I disertori del Ramadan ora discutono in pubblico

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(SimonLeBon)
00giovedì 23 giugno 2016 22:35
Dal Marocco all’Algeria: il movimento che lotta contro le leggi che prevedono pene per chi non rispetta il precetto sta guadagnando adesioni


karima moual

Nella cocente Zagora, città a ridosso del deserto sabbioso del Marocco, con 40 gradi all’ombra due giovani di 18 e 20 anni non hanno resistito: hanno aperto una bottiglia d’acqua fresca per dissetarsi nel pieno del mese di Ramadan. I due ragazzi, come un loro coetaneo di Rabat sorpreso a fumare sul balcone, ora dovranno pagare il gesto, considerato «sfacciato», con due mesi di detenzione e una multa. Siamo nel mese islamico dell’ascesa del Corano, conosciuto anche come il mese del digiuno, Saum, che torna a diventare il banco di prova sui diritti e le libertà nei Paesi islamici.



Un dissenso che si organizza

In questo periodo dell’anno, infatti, tutti i musulmani in buona salute e in età della pubertà sono tenuti a seguire delle regole ferree durante le ore di luce: vietato mangiare, bere e fumare, e perfino avere rapporti sessuali. Ma negli ultimi anni si è fatto sempre più rumoroso - qualche volta spontaneo, altre volte organizzato - il movimento che dal basso non ci sta più a seguire il precetto e, soprattutto, mette in discussione non solo l’interpretazione islamica, ma anche la sanzionabilità da parte delle autorità di chi non vuole seguire il Ramadan.



Ci sono i gruppi social

Dal Marocco passando per l’Algeria fino al Libano i disertori del Ramadan non vivono più questa loro ribellione in privato o dentro le mura di casa. Ora hanno nomi e volti. Si organizzano, riunendosi in una piazza, come è successo in Algeria l’anno scorso con acqua a portata di mano, oppure utilizzano Youtube o Facebook, come fa il movimento marocchino Masayminch (non digiuniamo) che testimonia il proprio dissenso con un gesto semplice: mangiando. Una semplicità che, in realtà, si traduce in un vero choc nella società musulmana, che ogni anno aspetta questo mese con tanti preparativi, cerimonie e una educazione al digiuno che coinvolge anche i più piccoli, cercando di farli partecipare alla grande prova.



L’educazione e la legge

Difficile dunque sfuggire al Ramadan nei Paesi islamici proprio perché, oltre all’educazione fin da bambini, la cultura, la tradizione che mette all’apice questo mese con le sue regole e la pressione sociale che non fa passare il dissenso, c’è anche la legge a decretare nero su bianco l’obbligatorietà con sanzioni in caso di disobbedienza. Al momento sono più di dieci i Paesi musulmani che nel proprio Codice penale hanno tra i reati il boicottaggio del digiuno nel mese di Ramadan per chi è di fede musulmana.



La mossa di Bourghiba

Qualche esempio. In Marocco l’articolo 222 prevede la detenzione da uno a sei mesi. In Algeria non se la passano meglio, la Giordania lo inserisce tra i “crimini d’onore”, mentre l’Arabia Saudita ha il primato di imporre il digiuno anche ai residenti non musulmani, pena l’espulsione. Solo la Tunisia chiude un occhio non perseguendo i ribelli al Ramadan, ma qui è un’altra storia che ha alle spalle, forse, il primo eccellente disertore. Il presidente tunisino Bourghiba che nel 1961 si presentò alla sua gente con una bevanda in mano e in pieno Ramadan dicendo: non digiunate, dobbiamo combattere il sottosviluppo.



I dettami del Corano

Di inedito in questo Ramadan è che il tema del boicottaggio sta entrando con forza nel dibattito pubblico ufficiale. E la domanda insidiosa che non può rimanere senza risposte è: se nel Corano e nei Hadith dello stesso profeta Muhammad non è prevista per chi non rispetti il Ramadan nessuna sanzione terrena (come invece è prevista in altri casi), perché mai deve deciderla l’uomo senza aspettare il giorno del giudizio direttamente con il creatore?
(SimonLeBon)
00giovedì 23 giugno 2016 22:36
Re:
Sono discussioni inevitabili, soprattutto a queste temperature estive. Proibire di bere anche solo acqua puo' essere pericoloso, soprattutto per bambini e anziani.

Simon
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