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Ulrico Zuinglio e la Parola di Dio

Ultimo Aggiornamento: 02/10/2010 02:26
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01/10/2010 21:33
 
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Nei primi giorni della sua opera Zuinglio si rallegrò vedendo che gli zelanti ascoltatori dei suoi sermoni si trasferivano in altre parti della Confederazione per diffondere la conoscenza biblica che avevano. Ma parecchi cantoni si attenevano fermamente all’autorità di Roma. Furono fatti sforzi per mettere a tacere Zuinglio e ridurre a nulla le sue fatiche. Fu invitato a una discussione in un centro prevalentemente cattolico, ma i consiglieri municipali di Zurigo gli rifiutarono il permesso di esporsi così pericolosamente ai suoi accaniti nemici. Senza dubbio rammentavano come il riformatore boemo John Huss era stato ingannato e bruciato al rogo nel precedente secolo.

Berna e Zurigo furono le due roccheforti del movimento di riforma. E fu a Berna che Zuinglio si rifugiò volontariamente nel 1528. Si dovevano discutere alcune cose, soprattutto le sue vedute sulla Cena del Signore. Anche in questa occasione ebbe successo, dopo di che si recò alla cattedrale di Berna a fare un sermone. Al termine l’uomo attempato si tolse i paramenti e dichiarò solennemente: “Se riguardo alla messa le cose stanno così, non la celebrerò né oggi né in nessun altro tempo”. Questo significò la fine del dominio di Roma nella cattedrale di Berna.

Forse un altro rimarchevole punto nella carriera di Zuinglio fu il suo primo incontro con Martin Lutero. A questo punto il suo precedente entusiasmo per il riformatore di Wittenberg si era affievolito. È vero che l’intrepida determinazione di Lutero aveva spinto Zuinglio a seguire una condotta simile. Tuttavia, in seguito dichiarò: “Non appresi gli insegnamenti di Cristo da Lutero, ma dalla stessa Parola di Dio”. I due uomini erano basilarmente l’opposto. Lutero aveva avuto una gioventù difficile e tendeva al pessimismo. Zuinglio, d’altra parte, era un felice figlio delle Alpi, gioviale e ottimista. La controversia della Cena del Signore e del suo significato si presentò infine come principale punto di discordia fra loro.

Per evitare il dissenso, il principe Filippo d’Assia invitò i principali rappresentanti d’entrambe le vedute a una discussione che si sarebbe tenuta nel suo castello di Marburgo. Ciò avvenne nel 1529. Zuinglio e Oekolampad di Basilea rappresentarono una veduta, mentre Lutero e Filippo Melantone si schierarono dalla parte opposta. L’argomento fu discusso ampiamente, ma Lutero rimase incrollabile. Sin dall’inizio aveva messo in risalto la sua veduta quando, con mano ferma, aveva scritto col gesso le parole: “Questo è il mio corpo”.
Spiegando la sua convinzione, Zuinglio dichiarò che Cristo Gesù non aveva mai voluto dire che gli emblemi del pane e del vino fossero il suo corpo letterale, no, neppure in senso mistico. Piuttosto, disse il riformatore di Zurigo, Gesù intendeva dare l’idea che gli emblemi significavano o rappresentavano il suo corpo come simboli in commemorazione del suo grande sacrificio. Ma Lutero insistette sul contrario. Per averla vinta, Filippo d’Assia li persuase a redigere una dichiarazione delle dottrine basilari su cui erano d’accordo.
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