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Ebrei 2:17-18

Ultimo Aggiornamento: 22/02/2011 17:58
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22/02/2011 10:32
 
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(Ebrei 2:17-18) Di conseguenza dovette divenire simile ai suoi “fratelli” sotto ogni aspetto, affinché divenisse un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose relative a Dio, al fine di offrire un sacrificio propiziatorio per i peccati del popolo. 18 Poiché in ciò che egli stesso ha sofferto essendo messo alla prova, può venire in aiuto di quelli che sono messi alla prova.

Domenica dopo l'adunanza una persona interessata mi diceva che non trovava corretto questo passo e la spiegazione che veniva data. In almeno 2 campi.

1) Gesù non poteva divenire "simile ai suoi fratelli sotto ogni aspetto"
per il semplice fatto che i suoi fratelli erano imperfetti e lui era perfetto. Quindi non è corretto dire sotto ogni aspetto.

2)è vero che ha sofferto e dovuto subire e superare prove, ma è anche pur vero che lui le a superate da essere perfetto e con l'aiuto di suo padre. E non da essere imperfetto come noi. Quindi come può provare e capire ciò che noi passiamo ? lui subiva tanto ma era perfetto noi subiamo tanto da imperfetti e non può capire come affronta le prove un essere imperfetto. E' come dire che uno con la pancia piena può capire uno che è 3 giorni che non mangia.Uno che vive in maniera agiata sotto ogni aspetto capire una persona che non tiene i soldi neanche per comprarsi un paio di ciabatte. Chi lo direbbe non gli crederebbe nessuno.




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La risposta, quando è mite, allontana il furore, ma la parola che causa pena fa sorgere l’ira.— Prov. 15:1.

ברכה חמה על ידי כריסטינה

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22/02/2011 10:40
 
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CRT@, 22.02.2011 10:32:

(Ebrei 2:17-18) Di conseguenza dovette divenire simile ai suoi “fratelli” sotto ogni aspetto, affinché divenisse un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose relative a Dio, al fine di offrire un sacrificio propiziatorio per i peccati del popolo. 18 Poiché in ciò che egli stesso ha sofferto essendo messo alla prova, può venire in aiuto di quelli che sono messi alla prova.

Domenica dopo l'adunanza una persona interessata mi diceva che non trovava corretto questo passo e la spiegazione che veniva data. In almeno 2 campi.

1) Gesù non poteva divenire "simile ai suoi fratelli sotto ogni aspetto"
per il semplice fatto che i suoi fratelli erano imperfetti e lui era perfetto. Quindi non è corretto dire sotto ogni aspetto.

2)è vero che ha sofferto e dovuto subire e superare prove, ma è anche pur vero che lui le a superate da essere perfetto e con l'aiuto di suo padre. E non da essere imperfetto come noi. Quindi come può provare e capire ciò che noi passiamo ? lui subiva tanto ma era perfetto noi subiamo tanto da imperfetti e non può capire come affronta le prove un essere imperfetto. E' come dire che uno con la pancia piena può capire uno che è 3 giorni che non mangia.Uno che vive in maniera agiata sotto ogni aspetto capire una persona che non tiene i soldi neanche per comprarsi un paio di ciabatte. Chi lo direbbe non gli crederebbe nessuno.






secondo te qual'è la differenza fra la persona perfetta e quella imperfetta?



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"Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione" - Edmund Burke
22/02/2011 10:47
 
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Gesù era perfetto, secondo la perfezione che Dio aveva ideato per gli uomini. La perfezione è sempre relativa. Non era immortale, infatti fu ucciso. Poteva patire la fame, infatti Satana lo tentò dopo il digiuno nel deserto. Aveva straordinarie capacità empatiche, infatti capiva il dolore della perdita di un amico o di un figlio. Poteva comprendere le difficoltà della povertà tanto che disse "...Le volpi hanno tane e gli uccelli del cielo hanno dove posarsi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove adagiare la testa”. (Matt 8:20)
Riguardo al termine usato, simile, c'è da sottolineare che non è sinonimo di uguale.

queste sono le prime considerazioni che mi vengono in mente... [SM=g27985]

22/02/2011 11:01
 
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Re:
Giandujotta.50, 22/02/2011 10.47:

