poiché l’anima era sopravvissuta alla morte del corpo, e continuerà a sopravvivere anche nel corpo risorto (come s’è visto sopra), anche se il giudizio definitivo è dato dopo la risurrezione si può giustamente dire l’anima immortale nell’accezione moderna del termine, in quanto non è mai morta nel frattempo. Immortalità dell’anima, a chiunque lo si chieda, vuol per l’appunto dire questo: il corpo muore, l’anima sopravvive. Questo si chiedeva la lettrice, e su questo è intervenuto, erroneamente, il teologo anglicano…


“Ci vorrei vedere il suo nome, perché un luogo migliore in attesa del giudizio non lo chiamo paradiso”



Riformulo la domanda: tu non lo chiami “paradiso”, perché con questo termine intendi il paradiso terrestre, ma il senso della mia interrogazione era un altro. Cioè: non è forse un “luogo migliore” in attesa del giudizio quello che i cattolici chiamano “paradiso”?
Se i cattolici chiamano paradiso quello stato intermedio in cui le anime attendono la resurrezione in uno stato benefico, allora Giustino crede a quello che i cattolici oggi chiamano paradiso, a prescindere dal fatto che egli lo chiamasse o meno così, e a prescindere dal fatto che riservasse il termine “paradiso” a questo o ad altri luoghi.


“anche perché Giustino associa la beatitudine eterna alla risurrezione della nefeš che è il vero "paradiso" e non al "luogo migliore" in attesa del giudizio. “



I cattolici ritengono parimenti che il paradiso completo, la beatitudine integrale, sia dell’uomo tutto risorto, ma non negano, né Giustino nega, che esista anche uno stato intermedio, dove comunque la sorte di giusti sia separata da quella degli empi: e questo giudizio particolare sarà ratificato in quello universale.


“Devo fare qualche precisazione, perché i tuoi post logorroici possono da addito a fraintendimenti: io non critico quello che tu dici nella sostanza, ma nella forma,”



In questo caso cade clamorosamente la tua pretesa di additarmi come un incompetente e un “piccolo apologeta” cattolico. Tutta la discussione è partita perché volevo mostrarti di non aver detto nulla di errato, e che il tutto era banalmente un tuo fraintendimento che, vedendomi difendere l’idea che Giustino fosse immortalista, hai erroneamente inteso che io volessi additare Giustino come un immortalista alla maniera platonica. Come volevasi dimostrare.


“con l'accusa rivolta alla WTS di "volerla darla a bere" a qualcuno o di fare "clamorosi falsi". “



E’ invece ovvio che quell’articolo veicoli l’impressione errata che Giustino e i primi padri fossero come i TdG dei tnetopsichisti, così come veicola il cliché che l’idea di un’anima che se ne va da sola in paradiso sia una tarda contaminazione platonica. Che il testo sia citato, non toglie il fatto che la WTS l’abbia utilizzato per i propri scopi propagandistici sposandone in pieno le tesi.



“Io dico che è sempicemente sciocco e scorretto accusare pubblicamente la WTS di "un clamoroso falso" quando, in una rassegna stampa, si limita a citare un articolo di un teologo anglicano, senza entrare nel merito della dottrina di Giustino o degli altri scrittori del II-III secolo. “



La WTS entra nel merito della dottrina di Giustino nella misura in cui dà per vere le affermazioni di quest’articolo, che vorrebbero commentare Giustino, e anzi, le usa per ribadire che “si può quindi dire che oggi la maggioranza dei cosiddetti cristiani siano eretici”, testuali parole! Ecco cosa scrive la WTS:


“Dopo aver citato altri esempi del “coerente insegnamento biblico” di una risurrezione successiva al sonno della morte, il teologo afferma: “Perciò non solo Giustino Martire e Ireneo, ma anche Ignazio, Policarpo, Lattanzio e altri primi Padri non potevano sostenere che l’anima dei cristiani andasse in cielo dopo la morte”.”



Si vuole passare l’idea che da una parte ci siano Giustino e la Bibbia, che affermerebbero che l’anima muore, mentre dall’altra i cristiani successivi influenzati dal platonismo, che, a differenza di Giustino crederebbero che l’anima vada in cielo in quanto imbevuti di filosofia greca… Uno spettacolo ed una deduzione pietosa…


“La WTS non ha mai fatto di Giustino un TdG ante-litteram, né ha mai affermato che le sue posizioni sul destino dell'uomo fossero simili a quelle dei TdG o coerenti con le scritture, ad esempio la W15/07/2002 dice chiaramente che Giustino (con Tertulliano, Cipriano e Clemente Alesandrino) credeva all'inferno di fuoco. La W15/04/2001 dice che "a cominciare da Giustino Martire (ca. 100-165 E.V.), che scrisse in greco, i sedicenti cristiani assimilarono in modo sempre più raffinato il patrimonio filosofico della cultura greca". Come già detto la WTS rispetto alla questione dell'anima nella w1970 dice chiaramente che non credeva all'idea platonica dell'immortalitànaturale dell'anima. “



Il tuo ragionamento è privo di senso, perché crede di poter dire che se la WTS ha dato altri pareri, a distanza di anni, su Giustino, allora in quest’articolo non stesse dando un parere. Ma il fatto che abbia cambiato dei pareri, non implica che in ciascuno di questi singoli momenti non stesse dando un parere. Esattamente come il fatto che fino al 1995 i TdG credettero che la generazione che vide il 1914 non sarebbe passata, ma poi si cambiò intendimento, e oggi non è più così, non implica che fino al 1995 non si fosse affermata chiaramente la prima dottrina.
In questo caso la WTS sposa la dottrina di questo teologo anglicano in quest’occasione perché le fa comodo. Essa usa qualunque cosa con sconvolgente disinvoltura, contraddicendosi ogni piè sospinto su una moltitudine di argomenti: ciò che conta è quello che fa comodo sostenere in un singolo momento, se poi, anni dopo, farà comodo sostenere il contrario per raggiungere altri obiettivi, si potrà pure dire il contrario di quanto si era affermato. In questo caso non ho il minimo dubbio che ciascuno degli articoli da te citati ignori l’esistenza degli altri. Alla WTS non importa alcunché di Giustino: nel 1982 gli faceva comodo farne un grand’uomo perché una citazione tarocca lo faceva sembrare allineato ai TdG sull’escatologia, se poi invece 20 anni dopo, all’interno di una cambia demonizzatrice contro l’idea dell’inferno di fuoco si troverà scritto su qualche enciclopedia consultata che Giustino credeva all’inferno di fuoco, allora gli ignoranti redattori della WTS, che Giustino non sanno neppure chi sia, scriveranno che era un pessimo cristiano e che credeva a quella babilonica dottrina che è l’inferno di fuoco. Il minimo comune denominatore di queste posizioni è unicamente la convenienza, è l’utilizzare in modo strumentare quello che si trova in biblioteca per sostenere la propria tesi. Gli autori della WTS sono simili a liceali che ignorano tutto della materia su cui devono scrivere, liceali a cui una maestra ha assegnato una ricerchina come compito a casa, e che dunque passano il pomeriggio a scartabellare dizionari in biblioteca tenendo solo quello che fa loro comodo e scartando il resto.


