Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!
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In cerca di un padre

Ultimo Aggiornamento: 07/12/2010 20:54
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07/12/2010 20:46
 
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Kham Thong era stanco. Aveva avuto una giornata dura, ma il lavoro gli piaceva e si sentiva soddisfatto. La cena preparatagli dalla moglie era stata deliziosa, e ora stava trascorrendo una piacevole serata con lei e i loro due bambini. Sua moglie, Oi, era occupata a cucire, ma non fino al punto da non poter chiacchierare con chiunque si degnasse di ascoltarla. Mentre faceva la sua parte per mandare avanti quella conversazione alquanto sconclusionata, Kham cominciò a pensare.
Si sbagliava o sua moglie era più carina del solito? Anche la cena gli era parsa migliore. O era lui che si sentiva meglio? È vero, si sentiva allegro. Ma osservando più attentamente la moglie, notò che era vestita e pettinata meglio. Cosa più importante, ne osservò il viso. Da molto tempo non lo vedeva così rilassato e sorridente. Ne fu contento, perché voleva bene alla moglie e si sentiva ricambiato, anche se a volte la loro vita coniugale non era stata facile. La moglie era una donna laboriosa e sincera, ma molto permalosa e pronta a esplodere anche alle critiche più velate.
Riflettendo su questo, Kham si accorse che da settimane non c’erano più stati battibecchi fra lui e Oi. Ricordò che proprio il giorno prima avevano avuto un’amichevole e vivace conversazione dopo aver mangiato quei deliziosi manghi col riso. È vero, su una cosa non si erano trovati d’accordo, ma ne avevano discusso con uno spirito amichevole. Kham ne era stato proprio contento.
Egli era cresciuto senza genitori. Sua madre era morta quando era piccolo. In quanto al padre, be’, la cosa era piuttosto misteriosa. Kham non se lo ricordava, e i fratelli più grandi davano a intendere che li avesse abbandonati. Sembrava che non volessero mai parlare di lui. Sua sorella maggiore aveva provveduto a cucinare e a badare alla casa. Ma non era stata una vera casa, con uno spirito familiare. Ognuno andava e veniva a suo piacimento. Senz’altro lei faceva del suo meglio, ma sembrava che fosse sempre stanca, che andasse di corsa e che fosse a corto di soldi. Da quello che aveva capito, la sorella, per mandare avanti la famiglia, riceveva dei soldi dal loro fratello maggiore, Tuen, che viveva lontano. Ma quei soldi bastavano a malapena, per cui la mattina la sorella andava al mercato a vendere della merce. In quanto a Kham, nessuno si era mai interessato di lui come persona. Si sentiva come un orfano, indesiderato e messo in disparte. Da piccolo spesso giocava da solo, pensava da solo e continuò a far tutto da solo. Questo lo aveva reso piuttosto introverso.

