[G]"I testimoni di Geova hanno la stessa mortalità dei pazienti che accettano il sangue"[/G]

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EverLastingLife
00sabato 16 luglio 2016 23:26
Dal Journal of the American Medical Association - inoltre: citazioni mediche sulle alternative alle emotrasfusioni

Avvertenza: la traduzione è opera mia e potrebbe risultare inesatta o comunque insoddisfacente, dato che l'articolo originale contiene termini specialistici del vocabolario medico - chirurgico.

___________________________________________________________



Il JAMA è il Journal of the American Medical Association, uno dei principali magazine statunitensi d'informazione medica (link alla versione on-line). E' pubblicato addirittura dal 1883. E' uno degli organi dell'AMA, la più grande associazione americana di medici e studenti di medicina.


Questo è il link ad uno studio del 2012: "Esiti di pazienti che rifiutano la trasfusione dopo interventi al cuore":

archinte.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1211993



[IMG]http://i66.tinypic.com/1zf76c.png[/IMG]

Gli autori dello studio:

E.Blackstone: Cleveland Clinic, Cleveland, Ohio - Heart and Vascular Institute, Departments of Thoracic and Cardiovascular Surgery; Research Institute, Department of Quantitative Health Sciences

M.Brizzio, G.Pattakos, J.Sabik: Cleveland Clinic, Cleveland, Ohio - Heart and Vascular Institute, Departments of Thoracic and Cardiovascular Surgery

C.Koch: Cleveland Clinic, Cleveland, Ohio - Departments of Cardiothoracic Anesthesia, Quality and Patient Safety Institute

M.Lauer: National Institutes of Health, Bethesda, Maryland - Division of Cardiovascular Sciences, National Heart, Lung, and Blood Institute


Lo studio ha una base statistica amplissima, quasi trentennale (1983-2011). E' stato condotto su 322 pazienti testimoni di Geova (operati senza l'uso di sangue) e 87.453 non testimoni, tutti sottoposti ad interventi cardiaci. Degli 87.000 e passa pazienti che non erano tdG, 38.467 non hanno ricevuto trasfusioni di sangue, i restanti 48.986 sì.


TUTTI gli esiti risultano favorevoli (in varia accezione, naturalmente) alla posizione contraria alle emotrasfusioni che, come è noto, è propria dei testimoni di Geova.

I testimoni di Geova (categoria (1)) hanno avuto minori complicazioni e una degenza inferiore rispetto ai ricoverati che hanno accettato le trasfusioni di sangue (2):

- infarto, 0,31% (1) contro il 2,8% (2) (quasi dieci volte di meno);
- necessità di un intervento supplementare a causa di perdite ematiche: 6% (1) contro il 16% (2);
- ricovero in terapia intensiva, percentile 85: 72 ore dei pazienti testimoni, contro 162 di quelli che avevano preso il sangue;
- ricovero complessivo in ospedale (percentile 85): 11 giorni dei pazienti tdG, contro i 16 dei pazienti non tdG.

Il percentile è un'ente di non agevole comprensione se non si possiede un'adeguata base statistica, ad ogni modo si può vedere ad esempio questa pagina.


I testimoni di Geova avevano inoltre una percentuale di sopravvivenza a 20 anni dall'operazione paragonabile (e quindi, non inferiore) a quelli che avevano fatto ricorso al sangue, ma sensibilmente superiore ad 1 anno di distanza:



Witnesses had better 1-year survival (95%; 95% CI, 93%-96%; vs 89%; 95% CI, 87%-90%; P = . 007) but similar 20-year survival (34%; 95% CI, 31%-38%; vs 32% 95% CI, 28%-35%; P = . 90)



In conclusione, secondo questo studio i testimoni di Geova non evidenziano alcun rischio maggiorato per complicazioni operatorie o in termini di mortalità a lungo termine, se paragonati a quanti si operano ricorrendo alle trasfusioni. Lo studio conclude: "Thus, current extreme blood management strategies do not appear to place patients at heightened risk for reduced long-term survival." Pertanto, le attuali, sofisticate metodologie che contemplano la gestione oculata del sangue stesso dell'individuo, incluso quello che viene perso durante l'intervento, non sottopongono i pazienti a rischi elevati in termini di sopravvivenza a lungo termine.