“La WTS non ha mai fatto di Giustino un TdG ante-litteram,”



Ne hanno fatto un TdG, quanto alla dottrina escatologica, nella WT del 1982. Non ho certo voluto asserire che l’abbiamo spacciato per TdG nell’insieme delle dottrine, semplicemente qui faceva comodo farlo figurare come tale per poter sfruttare l’articolo di questo teologo anglicano,



“ad esempio la W15/07/2002 dice chiaramente che Giustino (con Tertulliano, Cipriano e Clemente Alesandrino) credeva all'inferno di fuoco.”



Si vede che il redattore di questa WT, a differenza dell’autore della WT del 1982, ha fatto delle ricerche migliori, ma la truffa sul numero del 1982 resta. Né del resto è logicamente sensato citare riviste posteriori al 1982 per dire che “poi” la WT si sia spiegata, perché quello che percepirono i lettori e si deposito nel fondo della loro anima è quello che ci interessa. Del resto però, non ha neppure senso citare riviste troppo precedenti, come la WT del 1970 risalente a 12 anni prima, perché i TdG non potevano ricordarsela, come del resto non dev’essersene ricordato neppure l’autore della WT del 1982, e dunque la truffa fece tutto il suo effetto, dando a bere che Giustino, quanto all’escatologia, fosse allineato perfettamente coi TdG.
Tra l’altro, se questa rivista del 2002 dice che Giustino credeva all’inferno di fuoco, tu perché invece stai surrettiziamente cercando di sostenere che per Giustino l’anima non sopravviva alla morte del corpo? Anche la WTS ti dà torto (nel 2002!)…



“ La W15/04/2001 dice che "a cominciare da Giustino Martire (ca. 100-165 E.V.), che scrisse in greco, i sedicenti cristiani assimilarono in modo sempre più raffinato il patrimonio filosofico della cultura greca".”



Il che, si noti, è l’esatto contrario di quanto diceva l’altra rivista, che faceva di Giustino colui che rigettò la filosofia greca. Come ripeto: le affermazioni sulla WT diventano vere o false a seconda della posizione che si deve sostenere in quel momento.



“"Giustino stesso sapeva in certa misura che ci sarà una risurrezione dei morti durante il Millennio"

Il che significa che Giustino rispetto al destino dell'uomo aderiusce alle Scritture solo "in una certa misura" accettando anche altri concetti estranei ad essa. “



Veramente la frase dice solo che sapeva “in una certa misura” che gli uomini risorgono nel millennio. Il che, non si capisce proprio cosa significhi. Secondo la WTS credeva o no al millennio? E se la risposta è sì, come si fa a crederci solo “in una certa misura”? L’affermazione che ci credeva “in una certa misura” comunque riguarda solo il millennio, e non le altre credenze sull’anima, su cui questa rivista non dice niente.
Forse la WTS allude al fatto che Giustino, pur credendo al millennio, dice che è una dottrina inessenziale della fede cristiana e che è anche possibile non crederci.


“Qui Dunnett non fa altro che ripetere quello che in genere è il punto di vista corrente sul destino dell'uomo (non parla specificamente di "anime") nelle Scritture e ritiene si possa applicare ai "primi Padri della chiesa", ma non dice che l'idea della morte come "sonno" appartenga specificamente a Giustino. “



No? E allora perché lo dice commentando una frase di Giustino che, così com’è nella sua decurtatezza, sembra proprio collimare con questa esegesi che la illustra?
C’è una frase di Giustino dove si ricava l’impressione che l’anima muoia, e per spiegarla un tizio attacca dicendo “I primi Padri della Chiesa…” credevano che l’anima finisse nell’incoscienza, e tu osi dire che queste dichiarazioni non si riferiscono al padre della Chiesa tema della risposta dell’articolo?
Tu non credi a quello che scrivi, è più che palese, ti interessa solo dare l’illusione ai tuoi confratelli, che probabilmente non capisco nulla di quello che scrivo, che hai avuto l’ultima parola. In realtà sei disonesto con te stesso perché sai benissimo qual è la tesi di quell’articolo di giornale e che cosa ne hanno capito tutti i lettori, e un sondaggio mi darebbe ragione.


“Concordo con te che è impreciso in questo, visto che non tutti i padri della chiesa considerano la morte un "sonno", ma il fine di Dunnett qui è unicamente di correggere le idee altrettanto radicate che vedono il primato della condizione spirituale dell'anima rispetto a quello materiale della risurrezione. Voglio dire, sta radicalizzando i concetti. “



Non vedo che senso abbia “correggere” dando un concetto opposto e altrettanto sbagliato. Non è assolutamente vero che i primi cristiani considerino il post-mortem come un sonno incosciente, e soprattutto non è vero per Giustino, che è l’autore che era stato chiamato a commentare. Che senso avrebbe la tua interpretazione, che sostiene che questo teologo anziché rispondere alla lettrice su Giustino si sarebbe invece messo a fare un discorso sui “primi Padri” in generale, per giunta sbagliando anche nel discorso generale? E soprattutto, come si può ritenere che non parli di Giustino se poi viene a parlare di questi primi cristiani e Giustino è elencato?


“Ora, qui Dunnett si allarga parlando anche di Ireneo, Ignazio, Policarpo e Lattanzio. Lasciamo stare Ireneo per il momenti, ma qui non mi pare dica proprio delle sciocchezze, perché effettivamente Giustino dice che l'anima non viene assunta in cielo”



L’affermazione è chiaramente legata a quanto detto prima. Cioè questi Padri non potevano illudersi che la loro anima andasse in cielo in quanto, come aveva spiegato sopra, credevano che le anime finissero in uno stato di incoscienza. Le due affermazioni sono collegate, si implicano, e non c’è modo di separarle. Nell’articolo tout se tient, la premessa è che le anime sono in un nulla incosciente, la conclusione è che non possono aspettarsi di andare in cielo. Al teologo non interessa distinguere che per Giustino non andrebbero in cielo bensì da qualche altra parte, semplicemente non ne sa proprio nulla, e crede che Giustino sia un monista.
E’ poi falso che Giustino dica che l’anima non venga assunta in cielo, in quella citazione Giustino sta invece dicendo che chi crede solo a quello, cioè crede all’assunzione in cielo e non alla resurrezione, non può essere definito cristiano.
Citazione integrale: “Qualora tu avessi incontrato dei cosiddetti Cristiani i quali non ammettono questa dottrina del millennio, ma osano bestemmiare il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe asserendo che non c’è alcuna resurrezione dei morti, ma che le loro anime saranno assunte in Cielo nel momento della loro morte, non considerare costoro come Cristiani.” (Dial 80,4)

E’ chiaro che il busillis sta nel fatto che costoro si limitano alla dottrina dell’immortalità dell’anima, negando la resurrezione, e dunque negando la salvezza all’uomo intero.


