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Evangelici benedetti da Dio?

Ultimo Aggiornamento: 24/08/2010 11:48
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24/08/2010 07:12
 
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dal progresso dei numeri pare di sì!

Cattolici in picchiata:

Maurizio Chierici 18 8 2010 il fatto quotidiano:

Non è vero che Dio è morto come mormoravano i pessimisti 40 anni fa. A volte cambia casa Protestanti, chiese evangeliche, sette pentecostali stanno conquistando il continente più cristiano del mondo: l’America Latina. Nel 2001 attorno alla Chiesa di Roma si raccoglieva il 49,6 per cento della popolazione mentre le diverse anime luterane arrivavano al 31. Adesso le voci che anticipano il censimento 2011 raccontano di trasferimenti clamorosi verso la galassia del protestantesimo, che sta per superare il 40 per cento dei fedeli. Esodo che non finisce nelle chiese tradizionali della vecchia Europa: Calvino e Lutero sono sempre stati minoritari nell’America coloniale. Preferenze ad evangelici, soprattutto pentecostali. Le “sette” passano dai 3 milioni del 1991 ai 21 milioni del 2010.
IN BRASILE , dove la comunità più estesa si riconosce nel Vaticano, un milione di persone lascia ogni anno Roma alla ricerca di un cristianesimo diverso. Se possiamo dire così, ormai Rio e San Paolo lottano con Germania e Sudafrica per il terzo posto nella classifica delle nazioni protestanti, subito dopo Stati Uniti ed Inghilterra, prima di Nigeria e paesi scandinavi. L’analisi dei teologi cattolici prova a spiegare
gli “er rori” del potere romano-centrico, forse troppo chiuso nella burocrazia dei corridoi,forse lontano dagli uomini che negli affanni quotidiani cercano la speranza di Dio. Per frenare l’emorragia, nel 2007 Benedetto XVI va in Brasile alla conferenza episcopale latinoamericana. Cristoforo Dominguez ne fa parte e dice: “Non è servito a niente. La fuga continua perché la Chiesa continua a commettere peccati di omissione”. Non rompe, nella pratica, le disuguaglianze parallele che angosciano il tessuto sociale
latino: da una parte il pacchetto delle grandi famiglie (latifondisti, impresari, gerarchie politiche), dall’altra il 40 per cento della gente (230 milioni di persone) con problemi di sopravvivenza materiale e spirituale. Roma ha un debole per le borghesie devote all’Opus Dei o ai Legionari di Cristo, obbedienze
chiuse nel privilegio della società “onori-af fari”. Degli altri si era preoccupata la teologia della liberazione, i preti che condividevano gli stracci e che i teologi della tradizione non sopportavano.
Papa Giovanni Paolo II e il cardinale Ratzinger li hanno oscurati in una interminabile agonia della quale si stanno pentendo ma che ha lasciato un vuoto nel quale sono accorsi i luterani d’assalto. “Non chiamiamoli sette”, si arrabbiano Leonardo Boff e Carlo Alberto Libonio Cristo, detto Frei Betto, teologi brasiliani ai margini della chiesa ufficiale. “Sono cristiani che pretendono rispetto. Hanno riempito lo spazio abbandonato per decisione vaticana. Le sette stanno interpretando il post moderno con l’impegno di tener viva la spiritualità della gente. Senza di loro non ci sarebbe niente”.
FREI BETTO, esponente della teologia della liberazione, aggiunge: “Non ci siamo adeguati all’evoluzione dei tempi: gerarchie e abitudini rigide, non troppo diverse dagli anni della colonia. Se un povero ha bisogno di parlare col suo prete deve prendere appuntamento una settimana prima. Incontro sospirato che magari trascura appena i dubbi che lo tormentano o l’angoscia di una crisi di lavoro o familiare sono superate. E comincia la lontananza. La luce delle case d’accoglienza di pentecostali ed evangelici è invece sempre accesa”. Volontari giorni e notte. Ascoltano, consolano insegnano a parlare “direttamente con Dio”. Chi soffre li ritrova sulla porta di casa. “Nelle metropoli il concetto organizzativo
della parrocchia appartiene ad un altro secolo. La gente è cambiata. Vuol parlare e subito. Essere ascoltata quando ha bisogno. Troppo spesso Roma non se ne accorge”. Ma i cattolici devono sopportare altri conti. Per coprire le reti parrocchiali, il Brasile bisogno di 120 mila sacerdoti. Ne ha 17 mila anche se la conferenza dei suoi vescovi resta la più consistente del mondo cattolico: 352. Fra loro 60 conservatori, 80 progressisti, altri in evoluzione, come il cardinale Hummes. Era fra i papabili quando Ratzinger si è seduto sul trono di Giovanni Paolo II. Negli anni ’80 Humes faceva il vescovo di San Andres, grande San Paolo. Assieme a Lula sgomitava davanti ai cancelli delle fabbriche chiedendo ricompensa equa per i lavoratori. Adesso se ne scusa: “fervori di gioventù” ma non sono radici tagliate.
ASSIEME A LULAha passato la notte di due Natali fa sotto il ponte di una favela, con gli ultimi del mondo. Ma se gli Hummes seguono i tempi, altre chiese latine si inchiodano al passato. Cardinale Madriaga in Honduras dalla parte del golpe militare che rovescia il governo democratico; chiesa cilena che implora il nuovo presidente Piñera di perdonare i militari che hanno violato i diritti umani. Tragedia
del presente, che in Cile rievoca il disagio del passato quando il nunzio apostolico Sodano (diventato Segretario di Stato, ormai é a riposo) organizza l’apparizione di Giovanni Paolo II sul balcone della Moneda accanto a Pinochet. È stato il giorno della disperazione per milioni di cattolici contrari alla dittatura. Storie lontane che continuano, ma la differenza tra nuovi protestanti e Roma resta la struttura
dell’organizzazione sociale. La chiesa evangelica funziona come una micro-società: si riproduce ogni giorno. Con l’aiuto, va detto, di una comunicazione a volte grottesca. Spazi noleggiati in tv commerciali, 20 miracoli in diretta ogni ora. Pat Robertson dirigeva la quinta casa di produzione tv degli Stati Uniti ed è proprio egli Stati Uniti che il voto comincia a corteggiare i protestanti latini in esilio dilavoro. Una volta erano solo cattolici, adesso non più. Roma lo sa, chissà cosa farà.


