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Israele :Questa sarebbe archeologia??

Ultimo Aggiornamento: 25/07/2011 12:10
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14/07/2011 10:17
 
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FONTE NUMERO 1: dove la tradizione vuole che sia il re d’Egitto a voler possedere l’anziana moglie di Abramo.

Abramo con Lot, lasciò Charan per stabilirsi a Canaan. Dopo qualche tempo, una carestia obbligò Abramo a trasferirsi in Egitto.

“E come stava per entrare in Egitto, disse a Sarai sua moglie: “Ecco, io so che tu sei una donna di bell'aspetto; e avverrà che quando gli Egiziani t'avranno veduta, diranno: Ella è sua moglie; e uccideranno me, ma a te lasceranno la vita. Deh, di che sei mia sorella, perché io sia trattato bene a motivo di te, e la vita mia sia conservata per amor tuo”. E avvenne che quando Abramo fu giunto in Egitto, gli Egiziani osservarono che la donna era molto bella. E i principi di Faraone la videro e la lodarono dinanzi a Faraone; e la donna fu menata in casa di Faraone. Ed egli fece del bene ad Abramo per amor di lei; ed Abramo ebbe pecore e buoi e asini e servi e serve e asine e cammelli. Ma l'Eterno colpì Faraone e la sua casa con grandi piaghe, a motivo di Sarai, moglie di Abramo. Allora Faraone chiamò Abramo e disse: “Che m'hai tu fatto? perché non m'hai detto ch'era tua moglie? Perché hai detto: È mia sorella? Ond'io me la son presa per moglie. Or dunque eccoti la tua moglie; prenditela e vattene!” (Genesi 12:11-19).



Abramo, ha paura di morire a motivo dell'avvenente (ma anziana) moglie. Questa piaceva così tanto al faraone, che avrebbe potuto ucciderlo pur di averla.
Con premeditata astuzia, Abramo costrinse sua moglie a mentire sul loro stato coniugale, spingendola verso il peccato di adulterio (anche se poi non consumato). Di conseguenza, invece di castigare l'astuto Abramo, il buon Jahweh castiga l'ignaro faraone, inviandogli piaghe di ogni sorta.


FONTE NUMERO 2: dove la tradizione vuole che il re che voleva possedere la moglie di Abrahamo sia Abimelec.

Dopo la distruzione di Sodoma e Gomorra, Abrahamo decise di cambiare aria, quindi si diresse verso Gherar. Qui la storia si ripete, quello che era successo con il Re d’Egitto, si sta per ripetere con Abimelec il Re di Gherar. L’avvenente Sara ormai sempre più anziana (lei stessa afferma di essere vecchia e di non avere più il ciclo delle donne), viene fatta passare per sua sorella e spinta tra le braccia del monarca. E ancora una volta, invece di castigare il recidivo Abrahamo, Jahweh minaccia di morte l’innocente Abimelec, vittima delle bugie del patriarca.

Abramo questa volta tenta di giustificarsi dicendo:

“E' veramente mia sorella, figlia di mio padre, ma non figlia di mia madre, ed è diventata mia moglie” (Genesi 20:12).

Ma questo non lo giustifica affatto, per due volte ha costretto la moglie a mentire sul loro matrimonio e più tardi, il figlio Isacco, farà la stessa cosa.

FONTE NUMERO 3: dove la tradizione vuole che non sia Abramo a convincere la moglie a mentire sul loro matrimonio, ma il figlio Isacco.

Poi per la terza volta (due volte con Abramo) la storia si ripete. Ecco una nuova carestia incombe sul paese, Isacco è costretto a migrare in cerca di cibo. Lo trovera’ a Gherar, presso Abimelec, Re dei Filistei.

“E quando la gente del luogo gli faceva delle domande intorno alla sua moglie, egli rispondeva: “È mia sorella”; perché avea paura di dire: “È mia moglie”. “Non vorrei”, egli pensava, “che la gente del luogo avesse ad uccidermi, a motivo di Rebecca”. Poiché ella era di bell'aspetto” (Genesi 26:7).

Ma Abimelec se ne accorse, dalla finestra li vide amoreggiare, addirato convoca i due coniugi e li interroga, dicendo:

“Certo, costei è tua moglie; come mai dunque, hai detto: È mia sorella? E Isacco rispose: “Perché dicevo: Non vorrei esser messo a morte a motivo di lei”.

E Abimelec:

“Che cos'è questo che ci hai fatto? Poco è mancato che qualcuno del popolo si giacesse con tua moglie, e tu ci avresti tirato addosso una gran colpa” (Genesi 26:9-10).

La variante sta nel fatto che non è più il Re a voler giacere con la moglie del patriarca, ora potevano essere altri, qualsiasi persona tra il popolo avrebbe potuto giacere con la matrona.

Le tre fonti sono ben distinte, l’una dall’altra. La filologia è una scienza riconosciuta… Nulla a che vedere con Voyager. Ogni scrittore ha una sua precisa impronta… un filologo è in grado di separare i testi dei vari autori. Inoltre risulta chiaro che la storia si ripete per tre volte… si ripete, perché le fonti a cui ha avuto accesso lo scrittore erano tre, e tutte preesistenti, magari tramandate oralmente…
14/07/2011 10:35
 
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Il problema è che anche se la filologia è una scienza cercare di applicare regole filologiche ad un testo scritto millenni fa, la cui trasmissione è ancora per molti versi non ben compresa, a mio parere non ci permette di essere così dogmatici sulle fonti e la loro datazione come si vorrebbe, tanto è vero che le fonti si restringono, dilatano, moltiplicano o riducono a seconda sostanzialmente delle tesi di fondo difese da questo o quello studioso.

Alfredo Terino ad esempio è una voce fuori dal coro che ha analizzato la teoria documentaria con attenzione, da un punto di vista filologico e storico, e ne ha messo in evidenza i limiti. Ovviamente questo non ha nulla a che vedere con l'ispirazione, ma al tempo stesso non dovremmo fare l'errore di considerare la filologia una scienza esatta, dato che usando gli stessi principi un filologo potrebbe arrivare a dire che anche la Divina Commedia ha avuto più fonti e più autori...

Con questo non si vuole dire che il metodo filologico sia da buttare via, ma per quanto riguarda le fonti non è solo la filologia che determina certe conclusioni né sono (IMHO) così stringenti gli argomenti che si usano. Nel tuo esempio vi sono tre episodi, e non si capisce cosa impedisca di pensare che le cose siano andate così come narrate, perché lo stesso episodio non potrebbe essersi ripetuto con piccole variazioni tre volte? Boh...

Shalom

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14/07/2011 13:13
 
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Giullare108, 14/07/2011 10.17:

FONTE NUMERO 1: dove la tradizione vuole che sia il re d’Egitto a voler possedere l’anziana moglie di Abramo.

Abramo con Lot, lasciò Charan per stabilirsi a Canaan. Dopo qualche tempo, una carestia obbligò Abramo a trasferirsi in Egitto.