“Ora, non sappiamo esattamente cosa voleva sapere il lettore, ma è chiaro che leggendo Giustino si stupisce di quest'affermazione.”



Voleva banalmente sapere se quello che anglicani e cattolici chiamano paradiso, cioè lo stato intermedio, esiste, visto che la citazione decurtata sembra dare a bere il contrario.


“Evidenentemente era convinto che la sua anima venisse assunta in cielo, “



E aveva ragione a crederlo, è quel teologo anglicano ad avere le idee poco chiare su Giustino e ad aver asserito il contrario.


“Vi sono poi altre difficoltà, perché per Giustino, millenarista, l'anima risorge con il corpo e non in cielo, ma sulla terra!”



Da capo: cos’è cielo? E’ inutile che tenti di far dire a Giustino qualcosa di diverso dalla teologia cattolica. Con “cielo” i cattolici non intendono quello che tu vedi fuori dalla finestra, e i cristiani cattolici di oggi non dicono affatto che l’anima sarà resuscitata in cielo, ma che ci saranno nuovi cieli e nuova terra, cioè che tutto il cosmo sarà metamorfosato e trasfigurato.


“Ancora: non viene mai detto che l'anima si "ricongiunge" al corpo con risurrezione, lo deduci tu, ma Giustino non lo dice mai.”



Come già detto se prima c’è A, e poi A+B, la via è solo una.


“Nei passi dove si parla di risurrezione si dice solo:
"Aspettiamo che i morti e sepolti sottoterra riprendano i loro corpi, sostenendo che nulla è impossibile a Dio".
Dio risuscita il corpo, i morti riprendono il loro corpo, non si fa accenno all'anima che si "ricongiunge" al corpo. “



Non si capisce perché, il fatto che questo passo non parli di anima che si ricongiunge al corpo, dovrebbe implicare che Giustino non ha in mente questo processo. E’ veramente stancante che tu continui ad usare affermazioni neutre come se fossero affermazioni contrarie a quello che dico. Trasformi passi che non dicono nulla in passi che direbbero il contrario di quello che dico io. Ma questo non è un modo corretto di procedere. E comunque, leggere che i morti si “riprendono i loro corpi”, a me fa pensare, visto il verbo impiegato, ad un ricongiungimento. Anche Giustino nella I Apologia dice che nel risorto sussistono distinti corpo ed anima. Dice l’apologeta:
“Platone, analogamente, sosteneva che Radamante e Minosse condanneranno gli ingiusti giunti dinnanzi a loro; noi diciamo che questo giudizio ci sarà, ma che verrà dato da Cristo, e che essi, con le anime unite ai corpi [σώμασι μετὰ τῶν ψυχὼν], saranno condannati alla dannazione eterna (αἰωνίαν κόλασιν), e non solo per un periodo di mille anni, come invece lui diceva”. (I Apol VIII, 4, tr. Girgenti)
Dunque l’anima non viene affatto dissolta, ma sussiste insieme al suo corpo, formando l’uomo tutto, al momento della resurrezione. Che l’anima venga temporaneamente dissolta, oltre a non essere mai affermato, è pure un’idea del tutto inutile, e a differenza della mia idea del ricongiungimento non è neppure deducibile logicamente da alcuna premessa.


“Insomma, il problema è cosa accade all'anima. Subisce una dissoluzione temporanea? “



Quod gratis adfirmatur, gratis negatur. Non c’è nessun bisogno di pensare ad una dissoluzione momentanea dell’anima. Tutto è straordinariamente coerente, chi parla di contraddizioni in Giustino semplicemente non ha saputo inquadrare i cosiddetti passi “mortalisti” all’interno della polemica anti-platonica in cui sono iscritti. E comunque, anche nella mala interpretazione di quei passi, si direbbe semplicemente che alcune anime muoiano col morire del corpo ospite, ma non si afferma che quelle anime che Dio invece tenne in vita nei due luoghi distinti saranno in seguito dissolte prima della resurrezione. Questa è pura fantasia.


“Al momento del giudizio finisce di vivere per poi essere risorta insieme al corpo? “



Oltre che non essere affermato da nessuna parte, come ripeto, è pure un modo di agire di agire piuttosto cretino e mi guarderei bene dall’attribuirlo all’onnipotente. Che le ha tenute in vita a fare se poi le ha annichiliste un istante prima della resurrezione? E perché Giustino dice che sono quelle anime che “attendono il giudizio”, se poi invece non saranno quelle anime ad essere giudicate ma dei corpi risorti di cui esse non farebbero parte?


“Oppure vi sono destini diversi per anime diverse, alcune saranno annientate, altre risporte e altre ancora in uno stato intermedio? “



Non sono diversi destini, sono fasi di un unico destino. Prima c’è la morte dell’uomo, poi la sopravvivenza dell’anima, in luoghi diversi a seconda di come visse, e poi la resurrezione, in cui corpo e anime staranno assieme dinnanzi a Dio.


“ Secondo me non è possibile dirlo con certezza, perché le informazioni non sempre son chiare.”



La mia interpretazione, che poi è quella di Girgenti (“uno dei maggiori studiosi di Giustino Martire”) tiene insieme e spiega tutti i testi, la tua invece si basa su un solo testo contenuto in Dial 5,3, e per giunta mal interpretato. Non sono necessari ulteriori commenti.


“Io non saprei se Dunnett abbia, per quel trafiletto di 10 righe, fatto tutte queste considerazioni o su che cosa abbia basato le sue affermazioni “



Io invece non ho alcun dubbio, il teologo in questione era imbevuto di cullmanianesimo, e tutto eccitato per la novità esegetica, credette di ravvisare in quella citazione di Giustino il paradigma che gli era stato detto fosse quello del NT, cioè una specie di monismo in cui l’immortalità dell’anima era assente, tardo apporto greco al cristianesimo tardo-antico. Un teologo con tesi “di grido”, negli anni settanta…


“ (alcuni autori, in effetti, negano assolutamente che in Giustino, Ireneo, ecc... vi sia il concetto di sopravvivenza dell'anima separata dal corpo)”



E tu certamente ci farai la carità di scovare i loro articoli e di riportarci le loro argomentazioni affinché si possa discuterle, senza alcun appello ex auctoritate.