UN CARRETTO E DELLE LETTERE

Kham aveva sviluppato un vivo apprezzamento per le cose ben fatte. Un oggetto che aveva influito molto su di lui era un carretto di legno costruitogli dal padre prima che se ne andasse. Il padre fabbricava carri, di quelli che vengono tirati dai bufali. Questo carretto era un vero capolavoro e aveva continuato a suscitare in lui, specialmente quando era cresciuto, un grande rispetto per l’abilità del padre come artigiano. Per questo motivo aveva voluto seguire il mestiere di suo padre, anche se ciò aveva significato imparare da solo a forza di errori, utilizzando gli arnesi del padre, che si trovavano ancora nella vecchia casa. Anche quando vedeva i propri figli giocare con quel carretto pensava sempre a suo padre, ma con sentimenti contrastanti. Ad esempio, come aveva potuto suo padre regalargli un giocattolo così bello e poi lasciare la famiglia, abbandonandola completamente a se stessa?
Fu solo quando una volta, qualche tempo dopo il matrimonio, andò a trovare sua sorella maggiore — la quale si era sposata ma viveva sempre nella vecchia casa — che seppe qualcosa su suo padre. Essendo per natura attratto dalle cose belle, si mise ad osservare con ammirazione la casa costruita dal padre. Questo lo indusse a ripensare a lui e a riesumare l’argomento: Che ne era stato di suo padre? “Che ne so”, rispose spazientita la sorella. “Ecco!” aggiunse, “leggiti queste lettere; le scrisse lui, a Tuen”. Nel dire questo la sorella tirò fuori dal fondo di un cassetto un mazzo di vecchie lettere e gliele sbatté sotto il naso. “Le puoi prendere. A me non servono”. Così se le era portate a casa e le aveva lette.
Ricordava ancora l’emozione che aveva provato per quelle lettere, al punto che ne aveva letto dei brani anche a Oi. “Pensa!” aveva detto, “in fondo mio padre era un brav’uomo! Non solo era un bravo artefice, ma anche un buon padre. Aveva preso provvedimenti per aver cura di tutta la famiglia tramite mio fratello maggiore Tuen. Dopo tutto si interessava di noi. Pensa che in una lettera parla pure di me! È stato Tuen a sperperare il denaro quando se ne è andato con quella ragazza. Quel poco che mandava a mia sorella dava a intendere che fossero soldi suoi. Vedi?” aveva ripetuto a Oi, “mio padre era un brav’uomo e si interessava di noi”. Quelle lettere non erano complete e non fornivano nessun indizio su dove fosse suo padre o su quando aveva in mente di tornare. Kham si ricordò di aver detto a Oi che desiderava veramente conoscerlo meglio. “Chissà, forse un giorno si farà vivo”, le aveva detto.
Le sue riflessioni su quei recenti fatti furono interrotte dal figlioletto che voleva che gli temperasse la matita. Invece di limitarsi a temperargliela, Kham gli insegnò come fare e lo aiutò a farlo da solo. Vedendo la gioia del figlio mentre mostrava alla sorellina ciò che gli aveva insegnato il papà, Kham sentì di avere agito da buon padre, più che da temperatore di matite. Pensandoci bene, ebbe l’impressione di essere diventato un padre migliore da quando aveva letto quelle lettere. Ma fu abbastanza onesto con se stesso da capire che, se l’atmosfera familiare era migliorata, doveva esserci una causa più profonda. ‘Cosa potrebbe essere?’ si chiese. ‘Cosa ha prodotto questo cambiamento in Oi?’
Ancora non sapeva che la moglie era rimasta molto colpita dal suo entusiasmo per ciò che aveva scoperto riguardo al padre. Ma in effetti era stato allora che, per la prima volta, Oi si era resa conto di come il fatto di trovare un buon padre potesse produrre una gioia così grande in qualcuno che non l’aveva mai conosciuto.
Kham, guardandosi pigramente attorno soprappensiero, fissò ancora una volta Oi. Come sembrava raggiante! Proprio come quando aveva cominciato a corteggiarla. Quel pensiero lo spinse a chiedere: “Oi, hai notato qualcosa in casa ultimamente?” Poi, vedendone lo sguardo perplesso, aggiunse: “Mi riferisco all’atmosfera”. “Sì”, rispose Oi. “Ho notato che è migliorata”. Sapendo quanto fosse suscettibile per ciò che riguardava il suo comportamento, Kham chiese con molta cautela: “Hai idea di quale possa esserne stata la causa?”
Oi continuò a cucire ancora per qualche minuto, seppure con minor decisione, poi si fermò. Kham trattenne il respiro. Sapeva che questa era una di quelle situazioni in cui la moglie, supponendo che egli volesse criticarla, poteva andare su tutte le furie. Ma invece dell’ira notò sul viso di lei un’espressione pensierosa. “Be’, ciò che hai scoperto sul conto di tuo padre ha senz’altro influito su di te, Kham. Me ne ero accorta, e ciò mi ha fatto veramente riflettere sull’importanza di avere un buon padre. Anzi”, disse indugiando un attimo, “penso che la tua esperienza nel ‘trovare’ tuo padre stia aiutando anche me a trovarne uno”. “Tu . . . trovare un padre? Ma se hai sempre conosciuto tuo padre! Abita qui all’angolo!” “Sì, lo so, ed è qualcosa che non sempre ho apprezzato come avrei dovuto. Ma non mi riferisco a questo padre ma a un altro, un primo Padre”. Kham si sentì sollevato dalla reazione della moglie, ma perplesso per la sua risposta. Lui aveva avuto difficoltà a trovare un padre, e lei ne aveva addirittura “un altro”, un “primo Padre”. “Cosa vuoi dire Oi, con ‘un altro’, il tuo ‘primo Padre’?” Oi si voltò con un sorriso irresistibile, come egli non vedeva da tempo. “Vuoi davvero saperlo?” gli chiese. “Certo”, rispose Kham con una risata, mettendosi in una posizione comoda per ascoltare.
Oi si alzò dalla macchina da cucire e andò a sedersi accanto a Kham. “Kham, hai notato che il martedì pomeriggio vengono a trovarmi due ragazze?” “No, ma mi è parso di vedere qui attorno delle ragazze che non conosco. Chi sono?” “Alcuni mesi fa queste due ragazze hanno bussato alla porta e mi hanno detto che volevano parlarmi. Avevano un aspetto amichevole, così le ho invitate a entrare. Una ha cominciato a parlare delle instabili condizioni del mondo e ha detto che c’era un rimedio. Allora ho capito che facevano parte di quelle persone che vanno di casa in casa a offrire libri religiosi. Comunque, sono stata ad ascoltarle, perché, oltre al fatto che bisogna essere sempre cortesi, quello che dicevano mi sembrava abbastanza logico, anche se alcune cose non mi erano chiare. Poi una di loro ha detto una cosa che mi ha incuriosito e cioè che il Creatore — il Padre, quindi — del primo uomo sta radunando ora persone di ogni nazione in un’unica grande famiglia di cui egli è Padre. . . .” Poi, dopo qualche esitazione, Oi continuò: “. . . e Dio. Come puoi immaginare, l‘idea di far parte di una famiglia più grande con un Padre più grande mi è parsa interessante. Così ho detto che mi sarebbe piaciuto saperne di più. La settimana dopo sono ritornate per spiegarmi altre cose, e da allora vengono ogni settimana. Comincio a credere che ciò che dicono sia proprio vero. Per questo ho detto che avevo trovato un Padre”.
A queste parole, Kham rimase in silenzio, profondamente turbato. Ciò che Oi gli aveva detto di quel “primo Padre” piaceva anche a lui, ma quella parola, “Dio”, lo preoccupava e lo lasciava perplesso. Sua moglie aveva forse intenzione di diventare una bigotta? Poi fece caso al fatto che Oi era affettuosamente seduta accanto a lui. Erano anni che non provavano questa intimità in una discussione seria! Le sue nuove idee religiose non potevano essere così cattive se erano riuscite a farla cambiare tanto. ‘Tutt’altro!’ pensò, mettendole un braccio sulla spalla e stringendola a sé. Questo lo fece sentire più rilassato, ma quella parola, “Dio”, continuava a turbarlo. Evidentemente lei se lo aspettava, perché egli aveva notato che la moglie aveva avuto un attimo di esitazione prima di pronunciarla.
Avvertendo la particolare intimità che univa in quel momento il loro cuore e la loro mente, Kham si sentì spinto ad aprirle il proprio cuore. “Oi, la parola ‘Dio’ mi dà un po’ fastidio. E a te?” “All’inizio mi faceva lo stesso effetto, Kham, ma non ho mai capito il perché. Certo, qui la maggioranza delle persone non crede in Dio, e alcune reagiscono in modo sprezzante al solo sentirlo nominare”. “Be’”, disse Kham dopo una pausa, “il motivo potrebbe forse essere questo. Sai, la mia famiglia reagiva allo stesso modo quando si menzionava mio padre, e a volte l’ho fatto anch’io; se non fosse stato per quel carretto, e naturalmente per quelle lettere, sarei forse rimasto della stessa idea”. “Ciò che dici è interessante, Kham; mostra con quanta facilità assimiliamo le opinioni altrui. Non sarebbe meglio basarsi esclusivamente sui fatti senza lasciarsi influenzare dai pregiudizi degli altri?” “È proprio vero, Oi”, disse stringendola a sé. “Cerchiamo di seguire questo principio e non la massa. Ma c’è un’altra cosa che mi lascia perplesso. La maggioranza di quelli che quando sentono nominare ‘Dio’ si mettono a ridere e dicono: ‘Dov’è?’ o ‘Non lo vedo’, fanno poi grossi sacrifici per placare demoni che ugualmente non vedono. E sembra che molti ne abbiano una gran paura. Chissà se associano Dio con qualcuno che dev’essere temuto e placato”. Poi si fermò e chiese: “Pensi che l’idea di un Dio non mi piaccia perché inconsciamente lo considero come un demone supremo che tormenta quelli che gli si oppongono?”
“Probabilmente per molti è così”, rispose Oi, “ma quelle ragazze mi hanno fatto vedere che il vero Dio, che si chiama Geova, non è così. È potente, certo, ma è molto misericordioso anche con quelli che sbagliano; e non tormenta nessuno. È come un padre molto buono ma onnipotente, che non muore mai e che quindi è sempre pronto a dare aiuto. Non è come i demoni. Prende l’iniziativa per aiutare l’uomo. La Bibbia dice che è un Dio di amore”. “‘Amore’, dici. Se fosse così mi piacerebbe. Amore e potenza messi insieme possono far molto”. “Sono d’accordo con te”, disse Oi. “Ma”, aggiunse Kham dopo una lunga pausa, “non sembra che i fatti stiano così, e abbiamo appena detto che dobbiamo basarci sui fatti. Per esempio, quelle nazioni o religioni che dicono di credere in un Dio non dimostrano affatto amore. Si sfruttano e si uccidono a vicenda, esattamente come quelli che non ci credono”. “È vero”, esclamò la moglie, “perché non servono Geova, ma un dio che si son fatte loro. In effetti rappresentano Dio in modo errato. Molte di queste nazioni si dicono cristiane, ma in realtà oggi non esistono nazioni cristiane sulla terra”. “Uhm, potrebbe essere così. Ma perché dovrebbero rappresentarlo male?” replicò. “Perché la tua famiglia parlava male di tuo padre?” ribatté Oi, “e specialmente tuo fratello Tuen?” “Ora capisco. Nel caso di Tuen, in particolare, perché gli faceva comodo. Lo sai, Oi, l’argomento si fa interessante; ma sembra una cosa così complicata che non saprei da che parte cominciare”, sospirò.
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07/12/2010 20:47
 
