Buongiorno, sono di nuovo qui e ho visto che la discussione si è sviluppata per pagine, e non ho intenzione di leggerle ovviamente. Mi limiterò rispondere al post che Barnabino mi ha indirizzato in risposta l'ultima volta, anche se ho sbirciato alcuni suoi post successivi, ma non le ho letti tutti. In seguito risponderò a Simon appena avrò tempo, mentre devo ancora decidere se replicare a Dispensa , perché ancora una volta ho fatto l'errore di rispondergli e come era già accaduto in passato non riesco a leggere più di 10 righe dei suoi post senza provare un senso di smarrimento e chiedermi se parliamo la stessa lingua. Questo messaggio ha un format insolito, e suppongo ve ne accorgerete da soli. Ho infatti citato una sola frase di Barnabino e in seguito ho risposto sotto quella come se stessi rispondendo a tutte le sue altre affermazioni. Questo è dovuto a un fatto contingente: ho comprato ieri un programma di dettatura vocale per computer, e questo mi permette di parlare e di fare dei lunghi discorsi. Ma sarebbe un gran seccatura dover interrompere ogni volta per fare un "copia e incolla" delle parole del mio interlocutore che devo analizzare. Questo messaggio avrà dunque la forma della
scriptio continua (in un'accezione moderna), nel senso che l'ho scritto, anzi dettato, di getto, lasciando andare il mio flusso di coscienza come se fossi un novello Zeno che racconta del suo vizio di fumare. Questo ha come tragica conseguenza che dettando io non mi renda conto di quando vadano messe le virgole, col risultato che ad una prima rilettura del testo esso conteneva, oltre ad alcuni errori di dettatura causati da omofoni, anche una sintassi veramente pietosa. Dovete dunque darmi tempo per affinare il mio utilizzo di questo microfono e imparare a scrivere anche dettando.
“Dunque mi pare che quello che era essenzialmente il campo semantico di stauros non sia cambiato: un palo piantato a terra (appunto, lo stauros) a cui è appeso (per mezzo di un patibulum, a testa in giù, sbilenco, non importa) il condannato. Cambia la forma, può darsi, non cambia il senso espresso dalla parola: appendere qualcuno con modalità varie ed eventuali ad un palo, non è caso che si sia scelto stauros, non credi? “
Allora, per l'ennesima volta devo ripetere che nella parola stauros il campo semantico non c'entra nulla con l’appendere, bensì con lo stare piantato. Tutte le lingue indoeuropee sono una chiara testimonianza di questo fatto perché in tutte abbiamo la radice “sta”, e la vediamo anche nel termine italiano "instaurare", che ovviamente non ha nulla a che fare con l'appendere delle persone. Tutta la tua argomentazione si basa sul presunto fatto che il significato base di stauros sia palo, ma questo è qualcosa che va precisato: ho già spiegato che non è che lo stauros è un palo perché è a forma di palo, ma perché sta piantato per terra. E dunque verissimo che in una croce stauros è il nome del palo centrale, ma se può esserlo anche della croce intera, e ciò è possibile unicamente perché sia il palo che la croce sono piantati. Il termine latino crux invece ha un'etimologia del tutto diversa. L'etimologia del termine latino possiamo vederla in quel meraviglioso verso di Catullo che chiude un componimento per Lesbia come la frase “et ex
crucior". In questo verbo che significa "mi tormento" possiamo rintracciare l'etimologia del latino crux, che significa dunque “strumento di tormento” e non palo.
Anche qui dunque quando leggiamo nelle pubblicazioni scientifiche che originariamente la crux era un semplice palo dobbiamo renderci conto che questo è vero, ma non si basa sul fatto che crux voglia dire palo, bensì sul fatto che la gente su questi pali venisse torturata, e siccome l'invenzione del palo di tortura è più antica di quella della croce, allora il termine crux ha designato prima dei pali rispetto alle croci, anche se di per sé la parola non designa né i pali né le croci ma semplicemente uno strumento sul quale si viene tormentati. Questo è il significato etimologico. Non bisogna infatti commettere il più classico degli errori che può fare un linguista, e cioè confondere il più antico significato attestato di un termine con il significato etimologico: sono cose molto diverse. Se così non fosse sarebbero superflui i dizionari etimologici del greco e del latino, che scavano l’etimo delle parole di queste lingue. In questo caso quello che non va confuso è il significato più antico attestato di stauros, che riguarda i pioli delle staccionate, con il significato etimologico, che invece si ricava da un confronto tra i significati di quella radice nelle varie lingue indoeuropee, e che per l'appunto indica la
stabilità, lo stare fissi.