“ma quello che forse era il suo obiettivo, al di là del singolo autore, era di spiegare al lettore che:
"Fu sotto l’influenza della filosofia platonica ... che il concetto dell’immortalità dell’anima permeò gran parte della chiesa cristiana e fece accettare l’idea che alla morte le anime andassero in cielo; ma resta una credenza non biblica" “



E’ invece erratissima, perché fa coincidere l’immortalità dell’anima col platonismo, e dà erroneamente a bere che ogni forma di immortalità dell’anima derivi dal platonismo. Il che è la prova che costui non sapeva che Giustino concepisce la sopravvivenza dell’anima, e dunque la sua immortalità nel senso odierno del termine, proprio in contrapposizione e a prescindere dal platonismo.


“Se poi vogliamo anticipare quest'influenza già a Giustino non ci trovo nulla da ridire, io sono convinto che Giustino qui sia fortemente influenzato dalla sua filosofia,”



Se è fortemente influenzato dalla sua filosofia, perché altrove nel tuo messaggio hai tentato di sostenere, dando un colpo al cerchio e uno alla botte, che invece sia una specie di monista, e che parli di anima sempre con l’accezione vetero-testamentaria di nefeš? E non mi rispondere che lo dice Vaccaro, perché il fatto che lo dica Vaccaro, sbagliandosi, non toglie il fatto che lo dica anche tu, e questo come si può conciliare col fatto che invece qui, alla fine, lo dici fortemente influenzato dalla sua filosofia pagana? Hai dato un colpo al cerchio e uno alla botte, probabilmente ti sei reso conto della esiguità e debolezza delle tue affermazioni.

Ad maiora
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
30/07/2010 01:51
 
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Caro Polymetis,


E chi ha mai negato che le scritture siano un’unità? Sono un’unità (artificiale) priva di unità…



Noi crediamo che l'unità sia costituita dall'autore divino.


A conoscere quale sia questo filo rosso è la Chiesa, creatrice della Bibbia



Dunque Gesù e gli apostoli.


Così sono salvate sia le istante scientifiche della critica biblica, sia le istanze di fede della teologia



Anche i TdG la salvano, semplicemente ritengono scientificamente prive di fondamento alcune acquisizioni della critica biblica.


Mentre mi sfugge dove Gesù avrebbe fatto le dichiarazioni di epistemologia esegetica che tu proclami, cioè che la Bibbia sarebbe un’insieme unitario nel senso che non ha contraddizioni o teologie diverse. Non trovo nulla di tutto questo nei logia del Maestro, ma solo il suo sovrano citare in base alla propria cognizione



Gesù ha sempre citato la Legge ed i Profeti, parlandone come un'unità della Scrittura e della Parola di Dio. Paolo dice che "tutta la scrittura è ispirata". Non mi risulta che Gesù facesse delle distinzioni teologiche all'interno delle Scritture: erano "Parola di Dio".


Non s’è ancora capito, visto che sei stranamente reticente a farcene partecipe,



Per il semplice motivo che dai risposte chilometriche quando basterebbero due righe, dunque evitiamo di andare nell'OT, dell'OT. Mi basta rilevare che la PIB del 1966 sulla maggior parte delle datazioni e degli autori aveva la stessa identica opinione dei TdG.


Dubito seriamente che si siano messi a riscrivere l’introduzione, avranno lasciato quella originale.



Caspita, allora avevano il dono della chiaroveggenza perché cita opere pubblicate successivamente...


E che cosa dovrei “dimostrare”? Che il vostro dogma è l’inerranza della Bibbia? Ma non c’è niente da dimostrare, lo ammettete voi stessi che la Bibbia a vostro avviso non può contenere errori di alcun genere e in nessun campo.



Guarda che non siamo fondamentalisti del III protestantesimo, i TdG hanno un punto di vista ben diverso, peccato che sei tanto affannato a criticarci da evitare di interessarti davvero in cosa crediamo.


Ma io non ho detto che non si può citare qualsiasi scrittura, ho detto che è indebito fare degli accostamenti se due scritture esprimono delle teologie diverse



Gesù poteva farlo, ed anche Paolo, senza fare distinguo tra "presunte" teologie diverse, per loro ed i loro lettori era "Scrittura".

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Veniamo a Giustino, dividiamo la discussione perché stai allargando troppo il tema, ti invito ad essere più sintetico (magari prepara un abstract) perché non posso leggere un intero trattato e poi risponderti...


Quando Giustino dice che le anime dei Giustino vanno in un luogo migliore parla di quello che noi chiamiamo cielo o paradiso, e che consiste per l’appunto nell’essere nella grazia di Dio fino al giorno del giudizio, nel seno di Abramo, a differenza dei dannati che attendono in un luogo peggiore la resurrezione per essere condannati



Questo è quello che devi dimostrare: in 80,4 Giustino non dice che le anime sono assunte in cielo al momento della morte come momento intermedio in attesa della risurrezione, semmai mette in contrasto l'idea che le anime abbiano vita eterna già cielo, perché contrasta con quella di risurrezione. Tanto è vero che in 80,5 spiega:

"Io, e con me tutti i cristiani veramente ortodossi sappiamo che ci sarà una resurrezione della carne e un periodo di mille anni in Gerusalemme ricostruita"

Dunque la speranza di immortalità (ricevuta per grazia) non è per l'anima, una parte dell'uomo, ma è per l'uomo nella sua interezza, e sulla terra con le delizie paradisiache prospettate da Is. 65. La vera grazia di Dio, beatitudine, è quella dell'uomo risorto e non quella dell'anima in attesa di giudizio. E' vero che prospetta un periodo in un "luogo migliore" dei reprobi, ma non lo chiama mai il cielo, il seno di Abramo o espressioni di questo tipo.


Quella lettrice ha inteso “cielo” come fa la tradizione cristiana, cioè nel senso di paradiso, e voleva banalmente sapere se l’anima sopravvive alla morte andando in paradiso o all’inferno



Il fatto è che non è quella per Giustino la condizione di vittoria sulla morte, non è quella la prospettiva di salvezza dell'uomo. L'anima dei gisuti e dei malvagi, secondo l'idea platonica per altro, poteva essere in quella condizione anche prima di Gesù, ma non è la grazia di tutto l'uomo quelle, la vera condizione di immortalità dell'anima per Giustino ci sarà con la risurrezione nel millennio.