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UN’IDEA MERAVIGLIOSA

Oi lo fissò negli occhi con un’espressione seria ma amichevole, e gli chiese: “Dimmi francamente, Kham: credi in un Creatore?” “È un po’ difficile rispondere”, replicò il marito. “Da un lato credo che, per poter portare all’esistenza tutte le cose meravigliose che ci circondano, debba esserci stato un Creatore”. Poi soffermandosi osservò più attentamente Oi, studiandone i lineamenti delicati e regolari, gli occhi lucenti e quello splendido sorriso. ‘Come ha potuto prodursi tutto questo’, si chiese, ‘quelle belle forme, quel profilo; non certo per caso o per opera di una forza cieca. Impossibile!’ La si poteva quasi definire un’opera d’arte. Guardando la sua pelle fine e vellutata, si accorse che anch’essa contribuiva alla sua bellezza, ma non era il fattore principale. Ricordò di aver visto immagini di bambini denutriti. Nonostante la loro pelle liscia, le guance scavate e gli occhi sbarrati conferivano loro un aspetto pietoso. Non avevano più grasso. Invece molte persone non più nel fiore della giovinezza ne avevano in abbondanza, ma le loro forme avevano perso ogni bellezza. Il grasso era nel posto sbagliato: era sfuggito al controllo, artisticamente parlando.
“Vedo che mi stai osservando, Kham”, disse Oi, rompendo il lungo silenzio, “ma a che cosa pensi?” Rilassandosi di nuovo, egli sorrise e disse lentamente: “Sai, Oi, come può esistere una bellezza come te per puro caso, senza un Creatore? Anzi dev’essere proprio un artista. Ma nonostante tutte le testimonianze dell’esistenza di un Creatore, rimango perplesso. Tutti i guai e l’empietà dilagante: perché esistono? Deve esserci un Creatore, ma perché non fa qualcosa?” “Anch’io ero perplessa per questo”, rispose Oi. “Ma quelle ragazze mi hanno fatto vedere una buona ragione per cui Dio non ha agito prima, e anche che presto farà qualcosa”.
“Hai detto che te l’hanno fatta ‘vedere’. In che senso?” “Me l’hanno fatta vedere nella loro Bibbia”. “Da come parli sembra che leggere una cosa nella Bibbia costituisca una prova. Ma che cos’è esattamente questa Bibbia?” disse Kham piuttosto dubbioso. “È un grosso libro”, spiegò Oi, “la più antica storia dell’umanità, dal suo stesso inizio. Una delle ragazze l’ha descritto come una raccolta di lettere di Dio. Credo abbia detto che sono più di 60”. “Lettere di Dio”, ripeté Kham, tradendo una certa emozione. “Sai, Kham, ricordo che quando hai letto le lettere di tuo padre mi hai detto che hai cominciato a vedere tuo padre sotto una nuova luce come una figura più intima”. “Sì, certo, perché da quelle lettere ho capito che mio padre non aveva abbandonato la famiglia come mi avevano fatto credere ma che aveva avuto cura di noi e che il problema era stato causato da mio fratello maggiore, Tuen”. “Be’, Kham, ti dirò: ho provato la stessa identica sensazione quando ho letto la Bibbia, le ‘lettere’ di Dio, il mio primo Padre. Anch’esse mi hanno fatto capire di chi è veramente la responsabilità di tutti i guai. “Sembri tutta eccitata per queste ‘lettere’”, osservò Kham, sorridendo. “Sì, non lo eri anche tu quando hai trovato quelle di tuo padre? Ed erano state scritte da un semplice uomo!” Kham non poté trattenersi dai ridere. Sua moglie aveva fatto centro.
“Perché quelle lettere erano così importanti per te?” chiese Oi. Kham ci pensò su per un po’ prima di rispondere. “Be’, avevo sempre avuto la sensazione che mio padre fosse un brav’uomo, ma dopo aver letto quelle lettere ne ho avuto la certezza e ho capito che era stato mal rappresentato; allora ho potuto riconoscerlo e difenderlo apertamente”. “Sì”, rispose Oi, “e questo è proprio ciò che hanno fatto le lettere del mio primo Padre: hanno tolto il vituperio dal suo nome. Le ragazze mi hanno promesso di portarmi una copia di quelle lettere — la Bibbia — martedì”. Kham cominciava a essere incuriosito da quelle lettere, ma non voleva darlo troppo a vedere. In realtà voleva del tempo per pensare. La figlioletta gli venne in aiuto versando qualcosa a terra e distraendo così la madre. Questa decise quindi che era ora che i bambini andassero a letto.
Il fatto era che qualcosa non lasciava tranquilla la coscienza di Kham. Si rendeva conto che da quando aveva trovato le lettere del padre aveva cominciato a nutrire verso di lui un senso di gratitudine, di responsabilità, per ciò che aveva fatto per la famiglia e per lui stesso. Non avrebbe dovuto provare gli stessi sentimenti verso il Creatore originale dell’uomo, sempre che ve ne fosse uno? Sentiva la necessità di risolvere il dilemma, ma come poteva farlo? Ricordò che la pregevole fattura del suo carretto-giocattolo era stata un mezzo per destare in lui l’interesse per il padre. Quindi gli balenò per la mente un’idea. ‘Quel primo Padre aveva lasciato qualche traccia di sé, qualche “carretto”? Certamente’, pensò Kham mentre osservava i movimenti di un geco sul soffitto. Tutta la natura, ragionò era proprio come un “carretto” che l’uomo poteva studiare! Perché non esaminarla? Decise di farlo, mentre continuava a osservare con attenzione quella specie di lucertolina occupata a dare la caccia agli insetti. Che belle zampette aveva, molto più difficili da fare che non le ruote di un carro. Non dovevano semplicemente poggiare sul suolo ma rimanere anche appese al soffitto grazie a lamelle adesive. Chi le aveva progettate e realizzate? Lui non ne sarebbe mai stato capace. Gli venne in mente il suo primo tentativo di costruire un carro, in particolare le ruote. All’inizio sembrava una cosa molto semplice; ma che impresa fare la prima ruota! Per costruirla ci aveva dovuto pensare. Se per fare una semplice ruota bisognava pensare tanto, quanto più per fare le zampe di quell‘animaletto!
Mentre vagava con lo sguardo in giro per la stanza i suoi occhi si fermarono su Oi, che era tornata alla macchina da cucire. Aveva lo sguardo leggermente accigliato e teneva in mano un pezzo di carta. Sentendo il bisogno di mostrare interesse per i suoi sforzi, Kham chiese: “Cosa stai facendo?” “Facendo!” ribatté Oi, “non riesco nemmeno a cominciare! Ho comprato della stoffa per fare un vestito ma non riesco a calcolare come tagliarlo per farcelo venire”. “Bisogna fare i calcoli anche per fare un vestito?” chiese Kham prendendola un po’ in giro, dopo di che tacque per vedere la sua reazione. “Calcoli, calcoli!” esclamò la moglie, “certo che bisogna fare calcoli per fare un vestito. Non viene mica fuori per caso!” “Sì, sono d’accordo, le cose non avvengono per puro caso”, disse Kham ed entrambi si misero a ridere quando le raccontò il ragionamento che aveva fatto sulle zampe del geco.
Mentre la moglie tornava ai suoi ‘calcoli’, Kham tornò ai propri. Guardando di nuovo il geco si ricordò che solo qualche giorno prima ne aveva visto uno appena nato andare immediatamente a caccia di mosche. Chi lo aveva programmato per farlo? Di recente aveva letto della costruzione di robot che si potevano programmare per compiere vari lavori, come saldare la carrozzeria delle automobili. Per arrivare a quel punto c’erano voluti migliaia di anni di studio da parte dell’uomo; ed egli dubitava che si potesse programmare uno di questi robot per battere in destrezza una mosca. Così, più ci pensava, più si convinceva che doveva esistere un Creatore, e per di più incredibilmente abile. Ma, per essere più sicuro, Kham sentì il bisogno di discuterne seriamente con qualcuno di quelli che negavano l’esistenza di un Creatore. A quanto si ricordava, non aveva mai sentito nessuno parlare seriamente della questione.
07/12/2010 20:48
 