“E come stava per entrare in Egitto, disse a Sarai sua moglie: “Ecco, io so che tu sei una donna di bell'aspetto; e avverrà che quando gli Egiziani t'avranno veduta, diranno: Ella è sua moglie; e uccideranno me, ma a te lasceranno la vita. Deh, di che sei mia sorella, perché io sia trattato bene a motivo di te, e la vita mia sia conservata per amor tuo”. E avvenne che quando Abramo fu giunto in Egitto, gli Egiziani osservarono che la donna era molto bella. E i principi di Faraone la videro e la lodarono dinanzi a Faraone; e la donna fu menata in casa di Faraone. Ed egli fece del bene ad Abramo per amor di lei; ed Abramo ebbe pecore e buoi e asini e servi e serve e asine e cammelli. Ma l'Eterno colpì Faraone e la sua casa con grandi piaghe, a motivo di Sarai, moglie di Abramo. Allora Faraone chiamò Abramo e disse: “Che m'hai tu fatto? perché non m'hai detto ch'era tua moglie? Perché hai detto: È mia sorella? Ond'io me la son presa per moglie. Or dunque eccoti la tua moglie; prenditela e vattene!” (Genesi 12:11-19).



Abramo, ha paura di morire a motivo dell'avvenente (ma anziana) moglie. Questa piaceva così tanto al faraone, che avrebbe potuto ucciderlo pur di averla.
Con premeditata astuzia, Abramo costrinse sua moglie a mentire sul loro stato coniugale, spingendola verso il peccato di adulterio (anche se poi non consumato). Di conseguenza, invece di castigare l'astuto Abramo, il buon Jahweh castiga l'ignaro faraone, inviandogli piaghe di ogni sorta.


FONTE NUMERO 2: dove la tradizione vuole che il re che voleva possedere la moglie di Abrahamo sia Abimelec.

Dopo la distruzione di Sodoma e Gomorra, Abrahamo decise di cambiare aria, quindi si diresse verso Gherar. Qui la storia si ripete, quello che era successo con il Re d’Egitto, si sta per ripetere con Abimelec il Re di Gherar. L’avvenente Sara ormai sempre più anziana (lei stessa afferma di essere vecchia e di non avere più il ciclo delle donne), viene fatta passare per sua sorella e spinta tra le braccia del monarca. E ancora una volta, invece di castigare il recidivo Abrahamo, Jahweh minaccia di morte l’innocente Abimelec, vittima delle bugie del patriarca.

Abramo questa volta tenta di giustificarsi dicendo:

“E' veramente mia sorella, figlia di mio padre, ma non figlia di mia madre, ed è diventata mia moglie” (Genesi 20:12).

Ma questo non lo giustifica affatto, per due volte ha costretto la moglie a mentire sul loro matrimonio e più tardi, il figlio Isacco, farà la stessa cosa.

FONTE NUMERO 3: dove la tradizione vuole che non sia Abramo a convincere la moglie a mentire sul loro matrimonio, ma il figlio Isacco.

Poi per la terza volta (due volte con Abramo) la storia si ripete. Ecco una nuova carestia incombe sul paese, Isacco è costretto a migrare in cerca di cibo. Lo trovera’ a Gherar, presso Abimelec, Re dei Filistei.

“E quando la gente del luogo gli faceva delle domande intorno alla sua moglie, egli rispondeva: “È mia sorella”; perché avea paura di dire: “È mia moglie”. “Non vorrei”, egli pensava, “che la gente del luogo avesse ad uccidermi, a motivo di Rebecca”. Poiché ella era di bell'aspetto” (Genesi 26:7).

Ma Abimelec se ne accorse, dalla finestra li vide amoreggiare, addirato convoca i due coniugi e li interroga, dicendo:

“Certo, costei è tua moglie; come mai dunque, hai detto: È mia sorella? E Isacco rispose: “Perché dicevo: Non vorrei esser messo a morte a motivo di lei”.

E Abimelec:

“Che cos'è questo che ci hai fatto? Poco è mancato che qualcuno del popolo si giacesse con tua moglie, e tu ci avresti tirato addosso una gran colpa” (Genesi 26:9-10).

La variante sta nel fatto che non è più il Re a voler giacere con la moglie del patriarca, ora potevano essere altri, qualsiasi persona tra il popolo avrebbe potuto giacere con la matrona.

Le tre fonti sono ben distinte, l’una dall’altra. La filologia è una scienza riconosciuta… Nulla a che vedere con Voyager. Ogni scrittore ha una sua precisa impronta… un filologo è in grado di separare i testi dei vari autori. Inoltre risulta chiaro che la storia si ripete per tre volte… si ripete, perché le fonti a cui ha avuto accesso lo scrittore erano tre, e tutte preesistenti, magari tramandate oralmente…

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Genesi 26:7 Giusto che Geova doveva punire Isacco per la paura mostrata di fronte alla possibilità magnanima degli altri di ucciderlo a motivo di lei.??

la bilancia pende a favore di chi lo poteva uccidere, timore di Isacco certamente giustificato??

Gesù doveva essere punito perchè disse mezza verità, " Non salgo alla festa" dove poi salì più tardi pur sapendo del pericolo..infatti provarono ad ucciderlo..

I testimoni devono essere puniti perchè di fronte ai nazisti non dicevano la verit,à tutta la verità dove erano gli altri, avendo la concreta possibilità che venissero premiati pure gli altri. [SM=g7355]

L'angelo che ingannò Acab??

Ma lo ingannò veramente?? No!!!



[Modificato da dispensa. 14/07/2011 13:16]
14/07/2011 15:36
 
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Non ho detto che la filologia è una scienza esatta, ho detto che è una scienza riconosciuta. Quindi non la si può accantonare. Se gli ospiti di Voyager avessero scelto i tre passi citati avrebbero fatto una migliore figura. Con gli ultimi studi quella delle più fonti, tra gli addetti ai lavori rimane l’ipotesi più accreditata.


Allora Abramo si prostrò con la faccia a terra e rise e pensò: Ad uno di cento anni può nascere un figlio? E Sara all'età di novanta anni potrà partorire? (Genesi 17:17 CEI).



L’incontro con Abimelech viene raccontato nel capitolo 20. Sara aveva ormai superato i 90 anni. Una donna vecchia e in menopausa.


Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne (Genesi 18:11 CEI).



Sara (Sarai) morì pochi anni dopo, all’età di 127 anni.


Or la vita di Sara fu di centoventisette anni. Tanti furon gli anni della vita di Sara” (Genesi 23:1 CEI).



Pur bella che sia stata, la vecchiaia doveva mostrare i suoi segni, come vi erano segni interni (menopausa) dovevano esserci anche segni esterni, dovuti al naturale invecchiamento. Il colpo di fulmine di Abimelech, che probabilmente possedeva il suo harem di giovani ragazze, diviene inconcepibile... in questo passo fu attratto da una persona anziana.