Qui vediamo Giustino proclamare che, morto, ascenderà al cielo, e vediamo anche riproposta la sua dottrina dell’immortalità per grazia, in base alla quale i morti restano nella grazia di Dio fino al giorno



Non possiamo sapere se davvero pronunciasse quelle parole, e poi sarebbe da capire cosa era per il prefetto rustico il "Cielo". Quello dei teologi moderni? Inoltre è anche bizzarro che non faccia alcun riferimento alla risurrezione della carne, che è il destino finale della salvezza né al millennio. Giustino dice solo che quelli che hanno vissuto con giustizia vivranno nella grazia di Dio sino alla fine dell'universo, ma come? Evidentemente nella carne, perché quella è la prospettiva finale.

Giustino è convinto, poi, di andare in cielo per ricevere una ricompensa, ma questa è per tutti o è solo una condizione particolare dei martiri, che sono assunti in cielo direttamente? Dovremmo anche considerare quest'aspetto rispetto a quello che si credeva del destino dei martiri, e che il compilatore degli Atti potrebbe aver seguito.


Infatti, se la motivazione per cui le anime non muoiono è che la loro morte sarebbe un colpo di fortuna per i malvagi, quali anime potrebbero mai morire?



Sarebbe da capire chi sono i malvagi ed i buoni in Giustino. Egli crede che i malvagi saranno comunque risorti nella carne per essere tormentati in un luogo di tortura infuocato ed i buoni, si suppone i cristiani, in un luogo paradisiaco, nel millennio.

Ora, tra queste due categorie è possibile che vi siano coloro che non fossero tali da asurgere alla categoria di malvagi tali da essere torturati eternamente, questi per Giustino potrebbero essere semplicemente quelli le cui anime muoiono perché non sono vivificate dallo spirito di Dio.


Quella lettrice del Daily telegraph voleva semplicemente sapere se la sua anima sarebbe sopravvissuta alla morte del corpo



Perdonami, ma la domanda non era semplicemente sul dualismo di Giustino, ma mi pare più sul destino finale. Ed il teologo spiega il senso biblico di anima, l'idea della morte come sonno che erroneamente attribuisce ai Padri citati. In questo è spreciso, ma lo stesso Giustino ammette in linea di principio che l'anima può morire e non fa alcun accenno al "ricongiungimento" dell'anima al corpo alla risurrezione.


Quindi è del tutto corretto quello che dici, cioè che “non credeva all’immortalità dell’anima nei termini in cui vi credettero molti cristiani dopo di lui”, ma resta il fatto che vi credeva nel senso moderno del termine, cioè la sopravvivenza dell’anima dopo la morte



Il problema è sempre di capire se vogliamo parlare del concetto di anima in Giustino o del suo destino finale, che per Giustino non è l'immortalità di un parte dell'uomo ma di tutto l'uomo e, presumibilmente, sulla terra.


Allora devi spiegarmi perché la WTS pubblicherebbe nella sua rivista un articolo, da cui non prende alcuna distanze ma anzi lo usa come premessa di una deduzione, se non fosse perché concorda col suo contenuto



Perché il teologo dice chiaranente che nelle scritture la morte è intesa come sonno, cosa corretta. Che poi esageri ad arruolare uno stuolo di padri è un altro discorso, la WTS si era già espressa su Giustino e non lo considera certo un TdG ante-litteram. si tratta solo di riportare una notizia, non lo capisci? Non è che viene considerata verità assoluta!


anche tu avessi ragione nel dire che per Giustino l’anima non va in cielo dopo la morte (ma hai torto!), questo non toglie che Giustino avrebbe comunque un concetto di anima diverso da quello che i TdG dicono sia il concetto di anima nel NT



1. Non sono i TdG a dire che quello è il concetto di anima nel NT ma la maggior parte di biblisti

2. Non abbiamo mai detto che Giustino abbia la stessa concezione di anima dei TdG, non si capisce come ti sia venita questa paranoia

3. Giustino ha un concetto di anima diverso anche da molti cattolici


Se l’interpretazione lì articolo non fosse questa, la WTS non l’avrebbe neppure pubblicato. L’articolo invece dice esattamente quello che la WTS vuole sentirsi dire, cioè che l’anima non sopravvive alla morte del corpo e che chi creda a cose del genere sarebbe eretico.



Si, ma la WTS non attribuisce a Giustino o ad altri ques'idea. L'errore lo fa quel teologo, la WTS su Giustino si era già espressa, se hai pensato male colpa tua che non tu sei informato. Per un trafiletto di 10 righe sarebbe assurdo farne 40 di distinguo storico-teologici!


oggi la lancetta del dibattito accademico ha compiuto un altro giro e il consenso intorno all’immortalità dell’anima si è rifatto ampio, sicché possiamo dire con James Barr



Guarda che conosco benissimo Barr, ed a parte il fatto che il lavoro citato è chiaramente polemico verso Cullmann (uno dei più grandi teologi protestanti) resta una voce piuttosto isolata e giunge comunque ad una lettura molto personale, come ti sarai reso conto dalla lettura del testo che citi.


Mi spieghi com’è possibile che prima ci siano le anime da sole, e poi ci sono i risorti, senza passare per un passaggio intermedio in cui se prima c’è solo “A”(anima) e poi cioè “A+B” (anima più corpo) allora evidentemente A s’è ricongiunto a B?



Non mi spiego nulla, dico soltanto che quando Giustino descrive la risurrezione non fa alcun accenno a questo passaggio. Non dice che il corpo risorto dai suoi resti come semi si "ricongiunga" con le "anime" che attendono in un luogo migliore. Dice solo che "i morti sepolti sottoterra riprendono i loro corpi" e null'altro.

Young ipotizza che appunto le anime siano dissolte momentaneamente (al giudizio) per poi essere essere risorte con il corpo. Il lavoro di Young non sono riuscito a trovarlo, per cui non posso dirti altro (dunque vedi di non menarlo ancora con Young!).

Shalom



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30/07/2010 10:57
 
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Seconda Parte


Se credi che le argomentazioni di questo Young siano buone, abbi la decenza di farci sapere quali sono, perché fino al allora sarà solo un vacuum nomen...



Non è che credo a delle argomentazioni che non conosco, né stiamo scrivendo un trattato su Giustino. Semplicemente abbiamo qui un autore (per altro citato anche in nota da Visonà) che sostiene che per armonizzare le dichiarazioni di Giustino rispetto alla morte/sopravvivenza dell'anima si possa ipotizzare anche la dissoluzione temporanea dell'anima. Non capisco perché scartarlo a priori.


Non sono sicuro di aver capito bene. Stai sostenendo che Dio giudichi le anime dei defunti, poi le tenga in un luogo migliore o peggiore in attesa del giorno del giudizio (e dunque c’è uno stato intermedio), ma poi, poco prima della resurrezione, le annienti, e infine ricrei l’uomo tutto intero da zero per la resurrezione?



