Preparandomi per la lettura di questa settimana (1 Re 21-22) mi sono imbattuto nello straordinario esempio di Nabot (21:1-14). Come fa notare la Torre di Guardia del 1/8/97 pp. 13-14 Nabot non si rifiutò di vendere la propria vigna al re Acab, mettendo in pericolo la propria vita, per una questione di orgoglio. Piuttosto, Nabot conosceva il punto di vista di Geova e conosceva la sua Legge secondo cui nessun israelita poteva vendere in perpetuo il suo possedimento terriero ereditario. (Levitico 25:23-28) Nabot, dunque, non fu cocciuto, ma leale, e la sua lealtà gli costò molto cara.
Oltre a riflettere sul fatto che anche oggi essere leali a Geova e alla sua legge può costare parecchio, ho fatto anche questa considerazione, Nabot ha perso la vita per una legge che ora non è più in vigore. Di più, ha sacrificato la propria vita, e quella dei figli, per una legge che Geova sapeva benissimo che un giorno non avrebbe più avuto valore, infatti era nell’espresso proposito di Geova che la Legge fosse un’ombra delle cose avvenire. Questo però non rende la lealtà di Nabot meno preziosa, né lo rende un condizionato mentale o uno stupido.
Forse anche noi in passato siamo stati leali a qualche norma che col tempo è poi cambiata, forse in questo momento la nostra determinazione a essere leali a un certo principio ci sta costando molto caro, e potrebbe essere che fra qualche tempo il modo in cui vedremo quel principio sarà diverso, vuol dire questo che siamo stati stupidi? Che lo siamo ora? No, siamo leali, e Geova apprezza la lealtà alla sua legge e alla sua organizzazione, proprio come ha apprezzato la lealtà di Nabot.
Volevo solo condividere con voi questa mia riflessione…
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