Bisogna poi rendersi conto che il significato di un termine non si esaurisce nell'oggetto che sta connotando in una singola frase: se ad esempio dico poeticamente "E a mezzogiorno il nostro astro mi stava ritto sul capo", la parola “astro” sta connotando una singola cosa, cioè il Sole del nostro sistema solare, ma “astro” in sé non significa affatto "sole", bensì qualunque stella. Allo stesso modo in greco antico, durante l'epoca arcaica e classica, stauros serve a denotare pioli e pali, ma non significa né piolo nel palo bensì ciò che sta piantato, ed è per questo che può essere usato per tutta questa gamma di significati, esattamente come per la medesima ragione si è rivelato un termine utilizzabile per designare il tipo di crocifissione usata dai romani. Ls tua difesa della traduzione dei testimoni di Geova è molto debole perché inventa dei motivi che sono incoerenti sia con le dichiarazioni della Watch Tower sia con gli intenti della medesima. L’apologia si basa sul fatto che stauros connoterebbe semplicemente una funzione, cioè qualcosa a cui si viene appesi.
Si deve rispondere innanzitutto che questo non è vero, perché la funzione di stauros non rimanda all'essere appesi ma allo stare piantati per terra, e se anche denotasse una funzione riassumibile nell'essere appesi (nel solo campo penale) non si vede comunque perché dovrebbe riguardare l'essere appesi ad un palo e non ad una croce, visto che ad entrambi gli strumenti si viene appesi. Ma questo proposito tu hai tirato fuori la spiegazione priva di senso secondo cui mentre non si danno croci senza pali, tuttavia si danno pali senza croci, quindi il termine stauros sarebbe riassunto meglio dalla parola ”palo”, essendo la traversa orizzontale un complemento inessenziale perché si dia uno stauros. Questo modo di ragionare ovviamente non ha alcuna base linguistica o traduttologica. Questo tipo di ragionamento infatti scambia l'inclusione materiale per l'inclusione semantica e un paio di esempi saranno sufficienti a renderci chiaro il concetto. Non si può infatti dire che solo perché i pali stanno dentro le croci allora la traduzione palo lascerebbe aperta la possibilità che si tratti di una croce. L'essenza della parola croce in italiano contemporaneo infatti designa qualunque oggetto sia creato dall'intersezione di due componenti, ed è per questo che sia la croce greca, che la croce latina, che i TAU di San Francesco sarebbero immediatamente identificati da qualsiasi parlante italiano come croci. “Palo” in eguale misura connota soltanto una forma e non più come il termine stauros qualunque cosa fosse piantato per terra indipendentemente dalla forma. In questo senso palo è una traduzione parziale di stauros esattamente come croce, perché noi non possediamo nella nostra lingua un termine che conservi l'ambiguità utile ad indicare qualsiasi oggetto piantato per terra a prescindere dalla sua forma geometrica. Tu però hai detto capziosamente che per l'appunto qualsiasi stauros ha un palo, mentre non è affatto sicuro che qualsiasi stauros abbia una traversa. Mi sembra tuttavia che tu stia scambiando il concetto di inclusione materiale col concetto di inclusione semantica, e che dunque tu stia tentando di sostenere non che qualsiasi stauros
ha un palo ma che qualsiasi stauros
è un palo. Non è tuttavia possibile affermare che l'essenza di qualcosa sia riconducibile a ciò che la compone. Se ad esempio ci chiediamo quale sia l'essenza del termine “casa", penso che nessuno direbbe che la sua essenza sia nella parola "mattone", eppure dentro le case ci sono i mattoni. Non vorrei che mi si rispondesse che mio esempio è poco pertinente perché noi usiamo due parole differenti per dire "casa" e "mattone", infatti esiste in italiano la possibilità di usare “mattone” per dire “casa”. Se una persona dice "ho investito nel mattone" sta usando una sineddoche per dire che ha investito in case i suoi risparmi. Ma facciamo un esempio greco: il termine xylon come è noto indica il “legno”, e per questo si adatta a qualsiasi cosa costruita con questo materiale. La Watch Tower traduce lo xylon riferito a Gesù