Questo è quello che si evincerebbe dalla lettura senza pregiudizi di "ortodossia" di Giustino, che non parla mai di migrazione dell'anima dal corpo al cielo e viceversa, né dice mai che l'anima dopo il giudizio torna da dove è uscita. Insomma, non è chiaro il processo.

Tamnto più che non è charo cosa siano le anime in questo "stato intermedio", perché l'anima di Samuele che pur era un giusto, continua a vivere, ma sembra essere caduta in potere degli angeli malvagi. Dunque non è ben chiaro in cosa consista l'esistenza dell'anima in questo stato.


Sarebbe del tutto inutile tenere in vita le anime prima del giudizio universale, per poi annientarle e ricreare l’uomo da zero



Si, tu mi fai dei ragionamenti sensati, il fatto è che non sappiamo come la pensasse Giustino e, crdendo che l'anima è comunque mortale, non sappiamo come risolvesse il problema del "ricongiungimento".


Se Giustino dice che alcune anime non muoiono, non si può dire che saranno annientate



L'annientamente dell'anima dopo il giudizio potrebbe essere solo un passo necessario a raggiungimento dell'immortalità dell'uomo nel suo complesso. Un pò come dice Paolo.


Da questo meraviglioso passo traiamo due conseguenze. La psyche di Giustino non è riconducibile, neppure dopo la resurrezione, alla nefeš vetero-testamentaria, cioè all’uomo tutto, in quanto in questo paradigma duale è distinta dal corpo, e continua ad esistere anche durante il Giudizio Universale nel corpo risorto



Vaccaro (p.79) ne trae, giustamente, conclusioni opposte ovvero che è inevitabile l'uso di psyche nel senso greco, ma è evidente la distanza da Platone basata sull'inscindibilità di corpo e anima. La punizione non è dell'anima ma dell'uomo, non risorge l'anima ma luomo integrale. Vaccaro conclude "Si dice psyche ma, con Giustino, forse, si intende proprio nefesh".

Questo illumina e concorda con l’altro passo già più volte citato in cui si dice che: Ma poiché a tutti coloro che sono vissuti rimane la sensibilità ed è apprestata una punizione eterna

Lo abbiamo già detto che Giustino riprende la tesi platonica che le anime mantengono la sensibilità, ma questo non significa che siano "punite" in quanto tali: ricompensa e punizione per lui sono per l'uomo integrale, anima e corpo. L'anima da sola non è l'uomo, non riceve l'immortalità, né premio o punizione che sono per l'uomo.


Ma chi è che si riprende il corpo? Il fatto che usi un verbo siffatto, pur far pensare che pensi ad un ricongiungimento, infatti “riprendersi qualcosa” è in fondo un sinonimo… Ecco il brano: “Aspettiamo che i morti e sepolti sotto terra riprendano i loro corpi (πάλιν ἀπολήψεσθαι ἑαυτῶν σώματα), sostenendo che nulla è impossibile a Dio.”(I Apol XVIII, 6)



Qui dice che i "morti sepolti sotto terra" riprendonno i loro corpi, non parla delle anime che sono in un luogo migliore né dei morto che sono in cielo, né nel conteso Giustino dice mai che l'anima in cielo rientra nel corpo. Dice solo che Dio fa un miracolo a partire dai resti paragonati al "seme", ma non è detto se e quando e come l'anima in cielo rientri nel corpo sulla terra.


Shalom

[Modificato da barnabino 30/07/2010 10:58]
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30/07/2010 13:05
 
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Terza parte


Giustino in un’importante passo afferma che quando muore una persona l’anima non muore, bensì cessa di esistere l’uomo, e che l’anima morirebbe solo qualora Dio ritirasse da lei lo spirito vitale che la anima. Come si può leggere da questo brano l’anima e il corpo sono ben distinti (e dunque psyche non è leggibile come la nefeš vetero-testamentaria)



Proprio in questo senso abbiamo l'influenza della nefesh, naturalmente Giustino usa psyche secondo il linguaggi e la concezione vicino a quella platonica, sebbene in polemica con essa, anche perché non sarebbe capito da nessuno se dicessse psyché per nefesh, ma pensa comunque all'uomo, ed è l'uomo che riceve l'immortalità non la sua anima, come ad un'unità. Non c'è grazia se non nell'uomo integrale, corpo e anima in sé non sono l'uomo, che è il soggetto dell'immortalità.

Se vogliamo semplificare per Giustino non c'è nessuna immortalità dell'anima, perché c'è semmai l'immortalità dell'uomo nel suo complessi, perché non è l'anima sensibile che diventa immortale ma è l'uomo, e lo diventa dopo il giudizio sulla terra, con beatitudini e punizioni molto tangibili.


E non è vero che pensa ad una pena solo per l’uomo risorto, come s’è visto
1)Le anime disincarnate dei malvagi vanno in un luogo peggiore, ergo c’è una punizione che precede la resurrezione.
2) I Apologia, 18,2 parla di anime disincarnate che mantengono la loro sensibilità e sono punite



Sulle condizioni di questo "luogo peggiore e migliore" non si esprime, anche perché sembra riservato non a tutte le anime. Essendo prima del giudizio (che altrimenti sarebbe solo formale e non cambierebbe nulla!) potrebbe essere riservato a coloro che si sono "distinti" in bontà o malvagità, ad esempio i martiri tra i buoni e gli imperatori ingiusto tra i malvagi?

In 18,2 non è chiaro se Giustino usi topoi della tradizione ellenica per parlare della punizione dopo il giudizio della risurrezione (con un ragionamento del tipo: "se voi stessi dite che l'anima è sensibile quanto più Dio (dopo la risurrezione) punirà in eterno i malvagi") oppure cosa intenda, perché se "l'eterna punizione" è per le "anime sensibili" allora questo è in contraddizione con quello che dice altrove dove riserva l'eterna punizione all'uomo risorto nella carne, con tormenti corporali e non spirituali. Dico questo perché conclude il capitolo con un riferiemento alla resurrezione del corpo.


Quest’asino di teologo è chiaramente convinto che i primi padri della Chiesa fossero tutti monisti in stile WTS



Un parere che hanno espresso anche altri, ma che naturalmente scorretto. Questo non significhi che la WTS sia d'accordo con questa affermazione, ti prego di invito un solo articolo della WTS che faccia questa affermazione.

Sarebbe anche da capire se il teologo creda davvero che siano "monisti" o usi solo un linguaggio iperbolico. Di fatto si parla di morte come "sonno" e di "stato inconscio" e non di "annientamento". Che io sappia il "sonno" non è annientamento, tanto che anche Ambrogio dice che le anime dormono.


