Al delitto del frate censore ne segue quasi subito un secondo, altrettanto inspiegabile ma legato comunque alla stampa di libelli licenziosi. Girolamo Svampa, nominato commissarius dalla curia capitolina, indaga sui casi con l’ausilio del truce ma scaltro e fedele bravo Cagnolo Alfieri, e anche la conoscenza con Capiferro diventa presto un’alleanza dedita a sviscerare misteri che sembrano annidarsi in un contesto filosofico-religioso in cui addentrarsi significa rischiare la vita.
La Roma descritta da Simoni è minuziosamente ricalcata su una memoria storica dettagliata, con i suoi vicoli e le sue chiese, i nomi dei tipografi e quelli di tutte le cariche pubbliche ed ecclesiastiche, in una precisione che rivela passione e sete di cultura, non solo ricerca di un dignitoso intrattenimento. Forse è proprio questa ansia di perfezione, unita a un linguaggio sempre attento e credibile, esente da modernismi stonati e fuori luogo e alla capacità di creare una tensione in crescendo nella quale si incastrano i tasselli di puzzle sempre contorti e complessi, ad aver decretato il successo – non solo nazionale – del giovane Simoni.
E’ quindi un piacere seguire le tracce di questa inchiesta romana, in cui trovano spazio anche un misterioso personaggio mascherato da Capitan Spaventa, l’evocazione del filosofo «maledetto» Tommaso Campanella, e una serie di intrighi che catapultano i protagonisti nei meandri di un potere occulto in cui la chiesa cerca di mantenere intatti i suoi valori secolari. L’indagine di fra’ Girolamo lo costringe a fare i conti con il proprio passato - il padre tipografo condannato per eresia - e con una serie di contatti più settari che religiosi, in cui la cultura viene manipolata per mantenere intatti gli equilibri del potere.
I personaggi sono tanti, ambigui e variegati, le trappole svelano complotti che esplodono come scatole cinesi, e il compito di Simoni diventa quasi quello di interpretare da un punto di vista poliziesco le trame sotterranee della Storia. In ogni caso, tanto di cappello alla messa in scena, alla documentazione, alla credibilità con cui i suoi romanzi rispolverano il passato facendo luce sulle perversioni e sui compromessi che hanno reso grande l’Italia (del complottismo diffuso e del malaffare).
Marcello Simoni, «Il marchio dell’inquisitore», Einaudi Stile Libero, pp. 330, € 16,50