7 Il Figlio di Dio doveva imparare dell’altro, perché era proposito di Geova preparare suo Figlio perché divenisse un Sommo Sacerdote compassionevole, in grado di “compatire le nostre debolezze”. (Ebrei 4:15) Una delle ragioni per cui il Figlio venne sulla terra come uomo fu quella di soddisfare i requisiti per ricoprire questo ruolo. Come essere umano di carne ed ossa, sulla terra Gesù fu esposto a situazioni e influenze che un tempo aveva solo osservato dal cielo. Ora poteva provare in prima persona i sentimenti e le emozioni umane. A volte si sentiva stanco, assetato e affamato. (Matteo 4:2; Giovanni 4:6, 7) Sopportò inoltre ogni sorta di difficoltà e sofferenze. Così “imparò l’ubbidienza” e divenne pienamente idoneo per ricoprire il ruolo di Sommo Sacerdote. — Ebrei 5:8-10.
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Del vangelo conosciamo di Gesù le ultime settimane qui sulla terra ma...
11 Negli anni che trascorse a Nazaret, Gesù imparò il mestiere di falegname, probabilmente dal padre adottivo Giuseppe. Imparò così bene il mestiere da essere chiamato lui stesso “il falegname”. (Marco 6:3) Nei tempi biblici i falegnami erano impiegati nell’edilizia, fabbricavano mobili (tavoli, sgabelli, panche, ecc.) e costruivano attrezzi agricoli. Giustino Martire, del II secolo E.V., scrive di Gesù: “Mentre infatti era tra gli uomini ha fabbricato, come opere di carpenteria, aratri e gioghi”. Non era un lavoro facile, perché gli antichi falegnami probabilmente non potevano acquistare il legname, ma dovevano cercarsi un albero, abbatterlo a colpi d’ascia e trasportarlo fino a casa. Perciò Gesù può aver sperimentato di persona cosa significava guadagnarsi da vivere, trattare con i clienti e far quadrare il bilancio.
12 Essendo il figlio maggiore, probabilmente Gesù faceva la sua parte per badare alla famiglia, specialmente perché sembra che Giuseppe sia morto prima di Gesù. La Torre di Guardia di Sion del 1° gennaio 1900 (inglese) diceva: “La tradizione vuole che Giuseppe sia morto quando Gesù era ancora giovane e che questi gli sia subentrato nel mestiere di falegname per mantenere la famiglia. Questo troverebbe conferma nella testimonianza scritturale secondo cui Gesù stesso era chiamato il falegname e nel fatto che, mentre si fa menzione di sua madre e dei suoi fratelli, non si parla di Giuseppe. (Marco 6:3) . . . È molto probabile, quindi, che il lungo periodo di diciotto anni della vita di nostro Signore, dall’episodio [descritto in Luca 2:41-49] fino al suo battesimo, sia stato dedicato ad assolvere le consuete mansioni della vita”. Probabilmente Maria e i suoi figli, Gesù compreso, conoscevano il dolore che si prova per la perdita di un diletto marito e padre.
E riguardo al dolore, a parte le flagellazioni e le persecuzioni prima di morire successe qualcosa su cui riflettere.
15:34: Gesù disse: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Con queste parole rivelò forse mancanza di fede? No. Non possiamo sapere con certezza per quali motivi Gesù abbia detto questo, ma le sue parole potrebbero indicare che sapeva che Geova aveva ritirato la Sua protezione affinché l’integrità del Figlio fosse provata sino in fondo. È pure possibile che Gesù lo abbia detto perché voleva adempiere ciò che Salmo 22:1 aveva predetto riguardo a lui. — Matt. 27:46.
km 8/97
20. Dato che come sappiamo la fede di Gesù non venne mai meno, perché egli gridò: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mar. 15:34) [Lettura biblica settimanale; vedi w87 15/6 p. 31]. Con quelle parole Gesù può aver voluto dire che in quella particolare circostanza
Geova gli aveva tolto la protezione, affinché la sua integrità fosse messa alla prova fino al limite; inoltre, Gesù può aver pronunciato quelle parole per adempiere la profezia messianica riportata in Salmo 22:7, 8. (Una delle due; sostanza)
In altre pubblicazioni viene descritto il carattere compassionevole di Gesù, come anche il grado di intendimento e di perspicacia riguardo ai fratelli persequitati, come quelli descritti in Rivelazione.
Ma come uomo provò anche il tipo di problemi e frustrazioni che si presentano agli uomini che lottano per rimanere fedeli, inclusi quelli che devono essere portati in cielo come “fratelli” di Gesù e governanti con lui. (Ebr. 2:14-17) Provò la stanchezza naturale e le delusioni. Oltre a ciò, affrontò le prove della sofferenza e dell’avversità. Paolo poté giustamente dire che Cristo è “uno che è stato provato sotto ogni aspetto come noi”. In tal modo Gesù fu reso perfetto o qualificato per il suo compito di Sommo Sacerdote che può “compatire le nostre debolezze”.
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semplicemente הַלְּלוּיָהּ!