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L'occhio del moscerino per una guida più sicura

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2011 19:50
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03/09/2011 19:50
 
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La Drosophila melanogaster o moscerino della frutta è tra gli organismi più studiati nella ricerca biologica.

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L'osservazione del mondo animale è spesso all'origine di tecnologie utili all'uomo. Ispirandosi al moscerino della frutta, un giovane ticinese ha sviluppato un dispositivo che potrebbe salvare la vita di molti automobilisti.

Tra i due cervelli non c’è paragone: cento miliardi di neuroni per l’uomo, cento mila per il moscerino. I numeri non sono però tutto. I neuroni dei due organismi sono infatti simili, ciò che fa della “drosofila” un interessante oggetto di studio per i ricercatori.

Per Nicola Rohrseitz, il piccolo insetto racchiude un’importanza del tutto particolare. Partendo dall’osservazione del suo comportamento in volo, il 32enne ticinese ha messo a punto il “terzo occhio” (Third Eye), un rilevatore di velocità dalle molteplici applicazioni. Un dispositivo che ha inoltre cambiato la sua vita. «Da ricercatore sono diventato imprenditore», afferma a swissinfo.ch.

Un moscerino nel motore

L’avventura imprenditoriale di Rohrseitz inizia in un laboratorio del Politecnico di Zurigo. Nell’ambito di un lavoro di dottorato, stava studiando il comportamento del moscerino in un tunnel del vento, sulle cui pareti venivano proiettate delle immagini in movimento.

«Cambiando il senso di scorrimento delle immagini, il moscerino modificava la sua direzione di volo. È incredibile pensare che un essere di 3 mm riesca a controllare la propria velocità semplicemente guardandosi attorno. Non esiste alcun apparecchio capace di fare la stessa cosa», spiega l’esperto di robotica.

Riprendendo i principi di calcolo del moscerino, ed in particolare la sua visione grandangolare, Rohrseitz ha iniziato a riflettere su un’applicazione in campo automobilistico. Ha così avuto l’idea di realizzare una telecamera in grado di registrare l’ambiente in cui si trova il veicolo, sulla base dello scorrimento delle immagini circostanti.

«La velocità del veicolo si misura solitamente attraverso la rotazione della ruota: appena questa perde trazione, ad esempio su fondo bagnato o sulla neve, il sistema di sicurezza pensa che il veicolo si sia fermato. In realtà sta invece scivolando, magari verso un albero».

Il nostro sensore di velocità, prosegue, è una telecamera intelligente e quindi vede che l’automobile sta derapando, fornendo la giusta informazione ai sistemi di frenaggio. Installato sull’ABS potrebbe ridurre lo spazio di frenata del 40%.



Con la pubblicazione della sua scoperta su una delle più note riviste americane di ingegneria (IEEE Spectrum), il telefono di Rohrseitz non ha più smesso di squillare. «Sono stato contattato da diverse case automobilistiche. Il loro interesse non risiedeva tanto nel concetto, quanto nel fatto che possiamo inserire questa tecnologia in un chip di piccole dimensioni e a buon mercato».

Sistemi simili sono infatti già utilizzati nel campo della Formula 1, «ma costano diverse decine di migliaia di franchi e sono quindi inadatti per il mercato di massa».

Per sviluppare e commercializzare la sua scoperta, premiata con un prestigioso riconoscimento (vedi a fianco), Rohrseitz ha così rinunciato al camice del ricercatore per indossare la cravatta dell’imprenditore. Nel 2009 ha fondato, assieme a Valeria Mozzetti e con il sostegno del Centro di promozione delle Start-up di Lugano, la ditta ViSSee.

«Siamo stati tre mesi nella Silicon Valley. Ho notato subito la differenza tra le aziende europee e quelle americane: queste ultime sono molto più chiare e decise».

Salvare delle vite

I sensori di velocità sviluppati dalla Vissee possono rivelarsi utili anche in ambito medico. Al giorno d’oggi, rammenta Rohrseitz, non esiste ad esempio alcun metodo semplice per stabilire il grado di recupero di un paziente con difficoltà motorie. Spetta al medico curante valutarne i progressi.

«Indossando una telecamera grande quanto un orologio da polso durante la camminata - spiega - è possibile ottenere una misura obiettiva del movimento. È dunque più semplice valutare quanti mesi di riabilitazione sono ancora necessari e quali esercizi sono i più adeguati».

I possibili impieghi del “terzo occhio” spaziano anche nel campo dell’informatica, della telefonia mobile e dei videogiochi. «Questi mercati sono ovviamente redditizi per una giovane azienda come la nostra. L’aspetto che ci interessa però maggiormente è un altro: poter salvare delle vite».

www.swissinfo.ch/ita/scienza_e_technologia/Locchio_del_moscerino_per_una_guida_piu_sicura.html?cid=...
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