con palo, mentre sarebbe più neutro lasciare la parola "legno". Ma non è di questo che volevo parlare, bensì del fatto che xylon designa nella letteratura greca anche le navi dei pirati, proprio perché sono fatte di legno, esattamente come designa pure i tronchi e le travi che servono per costruire queste navi. Il tuo ragionamento proposito di stauros è simile a quello di chi volesse costringermi a tradurre xylon sempre con “tronco”, anche quando designa delle navi, soltanto perché le navi sono fatte di tronchi e non si dà una nave senza un tronchi mentre si danno dei tronchi senza delle navi. Questo ovviamente avrebbe degli esiti comici, perché ad esempio dovremmo dire che Demetrio di Atene sconfisse dei pirati che viaggiavano a bordo di tronchi nel mezzo del Mediterraneo. Questo era solo un esempio per spiegare perché l'
inclusione materiale non è l'inclusione semantica: l'essenza del termine nave non è "tronco", anche se la nave è fatta di tronchi, e anche se le due cose si dicono con lo stesso termine, in questo caso xylon. Bisogna dunque vedere che cosa quel termine connoti in quel particolare contesto prima di tradurlo, un nome chiedersi stupidamente quale il significato basilare del termine, e neppure ha senso, se termine designa sia un oggetto, sia ciò di cui quell'oggetto è costituito, tradurre con ciò che indica il materiale di costruzione, e per giunta ricamarci sopra una teoria per escludere l'altro significato. Allo stesso modo “palo” non è l'essenza né di stauros né di "croce". Non è l'essenza di “croce” perché questo termine in italiano designa una forma precisa che esclude i pali, e non è l'essenza di stauros perché questo termine si riferisce a qualunque cosa piantata, senza specificare se sia un palo o una croce; e l'esempio che ho portato sulla nave e il tronchi dovrebbe far capire il perché la constatazione che
dentro ogni possibile stauros ci sia un palo non implica che l'essenza di stauros sia "palo", esattamente come seppure ogni nave è fatta di tronchi, non per questo l'essenza della nave è un tronco, né men che meno tradurre con "tronco" lascia aperta la possibilità che fosse una nave. Ma vi dirò di più, e cioè che se anche stauros avesse indicato come significato base un palo, questo non cambierebbe il fatto che se tale termine era usato per riferirsi nella maggior parte dei casi a delle croci, allora sarebbe stato comunque da tradurre con croce. Infatti se anche ammettessimo per pura ipotesi che il termine in greco designasse come significato base un palo per appendere, e che tuttavia il termine fosse utilizzato anche per delle croci, allora il fatto che le volte in cui venne usato per designare le croci abbiano superato le volte in cui servì a designare dei pali, non ci autorizza più a tradurlo con palo, giacché a differenza del termine greco stauros
il nostro termine "palo" non può essere usato per indicare delle croci; e se dunque apprendiamo dalla storia che fu utilizzato maggiormente per indicare delle croci composte rispetto a dei singoli pali, se anche il significato base fosse stato originariamente palo, noi moderni dobbiamo però tradurlo con croce, in relazione al fatto che nella maggior parte dei casi designò quelle che per noi sono croci: degli enti cioè che noi non siamo più in grado di indicare con la parola “palo”. Se dunque si ammette che il più delle volte stauros abbia finito per colpa dei romani per designare delle croci, siccome il termine palo non consente più di dare quest'idea, allora si deve smettere di tradurre stauros con palo a meno che il contesto non lo richieda esplicitamente. Ogni cosa che hanno detto i testimoni di Geova è dunque da ribaltare: non si deve cioè tradurre con “croce” solo se ci sono delle evidenze particolari, semmai il contrario, cioè tradurre con palo solo se il contesto lo richiede, perché parliamo di testi di epoca imperiale (Luciano docet). Il termine aveva assunto a tal punto una connotazione geometrica che Luciano può dire Prometeo crocifisso sul Caucaso non perché attaccato alla pietra, ma perché crocifisso con le braccia divaricate, come il testo precisa.