www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/18/cattolici-in-picchiat...
[Modificato da nevio63 24/08/2010 07:13]
24/08/2010 11:48
 
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20 miracoli in diretta ogni ora



Si, in molti paesi del terzo mondo questo è un grosso appeal a diventare membri di una certa chiesa, i gruppi carismatici in Africa e America Latina hanno grosso notorietà per via delle guarigioni miracolose, vere o presunte, e il pastore che ne fa di più ha la chiesa (e le casse) più piene, non molto diversamente da quanto accade in Italia con i vari santuari di Padre Pio e Madonne varie che certamente attirano sempre gandi folle, al punto che la Chiesa tollera in effetti queste forme di "devozione" mooooolto al confine con la superstizione e a volte l'idolatria vera e propria (dato che alcuni possono attribuire direttamente al santo, e non a Dio, la capacità di fare miracoli). Insomma, un pò come nel mondo antico diventa quasi una guerra di prodigi...

Poi è vero, c'è il fallimento della teologia della liberazione o comunque il suo rientrare in un quadro più istituzionalizzato non intercetta più i fermenti sociali del paese, ma forse d'appertutto si vive un certo riflusso che dura ormai da molti anni. A Marx, dove mancano ospedali ed assistenza sanitaria efficiente, si preferisce una guarigione immediata!

Shalom


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