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RISPOSTE INSODDISFACENTI

Alcuni giorni dopo, mentre camminava in città, Kham incontrò un ex compagno di scuola che non vedeva da qualche tempo, e si fermarono a fare due chiacchiere in un caffè. Era un giovane simpatico e intelligente. Aveva frequentato l’università ed era considerato un intellettuale promettente. Quando chiese a Kham come stava sua moglie, Kham ebbe all’improvviso un’idea. Perché non provare a vedere cosa ne pensava di un creatore? Gli disse quindi che sua moglie si stava interessando di una religione che credeva in Dio.
L’amico gli rispose in tono di scherno, e questo sorprese Kham perché non lo conosceva come uno schernitore. Tuttavia ciò lo spinse a rivolgergli questa esplicita domanda: “Da dove sono venuti l’uomo e tutte le cose che vediamo nella natura?” Nonostante ascoltasse con attenzione, Kham non riusciva a capire bene ciò che diceva l’amico. Questi parlava di un caos primordiale con i quattro elementi, fuoco, acqua, aria e terra (a quanto ricordava), dal quale le cose avevano cominciato a svilupparsi gradualmente, per caso. Così era venuta all’esistenza la prima semplice cellula, che poi si era moltiplicata. Successivamente si erano sviluppate altre cose. Quelle buone avevano continuato a moltiplicarsi; le altre erano scomparse. Erano comparse per caso ed erano sopravvissute secondo le circostanze. Kham non si intendeva molto di cellule, ma aveva uno spirito molto pratico, per cui le paragonò a qualcosa che conosceva bene: le ruote di carro.
Dato che per poter servire a qualcosa anche la più semplice delle cellule avrebbe dovuto essere in grado di riprodursi, doveva senza dubbio essere infinitamente più complessa di una ruota. Praticare dei fori quadrati in un mozzo di legno e fare dei raggi che vi corrispondessero alla precisione gli era parsa una cosa molto semplice, prima di iniziare. Ma che fatica sistemare saldamente ciascun raggio nel foro corrispondente! Nonostante tutti i calcoli e la cura nel tagliare il legno, aveva accumulato diversi scarti prima di poter riuscire a fare una sola ruota. Basarsi sul cieco caso sarebbe stato come gettare del legno e uno scalpello in una macchina per impastare il cemento. Quanto tempo ci sarebbe voluto per produrre in questo modo anche un solo raggio? Il caso poteva produrre solo rottami. Qualsiasi attività si compia, non ci si affida al caso, sia che si facciano ruote o cellule. Bastava un attimo di disattenzione in una sola fase della costruzione della ruota per trovarsi nei guai; lo aveva imparato a sue spese. A maggior ragione ciò doveva valere quando si trattava di produrre cellule e addirittura organismi complessi. ‘Non è forse ciò che succede a una persona ammalata di cancro?’ pensò. ‘Può darsi che una sola cellula impazzisca e cominci a riprodurre cellule diverse dall’esatto modello prestabilito, così che ingombra il corpo con i suoi prodotti di scarto e contemporaneamente sottrae il nutrimento alle cellule sane. Il caso potrebbe solo portare alla morte, mai alla vita!’
Ogni volta che Kham cercava di sollevare obiezioni alla teoria dell’amico si sentiva rispondere che ciascuno stadio aveva richiesto milioni di anni, come se in questa espressione vi fosse qualcosa di miracoloso. Kham era piuttosto divertito mentre tornava a casa e pensava agli sforzi fatti dall’amico per aiutarlo a visualizzare cosa fosse realmente un milione di anni. C’era riuscito, sì, ma non nel senso che intendeva lui. Ciò che Kham aveva visualizzato non era la comparsa, dopo milioni di anni, di cellule funzionali, ma di zampe di geco difettose, altissime. Perciò, più ci pensava, più si convinceva che doveva esistere un Creatore.
07/12/2010 20:49
 
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UNA DOMANDA MISTERIOSA

Ma l’ultimo commento dell’amico lo aveva lasciato perplesso. “Se tutto dev’essere calcolato in anticipo, da dove è venuto il tuo Creatore?” Kham era un uomo molto onesto, non soltanto in questioni di denaro, ma anche nei pensieri e nelle convinzioni. Non voleva ingannare né sé né altri. Per lui scoprire la verità era più importante che avere la meglio in una discussione. Perciò, per soddisfazione personale, voleva una risposta a quella domanda. Doveva esserci un Creatore, ma da dove era venuto? Non avrebbe accantonato l’argomento finché non avesse trovato una risposta. Forse Oi poteva dirgli qualcosa in merito.
Arrivato a casa un po’ prima del solito, sempre con quel pensiero in mente, si fermò in giardino. Questa volta aveva uno scopo specifico. Voleva osservare la fattura delle cose, come aveva fatto con gli oggetti prodotti dal padre. Che meraviglia! Perché non se ne era accorto prima? Sapeva di aver sviluppato un occhio per le cose belle di legno e di metallo. Ne era anche piuttosto orgoglioso; era stato questo che inizialmente lo aveva attratto a suo padre. Ora sentiva il bisogno di analizzare con attenzione le cose della natura, di approfondire l’apprezzamento per le cose non fatte dall’uomo.
Seduto su un tronco, Kham si guardò intorno. Sia che osservasse le colline coperte di alberi non lontane dal retro della sua bottega o le molte varietà di fiori che la moglie aveva piantato, tutto era così piacevole, tranquillo e soddisfacente, così diverso dalle baraccopoli dell’uomo, circondate da immondizie, sacchetti di plastica, bottiglie e altri rifiuti, come quella che aveva appena visto attraversando un vicino quartiere povero. ‘Sì’, pensò, ‘il Creatore non ha fatto cose squallide’. Kham conosceva abbastanza le persone da sapere come erano venute all’esistenza le baraccopoli. Basilarmente erano dovute alla mancanza di servizi, all’incompetenza, alla stanchezza, alla pigrizia, come pure all’indifferenza verso ciò che dà piacere, all’incuria e alla sconsideratezza. Ma era ovvio che il Creatore delle cose che ora stava osservando non aveva nessuno di questi difetti.
La profonda e duttile sapienza e l’intendimento evidenti in ogni cosa che si muove, che ha vita, cominciarono a empire Kham di meraviglia. Che enorme differenza rispetto alle produzioni dell’uomo, ad esempio rispetto alle ruote che poteva sperare di copiare! Queste erano alla sua portata. Principalmente era questo il motivo per cui se ne era interessato. Ricordò di aver smontato una volta una delle vecchie ruote costruite da suo padre, per vedere come poteva farne una uguale. Vedendo un’ape far capolino da un fiore vicino pensò come sarebbe stato inutile ‘smontare’ l’ape o il fiore per poterli riprodurre. Osservando pigramente i movimenti dell’ape, cominciò a vederla sotto una nuova luce. Era una fabbrica di miele, efficientissima, eppure bella e pulita. ‘Perché non possono essere così gli zuccherifici?’ pensò. Ricordò di aver letto che inquinavano molto i fiumi e l’atmosfera. Ed erano tutt’altro che belli. Da buon artigiano, sapeva che ci voleva uno sforzo extra per far sì che una cosa fosse sia efficiente che bella. Il Creatore doveva voler molto bene all’uomo per fornirgli del miele così delizioso prodotto da uno stabilimento così attraente.
07/12/2010 20:50
 