Diviene quindi logico pensare a un arrangiamento, da parte di una mano estranea alle fonti. Tre storie provenienti da tre diverse tradizioni sono state unite. Ma che sono ancora distinguibili (senza ricorrere alla filologia) dalla semplice lettura…
[Modificato da Giullare108 14/07/2011 15:38]
14/07/2011 16:18
 
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Caro Giullare,


Non ho detto che la filologia è una scienza esatta, ho detto che è una scienza riconosciuta. Quindi non la si può accantonare. Se gli ospiti di Voyager avessero scelto i tre passi citati avrebbero fatto una migliore figura. Con gli ultimi studi quella delle più fonti, tra gli addetti ai lavori rimane l’ipotesi più accreditata



Infatti non è detto che la filologia non sia una scienza, anche se sai bene che la teoria documentaria non ha a che fare solo con la filologia, né ho detto che non sia la tesi più accreditata. Ho solo detto che da quello che ho letto sull'argomento non mi pare che si possa essere dogmatici né che vi sia un accordo universale sulle eventuali fonti e la datazione che dovremmo attribuirgli. Terino, che ha studiato la cosa per una vita, ho riassunto molto bene i problemi della teoria documentaria.


Il colpo di fulmine di Abimelech, che probabilmente possedeva il suo harem di giovani ragazze, diviene inconcepibile... in questo passo fu attratto da una persona anziana



Non mi pare che il racconto parli proprio di un colpo di fulmine... evidentemente non fu attratto (solo) dall'avvenenza, seppure a quanto pare Sara era una donna di un certo fascino e sicuramente "sorella" di un uomo molto ricco con cui conveniva avere rapporti di parentela.


Diviene quindi logico pensare a un arrangiamento, da parte di una mano estranea alle fonti. Tre storie provenienti da tre diverse tradizioni sono state unite



Se proprio si doveva arrangiare le fonti, come tu dici, un redattore con un minimo di buon senso le avrebbe unificate in un'unica storia invece di impelagarsi in difficoltà interpretative. Quello che non si capisco e cosa ci impedisce, filologicamente, di pensare e tre episodi distinti...

Shalom

[Modificato da barnabino 14/07/2011 16:21]
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14/07/2011 16:47
 
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Se proprio si doveva arrangiare le fonti, come tu dici, un redattore con un minimo di buon senso le avrebbe unificate in un'unica storia invece di impelagarsi in difficoltà interpretative. Quello che non si capisco e cosa ci impedisce, filologicamente, di pensare e tre episodi distinti...



La fede [SM=g27985]
14/07/2011 19:09
 
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Caro Giullare,

Puoi spiegare meglio quest'affermazione? Perché non sarebbe possibile da un punto di vista filologico che per tre volte si ripetesse un episodio molto simile? Che relazione ha questo con la fede e la filologia?

Quello che voglio dire è che la ripetizione di un racconto non deve necessariamente indicare una fonte differente, tanto è vero che tanto il racconto del cap. 12 che quello del cap. 26 sono attribuiti alla fonte J dai documentaristi, ma si tratta solo di un racconto parallelo.

Shalom
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15/07/2011 04:57
 
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Caro Barnabino, dire che è la fede a impedire, ho generalizzato, non intendevo (solo) la vostra ma tutte quante. In genere ognuno di noi cerca le informazioni che sono a sostegno dell’idea che ci siamo fatti. Se questa idea proviene da una fede, cioè da un credo, è molto più radicata, si tende a scartare tutto quello che sembra opporsi, e si va alla ricerca di una soluzione alternativa. Questo vale anche per i non credenti, un anticlericale, spulcerà le scritture e commentari fino a trovare tutte le contradizioni possibili. E’ molto difficile per tutti essere imparziali… Quindi si troverà l’autore che dice di aver “risolto” il problema… e solo questo verrà citato…

Veniamo alla tua domanda:


Puoi spiegare meglio quest'affermazione? Perché non sarebbe possibile da un punto di vista filologico che per tre volte si ripetesse un episodio molto simile? Che relazione ha questo con la fede e la filologia?
Quello che voglio dire è che la ripetizione di un racconto non deve necessariamente indicare una fonte differente, tanto è vero che tanto il racconto del cap. 12 che quello del cap. 26 sono attribuiti alla fonte J dai documentaristi, ma si tratta solo di un racconto parallelo.



Tu dici bene, i fatti posso ripetersi. Da questo punto di vista non ho nulla da obiettare. Tuttavia questi 3 fatti si ripetono all’interno della stessa famiglia. 2 volte con Abramo (quindi se non fosse di fonte diversa sarebbe recidivo) e una volta con il figlio Isacco.

Ma non è solo questo che porta i filologi a pensare che si tratti di tre versioni della stessa storia… sono state individuate 4 fonti principali. La Elohista (E), la Jahwista (J), la Sacerdotale (P) e una detta fonte (D). Queste affermazioni vengono da un commentario cattolico (si trovano nell’introduzione del primo volume della Genesi della Collana LA SACRA BIBBIA edizione Marietti). Ma sono anche le più sostenute, sia dai credenti che dai non credenti… Questa sembra essere la tesi più accreditata. Quindi non parlo per me stesso…

La filologia è in grado di separare un testo, attraverso le caratteristiche (l’impronta scritturale) di un autore, da quelle di un altro, qualora fossero mischiate, o legate insieme da alcuni passi. Due stili di scrittura evidenziano due autori. Tre stili di scrittura evidenziano tre autori. Questa è solo una delle basi. Attraverso lo stile di scrittura, il filologo sa anche dire più o meno l’epoca di appartenenza, quindi se una fonte è più antica e se un’altra è più tardiva. Sono più di uno i metodi utilizzati dal filologo per svolgere il proprio lavoro.

Sono i differenti stili di scrittura a far pensare a un unica storia, proveniente da tradizioni e autori differenti. Il filologo non si basa solo sulla ripetizione...

L’affermazione, che sia il capitolo 12, che il 26 siano di fonte (J) non significa che siano stati scritti da una sola mano. Per le divergenze si può ipotizzare che appartengono alla stessa fonte, la (J) ma che “forse” provengono da una differente scuola di pensiero.

Oggi dire di fonte cristiana, non significa parlare di un’unica scuola di pensiero. Così, dire di fonte (J) non significa parlare di un’unica fonte di pensiero. All’interno della stessa potevano esserci delle divergenze… così come ci sono oggi all’interno del cristianesimo.