“Fu sotto l’influenza della filosofia platonica . . . che il concetto dell’immortalità dell’anima permeò gran parte della chiesa cristiana e fece accettare l’idea che alla morte le anime andassero in cielo”.



Che la filosofia platonica abbia influenzato il concetto cristiano di "immortalità dell'anima" (se pur rielaborato e non identico a quello platonico) e se l'idea si un'anima vive separata dal corpo debba molto ad un concetto di psyche rielaborato sulla base della filosofia greca, in quanto impossibile in base al concetto scritturale di nefesh, mi pare un giudizio piuttosto diffuso, che possiamo poi lo possiamo discutere è un altro discorso, ma quello che scrive il teologo non è anodino.


nella mente del teologo e dei lettori del giornale “non andare in cielo” vuole banalmente dire che l’anima non sopravvive alla morte del corpo e non esiste uno stato intermedio. Osi negarlo?



Non saprei, il teologo parla solo di "sonno" e di "stato inconscio", che non è proprio una negazione dello stato intermedio o della sopravvvenza in senso lato dell'uomo dopo la morte. Si dovrebbe interrogare il teologo, perché non lo contatti per avere chiarimenti su quelli che ha scritto? Magari ommettendo che è un asino... io sono l'avvocato d'uffico di Dunnett e il fatto che la WTS lo citi non significa che ne condivida ogni dichiarazione! Questa dovrebe essere la sua mail:

jdunnett@cpas.org.uk

Shalom

[Modificato da barnabino 30/07/2010 14:35]
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30/07/2010 16:30
 
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Quarta parte

Su Vaccaro tu dici


Tuttavia questo libro, che brilla teoreticamente nella sua parte filosofica, è mediocre nella sua parte di ricostruzione storica. Il capitoletto da pagina 78 a p. 96 è un vero disastro, pieno di equivoci, e per giunta sembra che questo filosofo abbia studiato Giustino sulla Torre di Guardia, pretendo le citazioni da un qualche repertorio, visto che pure lui presenta la frase contraffatta nella medesima maniera in cui si presenta nella WT (dunque è un falso che ha circolazione), e ne trae delle dubbie conclusioni



Mi pare che, allora, la frase di Giustino non sia poi così chiara come tu presupponi, perché rispetto alla risurrezione dei corpi/assunzione delle anime in cieli non si capisce in modo inequivocabile ci sia un aut-aut o un et-et.

A me le spiegazioni che tu hai dato non mi sembrano così stringenti: sicuramente Giustino assuma una concezione duale dell'uomo (a cui aggiunge anche lo spirito) e la convinzione che alla morte alcune anime sopravvivono in qualche "luogo" in attesa del giudizio e di ricevere l'immortalità, ma non dice nulla sulla natura di quel luogo, se sia il "cielo" o cosa sia, e a chi sia riservata.

Comunqu eanche qui l'omissione non può essere un caso, né Vaccaro vuol "darla a bere" a qualuno. Se poi la finezza è sfuggita ad un filosofo teoretico figurati se non poteva sfuggire a Dunnett e tanto più al redattore che ha riportato il suo articolo sulla WTS. Ma anche qui, perché non contattare Vaccaro?


Altro giochetto semantico. Abbiamo già specificato che non sono immortali nel senso platonico del termine, ma lo sono nel senso contemporaneo del termine, perché con immortalità si intende semplicemente la sopravvivenza dell’anima alla morte del corpo, che sia per natura o per grazia poco importa al modus dicendi attuale.



Scusmi, ma non mi dirai che tutto il polverone sollevato da Cullmann, che considera la risurrezione incompatibile con l'immortalità dell'anima, e le reazioni risentite che ha ricevuto fossero dovute solo a dei giochetti semantici o che Cullmann criticasse "l'immortalità dell'anima" platonica mai adottata dai teologici cristiani.

Certo, se allarghiamo l'immortalità dell'anima a qualunque forma di sopravvivenza dell'anima anche per i TdG la nefesh, benché muoia, non è annientata ma sopravvive con la prospettiva di ricevere la corona della vita eterna incoruttibile. Dipende molto da punti di vista, ma in 10 righe non è che ci si possa aspettare grandi dibattiti.


l’anima è comunque sopravvissuta separata dal corpo, in cielo, cioè in uno stato migliore, mentre l’asino anglicano sosteneva che per Giustino l’anima fosse piombata in uno stato di incoscienza…



E' solo per inferenza da altri passi, che possono essere variamente interpretati, che deduciamo che in quel "luogo migliore" le anime semplicemente non "dormano", Giustino non parla di premi e castighi in quella situazione. Certo, i pagani credono in premi e castighi per le anime che sono sensibili, ma per Giustino tale premio e castigo si concretizzano dopo la risurrezione, con premi e castighi che coinvolgono l'uomo e non la sua anima.


Tutta la discussione è partita perché volevo mostrarti di non aver detto nulla di errato, e che il tutto era banalmente un tuo fraintendimento che, vedendomi difendere l’idea che Giustino fosse immortalista, hai erroneamente inteso che io volessi additare Giustino come un immortalista alla maniera platonica



Per forza, ti ricordo che tu nella tua replica hai citato espressamente la W del 1970 a cui io mi sono specificamente riferito, tale rivista specificava che Giustino aveva rigettato l'immortalismo in senso platonico... da questo è nato l'equivoco, anche per che (l'ho già detto) che tu attribuissi un "clamoroso falso" alla WTS quando non ha scritto quell'articolo ma lo ha solo riportato quasi integralmente, e senza che tu nella tua recensione dicessi almeno il nome dell'autore delle dichiarazioni che critichi, mi sembrava inverosimile. Ma evidentemente al peggio non c'è limite...


non toglie il fatto che la WTS l’abbia utilizzato per i propri scopi propagandistici sposandone in pieno le tesi



Ai TdG interessa la posizione scritturale, non quella di Giustino o di Ireneo. Non abbiamo bisogno di "propagandare" che la pensassero come noi, dimmi quando mai la WTS lo ha fatto. Sei tu che hai frainteso lo scopo di quella citazione che in modo subdolo e propagandistico hai attribuito alla WTS e non all'autore, che è Dunnett. Io questo critico del tuo modo di agire, sei stato alquanto scorretto in questo senso, semmai potevi giustamente correggere Dunnett e non addossare la colpa a chi lo cita, facendo credere che ne sia l'autore!


La WTS entra nel merito della dottrina di Giustino nella misura in cui dà per vere le affermazioni di quest’articolo, che vorrebbero commentare Giustino, e anzi, le usa per ribadire che “si può quindi dire che oggi la maggioranza dei cosiddetti cristiani siano eretici”, testuali parole!