Gesù era perfetto, secondo la perfezione che Dio aveva ideato per gli uomini. La perfezione è sempre relativa. Non era immortale, infatti fu ucciso. Poteva patire la fame, infatti Satana lo tentò dopo il digiuno nel deserto. Aveva straordinarie capacità empatiche, infatti capiva il dolore della perdita di un amico o di un figlio. Poteva comprendere le difficoltà della povertà tanto che disse "...Le volpi hanno tane e gli uccelli del cielo hanno dove posarsi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove adagiare la testa”. (Matt 8:20)
Riguardo al termine usato, simile, c'è da sottolineare che non è sinonimo di uguale.

queste sono le prime considerazioni che mi vengono in mente... [SM=g27985]





Infatti è quello che in linea generale gli ho risposto pure io. Ma vorrei approfondire un po di più Anche perché vorrei continuare l'argomentazione per poi allacciarmi nel poter iniziare uno studio. l'ho incontrato per strada e l'ho invitato a venire all'adunanza. Era la prima volta che assisteva ad una nostra adunanza. Abbiamo preso accordi per ritrovarsi a casa sua. E vorrei prendere spunto da questo suo ragionamento. Avete qualcosa da propormi al riguardo da poter considerare quando andrò a fare la visita? vado venerdì.


[Modificato da CRT@ 22/02/2011 11:05]

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La risposta, quando è mite, allontana il furore, ma la parola che causa pena fa sorgere l’ira.— Prov. 15:1.

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22/02/2011 16:08
 
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7 Il Figlio di Dio doveva imparare dell’altro, perché era proposito di Geova preparare suo Figlio perché divenisse un Sommo Sacerdote compassionevole, in grado di “compatire le nostre debolezze”. (Ebrei 4:15) Una delle ragioni per cui il Figlio venne sulla terra come uomo fu quella di soddisfare i requisiti per ricoprire questo ruolo. Come essere umano di carne ed ossa, sulla terra Gesù fu esposto a situazioni e influenze che un tempo aveva solo osservato dal cielo. Ora poteva provare in prima persona i sentimenti e le emozioni umane. A volte si sentiva stanco, assetato e affamato. (Matteo 4:2; Giovanni 4:6, 7) Sopportò inoltre ogni sorta di difficoltà e sofferenze. Così “imparò l’ubbidienza” e divenne pienamente idoneo per ricoprire il ruolo di Sommo Sacerdote. — Ebrei 5:8-10.
[...]

Del vangelo conosciamo di Gesù le ultime settimane qui sulla terra ma...
11 Negli anni che trascorse a Nazaret, Gesù imparò il mestiere di falegname, probabilmente dal padre adottivo Giuseppe. Imparò così bene il mestiere da essere chiamato lui stesso “il falegname”. (Marco 6:3) Nei tempi biblici i falegnami erano impiegati nell’edilizia, fabbricavano mobili (tavoli, sgabelli, panche, ecc.) e costruivano attrezzi agricoli. Giustino Martire, del II secolo E.V., scrive di Gesù: “Mentre infatti era tra gli uomini ha fabbricato, come opere di carpenteria, aratri e gioghi”. Non era un lavoro facile, perché gli antichi falegnami probabilmente non potevano acquistare il legname, ma dovevano cercarsi un albero, abbatterlo a colpi d’ascia e trasportarlo fino a casa. Perciò Gesù può aver sperimentato di persona cosa significava guadagnarsi da vivere, trattare con i clienti e far quadrare il bilancio.
12 Essendo il figlio maggiore, probabilmente Gesù faceva la sua parte per badare alla famiglia, specialmente perché sembra che Giuseppe sia morto prima di Gesù. La Torre di Guardia di Sion del 1° gennaio 1900 (inglese) diceva: “La tradizione vuole che Giuseppe sia morto quando Gesù era ancora giovane e che questi gli sia subentrato nel mestiere di falegname per mantenere la famiglia. Questo troverebbe conferma nella testimonianza scritturale secondo cui Gesù stesso era chiamato il falegname e nel fatto che, mentre si fa menzione di sua madre e dei suoi fratelli, non si parla di Giuseppe. (Marco 6:3) . . . È molto probabile, quindi, che il lungo periodo di diciotto anni della vita di nostro Signore, dall’episodio [descritto in Luca 2:41-49] fino al suo battesimo, sia stato dedicato ad assolvere le consuete mansioni della vita”. Probabilmente Maria e i suoi figli, Gesù compreso, conoscevano il dolore che si prova per la perdita di un diletto marito e padre.