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Kham cominciava a pensare al Creatore come a un essere benevolo, anziché come a un computer privo di sentimenti. Osservando il ruolo passivo del fiore e l’ape attivissima, cominciò a pensare all’ampia varietà di capacità presenti nel creato. Per svolgere il suo lavoro, quell’ape doveva essere in grado, almeno fino a un certo punto, di pensare. Notò poi una lucertola immobile in cima a un paletto del recinto, la quale sembrava avere lo sguardo puntato lontano. La osservò pazientemente. All’improvviso essa si precipitò giù lungo il paletto e corse verso il bocconcino che aveva adocchiato in lontananza. Sì, anche questa lucertola doveva in qualche modo essere in grado di pensare, forse più dell’ape. La mente di Kham cominciò quindi a riflettere sulle diverse capacità di pensare. Chiaramente non erano le stesse in ogni forma di vita, ma ciascuna sembrava esserne dotata nella misura necessaria. Certo, nell’uomo questa facoltà trovava la sua espressione più alta, ma nemmeno l’uomo poteva capire tutto. Anch’egli aveva i suoi limiti. E con ciò? Non poteva forse accettare i suoi limiti e fare uso delle facoltà che aveva? ‘Ah!’, pensò Kham. ‘Questo riguarda proprio il mio problema: sapere “da dove è venuto Dio”’. In realtà non sapeva nemmeno chi fosse Dio! Era un creatore intermedio o era proprio il Creatore originale, il primo Padre? Forse il cervello umano non era stato fatto per risolvere questo problema da solo; o forse Kham semplicemente non aveva abbastanza informazioni per andare avanti. Ma aveva bisogno di capire come era venuto all’esistenza Dio?
Kham non era nemmeno stato in grado di conoscere i fatti relativi al proprio padre finché non aveva trovato quelle lettere! Non poteva darsi che l’uomo avesse bisogno di lettere dal suo Creatore per poterlo veramente conoscere? La natura, la sua creazione, attesta l’esistenza di Dio, ma non ci dice quali sono i suoi pensieri e i suoi propositi per il futuro. Gli uomini non possono nemmeno leggere i pensieri di altri uomini che sono in grado di vedere: come possono quindi leggere i pensieri di un Dio che non vedono? Sì, l’uomo ha bisogno di lettere da Dio per poterlo veramente conoscere.
La curiosità di Kham per le lettere di Dio di cui aveva parlato Oi cominciò a farsi sempre più viva. Accettare i propri limiti e studiare quelle lettere sembrava essere il segreto per fare vero progresso nell’acquistare conoscenza di Lui e ricevere il suo aiuto. Per esempio, Kham non sapeva perché uno scalpello fosse molto più duro del legno; ma, tenendo in buone condizioni lo scalpello e usandolo secondo le istruzioni, era in grado di fare ruote. Fare gli scalpelli non era compito suo; né lo era quello di fare degli dèi. Ma si poteva fare un altro esempio: Può una persona pretendere di conoscere ogni particolare della vita del suo datore di lavoro prima di accettare di lavorare per lui per guadagnarsi da vivere? Era presunzione bella e buona pretendere di sapere com’era venuto all’esistenza Dio prima di dargli ascolto per poter avere una vita migliore. Kham si ricordò quindi che il suo amico non aveva preteso di sapere da dove avevano avuto origine gli ‘elementi del caos’ prima di riporre fede nella sua teoria dell’evoluzione guidata dal cieco caso.
Kham sapeva che in genere la gente attribuisce alla “natura” tutte le cose che non sono state fatte dall’uomo. Lo aveva fatto anche lui. Rifletté sulla differenza: “Natura”, “Creatore”, “Dio”. Dicendo “natura” tutti i benefici erano gratuiti, senza alcun obbligo per l’uomo di essere riconoscente. L’uso, invece, del termine “Creatore” sottintendeva un senso di gratitudine, anche se non espresso. Per Kham la parola “Dio” comportava che si esprimesse concretamente quella gratitudine e anche che ci si sottomettesse a Lui in virtù della Sua posizione. ‘È ragionevole questo?’ si chiedeva. Kham era il padrone di se stesso e ne era felice, eppure era sempre soggetto all’autorità di altri. Non poteva abbattere alberi per fare carretti senza permesso. Lui e tutti gli altri abitanti della regione, quantunque parlassero tanto di essere un popolo libero, erano soggetti all’autorità del governatore e dei suoi funzionari. Kham riteneva che ciò fosse necessario per mantenere l’ordine e non lo considerava un peso, sempre che il governatore fosse una brava persona. Pensò quindi di non avere nessun diritto, dal punto di vista morale, di rifiutare di sottomettersi a “Dio” se Questi era in effetti il Creatore dell’uomo. Cominciò quindi a provare un certo senso di colpa in quanto alla gratitudine, perché aveva preso per scontata la bellezza di tutte le cose che lo circondavano. In effetti non aveva mai ringraziato nemmeno sua moglie, che si era presa la briga di piantare e curare i fiori che aveva sotto gli occhi.
07/12/2010 20:50
 
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Proprio in quell’istante i suoi pensieri furono interrotti o momentaneamente paralizzati dall’assordante rumore di un elicottero militare che volava a bassa quota sulla sua testa in un normale giro di sorveglianza antiguerriglia sulle colline della zona. Alzò la testa e lo seguì con gli occhi, quasi costrettovi dall’intenso rumore, finché lo vide sparire dietro un gruppo di alti alberi. Essendo appassionato di meccanica, normalmente l’elicottero avrebbe destato il suo interesse. Ma ora provava viva irritazione per questa rumorosa intrusione. ‘Perché devono essere così rumorosi’, pensò, ‘e proprio mentre sto assaporando la pace e la bellezza di questo giardino? Non potrebbero farli un po’ meno rumorosi?’ Poi, come per incanto, trovò la risposta: un silenzioso ma inequivocabile “Sì!” Proprio sotto il naso aveva un modello funzionante di un bellissimo elicottero in miniatura: una libellula! Per quanto fosse vicinissima, egli non sentiva nessun rumore. Osservandone i movimenti mentre sfrecciava qui e là in cerca di insetti, notò che essa era superiore sotto ogni aspetto. Forse l’uomo non era in grado di fare un elicottero più silenzioso, ma il Creatore sì. Si rese conto anche di un’altra cosa a cui non aveva mai pensato prima: la necessità di non dare ascolto alla blaterante propaganda delle imprese umane e di sintonizzarsi sulle testimonianze, più silenziose ma onnipresenti, delle opere del suo Creatore, indubbiamente più meravigliose. Kham si alzò e si diresse verso casa, deciso a dedicare più tempo a osservare il suo giardino, il “carretto di Dio”, e meno a leggere sui giornali la propaganda che esalta l’uomo.
Quando entrò in casa, la moglie gli disse: “Ti ho visto mentre eri seduto lì in giardino. Che cosa hai fatto tutto questo tempo?” Indugiando un attimo, egli rispose: “Guardavo il ‘carretto’”. Oi sembrò perplessa. Poi, alzando gli occhi, disse: “Vuoi dire . . . il ‘carretto di Dio’?” “L’ho sempre detto che ho una moglie intelligente”, disse Kham sorridendo. “Più tardi voglio chiederti qualcos’altro circa quelle lettere e accennarti un problema che mi preoccupa”.
07/12/2010 20:51
 