Sai perché i cattolici hanno deciso di accettare il testo, come l’insieme di più fonti? Non solo parchè questo è stato ormai evidenziato e accreditato da molti, ma perché è una soluzione alle incongruenze, talvolta paradossali che sono contenute nell'opera. Per loro rimane la teoria dell’unico autore “ispirato”, cioè la persona che ha raccolto i documenti, sotto “ispirazione” ha scelto quelli che dovrebbero essere giusti e ne ha fatto un unico libro. Per i cattolici e alcuni cristiani il problema è risolto…


Per quanto riguarda la composizione del Pentateuco, nel decreto sopra menzionato del 27 giugno 1906, la Commissione Biblica aveva già riconosciuto che si poteva affermare che Mosè «nel comporre la sua opera si è servito di documenti scritti o di tradizioni orali» e ammettere anche modifiche e aggiunte posteriori a Mosè. Non c'è più nessuno oggi che metta in dubbio l'esistenza di queste fonti e che non ammetta una progressiva amplificazione delle leggi mosaiche dovuta alle condizioni sociali e religiose dei tempi posteriori, fenomeno che si riscontra anche nei racconti storici.


FONTE: http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/pcb_documents/rc_con_cfaith_doc_19480116_fonti-pentateuco_it.html

L’esempio l’ho già fatto. Uno scrittore, prima di scrivere un saggio, s’informa, raccoglie documenti, li studia e poi scrive, magari citando alcune parti di essi. Io stesso non potrei scrivere queste poche righe se non avessi memorizzato alcune informazioni, cioè se non mi fossi prima documentato.

Oggi i filologi sono in grado di separare gli stili. Potrebbero (uso il condizionale) perfino, con un margine di errore minimo, dire se un versetto è un’aggiunta tardiva oppure no.

Il documento Vaticano citato è del 1948, tuttavia fa riferimento a un decreto del 1906.


III. Si può concedere, senza alcun pregiudizio sull'autenticità mosaica del Pentateuco, che Mosè nella redazione della sua opera abbia fatto uso di fonti, sia documenti scritti che tradizioni orali, dalle quali abbia tratto, parola per parola oppure secondo l'idea di fondo, alcune cose e le abbia inserite nella sua opera, riassumendole o amplificandole, secondo il suo fine e dietro il soffio della divina ispirazione?

Risp.: Sì.



FONTE: http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/pcb_documents/rc_con_cfaith_doc_19060627_pentateuchi_it.html

Sono più di cento anni che la tesi delle fonti è stata riconosciuta dai cattolici. Oggi (lo ripeto) è la più accreditata.
[Modificato da Giullare108 15/07/2011 05:15]
15/07/2011 07:32
 
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Giullare108, 15/07/2011 04.57:

Caro Barnabino, dire che è la fede a impedire, ho generalizzato, non intendevo (solo) la vostra ma tutte quante. In genere ognuno di noi cerca le informazioni che sono a sostegno dell’idea che ci siamo fatti. Se questa idea proviene da una fede, cioè da un credo, è molto più radicata, si tende a scartare tutto quello che sembra opporsi, e si va alla ricerca di una soluzione alternativa. Questo vale anche per i non credenti, un anticlericale, spulcerà le scritture e commentari fino a trovare tutte le contradizioni possibili. E’ molto difficile per tutti essere imparziali… Quindi si troverà l’autore che dice di aver “risolto” il problema… e solo questo verrà citato…

Veniamo alla tua domanda:


Puoi spiegare meglio quest'affermazione? Perché non sarebbe possibile da un punto di vista filologico che per tre volte si ripetesse un episodio molto simile? Che relazione ha questo con la fede e la filologia?
Quello che voglio dire è che la ripetizione di un racconto non deve necessariamente indicare una fonte differente, tanto è vero che tanto il racconto del cap. 12 che quello del cap. 26 sono attribuiti alla fonte J dai documentaristi, ma si tratta solo di un racconto parallelo.



Tu dici bene, i fatti posso ripetersi. Da questo punto di vista non ho nulla da obiettare. Tuttavia questi 3 fatti si ripetono all’interno della stessa famiglia. 2 volte con Abramo (quindi se non fosse di fonte diversa sarebbe recidivo) e una volta con il figlio Isacco.

Ma non è solo questo che porta i filologi a pensare che si tratti di tre versioni della stessa storia… sono state individuate 4 fonti principali. La Elohista (E), la Jahwista (J), la Sacerdotale (P) e una detta fonte (D). Queste affermazioni vengono da un commentario cattolico (si trovano nell’introduzione del primo volume della Genesi della Collana LA SACRA BIBBIA edizione Marietti). Ma sono anche le più sostenute, sia dai credenti che dai non credenti… Questa sembra essere la tesi più accreditata. Quindi non parlo per me stesso…

La filologia è in grado di separare un testo, attraverso le caratteristiche (l’impronta scritturale) di un autore, da quelle di un altro, qualora fossero mischiate, o legate insieme da alcuni passi. Due stili di scrittura evidenziano due autori. Tre stili di scrittura evidenziano tre autori. Questa è solo una delle basi. Attraverso lo stile di scrittura, il filologo sa anche dire più o meno l’epoca di appartenenza, quindi se una fonte è più antica e se un’altra è più tardiva. Sono più di uno i metodi utilizzati dal filologo per svolgere il proprio lavoro.

Sono i differenti stili di scrittura a far pensare a un unica storia, proveniente da tradizioni e autori differenti. Il filologo non si basa solo sulla ripetizione...

L’affermazione, che sia il capitolo 12, che il 26 siano di fonte (J) non significa che siano stati scritti da una sola mano. Per le divergenze si può ipotizzare che appartengono alla stessa fonte, la (J) ma che “forse” provengono da una differente scuola di pensiero.

Oggi dire di fonte cristiana, non significa parlare di un’unica scuola di pensiero. Così, dire di fonte (J) non significa parlare di un’unica fonte di pensiero. All’interno della stessa potevano esserci delle divergenze… così come ci sono oggi all’interno del cristianesimo.

Sai perché i cattolici hanno deciso di accettare il testo, come l’insieme di più fonti? Non solo parchè questo è stato ormai evidenziato e accreditato da molti, ma perché è una soluzione alle incongruenze, talvolta paradossali che sono contenute nell'opera. Per loro rimane la teoria dell’unico autore “ispirato”, cioè la persona che ha raccolto i documenti, sotto “ispirazione” ha scelto quelli che dovrebbero essere giusti e ne ha fatto un unico libro. Per i cattolici e alcuni cristiani il problema è risolto…


Per quanto riguarda la composizione del Pentateuco, nel decreto sopra menzionato del 27 giugno 1906, la Commissione Biblica aveva già riconosciuto che si poteva affermare che Mosè «nel comporre la sua opera si è servito di documenti scritti o di tradizioni orali» e ammettere anche modifiche e aggiunte posteriori a Mosè. Non c'è più nessuno oggi che metta in dubbio l'esistenza di queste fonti e che non ammetta una progressiva amplificazione delle leggi mosaiche dovuta alle condizioni sociali e religiose dei tempi posteriori, fenomeno che si riscontra anche nei racconti storici.