EverLastingLife
00sabato 16 luglio 2016 23:44

Altri esiti di questo studio:

Witnesses had similar hospital mortality compared with non-Witnesses who received transfusions: i testimoni di Geova hanno una mortalità analoga ai pazienti che hanno ricevuto le trasfusioni. In buona sostanza, in questa classe di complessi interventi chirurgici il ricorso alle emotrasfusioni risulta statisticamente ininfluente: se un testimone di Geova muore, si può ben dire che sarebbe deceduto ugualmente se fosse stato operato con il ricorso alle trasfusioni di sangue.

Witnesses and non-Witnesses who received transfusions had similar risks of in-hospital mortality, stroke, atrial fibrillation, and renal failure. However, Witnesses had lower occurrence of postoperative myocardial infarction, prolonged ventilation, and additional operation for bleeding; they also had shorter intensive care unit and postoperative lengths of stay. Pazienti testimoni (= niente emotrasfusioni) e non testimoni avevano rischi del tutto simili di mortalità durante il ricovero, ictus, fibrillazioni e scompensi renali. Nei testimoni di Geova risultava però una minore occorrenza di infarto postoperatorio, una minore necessità di intubazione prolungata o di intervento supplementare a causa di sanguinamento.


Ecco una delle tabelle riassuntive dello studio del Journal of AMA:

[IMG]http://i67.tinypic.com/wmgzzr.png[/IMG]

TUTTI I DATI di questa tabella risultano favorevoli ai tdG, operati senza sangue.

Si noti (a titolo di esempio) la riga evidenziata: si considera un numero pressoché uguale di pazienti testimoni (258) e non testimoni (260). Nel secondo caso si aveva un rischio di setticemia quasi triplo del primo: 9 casi, contro i 3 dei tdG.
admintdg3
00domenica 17 luglio 2016 02:05
Avevamo già sottolineato più volte che non esiste la "morte per mancata trasfusione", giacché in assenza di trasfusione è appunto indimostrabile l'efficacia della stessa.

Ora questo studio si spinge ancora oltre: giacché la mortalità tra tdG e gente che accetta trasfusioni è la stessa, allora nel caso dei tdG non può esistere la "morte per mancata trasfusione", altrimenti la mortalità tra tdG sarebbe superiore.

Qualche detrattore obietterà, scornato, che lo studio si concentra solo sugli interventi al cuore.

Bisogna tuttavia rilevare che tale categoria di interventi è tutt'altro che a basso rischio, tanto che vengono classificati da Medical Daily nella top 5 degli interventi più rischiosi.
Lo studio può quindi considerarsi rappresentativo di una situazione ad alto rischio.

www.medicaldaily.com/liver-transplants-brain-surgeries-these-are-5-highest-risk-operation...

I detrattori sgomiteranno riportando ogni tanto notizie di "morti per mancata trasfusione": ora sappiamo che tale asserzione è falsa.
Trattasi di morti a causa della situazione medica critica del soggetto, o a causa dell'insufficiente situazione sanitaria vigente nella nazione del paziente, tanto che potremmo far strabordare questo forum di notizie di morti NONOSTANTE la trasfusione, e confermare i dati di mortalità riportati in questo studio.
dom@
00domenica 17 luglio 2016 04:13
Il dott mi dice Che io sono il migliore paziente . Io ho avuto molte operazione senza Trasfusione di Sangue !! Qui sta la Mia storia.
testimonidigeova.freeforumzone.com/d/8937673/La-storia-di-dom-/discussi...
Qui e' dei dott.

[IMG]http://i64.tinypic.com/2gt6fkw.jpg[/IMG]
admintdg3
00domenica 17 luglio 2016 16:46
Thread come questi sono l'occasione propizia per mettere alla berlina i detrattori. Qualche detrattore, messo alle strette, si è infatti divertito con sofismi a distorcere il significato dello studio, giocando con il titolo dello studio e lasciando credere che trattasse solo le trasfusioni avvenute in fase di tranquilla degenza post-operatoria, il tutto basandosi solo sul titolo. E per questo motivo, a suo dire, i tdG se la son cavata come gli altri, perché a suo dire si considerano solo le trasfusioni in degenza e quelli che già son sopravvissuti all'operazione, e quindi i tdG che non han preso sangue durante l'operazione e sono morti non sarebbero stati calcolati in quanto morti.

La verità? Commento completamente falso.