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Quella sera, dopo aver cenato ed essersi messi comodi, Kham chiese alla moglie: “Oi, che diresti se qualcuno ti chiedesse: ‘Com’è venuto all’esistenza Dio?’” “Non è venuto all’esistenza”, rispose Oi, “è sempre stato. La Bibbia dice che egli esiste ‘da sempre e per sempre’. È stato la sua grande causa prima”. “Uhm, fammici pensare”, borbottò Kham, ragionando ad alta voce, “‘una causa prima sempre esistita’. Sembra un po’ difficile da capire”. “Ma qual è l’alternativa?” ribatté Oi. “Questa è una buona domanda, Oi. La risposta è: nessuna, assolutamente nessuna. In caso contrario, da dove avrebbe avuto origine la prima cosa venuta all’esistenza? Non sarebbe potuta esistere, perché non c’era nulla, nemmeno una causa, che potesse produrla. Perciò dev’essere sempre esistita una causa efficiente; e per portare all’esistenza tutte le cose che troviamo nella natura, dev’esserci voluta una forza intelligente, una persona”.
“La risposta alla mia domanda: ‘Com’è venuto all’esistenza Dio?’ sarebbe quindi quella che hai appena detto: ‘Egli è sempre stato’. Ma non ti secca”, chiese Kham ad Oi, “il non capire come?” “Perché? Ci sono tante cose che non capisco. Cos’è l’elettricità? Non lo so, ma se schiaccio questo pedale, essa fa funzionare la mia macchina da cucire. Non è necessario capire tutto per riceverne i benefici. Sarebbe presunzione pretenderlo, specialmente quando si tratta del Creatore dell’uomo”, aggiunse Oi, rivolgendo a Kham un’occhiata significativa. “Sono d’accordo con te, Oi. Ma mi ci è voluto molto più tempo per arrivare alla stessa conclusione”. “È ovvio”, rispose Oi in tono scherzoso, “L’hai detto tu stesso che hai una ‘moglie intelligente’”. Poi, in tono più serio, aggiunse: “Non dimenticare, Kham, che c’è chi mi sta aiutando con la Bibbia”. “D’accordo, ‘mogliettina’”, disse Kham ridendo, “rispondi un po’ a questa: L’altro giorno hai detto che la Bibbia è come una raccolta di lettere del Creatore all’umanità”. “Sì, me lo ricordo”. “Ebbene come si fa a sapere che vengono veramente da Dio?”
Dopo un attimo di riflessione, Oi rispose: “Da ciò che c’è scritto, suppongo”. “Non mi sembra troppo convincente”, obiettò Kham. “Be’, in quale altro modo potremmo saperlo? Come hai fatto a sapere con certezza che le lettere che hai letto erano veramente di tuo padre?” Pensandoci bene, Kham non ne aveva nessuna vera prova. Non aveva visto suo padre scriverle. Non le aveva nemmeno ricevute direttamente da lui. Non contenevano neppure la sua firma. E se anche vi fosse stata, non aveva alcun modo per accertarsi che fosse proprio quella del padre. Nonostante ciò, non aveva alcun dubbio che fossero di suo padre. La calligrafia era identica in tutte. Il contenuto indicava che venivano tutte da lui. Rivelavano tutte un’intima conoscenza della famiglia e premura per essa, e tutte terminavano con le parole “dal vostro affezionatissimo padre”. Chi altri avrebbe avuto ragione di scrivere quelle lettere meravigliose o ne sarebbe stato capace? Kham riteneva quindi di avere ogni ragione per crederci. Il modo stesso in cui erano state ritrovate rafforzava la sua convinzione!
Rivolgendosi a Oi, disse: “Voglio farti una domanda, ma pensaci bene prima di rispondere. Hai la prova inconfutabile che i libri della Bibbia siano lettere di Dio? O hai solo testimonianze convincenti?” Oi rifletté a lungo. Non riusciva a capire dove voleva arrivare Kham. Infine rispose: “Non so cosa intendi per prova inconfutabile . . . ma sono convinta”. Ora toccava a Kham riflettere. Di che utilità era porre la questione in quei termini: testimonianze anziché prove inconfutabili? Rivolgendosi di nuovo a Oi, le chiese: “Per chi è stata scritta la Bibbia e a che scopo?” Di nuovo Oi meditò a lungo prima di rispondere: “Per quelli che cercano Dio, direi, così che, leggendola, possano essere attratti a lui. Ricordo che le ragazze mi hanno fatto vedere un punto dove Gesù dice che parlava solo mediante illustrazioni affinché i suoi oppositori non capissero, mentre le persone sincere avrebbero chiesto altre spiegazioni e quindi ne avrebbero afferrato il senso. Così è stato per me con la Bibbia. Molte parti sono piuttosto difficili da capire, ma quando faccio delle domande in genere ricevo risposte soddisfacenti”. “Sai, Oi, questo dà adito a una domanda interessante. Il Creatore dell’uomo e della terra avrebbe potuto facilmente far risuonare il suo messaggio dai cieli o farlo apparire vistosamente formulato in un linguaggio così semplice e chiaro che ogni uomo potesse comprenderlo; invece tu dici che egli usa la Bibbia che è difficile a comprendersi e per capire la quale occorre fare delle ricerche. Perché? Hai qualche idea?”
“Be’, da ciò che capisco la Bibbia è stata scritta per raggiungere il cuore delle persone. Ricordo infatti di aver letto che è paragonata a una spada affilata in grado di penetrare nel cuore e discernerne le intenzioni”. “In questo caso”, interruppe Kham, “testimonianze convincenti sarebbero più efficaci di prove inconfutabili. La Bibbia sarebbe quindi come una calamita, che attira solo chi è sincero; mentre chi lo desidera può trovare scuse per non accettarla e così rivelare ciò che ha nel cuore”. Oi rise: “Sono d’accordo con te, Kham, ma ciò che mi sorprende è perché stai facendo tutti questi ragionamenti prima ancora di aver visto una Bibbia”. “Vedi, Oi, ho imparato che più si riflette in anticipo, migliori sono i risultati. Non dimenticare che è così che ho imparato a costruire carri. In ogni caso non ho ancora una Bibbia, ma è certo che ora so meglio cosa aspettarmi da essa quando me la procurerò.
“A questo punto viene spontaneo chiedersi perché è passato tanto tempo prima che le persone potessero avere a disposizione la Bibbia”. “Innanzi tutto”, spiegò Oi, “quelli a cui in origine era stata affidata col tempo divennero cattivi, smisero di diffonderla e addirittura perseguitarono quelli che cercavano di farlo”. “Perché mai avrebbero fatto una cosa del genere?” chiese Kham. “Be’”, ribatté Oi, “perché pensi che tuo fratello Tuen abbia infilato le lettere di tuo padre in un cassetto invece di farle leggere a tutta la famiglia?” “Capisco. Tuen aveva qualcosa da nascondere, e quelle lettere lo avrebbero smascherato. Aveva tenuto nascosto il buon nome di suo padre per far bella figura lui”. “Esattamente e questo è proprio ciò che i cosiddetti cristiani hanno fatto col nome di Dio, Geova. Le lettere di Dio smascherano sia le falsità diffuse sul suo conto, sia il comportamento errato di quelli che si dicono cristiani ma che continuano a combattere gli uni contro gli altri e a uccidersi”. “Sì”, disse Kham, “mi rendo conto che devo assolutamente leggere quelle lettere”.
07/12/2010 20:52
 