FONTE: http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/pcb_documents/rc_con_cfaith_doc_19480116_fonti-pentateuco_it.html

L’esempio l’ho già fatto. Uno scrittore, prima di scrivere un saggio, s’informa, raccoglie documenti, li studia e poi scrive, magari citando alcune parti di essi. Io stesso non potrei scrivere queste poche righe se non avessi memorizzato alcune informazioni, cioè se non mi fossi prima documentato.

Oggi i filologi sono in grado di separare gli stili. Potrebbero (uso il condizionale) perfino, con un margine di errore minimo, dire se un versetto è un’aggiunta tardiva oppure no.

Il documento Vaticano citato è del 1948, tuttavia fa riferimento a un decreto del 1906.


III. Si può concedere, senza alcun pregiudizio sull'autenticità mosaica del Pentateuco, che Mosè nella redazione della sua opera abbia fatto uso di fonti, sia documenti scritti che tradizioni orali, dalle quali abbia tratto, parola per parola oppure secondo l'idea di fondo, alcune cose e le abbia inserite nella sua opera, riassumendole o amplificandole, secondo il suo fine e dietro il soffio della divina ispirazione?

Risp.: Sì.



FONTE: http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/pcb_documents/rc_con_cfaith_doc_19060627_pentateuchi_it.html

Sono più di cento anni che la tesi delle fonti è stata riconosciuta dai cattolici. Oggi (lo ripeto) è la più accreditata.



Ma chissà perchè l'idea di stile differenti dovrebbe porre un altro autore.

ne comprendo perchè si dovrebbero stigmatizzare dogmaticamente recidivanti ripetizioni; ripetizioni, che in altri casi, come per le profezie; o altro; a prenderle seriamente, due sono le cose, ho è ubriaco chi lo sostiene o era ubriaco chi ripeteva in due capitoli tre cose differenti, apparentemente differenti come facevo notare a Piero, ciò cadendo nella ridicolaggine di chi sostiene tanto, poichè in realtà necessariamente complementari, il cui solo schema di ripetizione consente di farlo, considerando la sostanziale difficoltà interpretativa delle visioni.

Diciamo che è molto deludente, anche se pur possibile che a stili diversi, potrebbe corrispondere lo stesso autore, ma che la fonte dell'informazioni riguardante l'esperienza di altri, giustificherebbe tanto.
Mosè deve riportare la storia di altri, e quindi di stili di vita e di pensiero diverso, nella forma , pur coerente nel contenuto.

Poi la fantasia fa il resto, ognuno deve dire la sua, altrimenti non si distingue, ne guadagna.

saluti, devo andare


[Modificato da dispensa. 15/07/2011 07:53]
15/07/2011 10:13
 
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Caro Giullare,


Tuttavia questi 3 fatti si ripetono all’interno della stessa famiglia. 2 volte con Abramo (quindi se non fosse di fonte diversa sarebbe recidivo) e una volta con il figlio Isacco.



Si, ma ripeto, cosa impedisce ad Abramo di ripetere lo stesso errore e ad Isacco di commetterlo? Permettimi, ma presupporre l'esistenza di due fonti diverse per lo stesso episodio sulla base che Abramo non potessero ripetere lo stesso errore mi pare una posizione come minimo ingenua.

Così per l'episodio di Isacco, è vero che ci sono somiglianze, ma prima di pensare ad una fonte diversa dobbiamo presupporre che i figli non ripetono mai gli errori dei padri, che la morale degli abitanti di Gerar fosse migliorata e che i filistei non potessero mai dare lo stesso nome ai loro condottieri (Abimelech I, Abimelech II, ecc...).

Insomma, non mi pare così necessario da un punto di vista storico e filologico immaginare uno stesso episodio raccontato tre volte da fonti diverse piuttosto che tre episodi somiglianti ma distinti.


Ma non è solo questo che porta i filologi a pensare che si tratti di tre versioni della stessa storia… sono state individuate 4 fonti principali. La Elohista (E), la Jahwista (J), la Sacerdotale (P) e una detta fonte (D).



Una tesi già superata, in grandi linee se leggi testi più recenti si è giunti a negare l’esistenza di una fonte E e a mettere in dubbio la fonte J come documento continuo. Insomma, quello che voglio dire è che non è affatto chiara la questione delle ipotetiche fonti, così come non è certa la loro divisione e datazione che varia spesso a seconda di epoche ed autori...


La filologia è in grado di separare un testo, attraverso le caratteristiche (l’impronta scritturale) di un autore, da quelle di un altro, qualora fossero mischiate, o legate insieme da alcuni passi. Due stili di scrittura evidenziano due autori. Tre stili di scrittura evidenziano tre autori. Questa è solo una delle basi. Attraverso lo stile di scrittura, il filologo sa anche dire più o meno l’epoca di appartenenza, quindi se una fonte è più antica e se un’altra è più tardiva. Sono più di uno i metodi utilizzati dal filologo per svolgere il proprio lavoro



Si, stai parlando dell'invenzione dell'acqua calda, quello che a me non convince è proprio che la teoria documentaria manca di serie basi filologiche e si basa per lo più su supposizioni. Che nell'AT vi siano più stili è ovvio, dato Mosè fece sicuramente uso di fonti differenti, un po' diverso è quello che pretende la teoria documentaria.


Sono i differenti stili di scrittura a far pensare a un unica storia, proveniente da tradizioni e autori differenti. Il filologo non si basa solo sulla ripetizione...



E quali sarebbero queste differenze di stile così macroscopiche da poter far pensare ad tre autori differenti? E' questo che non mi convince, a parte il fatto che uno stesso autore può benissimo cambiare il registro della narrazione, dove sarebbe il problema?


L’affermazione, che sia il capitolo 12, che il 26 siano di fonte (J) non significa che siano stati scritti da una sola mano. Per le divergenze si può ipotizzare che appartengono alla stessa fonte, la (J) ma che “forse” provengono da una differente scuola di pensiero.



Dunque dobbiamo pensare ad un redattore J secondario e chissà a quanti altri redattori con il risultato di moltiplicare le fonti! Ma non è più ovvio che lo stesso episodio di sia tranquillamente ripetuto a distanza di anni? [SM=g27987]


Sai perché i cattolici hanno deciso di accettare il testo, come l’insieme di più fonti? Non solo parchè questo è stato ormai evidenziato e accreditato da molti, ma perché è una soluzione alle incongruenze, talvolta paradossali che sono contenute nell'opera.



Francamente queste "incongruenze paradossali" a me non sembrano così irrisolvibili, permettimi, ma che Abraamo ripetesse due volte lo stesso errore a te sembra così "paradossale"? Ma andiamo!


Oggi i filologi sono in grado di separare gli stili. Potrebbero (uso il condizionale) perfino, con un margine di errore minimo, dire se un versetto è un’aggiunta tardiva oppure no.



Fammi degli esempi, perché a parte che dovremmo immaginare che il testo ci sia arrivato assolutamente intatto (cosa che per l'AT non è così scontato) ma a me questa precisione assoluta non risulta, tanto è vero che sul numero, la divisione e la datazione delle fonti c'è ben poco accordo tra gli studiosi convenzionali...