E riguardo al dolore, a parte le flagellazioni e le persecuzioni prima di morire successe qualcosa su cui riflettere.

15:34: Gesù disse: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Con queste parole rivelò forse mancanza di fede? No. Non possiamo sapere con certezza per quali motivi Gesù abbia detto questo, ma le sue parole potrebbero indicare che sapeva che Geova aveva ritirato la Sua protezione affinché l’integrità del Figlio fosse provata sino in fondo. È pure possibile che Gesù lo abbia detto perché voleva adempiere ciò che Salmo 22:1 aveva predetto riguardo a lui. — Matt. 27:46.

km 8/97
20. Dato che come sappiamo la fede di Gesù non venne mai meno, perché egli gridò: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mar. 15:34) [Lettura biblica settimanale; vedi w87 15/6 p. 31]. Con quelle parole Gesù può aver voluto dire che in quella particolare circostanza Geova gli aveva tolto la protezione, affinché la sua integrità fosse messa alla prova fino al limite; inoltre, Gesù può aver pronunciato quelle parole per adempiere la profezia messianica riportata in Salmo 22:7, 8. (Una delle due; sostanza)


In altre pubblicazioni viene descritto il carattere compassionevole di Gesù, come anche il grado di intendimento e di perspicacia riguardo ai fratelli persequitati, come quelli descritti in Rivelazione.
Ma come uomo provò anche il tipo di problemi e frustrazioni che si presentano agli uomini che lottano per rimanere fedeli, inclusi quelli che devono essere portati in cielo come “fratelli” di Gesù e governanti con lui. (Ebr. 2:14-17) Provò la stanchezza naturale e le delusioni. Oltre a ciò, affrontò le prove della sofferenza e dell’avversità. Paolo poté giustamente dire che Cristo è “uno che è stato provato sotto ogni aspetto come noi”. In tal modo Gesù fu reso perfetto o qualificato per il suo compito di Sommo Sacerdote che può “compatire le nostre debolezze”.

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semplicemente הַלְּלוּיָהּ!
22/02/2011 16:36
 
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Ciao a tutti e scusate se mi intrometto nella vostra discussione.

Io non sono Testimone di Geova però, seguendo una volta l'adunanza la domenica(o era lo studio Teocratico del giovedì?) vabbè comunque...
si è parlato della perfezione e si è detto che il termine Perfezione applicato alla Bibbia e a Gesù non significa quello che tutti noi siamo portati a pensare, ma essere perfetti significa essere in grado di portare a compimento il compito che ci è stato affidato...Gesù è stato un uomo perfetto perchè è riuscito nel compito che il Padre gli ha affidato...

Non vorrei che avessi capito male...però io mi ricordo così.

Ciao!!!
22/02/2011 17:15
 
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Gesù era un essere umano perfetto alla pari di Adamo, avrebbe potuto errare esattamente come errò Adamo: in modo consapevole.

Le tentazioni a cui fu sottoposto dimostrano che egli avrebbe potuto sbagliare, altrimenti non sarebbero state reali tentazioni.

Lo spirito santo che Dio diede a Gesù è lo stesso che ha sempre dato a tutti i suoi servitori e lo stesso spirito che promette agli esseri umani imperfetti per compensare l'imperfezione e superare le prove.

Dio non ha risparmiato a Gesù dolore e sofferenza alla pari di tutti gli uomini. Tanto che in punto di morte Gesù si sentì abbandonato dal Padre.

Non vedo in cosa non sia uguale a noi.