Tutta questa discussione insomma è una colossale farsa: è una farsa perché non s'è mai visto che si debba tradurre un termine in base alla sua ipotetica "funzione", specie se questa funzione è fatta collassare indebitamente sulla parola "palo" anziché sullo stare piantati, e soprattutto perché quando si traduce un testo non si deve tentare di rendere quello che una parola significa in tutta l'estensione sincronica e diacronica della lingua, ma ciò che significa in quel testo. Se dunque tutto delle fonti che ci parlano della morte di Gesù sono concordi ed univoche nel dirci che questo stauros, in piena consonanza con quanto era più frequente all'epoca romana, era una croce, non c'è nessun motivo per tradurre il termine con palo. Se non si vuole essere dogmatici e andare sul probabile si dovrà dunque tradurre con croce, giacché come il brano dell'enciclopedia cattolica che tu hai gentilmente citato ricorda, questo stauros era più spesso una croce che un palo. E quando il professor Holzmeister dice che il palo verticale era lo stauros non sto dicendo nulla di sbagliato, e viene da chiedersi come tu possa citarlo a favore della tua tesi. Come ripeto il palo verticale è detto stauros, ma non in quanto stauros significhi essenzialmente palo verticale, bensì in quanto il palo verticale è piantato per terra. Tutto questo discorso che fa Barnabino è incompatibile ed inconciliabile con quanto argomenta La Watch Tower. La strategia argomentativa delle pubblicazioni ufficiali infatti prende un'altra strada, e cioè il vano tentativo di dimostrare che né stauros né xylon avrebbero mai significato croce all'epoca di Cristo, giacché Perspicacia scrive che né in greco classico né in greco koinè stauros ha mai designato delle croci. Proprio perché la Società punta a far passare stauros come “un pezzo di legno", può giustamente dire che se stauros indicava un singolo “pezzo di legno” allora esso si riferisce ad un palo, e dunque Gesù non è morto sulla croce ma su un singolo pezzo di legno.
Quello che dice Barnaba invece è incompatibile con gli intenti argomentative della Watch Tower. Infatti sostenere che stauros non indica una forma ma una funzione, e ciò fa sì che non si possa più a partire dalla traduzione "palo" escludere l’idea "croce", perché a questo punto si starebbe dicendo ai lettori italiani che quella "palo" non significa davvero "palo", ma è un termine che per l'appunto vuole lasciare aperta qualsiasi possibilità. Nelle pubblicazioni della Torre di Guardia non si troverà ovviamente mai nulla di simile, perché il dare un'accezione geometrica al termine stauros è funzionale al dare addosso al resto della cristianità per poter accusarli di paganesimo. La strategia della Watch Tower infatti è di suggerire che se la parola stauros non poteva indicare una croce, e che addirittura nei primi tre secoli dopo la morte di Cristo nessuno pensava che Cristo morì in croce, allora l'idea della croce debba essere venuta ai cristiani da qualcos'altro: ovviamente dal paganesimo. In realtà, siccome è il contrario, e i romani normalmente crocifiggevano su croce, e stauros questo indicava, non c’è alcun bisogno di immaginare che i cristiani abbiano preso da croce da qualche altra parte.
Barnabino qui invece sta esplicitamente contraddicendo la Torre di Guardia perché la sua strategia non vuole negare che i romani appendessero su delle croci latine, e pare che abbia addirittura rinunciato a negare che queste erano più frequenti dei pali, semplicemente Barnabino vuole sostenere che la traduzione "palo" sarebbe più neutra in quanto connoterebbe meglio la funzione base di stauros indipendentemente dalla forma reale che questo stauros poteva avere, cercando di convincere i lettori con delle acrobazie logiche che la resa palo non escluderebbe la croce e anzi sarebbe comprensiva di questo significato. Ma se è comprensiva, perché la Watch Tower scrive che se Cristo è morto su un palo, allora non è morto in croce? Barnabino resosi conto della posizione della Torre di Guardia storicamente insostenibile pare aver smesso di sostenere che i cristiani abbiano importato la croce dal paganesimo, e ha pure smesso di sostenere che i romani non utilizzassero delle croci, il che invece è esattamente quello che le pubblicazioni della società vogliono dare ad intendere mettendosi a pubblicare bassorilievi assiri con impalamenti!. Questo tentativo di Barnaba di difendere la traduzione del nuovo mondo si rivela dunque eretico e castrante rispetto all'utilizzo che la Società fa di questa resa con "palo", perché impedirebbe di usare questa traduzione come qualcosa che connoti una forma diversa dal croce, giacché nelle parole di Barnabino vorrebbe essere una traduzione che includa qualsiasi forma poteva avere lo stauros. Scrive esplicitamente: “ci permette di riunire sotto un'unico termine tutti i tipi di crocifissione indipendentemente dalla forma. Palo di tortura non esclude la croce”. S’è mai letta una dichiarazione meno ortodossa per un testimone di Geova? Purtroppo per lui come abbiamo spiegato l'inclusione materiale non equivale all'inclusione semantica, sicché se anche i quali stanno dentro le croci, tuttavia il termine palo non è incluso nell'essenza della parola croce, anzi il termine palo esclude che si possa parlare di croci, e dunque la resa con palo, come la Watch Tower sa, esclude la resa tradizionale con "croce". Proprio per questo poiché le due rese sono incompatibili occorre scegliere quella più probabile, e in base all’ unanime testimonianza antica, non che in base alla prassi romana, la traduzione da scegliere è croce.