Shalom


[Modificato da barnabino 15/07/2011 10:20]
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15/07/2011 17:06
 
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100 anni fa, i cattolici sono giunti alla "conclusione" delle fonti… la chiesa cattolica ha accettato la tesi delle fonti… che i loro esegeti siano tutti in malafede? Non hanno assolutamente cambiato idea, dopo 100 anni di progresso, per loro vale ancora la tesi delle fonti.

Il documento da le motivazioni:


L'esegeta cattolico, spinto da un amore attivo e coraggioso per la sua disciplina, sinceramente devoto alla nostra Santa Madre Chiesa, non deve in alcun modo trattenersi dall'affrontare con costanza le difficili questioni che sino ad oggi non sono ancora state risolte, non soltanto per respingere le obiezioni degli avversari…



FONTE: http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/pcb_documents/rc_con_cfaith_doc_19480116_fonti-pentateuco_it.html

Quel NON SOLTANTO PER RESPINGERE LE OBIEZIONI DEGLI AVVERSARI, in altre parole, significa che se continuavano a sostenere un unico scrittore ispirato… difficilmente avrebbero potuto far fronte a chi gli poneva davanti questi argomenti… per il semplice fatto che questi avversari (probabilmente) avevano ragione. E poi gli serviva per il resto come specificato nel documento...


Francamente queste "incongruenze paradossali" a me non sembrano così irrisolvibili, permettimi, ma che Abraamo ripetesse due volte lo stesso errore a te sembra così "paradossale"? Ma andiamo!



Le incongruenze paradossali, non sono le ripetizioni… paradossale è l'errore di Abramo. Paradossale anche se fosse raccontato una sola volta. Paradossale è spingere la propria moglie a mentire sullo stato del proprio matrimonio. Un Faraone, che possiede il suo harem di concubine, scelte tra le più belle e giovani donne del paese, che va a invaghirsi di una donna anziana, è paradossale. La stessa cosa vale per Abimelec… Paradossale è che Jahweh punisca l’ignaro Faraone o l’ignaro Abimelec, quando è Abramo a sbagliare, anzi lo premia... solo nella Genesi di racconti paradossali ce ne sono centinaia.


Fammi degli esempi, perché a parte che dovremmo immaginare che il testo ci sia arrivato assolutamente intatto (cosa che per l'AT non è così scontato) ma a me questa precisione assoluta non risulta, tanto è vero che sul numero, la divisione e la datazione delle fonti c'è ben poco accordo tra gli studiosi convenzionali...



Io non ho mai affermato che il testo sia arrivato “assolutamente intatto…”. Io non lo immagino, quindi non vedo i motivi per immaginarlo...

Ho detto OGGI I FILOLOGI… io non sono un filologo. POTREBBERO (USO IL CONDIZIONALE) PERFINO… Ho usato il condizionale e l’ho pure sottolineato, vedi tra le parentesi… Dove ho parlato di “precisione assoluta”? L’asserzione che segue è soggetta alla prima parte…
Lo vuoi da me l’esempio… mi spiace non possiedo la qualifica. Ciò che riporto si trova nei commentari. Posso riportarti quello che loro dicono, ma hai già messo le mani avanti dicendo che non vi è quasi accordo tra gli addetti ai lavori. E io ho già specificato che quando si vuole trovare qualcosa a proprio favore lo si trova. E dentro mi ci sono messo anch’io.

Più sopra trovi scritto:


In genere ognuno di noi cerca le informazioni che sono a sostegno dell’idea che ci siamo fatti. Se questa idea proviene da una fede, cioè da un credo, è molto più radicata, si tende a scartare tutto quello che sembra opporsi, e si va alla ricerca di una soluzione alternativa. Questo vale anche per i non credenti, un anticlericale, spulcerà le scritture e commentari fino a trovare tutte le contradizioni possibili. E’ molto difficile per tutti essere imparziali… Quindi si troverà l’autore che dice di aver “risolto” il problema… e solo questo verrà citato…



IN GENERE OGNUNO DI NOI… non ho detto ognuno di voi, o tutti gli altri, ho detto OGNUNO DI NOI… poi ho aggiunto E’ DIFFICILE PER TUTTI ESSERE IMPARZIALI. Con la consapevolezza, che se vuoi far fronte a quello che riporto, sei in grado di farlo (tu come un altro), come io posso controbatterti, citando questo o quell’autore. Io ne sono consapevole... altrimenti non lo avrei scritto.

Se vuoi posso esporre qualcuno di quelle centinaia di esempi paradossali… che sono comunque soggetti ai miei studi, quindi a informazioni esterne… nessuno nasce sapiente… E’ così per tutti.


Si, ma ripeto, cosa impedisce ad Abramo di ripetere lo stesso errore e ad Isacco di commetterlo? Permettimi, ma presupporre l'esistenza di due fonti diverse per lo stesso episodio sulla base che Abramo non potessero ripetere lo stesso errore mi pare una posizione come minimo ingenua.



Cosa dovrei risponderti? Cosa ha impedito all’autore di ricavare informazioni da altre fonti? Da dove ti viene tutta questa certezza… io i dubbi me li pongo. Ma sembra che tu non ne abbia… La Genesi racconta tre volte la storia, quindi è andata così… io ci credo. Io rispetto il tuo credo… ma parlarne con distacco non fa male a nessuno… mai ho detto che io ho ragione e tu (voi) torto…

Le due pagine provenienti dal sito Vaticano, contengono informazioni ingenue, in quanto da 100 anni sostengono la tesi delle fonti. Quando vado in libreria, siccome sono ingenuo compro libri scritti da persone come me. Che ci posso fare?

Barnabino, quella delle fonti è la tesi che “sembra” essere più accreditata. Poi è normale che vi sia qualcuno che affermi il contrario… per esempio i TDG. Ma non dico che sono ingenui… dico semplicemente che uno cerca le informazioni che possono sostenere la propria idea. Le vostre pubblicazioni servono “anche” a questo, a dare una spiegazione diversa, più attinente alla vostra FEDE.


Una tesi già superata, in grandi linee se leggi testi più recenti si è giunti a negare l’esistenza di una fonte E e a mettere in dubbio la fonte J come documento continuo. Insomma, quello che voglio dire è che non è affatto chiara la questione delle ipotetiche fonti, così come non è certa la loro divisione e datazione che varia spesso a seconda di epoche ed autori...



Citami uno di questi testi che dicono che la tesi delle fonti è superata, in modo che possa procurarmelo, leggerlo e se sarà il caso aggiornare i miei pensieri, visto che sono rimasto indietro, ancora legato alla tesi delle fonti…
15/07/2011 17:39
 
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Caro Giullare,


100 anni fa, i cattolici sono giunti alla "conclusione" delle fonti… la chiesa cattolica ha accettato la tesi delle fonti… che i loro esegeti siano tutti in malafede? Non hanno assolutamente cambiato idea, dopo 100 anni di progresso, per loro vale ancora la tesi delle fonti.