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UNA SCOPERTA
All’improvviso a Kham venne in mente qualcosa. Si alzò si diresse verso la scrivania e cominciò a rovistare fra le carte nei cassetti. Alla fine trovò ciò che cercava: un libretto intitolato “Genesi”. Agitandolo sotto gli occhi di Oi, le chiese: “C’entra qualcosa con la Bibbia?” “Certo!” esclamò Oi. “Dove l’hai trovato? Quella è la prima lettera”. “È da tanto che ce l’ho nel cassetto. Non ricordo chi me l’abbia dato”, rispose Kham, sedendosi e cominciando a leggere.
Dopo un lungo silenzio Kham lanciò un grido che fece sussultare la moglie: “Lo sai, Oi, è meraviglioso! È proprio ciò che volevo. Parla della creazione”. Oi non disse nulla. Era ansiosa di dire tutto ciò che sapeva così da incoraggiarlo a studiare la Bibbia con lei; ma si rendeva anche conto che egli avrebbe voluto arrivarci da solo. Quella lettera incuriosiva anche lei, e ardeva dal desiderio di leggerla. In effetti aveva letto soltanto alcuni versetti della Bibbia che le ragazze le avevano mostrato. Continuò comunque a cucire, sapendo che, quando sarebbe stato il momento, Kham avrebbe parlato. Così fu.
“Oi, sei pronta a rispondere ad alcune domande?” “Va bene, fammele pure, ma ricordati che anch’io sono appena agli inizi”. “Sto leggendo del primo uomo e della prima donna. Fu detto loro che potevano mangiare di ogni albero del giardino di Eden, ad eccezione di uno. Se ne avessero mangiato sarebbero morti. Perché? Era velenoso?” Oi si avvicinò per sbirciare ciò che egli stava leggendo. “No” rispose, “Dio usò quell’albero come simbolo di qualcosa. Come vedi, fu chiamato l’albero della conoscenza del bene e del male’. Rappresentava una questione morale: Quell’uomo era pronto ad accettare l’autorità di Dio e il suo diritto, come Creatore e Proprietario, di dare o di non dare? Oppure quell’uomo era deciso a fare e a prendere ciò che voleva? In tutto l’universo, sotto la guida di Dio regnava l’ordine. All’uomo doveva essere affidata l’autorità sulle cose terrestri affinché l’intera terra potesse pure divenire un luogo ordinato, sotto la sorveglianza generale di Dio, così come lo era già quel giardino. A quella prima coppia umana era stata affidata una grande responsabilità. Ciò che avrebbero fatto e detto sarebbe stato trasmesso ai loro figli e quindi a tutto il genere umano. Perciò la loro idoneità morale per quel compito, la loro lealtà al loro proprietario e supremo sovrano, fu messa alla prova”.
07/12/2010 20:53
 