[Modificato da L' Apostolo 22/02/2011 17:16]
22/02/2011 17:19
 
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*** cf cap. 6 pp. 62-64 parr. 17-21 “Imparò l’ubbidienza” ***
17 Ubbidire richiede molto più che astenersi dal peccare. Cristo eseguì ogni comando del Padre suo, e disse: “Faccio sempre le cose che gli piacciono”. (Giovanni 8:29) Questa ubbidienza gli procurò grande gioia. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che per Gesù era meno difficile ubbidire. Potrebbe pensare che lui doveva rendere conto solo a Geova, che è perfetto, mentre noi spesso dobbiamo rendere conto a esseri umani imperfetti che hanno autorità. Ma la verità è che Gesù era ubbidiente anche agli esseri umani imperfetti che avevano autorità su di lui.
18 Mentre cresceva, Gesù era sottomesso all’autorità dei suoi genitori umani imperfetti, Giuseppe e Maria. Probabilmente, più di tanti altri ragazzi, era in grado di vedere i difetti dei suoi genitori. Si ribellò forse, non rispettando il ruolo assegnatogli da Dio e dicendo loro come gestire la famiglia? Notate che Luca 2:51 dice che il dodicenne Gesù “era loro sottomesso”. Con questa ubbidienza diede un ottimo esempio ai ragazzi cristiani, che si sforzano di ubbidire ai genitori e mostrare loro il dovuto rispetto. — Efesini 6:1, 2.
19 In quanto a ubbidire a esseri umani imperfetti, Gesù si trovò in situazioni difficili in cui oggi i veri cristiani non si trovano mai. Pensiamo ai tempi particolari in cui visse. Il sistema religioso ebraico, con il tempio di Gerusalemme e il suo sacerdozio, aveva avuto per molto tempo l’approvazione di Geova, ma stava per essere rigettato e sostituito dalla congregazione cristiana. (Matteo 23:33-38) Nel frattempo molti capi religiosi insegnavano falsità basate sulla filosofia greca. Nel tempio la corruzione dilagava al punto che Gesù lo definì “una spelonca di ladroni”. (Marco 11:17) Gesù evitò forse di recarsi in quel tempio e nelle sinagoghe? No. Geova si serviva ancora di quelle istituzioni. Finché Dio non intervenne e non apportò dei cambiamenti, Gesù ubbidientemente si recò alla sinagoga e alle feste nel tempio. — Luca 4:16; Giovanni 5:1.
20 Se Gesù fu ubbidiente in quelle circostanze, quanto più oggi i veri cristiani dovrebbero essere ubbidienti. Infatti noi viviamo in un’epoca ben diversa, quella da tempo predetta del ripristino della pura adorazione. Dio ci assicura che non permetterà mai a Satana di corrompere il suo popolo ristabilito. (Isaia 2:1, 2; 54:17) È vero, nella congregazione cristiana si commettono errori e peccati. Ma dovremmo addurre gli sbagli altrui come scusa per disubbidire a Geova, forse smettendo di assistere alle adunanze cristiane o cominciando a criticare gli anziani? Mai! Piuttosto diamo pieno appoggio a coloro che ricoprono incarichi nella congregazione. Ubbidientemente assistiamo alle adunanze e alle assemblee e mettiamo in pratica i consigli scritturali che ci vengono dati. — Ebrei 10:24, 25; 13:17.
21 Gesù non lasciò che nessuno, neanche qualche amico animato da buone intenzioni, gli impedisse di ubbidire a Geova. L’apostolo Pietro, per esempio, cercò di convincerlo che non era necessario che soffrisse e morisse. Gesù respinse con fermezza l’invito di Pietro, dettato da buone intenzioni ma sconsiderato, a essere benigno con se stesso. (Matteo 16:21-23) Oggi i seguaci di Gesù spesso hanno a che fare con parenti benintenzionati che cercano di dissuaderli dall’ubbidire alle leggi di Dio e ai suoi princìpi. Come i seguaci di Gesù del I secolo, siamo convinti che “dobbiamo ubbidire a Dio come governante anziché agli uomini”. — Atti 5:29.
22/02/2011 17:58
 
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Gesù non poteva divenire "simile ai suoi fratelli sotto ogni aspetto" per il semplice fatto che i suoi fratelli erano imperfetti e lui era perfetto. Quindi non è corretto dire sotto ogni aspetto



Gesù divenne simile agli uomini in quanto egli stesso era uomo, ma il peccato non faceva parte dell'umanità originale, quindi diventando uomo non necessariamente dovette diventare peccatore.

Shalom
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