A parte il fatto che sono semmai stati studiosi protestanti a proporre la tesi documentaria e non cattolici, i cattolici l'hanno accettata molto più tardi, verso gli anni 60, ma non capisco dove tu legga la parola "mala fede".

Io dico solo che tale teoria non è (a mio parere) sufficientemente supportata dai testi, che poi l'abbiamo accettata molti studiosi (non tutti) non mi pare importante, io cerco di giudicare i fatti per quanto li capisco.


Le incongruenze paradossali, non sono le ripetizioni… paradossale è l'errore di Abramo. Paradossale anche se fosse raccontato una sola volta. Paradossale è spingere la propria moglie a mentire sullo stato del proprio matrimonio. Un Faraone, che possiede il suo harem di concubine, scelte tra le più belle e giovani donne del paese, che va a invaghirsi di una donna anziana, è paradossale



Ripeto... cosa ci sarebbe di paradossale? Le alleanze matrimoniali non erano determinate dall'avvenenza o solo da quella, a parte che Sara poteva essere una donna affascinante anche se anziana.


La stessa cosa vale per Abimelec… Paradossale è che Jahweh punisca l’ignaro Faraone o l’ignaro Abimelec, quando è Abramo a sbagliare, anzi lo premia... solo nella Genesi di racconti paradossali ce ne sono centinaia



Beh, se permetti allora dobbiamo giudicare paradossale qualunque intervento divino nella storia, a partire dalla storia fino alla risurrezione di Gesù, non abbiamo bisogno di evocare delle ipotetiche fonti multiple per spiegare questi "paradossi", perché da un punto di vista razionale è chiaro che è paradossale anche che Dio parlasse ad Abraamo di lasciare Ur dei Caldei, non c'è bisogno di Abimelech punito da Dio!


Ho detto OGGI I FILOLOGI… io non sono un filologo. POTREBBERO (USO IL CONDIZIONALE) PERFINO… Ho usato il condizionale e l’ho pure sottolineato, vedi tra le parentesi… Dove ho parlato di “precisione assoluta”? L’asserzione che segue è soggetta alla prima parte…



Appunto, ci sono un po' troppi condizionali per fare un discorso di filologia, le asserzioni filologiche non possono essere campate in aria, dunque se ci sono queste certezze non dovrebbe essere complicato far capire come si arrivi ad essere certi che parlino quattro o più fonti, quale parla, e in che epoca è stata redatta...


Ma sembra che tu non ne abbia… La Genesi racconta tre volte la storia, quindi è andata così… io ci credo



Non vedo perché dovrei credere il contrario o credere che è avvenuto un solo episodio riportato da tre fonti diverse o che addirittura sia stata inventato di sana pianta. Io dico che se qualcuno mi da delle ragioni valide per crederlo da un punto filologico e storico ci credo, ma non mi pare che quello che tu mi abbai detto possa provare qualcosa tranne che un faraone non poteva sposare la sorella di un uomo molto ricco perché non era di primo pelo...


Barnabino, quella delle fonti è la tesi che “sembra” essere più accreditata. Poi è normale che vi sia qualcuno che affermi il contrario… per esempio i TDG. Ma non dico che sono ingenui… dico semplicemente che uno cerca le informazioni che possono sostenere la propria idea



Il fatto che sia accreditata lo abbiamo già appurato, come abbiamo appurato che quello che era accreditato negli anni 50 non lo è più oggi, dato che la fonte E e quella J sono state eliminate o ridimensionate. Questo non per dire che sono autori in male fede, ma per dire che c'è posto per le idee di tutti, senza necessariamente essere tacciato di puro fideismo.

Ora, io giudico da quello che leggo, e non ho trovato nulla in queste tesi che mi abbai convinto rispetto alla filologia, e tu stesso mi pare che, a parte citarmi il sito dal vaticano, abbia detto ben poco da questo punto di vista.


Citami uno di questi testi che dicono che la tesi delle fonti è superata, in modo che possa procurarmelo, leggerlo e se sarà il caso aggiornare i miei pensieri, visto che sono rimasto indietro, ancora legato alla tesi delle fonti…



Basta che leggi l'introduzione della nuova CEI...

Shalom
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15/07/2011 17:50
 
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Re:


Basta che leggi l'introduzione della nuova CEI...



15/07/2011 18:24
 
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Io ho letto, quindi?

Possiamo postare solo immagini di pagine di libri, vanno benissimo se servono a come combustibile a una discussione...

Ne posto una anch'io...

COMMENTO AL LIBRO DELLA GENESI 12-50, di Ravasi edizione del 2001. Stampato da CITTA' NUOVA.

15/07/2011 20:27
 
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Mi pare che qui Ravasi (il testo è di 20 anni fa circa) non dica nulla di straordinario, si limita a riassumere la teoria documentaria classica che, come vedi, è ora messa in seria discussione. Cosa volevi sottolineare?

Shalom
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15/07/2011 22:42
 
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Re:
Giullare108, 15/07/2011 18.24:

Io ho letto, quindi?



Eine literarkritische Möglichkeit ist jedoch noch keine literarkritische Notwendigkeit !!

TL



16/07/2011 05:01
 
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Il copyright è del 1993, l’edizione e del 2001 (seconda edizione).

Sottolineo che il testo riassume quella che sembra essere ancora la tesi più accreditata. Non sono qui a dare certezze e non le pretendo nemmeno da voi. Una discussione è una discussione, dove uno espone il proprio parere e ascolta quello dell’altro. Il tutto senza pretese.

Sono stato battezzato cattolico, pochi giorni dopo essere nato, non potevo oppormi. Ora mi definisco non credente. Non sono né anticlericale né ateo. Dico solo che le religioni non mi convincono e se ci sarà qualcosa, sia quel che sia. Non pretendo di conoscerlo ora.

Ho una passione sfrenata per la letteratura antica, e in questa vi sono anche i libri di religione...


A parte il fatto che sono semmai stati studiosi protestanti a proporre la tesi documentaria e non cattolici, i cattolici l'hanno accettata molto più tardi, verso gli anni 60, ma non capisco dove tu legga la parola "mala fede".



Ho dato un link a un documento del sito Vaticano, che è datato 1948. Poi ne ho dato un altro che riporta un decreto del giugno 1906. Perché dici che l’hanno accettata solo negli anni 60? Cioè una cinquantina di anni fa? La parola mala fede la leggo, qualora dovesse essere certo che la fonte fu una, loro stanno portando avanti la fonte documentaristica. Quindi mentirebbero sapendo di mentire. Non penso che sia così.
[Modificato da Giullare108 16/07/2011 05:04]
16/07/2011 06:05
 
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Il libro si intitola GENESIS, l’autore è Wayne Sibley Towner, il Copyright è del 2001. Pubblicato dalla WBC (Westminster Bible Corporation).