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Dopo una lunga pausa, Kham disse: “Sono d’accordo che non si può costruire una buona casa su un cattivo fondamento, e Dio non stava edificando una semplice casa, ma un mondo di miliardi di persone, per cui la lealtà al proprietario sarebbe stata una qualità indispensabile. È proprio ciò che non va in questo mondo! Gli uomini in generale non sono accomunati dalla lealtà a qualcuno che ne abbia il diritto. Lo capisco anch’io che sto appena iniziando a credere in Dio!” “Ma guarda qui, Kham”, lo interruppe Oi. “Hai visto cosa dice? Il serpente — cioè il Diavolo — disse alla donna: ‘Voi non morrete, perché Dio sa che mangiando del frutto dell’albero i vostri occhi si apriranno e diverrete come Dio, conoscendo il bene e il male’”. Kham apparve perplesso. “Non riesco a capire bene”. “In effetti”, disse Oi, “il Diavolo non stava forse dicendo alla donna che Dio, per continuare a tenerla sottoposta, le aveva mentito, e che lei poteva rendersi indipendente da Dio e stabilire da sé le norme da seguire?”
“Un momento, Oi. Non fai che menzionare questo Diavolo. Ma chi è?” “Oh, scusami” disse Oi, “avrei dovuto spiegarlo. Prima di creare le cose materiali, Dio fece delle creature spirituali chiamate angeli di intelligenza e potenza superiori a quelle dell’uomo. Come l’uomo erano dotate del libero arbitrio. Come l’uomo avevano la facoltà di immaginare. Uno di questi angeli lasciò che la sua immaginazione varcasse i limiti imposti dalla lealtà a Dio. Pensò quanto sarebbe stato bello avere tanti uomini soggetti alla sua potenza e influenza. Così tentò la prima donna perché accettasse la sua guida, offrendosi di liberarla da Dio”. “Ora capisco. E guarda cosa dice dopo: ‘La donna vide che l’albero era buono come cibo . . . sì l’albero era desiderabile a guardarsi. Ella prendeva dunque del suo frutto e lo mangiava’. Questo è interessante: mise le proprie idee al di sopra di ciò che aveva detto Dio. Pensava di poter diventare luce a se stessa, quando in effetti si stava assoggettando alla falsa luce di Satana. Ecco cosa accadde dopo: ‘Ne mangiò anche l’uomo e i due furono espulsi dal giardino affinché non potessero raggiungere l’albero della vita e ottenere la vita eterna’. Secondo me questo insegna qualcosa. È un avvertimento contro l’‘autoilluminazione’, contro il filosofeggiare in una direzione contraria a Dio. In altre parole, edificare una religione su semplici pensieri umani, su una filosofia, non porterà alla vita eterna”.
Kham rimase in silenzio per un bel po’, meditando su ciò che aveva letto. Gli aveva permesso di capire per la prima volta la causa delle miserie e delle sofferenze umane, e, soprattutto, la via d’uscita. Ripensò a quando aveva letto le lettere del padre. All’inizio aveva provato un grande entusiasmo, ma poi aveva sentito dentro di sé un vuoto ancora più grande. Si era sentito come se avesse appena intravisto o pregustato qualcosa, senza poterlo ottenere; era rimasto con lo struggente desiderio di qualcosa che non riusciva a definire, di risposte a domande che non riusciva a formulare. Si ricordò anche di quando non era ancora sposato e si sentiva molto infelice. Non aveva mai pensato al suicidio, cosa che molti fanno, ma pensava che la vita fosse davvero avvilente, senza via d’uscita. Aveva letto, o gli era stato detto — non ricordava bene — che questa vita con le sue miserie era la retribuzione per i peccati commessi in una vita precedente. Ma, riflettendoci sopra, gli sembrava una cosa ingiusta. Non poteva nemmeno ricordare cos’avesse fatto di male nella sua precedente vita, ed ecco che ora veniva punito per quelle cose! Era come finire in galera senza sapere quale legge si fosse violata. Come poteva la giustizia infliggere una punizione se la punizione stessa era ingiusta? Come poteva egli evitare di ripetere quei peccati se non sapeva nemmeno quali fossero? Tutto ciò lo aveva lasciato con un senso di frustrazione e sconforto senza che ci fosse qualcuno a cui chiedere aiuto. Ora capiva quel desiderio struggente. Era il desiderio di una fonte di aiuto e di verità. La lettura delle affettuose e incoraggianti lettere di suo padre lo aveva reso più consapevole del bisogno di un aiuto esterno. Quella lettera di Dio che aveva appena letto aveva cominciato a soddisfare questo struggente desiderio. Provò una felicità che non aveva mai provato prima. Tale felicità poteva diventare una caratteristica durevole della vita, senza essere mai turbata da malattie o morte, se solo quelle lettere provenivano veramente dal Creatore.
“Stavo pensando”, disse Kham rompendo il lungo silenzio, “a quello che hai detto prima, secondo quanto ti hanno spiegato quelle ragazze, cioè che l’uomo è stato fatto per vivere sulla terra. Quello che abbiamo appena letto lo conferma. Man mano che la famiglia umana fosse cresciuta, il giardino originale sarebbe stato gradualmente ampliato finché tutta la terra non fosse divenuta un giardino. Il fatto che il primo uomo e la prima donna fossero espulsi dalla zona già trasformata in un giardino sembra indicare che avevano perso il privilegio di rimanere anche solo temporaneamente in quella parte della terra già perfezionata, o coltivata, mentre fu permesso loro di vivere per un certo tempo nella parte ancora incolta”. “È vero”, replicò Oi, “furono espulsi dalla famiglia di Dio e vissero sulla terra come abusivi. Ma vedi cosa dice dopo, cioè che ‘ebbero figli’. Quale sarebbe stata la posizione di questi davanti a Dio?” “Suppongo che sarebbero stati anche loro abusivi come Adamo ed Eva”, disse Kham, “e contagiati dallo stesso spirito ribelle dei loro genitori, anche se non avevano personalmente rifiutato Dio”. “Sono d’accordo”, disse Oi, “e Geova, che è un Dio molto misericordioso, ha promesso di provvedere affinché la tara di questi figli ‘abusivi’ possa essere cancellata ed essi siano riportati nella sua famiglia; in tal modo egli diverrebbe loro Padre”. “È questo dunque ciò che intendevi quando hai detto di aver trovato un Padre, Oi. Gli uomini potrebbero quindi cessare di essere occupanti abusivi ed entrare nella famiglia di Dio.
“Questa lettera dice qualcosa in merito?” “Be’, sì, ma solo brevemente. Per capire l’intera disposizione bisognerebbe leggere tutte le lettere. Vedi cosa dice qui, Kham: ‘Per mezzo del tuo seme tutte le nazioni della terra di certo si benediranno, per il fatto che tu hai ascoltato la mia voce’”. “‘Il tuo seme’: che cos’è?” chiese Kham. “Queste parole furono rivolte ad Abraamo, che visse circa 4.000 anni fa e che è l’antenato sia degli arabi che degli ebrei. Fu un uomo famoso per la sua fede e per la sua ubbidienza a Geova. Sarebbe troppo lungo spiegarti anche quel poco che so io circa il ‘seme’, ma, per quel che ho capito, è il mezzo per eliminare la tara dai discendenti di Adamo e prepararli a divenire figli di Geova”. “In quel caso verrebbero portati fuori dalla giungla di questo mondo e condotti nel giardino di Dio”, disse Kham. “Sì, è così”, confermò Oi. “Uhm”, mormorò Kham, “l’umanità vive in una giungla sociale, ognuno per sé. Certo, ci saranno alcuni che cercano veramente di fare il bene, ma i loro sforzi sono in gran parte vanificati dall’ambiente, simile a una giungla. Non c’è nessuno che possa paragonarsi a un capo giardiniere che coordini gli sforzi di coloro che vogliono fare il bene. Sai, Oi, sembra sempre più evidente che ciò di cui l’umanità ha bisogno è un capo supremo, riconosciuto universalmente, che veda tutto e che agisca come un padre. Solo lui sarebbe in grado di ricompensare chi fa il bene. In quanto a quelli che fanno il male, sembra ancora più necessario un padre in grado di frenarli per impedire loro di opprimere o addirittura schiacciare chi fa il bene, com’è purtroppo avvenuto in certi paesi sotto empie dittature. Che dire dei malvagi incorreggibili, Oi? Che ne sarà di loro?”
“Be’, non sarebbe forse giusto che fossero eliminati?” rispose Oi. “È vero”, continuò Kham, “nel mondo d’oggi gli uomini si uccidono l’un l’altro, sia a livello di individui che di nazioni. Penso che tutto ciò sia sbagliato. Ma senz’altro il Creatore della vita avrebbe diritto di distruggere coloro che rifiutano di agire rettamente. Quale padre lascerebbe che un cane rabbioso si aggirasse liberamente nella sua proprietà per mordere i suoi figli? Il compito di un padre non è solo quello di dare la vita ai figli, ma anche di averne cura e proteggerli dai nemici”. A questo punto Oi intervenne, dicendo: “Kham, a quanto mi risulta, tutto ciò che hai detto è proprio ciò che insegna la Bibbia. Dopo aver radunato la sua famiglia nella sua proprietà, che sarebbe l’intera terra, Geova continuerà ad averne cura. Infatti il tema principale della Bibbia è il Regno di Dio, che è il mezzo per conseguire questi risultati”.
Kham rimase in silenzio per un bel po’. Poi, guardando Oi, disse come misurando le parole “SE QUELLO CHE DICI . . . È VERO, . . . È . . . LA NOTIZIA PIÙ SPLENDIDA . . . CHE L’UOMO ABBIA MAI RICEVUTO. Non sei d’accordo, Oi?” “Lo sai che sono d’accordo, Kham. L’hai visto. È per questo che l’altro giorno mi hai chiesto a cosa si doveva attribuire l’atmosfera migliore che ora c’è in casa. Si tratta di me. Lo riconosco; sono cambiata. Sì, da quando ho cominciato a conoscere questa buona notizia ho iniziato veramente a nutrire la speranza di un futuro luminoso e a considerare in modo diverso la vita attuale”.
Kham si alzò in piedi e si avvicinò a Oi, guardandola negli occhi. Tenendola per le spalle le chiese con fervore: “Che ne diresti, Oi, se noi, noi due, andassimo in cerca del Padre, insieme? Vuoi?” Il sorriso di Oi fu la risposta più esplicita.
07/12/2010 20:54
 
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CARO LETTORE,
Probabilmente ti starai chiedendo come è finita la ricerca del Padre da parte di Kham e Oi. Ricorda, però, che non sono persone reali; il Padre, comunque, il Creatore, esiste, e anche le questioni trattate sono reali.

Ti incoraggiamo quindi a cercarLo personalmente. Così facendo proverai molta felicità, sia perché troverai la risposta ai più importanti interrogativi in merito alla vita, sia perché la tua stessa vita acquisterà vero significato.

Come puoi compiere questa ricerca del Padre? I testimoni di Geova saranno lieti di aiutarti studiando gratuitamente la Bibbia con te.
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