Ecco come lo studio succitato viene infatti commentato:

"Recentemente, i medici della Cleveland Clinic in Ohio hanno riferito che i testimoni di Geova che hanno rifiutato le trasfusioni di sangue mentre venivano sottoposti a chirurgia cardiaca avevano una probabilità significativamente inferiore di avere bisogno di un'altra operazione a causa del sanguinamento, rispetto ai non Testimoni che sono stati trasfusi. Essi avevano anche meno probabilità di subire un attacco di cuore post-operatorio o insufficienza renale."

windsorstar.com/health/bloodless-surgery-option-reveals-unexpected-...

Avete letto bene. Lo studio tratta le trasfusioni avvenute MENTRE i pazienti venivano sottoposti ad operazione.

Ancora, è un medico, il Dr. Victor Ferraris in fonte accademica (Arch Intern Med. 2012;172(15):1160-1161) a commentare specificamente tale studio e a riferire

"The article by Pattakos and coauthors analyzes outcomes in Jehovah's Witness patients (Witnesses) who do not receive blood transfusion during cardiac operations."

archinte.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1211994


Traduzione:

"L'articolo di Pattakos e coautori esamina i risultati nei pazienti testimoni di Geova che non ricevono sangue DURANTE le operazioni cardiache".

Non esiste quindi alcun "campione di sopravvissuti già selezionato" nel caso dei tdG, giacché il detrattore in questione non ci ha capito proprio niente.

Il titolo dello studio infatti è da tradurre, con le dovute pause che ne rivelano il significato:

Esito dei pazienti testimoni di Geova che hanno rifiutato la trasfusione, dopo un'operazione cardiaca.

Quel "dopo un'operazione cardiaca" è riferito agli esiti rilevati, e non alle trasfusioni (che nella falsificazione dei detrattori diverrebbero "post-operatorie"), e che sia riferito ai RISULTATI post-operatori e quindi a trasfusioni effettuate DURANTE l'operazione, ce lo confermano non solo gli addetti ai lavori citati in questo post, che han ben compreso il senso dello studio, ma anche lo studio stesso, che non parla assolutamente di trasfusioni durante la degenza post-operatoria, ma di trasfusioni durante l'operazione.

Dulcis in fundo, lo studio stesso parla di "perioperative transfusions", e il periodo perioperatorio include l'operazione stessa.

Riassumendo: lo studio si concentra su trasfusioni effettuate DURANTE operazioni cardiache, ed esamina gli esiti a lungo o breve termine riscontrati dopo la fase chirurgica.

In quanto ai detrattori, si confermano maestri di menzogna, abili a distorcere la realtà e a mentire spudoratamente pur di conseguire i loro obiettivi (diffamare i tdG).






EverLastingLife
00domenica 17 luglio 2016 22:27
Re:
admintdg3, 17/07/2016 16.46:



Riassumendo: lo studio si concentra su trasfusioni effettuate DURANTE operazioni cardiache, ed esamina gli esiti a lungo o breve termine riscontrati dopo la fase chirurgica.

In quanto ai detrattori, si confermano maestri di menzogna, abili a distorcere la realtà e a mentire spudoratamente pur di conseguire i loro obiettivi (diffamare i tdG).




Che figura ridicola, davvero patetico. [SM=g28001] [SM=g28001] [SM=g28001] Ma forse non valeva la pena infierire. Ritieni necessario replicare a qualcuno che farnetica della pericolosità delle 'sette' che proibiscono le emotrasfusioni 'salvavita', e poi dice 'io faccio sesso con chi mi pare, accettando il rischio di beccarmi l'HIV'?

Oltretutto non ho affatto aperto questo 3D agganciandomi al tema dell'impiego del sangue nella medicina d'urgenza. Tutti sappiamo bene che gli interventi in pronto soccorso sono ben diversi da quelli programmati (sia pure complessi come quelli cui si riferisce questo studio). Chi l'ha mai negato? Qualcuno riesce a leggere da qualche parte, in questa pagina, che questo 3D abbia qualcosa a che fare con gli eventi di Andria o Nizza? Forse i pifferi di montagna dovrebbero imparare a leggere bene l'italiano, e, come s'è visto, anche dare una ripassatina all'inglese.
admintdg3
00domenica 17 luglio 2016 23:16
Re: Re:
EverLastingLife, 17/07/2016 22.27:


Ritieni necessario replicare a qualcuno che farnetica della pericolosità delle 'sette' che proibiscono le emotrasfusioni 'salvavita', e poi dice 'io faccio sesso con chi mi pare, accettando il rischio di beccarmi l'HIV'?