EARLY THEOLOGIANS OF ISRAEL AND THEIR LITERARY LEGACIES

Scholars of the Bible share widely the conviction that the hands of several individual theologians or "schools" of thought of ancient Israel can be discerned in the book of Genesis and throughout the Pentateuch. These "sources" or layers of redaction can be discerned by characteristics typical of each: the name or names of God employed, special vocabulary used, clues about the historical setting of each author or school, distinctive theological emphases. Without attempting to teach the reader how to do original source analysis, here in broad strokes are the results of a centurv and a half of work down this line:

1. The Yahwist (J, from the German spell Jahwe) worked in tenth-century b.c. Jerusalem during the period of the United Monarchy. Calls God by the proper name Yabweb (translated in nrsv by "Lord")

2. The Elohist (E) worked in the ninth century b.c. in the northern kingdom of Israel. Calls God by the generic name Elobhn until Ex. 3:15.

3. The Deuteronomist (D) worked in seventh-century b.c. Jerusalem, not long before its fall to Babylon (little attestation in Genesis)

4. The Priestly writers (P) worked in the sixth century b.c., during the Babylonian Exile or shortly afterward. Probably a succession of individuals or a "school." Provided the final narrative framework of the Pentateuch.



Libera traduzione:


Gli studiosi della Bibbia condividono ampiamente la convinzione che le mani di diversi singoli teologi o "scuole" di pensiero di Israele antico possono essere individuate nel libro della Genesi e in tutto il Pentateuco. Queste "fonti" o strati di redazione possono essere individuati dalle caratteristiche tipiche di ciascuno: il nome o i nomi di Dio impiegati, il particolare vocabolario utilizzato, indizi sull'impostazione storica di ogni autore o scuola, distintive accentuazioni teologiche. Senza tentare di insegnare al lettore come fare un’analisi della fonte originale, che in ampi tratti sono i risultati di un secolo e mezzo di lavoro lungo questa linea:

1. La geovista (J, dall'ortografia tedesca Jahwe), che ha operato nel X secolo a.C. a Gerusalemme durante il periodo della monarchia Unita. Chiama Dio dal proprio nome Yahweh (tradotto in NRSV con "Signore")

2. L'elohista (E) che ha operato nel nono secolo a.C. nel Regno del nord di Israele. Chiama Dio con il nome generico Elohim fino ad es. 3: 15.

3. La Deuteronomista (D) che ha operato nel VII secolo a.C. Gerusalemme, non molto tempo prima della caduta di Babilonia (piccola attestazione nella Genesi)

4. Gli scrittori sacerdotali (P) che hanno lavorato nel sesto secolo a.C., durante l'esilio babilonese o poco dopo. Probabilmente discendenti di individui o di una "scuola". Fornisce la cornice narrativa finale del Pentateuco.



Il testo è di 10 anni fa, la linea accreditata è ancora quella documentaristica.

16/07/2011 07:30
 
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Barnabino, quella delle fonti è la tesi che “sembra” essere più accreditata. Poi è normale che vi sia qualcuno che affermi il contrario… per esempio i TDG



Barnabino sa rispondere da solo, ma permettimi di dirti che i libri che ti sono stati citati, come esempio, non sono certo opera di "TDG".
Il fatto che vi siano autorevoli autori che dicano tutto e il contrario di tutto, dimostra proprio che il consenso attorno alla teoria delle fonti è praticamente crollato.

In accademia, chi studia teologia, queste cose le sa benissimo.
Ti cito quello che dice J.L. Ska (nel suo Introduzione alla lettura del pentateuco, EDB, Roma, 2006., a supporto:

"Fino agli anni 70, la teoria documentaria classica che distingueva quattro fonti nel Pentateuco, lo Jahwista davidico-salomonico, l'Elohista del Regno del Nord, vicino ai primi profeti, Amos e soprattutto Osea, poi il Deuteronomio, figlio della riforma di Giosia nel 622 avanti Cristo e, infine, il Sacerdotale, esilico o postesilico, era diventata una specie di "Vangelo" per ogni lettore colto della Bibbia e si ritrovava nelle introduzioni e note delle Bibbie ad uso comune a partire dagli anni 50. [...] Poi, questo consenso è crollato e, oggi, nessuno sa quando si stabilirà di nuovo un consenso simile" - pag. 5 (grassetto aggiunto)

"Il tempo nel quale si poteva con grande sicurezza distribuire i versetti del Pentateuco fra quattro grandi "cesti", J, E, D e P, è orami passato, alemeno per la maggioranza degli specialisti". - pag. 164 (grassetto aggiunto)

"Negli ultimi anni regna una grande confusione nell'esegesi del Pentateuco e non si vede ancora come uscire da questa situazione complicata [...] Anche gli esegeti sono figli e figlie del loro tempo e la lettura degli studi sul Pentateuco lo conferma abbondantemente" - pag. 145 (grassetto aggiunto)

"nessuno può iniziare lo studio del Pentateuco senza chiarire i suoi presupposti metodologici. Non esiste più alun consenso in merito". - pag. 147,148 (grassetto aggiunto)

"Le difficoltà sono numerose. Per esempio, alcuni testi attribuiti a E non usano il nome divino Elohim, o usano anche il nome divino JHWH. Questo è per lo meno sorprendente e obbliga la critica a una ginnastica argomentativa più pericolosa che convincente" - pag. 150. (grassetto aggiunto)

Queste sopra solo poche citazioni, ma si potrebbe continuare a lungo.
Il punto è che numerosi specialisti, riconoscendo l'impossibilità di venirne a capo, hanno deciso di limitare il loro approccio testuale alla sola analisi sincronica.

ciao
TL

16/07/2011 07:50
 
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Hai in parte ragione, ma bisogna fare delle considerazioni accessorie.
A tutt'oggi i massimi esponenti della cultura cattolica continuano a suddividere la Bibbia nelle 4 fonti, e i piccoli intoppi che questo comporta non inficiano la realtà determinante.

Comunque i redattori sono stati molteplici, e, filologicamente, si riescono a distinguere modi di scrivere diversi a seconda delle diverse fonti.
La stessa storia ebrea narrata nella Bibbia porta a conclusioni simili. C'è anche chi dice, nelle pagine dell'AT, di essere l'autore di una parte della Bibbia: Esdra; autore e correttore.

Non si può negare che sia la creazione, sia il diluvio, sia tanti altri capitoli biblici mostrano una duplice redazione, che è si è cercato di armonizzare per non rendere discontinuo il racconto.

Addirittura un capitolo intero della Bibbia è riportato tale e quale in due momenti diversi, in pagine diverse, con le stesse, identiche parole, segno di una certa confusione redazionale, perchè non vi sarebbe scopo alcuno di fare una simile operazione in un libro perfetto, ispirato da Dio.

Ciao
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