We have to go digital, dobbiamo diventare digitali. E proprio adesso, ora che il cofondatore di Twitter scopre che il suo giochino non ha ampliato la libertà di espressione e condivisione ma quella di demenza furibonda e spocchiosa, ora che ex dirigenti di Google parlano di hackeraggio del cervello, ora che da Netflix indicano nelle ore di sonno degli abbonati il più temibile dei concorrenti, ora che fuoriusciti di Facebook raccontano di come si individuano e colpiscono i ragazzi depressi e sconfitti per ricavarne denaro. Proprio ora che i devastanti limiti della comunità online emergono in straripante forza, pari alle straripanti opportunità, we have to go digital, dobbiamo diventare digitali. Dice la ministra dei Trasporti finlandese, Anne Berner, che l’economia digitale è complicata da incasellare: sono finite le agenzie di viaggio ma si viaggia molto di più, sono finite le pellicole ma si fotografa molto di più. Le maggiori aziende del mondo si basano su algoritmi e, su algoritmi, Berner ha rivoluzionato il sistema dei trasporti finlandese in cui, per esempio, il tassista è anche postino. Certo, i tassisti finlandesi non sono tassisti italiani. E i politici italiani sono molto italiani. Ma se la politica vuole stare avanti alla società, e non a ruota, has to go digital. Ci credete per questo 2018? Vabbè, facciamo per il 2030?
www.lastampa.it/2017/12/25/cultura/opinioni/buongiorno/buongiorno-cwh8YTta3sguK53gZ9rEGI/pag...