E il problema non è il “peso” che la parola croce può avere assunto nei secoli, il problema semmai è il ben più grave utilizzo ideologico che la Watch Tower fa della resa la “palo”, infatti essa viene usata come contrapposta a croce per poter dare dei pagani a tutti i cristiani. È disonesto far finta di non sapere questa cosa e trattare questa traduzione come se fosse più neutra della resa con croce, che invece designa uno strumento con solide basi storiche.
Vorrei precisare da ultimo che questo mio ragionamento parte da una postulato adottato per venire incontro a Barnabino, cioè che stauros indichi un oggetto di qualunque forma. Volevo cioè dimostrare che anche partendo da quest'idea si arriva comunque alla conclusione che la cosa più ragionevole da fare è tradurre con croce. Come già detto tuttavia non è vero che stauros indica qualunque forma, questo è vero solo nel greco di epoca arcaica e classica in cui stauros indica per l'appunto ciò che piantato per terra indipendentemente dalla forma che assume. Ho però detto che a partire dal contatto con la superpotenza romana, i greci iniziarono a chiamare stauros la crux dei romani e che siccome questa era generalmente a forma di croce, se ha come risultato che stauros non indica più le cose piantate per terra genericamente ma le croci. Questo mutamento di significato è stato possibile proprio perché gli stauros erano con una frequenza elevata croci, altrimenti non si spiega perché il termine si sia specializzato in greco e si è arrivato a designare soltanto croci. La colpa di questa specializzazione non può essere addebitata ai cristiani che avrebbero messo al centro del lessico il termine stauros connotato come croce di Cristo, ma va cercata già nel greco di età pre-costantiniana, come testimoniano le citazioni del secondo secolo che ho portato alla vostra attenzione come quella di Luciano di Samosata, il quale può bellamente sostenere che la gente credesse che la parola stauros derivasse dalla lettera greca tau, un esempio di paretimologia che tra l'altro è ancora viva e vegeta in Grecia. Anni fa parlando con un greco che per ironia della sorte si chiamava Stavros, e che insegnava latino e greco in un liceo a Tessalonica, gli chiesi cosa pensasse della parola stauros, ed egli si disse convinto che indicasse sempre e solo oggetti cruciforme per tutto l'arco di storia della lingua greca. Quando, con una citazione di Omero in mano, gli chiesi come giustificasse che il termine ricorresse per indicare i pali di una staccionata, mi rispose quanto segue:
“Dei dizionari che mi riporti, quello di Rocci, Montanari non li conosco. Quello greco-inglese di Liddell-Scott l'ho anch'io usato tantissime volte nel passato. Ma negli ultimi anni sto usando per il mio lavoro quasi esclusivamente il monumentale Μέγα Λεξικό της Ελληνικής Γλώσσας, nella sua terza edizione (2002) dell'Accademia di Atene, che è il più autorevole in Grecia oggi. Proprio questo Λεξικό nel lemma σταυροω spiega come primo significato: "εγείρω σε μορφή Τ , διασταυρώνω σε μορφή Τ". (erigere a forma di T, incrociare a forma di T"). In NESSUN caso lo traducono come "palo". A caso? Boh, dobbiamo rivolgerci a linguisti che lo hanno redatto. E' pure curioso che, come il primo esempio, riportano i versetti di Omero, indicati da te.
Mi piace informarti che tutte le versioni in neogreco dell'Odissea (ben quattro finora), che ho usato nell'insegnamento in classe, nel sopracitato brano "σταυρούς...έλασε...ένθα και ένθα" (Od. XIV, 11) lasciano sempre la stessa parola immutata, cioè "σταυρούς".