Dal punto di vista della bibbia sicuramente, e probabilmente se Giustino si accorgesse che del numero infimo di cristiani che oggi pensa di risorgere e vivere per sempre sulla terra probabilmente penserebbe lo stesso. Cerca di contestualizzare un pò quelle parole, per piacere!


In questo caso non ho il minimo dubbio che ciascuno degli articoli da te citati ignori l’esistenza degli altri. Alla WTS non importa alcunché di Giustino: nel 1982 gli faceva comodo farne un grand’uomo perché una citazione tarocca lo faceva sembrare allineato ai TdG sull’escatologia



Ti ripeto: trovami una sola citazione, di qualunque anno, in cui la WTS esprima l'idea che Giustino Martire aveva le stesse idee dei moderni testimoni di Geova. L'articolo del 1982 si limita a riportare l'opinione di un teologo, criticabile quanto si vuole, ma che la WTS non approfondisce minimante, dove la WTS approfondisce un poco il pensiero di Giustino non ha mai detto che sull'anima la pensasse come noi.

Se a poi a te piace crederlo perché sei paranoico io non sono il tuo dottore, tu dico solo le cose come stanno: i TdG non vogliono arruolare Giustino tra le loro file, né hanno invero alcun interesse a farlo, perché riconoscono tranquillamente che molte sue dottrine non sono bibliche, ovviamente dal nostro punto di vista.


Ne hanno fatto un TdG, quanto alla dottrina escatologica, nella WT del 1982



E dagli... semmai si saranno fidati di quello che scrive Dunnett, ma se altrove dicono che credeva nell'inferno di fuoco è evidente che non condividiamo la sua dottrina escatologica!


Gli autori della WTS sono simili a liceali che ignorano tutto della materia su cui devono scrivere, liceali a cui una maestra ha assegnato una ricerchina come compito a casa



Se a tuo parere lo stesso Vaccaro, che non è un redattore di una rivesita per il grande pubblico, è stato tratto in inganno da questa citazione evidentemente anche alla Torre di Guardia una svista è concessa, e d'altronde lo scopo di quell'articolo non era fare una diquisizione sul concetto di anima nei padri apologeti ma solo uni spunto di discussione su quello in cui credono la maggior parte di cristiano oggi.


E’ poi falso che Giustino dica che l’anima non venga assunta in cielo, in quella citazione Giustino sta invece dicendo che chi crede solo a quello, cioè crede all’assunzione in cielo e non alla resurrezione, non può essere definito cristiano



Ripeto: aut-aut oppure et-et? Non è affatto chiaro e non possiamo leggerlo per forza alla luce del dogma, dato che Giustino (a parte in questo passo) di queste "anime assunte in cielo" non parla mai. Anche l'anima di Samuele, un uomo pio, non è (a quanto pare) in cielo ma sotto l'influenza degli angeli malvagi. Dove? Non lo dice. E lo stesso vale per i "luogo migliore" di cui nulla viene detto, non si parla di premi in quel luogo ma solo dell'attesa del giudizio. Il premio (e il castigo) della vita eterna e delle benedizioni semmai è successivo a quel luogo e riguarda non l'anima che ha atteso il giudizio (che per Giustino non pare una semplice "ratifica", dove lo leggi?) ma l'uomo tutto intero. Ripeto, in questo la prospettiva di Giustino è quella dell'mmortalità dell'uomo inteso come nefesh, certo non potesa usare psyche per esprimerlo.


Si vede che il redattore di questa WT, a differenza dell’autore della WT del 1982, ha fatto delle ricerche migliori, ma la truffa sul numero del 1982 resta



Non si capisce in base a cosa parli di "truffa" in una rassegna stampa... boh!


Né del resto è logicamente sensato citare riviste posteriori al 1982 per dire che “poi” la WT si sia spiegata, perché quello che percepirono i lettori e si deposito nel fondo della loro anima è quello che ci interessa



Un lettore che volesse farsi un'idea del pensiero di Giustino più precisa poteva benissimo consultare quella rivista. L'articolo si limita a citare e non espone l'opinione della WTS su Giustino ma quella di Dunnett.


Tra l’altro, se questa rivista del 2002 dice che Giustino credeva all’inferno di fuoco, tu perché invece stai surrettiziamente cercando di sostenere che per Giustino l’anima non sopravviva alla morte del corpo? Anche la WTS ti dà torto (nel 2002!)



Per Giustino non è l'anima che va nell'inferno di fuoco ma il corpo risorto, punito corporalmente...


Il che, si noti, è l’esatto contrario di quanto diceva l’altra rivista, che faceva di Giustino colui che rigettò la filosofia greca. Come ripeto: le affermazioni sulla WT diventano vere o false a seconda della posizione che si deve sostenere in quel momento



Ovviamente non diceva che l'ha rigegttata completamente o che sia totalmente riuscito nel suo intento, e d'altronde mi pare che quello espresso su Giustino sia un giudizio piuttosto diffuso e la WTS non dice nulla di nuovo o di strano, né in quell'articolo fa di Giustino un testimone di Geova.

D'altronde in quell'articolo non si parla dell'anima, ma si dice solo che "sapeva in certa misura che ci sarà una risurrezione dei morti durante il Millennio", dunque una visione dal nostro punto di vista imperfetta.


Non si capisce perché, il fatto che questo passo non parli di anima che si ricongiunge al corpo, dovrebbe implicare che Giustino non ha in mente questo processo. E’ veramente stancante che tu continui ad usare affermazioni neutre come se fossero affermazioni contrarie a quello che dico



Così come è stancante che tu usi affermazioni neutre come se fossero affermazioni contrarie a quello che dico io! Scusami, ma io leggo quello che scrive Giustino:

1. non parla di anime in cielo
2. non parla di corpo che si riprende l'anima, o anima che ritorna nel corpo
3. parla di morti "sotto il suolo" (e non in cielo) che si riprendono il corpo.

Ora, non è affatto chiaro il processo che tu dai per scontato...


Io invece non ho alcun dubbio, il teologo in questione era imbevuto di cullmanianesimo, e tutto eccitato per la novità esegetica



Per altro non ti sarà sfuggito che anche Cullmann cita lo stesso passo di Giustino, osservando un contrasto tra resurrezione e assunzione della anime in cielo, dunque protendendo per un aut-aut (lui, il più grande teologo protestante).

Shalom

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30/07/2010 16:33
 
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Chiudo momentaneamente la discussione, perché con post così pesanti è impossibile gestirla, almeno per me che sono umano! Invito Poly ed altri ad aprire discussioni più mirate sullo stesso argomento, mi pare che le posizioni siano ben definite, appena posso le riassumo il più obiettivamente possibile.

Shalom
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