Anche quella traduzione bellissima di Nίκος Καζαντζάκης, pur essendo molto libera, non ricorre all'uso di un'altra parola al posto di "σταυρούς". Ma perché? Forse, mi domando io, perché il greco moderno, che è la continuazione vivente e naturale dell'antico, abbia conservato lo stesso significato, quello cioè di due pali/legni/travi a forma di T, lungo i secoli, e che forse dava p.e. anche Omero nella sua Odissea?
Mi ricordo mio padre che, quand'ero ragazzino, mi diceva: "πάμε να υψώσουμε το σταυρό" (andiamo ad alzare la palizzata), cioè il recinto che c'era intorno alla nostra casa e che spesso l'impetto lo faceva cadere giù. E questa palizzata aveva sempre come sostegno una barra, un braccio traversale. Boh, può darsi che siano delle "coincidenze". Io mi limito di constatare le troppe "coincidenze". "Coincidenza" anche la presenza del "ταυ" in mezzo allo σ
ταυρός e scritto addirittura per intero? “
Ora, non mi interessa minimamente la tesi sostenuta da questa greco, perché non ho nessuna intenzione di passare cinque anni della mia vita a verificare se in tutte le occorrenze di stauros come palo sia possibile vederci due legni incrociati, quello che mi interessa è la paretimologia che questo tessalonicese mi tirò fuori, e che per un miracolo di trasmissione culturale è esattamente la stessa riportata da un altro grecofono di 1800 anni fa ovvero Luciano. Ora vi lascio alle vostre riflessioni. Riassumendo:
1) stauros non indica alcuna funzione che rimandi allo stare appesi, indicalo stare piantati per terra.
2) se indica parli non li indica in quanto voglia dire palo, ma in quanto i pali sono piantati per terra.
3) l'essenza o campo semantico di stauros non indica un palo ma ciò che sta piantato per terra. È verissimo che la croce\ stauros ha preso il nome dal fatto che il palo centrale si chiamava stauros, ma questo come ripeto non dipende dal fatto che il palo fosse un palo, ma dal fatto che fosse piantato.
4) l'inclusione materiale non è l'inclusione semantica.
5) Non ha senso dire, come hai scritto, che se anche tutti gli stauroi del primo secolo fossero stati delle croci, noi tuttavia dovremmo tradurre con palo perché questo è il significato basilare del termine stauros. Infatti quello che c'interessa non è solo il significato basilare ipotetico del termine greco ma anche il significato del termine che utilizziamo nella lingua di arrivo. Se dunque per ipotesi stauros avesse indicato un palo, indipendentemente da qualsiasi possibile aggiunta inessenziale, questo tuttavia non è più vero per il termine italiano "palo"; dunque se anche il significato base di stauros fosse stato palo, qualora ammettessimo per ipotesi, da te concessa, che tutti questi stauroi in realtà fossero stati croci, non avrebbe più senso tradurre con palo in italiano, visto l'fatto che così siamo nell'impossibilità di comunicare che tutti questi stauroi erano quelle che noi chiamiamo croci; ma non solo omettiamo quest'informazione, ne diamo anzi una sbagliata. Infatti come ripeto è traduzione "palo" ha una connotazione geometrica che esclude la croce, e dunque non solo staremo nascondendo che tutti questi stauroi erano croci, ma per di più daremo esattamente l'idea contraria, cioè che fossero pali. La cosa si fa ancor più grave se, come la Watch Tower, usiamo questa traduzione per dire esplicitamente che “siccome era un palo allora non era una croce”. Un'operazione del genere è incompatibile con qualsiasi cosa tu abbia scritto in questa discussione.
6)Non mi sembra proprio che la WTS sia "possibilista" sullo strumento su cui morì Gesù, e comunque, se anche lo fosse, non sarebbe quello di cui stiamo parlando. Il problema non è se la WTS dice che Cristo potrebbe essere morto in croce, ma dove la WTS avrebbe mai affermato che "palo" possa indicare una famiglia di strumenti in cui è inclusa la croce.
Barnabino non deve spiegarci se per WTS sia possibilista riguardo al fatto che Cristo sia morto in croce, ma dove la WTS avrebbe detto che la traduzione palo possa comprendere la croce, e dove avrebbe mai detto d'aver tradotto con "palo" per includere qualunque cosa, croci comprese.
Ad maiora
[Modificato da Polymetis 20/08/2010 15:31]
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)