Infatti, ondeggia e dice tutto e il suo contrario a seconda del versante per cui parteggiare.

Aveva infatti scritto, per contrastare i FATTI secondo cui i tdG hanno una vita più sana, che:

"A volte il vivere una vita autentica richiede di fare delle scelte che possono essere anche pericolose per la salute"

Quindi sì a rischiare l'HIV, sì a rischiare di rimanerci steso con la boxe, sì agli sport estremi e ai rischi in zone di guerra...e invece se si tratta di un aspetto come la sacrosanta scelta delle trasfusioni, la vita diventa improvvisamente la priorità. Quanta ipocrisia. Soprattutto oggi, nel 2016, dopo che medici e bioetici hanno dato pieno appoggio alla scelta dei tdG, i detrattori brancolano medievaleggiando con le loro fattezze etiche da trogloditi intolleranti, quando appunto la bioetica e la medicina considerano il rifiuto delle trasfusioni una conquista di libertà e un diritto:


Umberto Veronesi, celebre chirurgo e politico


"Basti pensare al rispetto che dobbiamo alla volontà dei testimoni di Geova di non subire trasfusioni di sangue. Chi mai si sognerebbe di infilare con la violenza una siringa nelle vene o un sondino nel caso di qualcuno che lo rifiuta in modo assoluto?"

Umberto Veronesi, Il primo giorno senza cancro: le battaglie che abbiamo vinto e quelle che vinceremo, 2012



"Se io credo in Geova, sono un suo testimone sulla terra e come tale rifiuto una trasfusione di sangue, nessuno può bucarmi una vena e cacciarmi dentro una siringa, infliggendomi un trattamento che per me è più crudele della morte. Su questo punto non si può transigere, perché significherebbe accettare, per assurdo, che nel nostro paese la società è autorizzata a perpetrare violenza nei confronti dei suoi singoli cittadini"

Giovanni Reale, Umberto Veronesi, Responsabilità della vita: Un confronto fra un credente e un non credente, 2013

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Bernard Lo, Professore emerito di medicina, Presidente della Greenwall Foundation



"Anche se gli operatori sanitari non concordano con queste credenze, devono rispettarle. Continuare a cercare di convincere un testimone di Geova [ad assumere sangue] è una mancanza di rispetto. Usare la disonestà per somministrare sangue non è accettabile."


Bernard Lo, Resolving Ethical Dilemmas: A Guide for Clinicians, 2012

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M. Therese Lysaught, Ph.D., Duke University, 1992, Theological Ethics, specializes in Catholic moral theology and health care ethics.

Joseph Kotva], Ph.D. Department of Philosophy Indiana University South Bend

Stephen E. Lammers, professor of religious studies at Lafayette College in Easton, Pennsylvania


"Le scelte religiose, quando sono chiare e genuine, vanno rispettate. Ad esempio, i bioetici hanno difeso i testimoni di Geova quando loro rifiutano sangue e derivati, e oggi nessuno pretende che i medici non debbano rispettare le volontà di un testimone di Geova adulto. [...]Questa scelta va rispettata. Si noti che non è la scelta religiosa che deve essere rispettata, ma la religione come scelta."

On Moral Medicine: Theological Perspectives on Medical Ethics
a cura di M. Therese Lysaught,Joseph Kotva,Stephen E. Lammers, 2012, pp. 91-93


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Rose Christopherson, M.D., Ph.D. in Anestesiologia

"I pazienti hanno il diritto di rifiutare ogni cura, qualora siano competenti e abbiano la capacità di prendere decisioni riguardanti la salute. Molti testimoni di Geova rifiutano trasfusioni di sangue, o derivati del sangue, a causa della loro interpretazione di alcuni passi biblici. Dal momento che altri pazienti hanno lo stesso diritto di rifiutare trasfusioni di sangue, non è appropriato polemizzare coi pazienti riguardo alla ragione del loro rifiuto. Se sono responsabili di se stessi, hanno il diritto di rifiutare"


"I testimoni di Geova sono spesso persone abbastanza in salute [...] Non deve sorprendere che un anestesista possa non sentirsi a suo agio nel prendersi cura di un testimone di Geova. Ci viene chiesto di acconsentire a cose su cui non siamo d'accordo. Ci viene chiesto, potenzialmente, di lasciare che un paziente perda sangue fino a morire [...] Ma la volontà del paziente è più importante della volontà del medico, semplicemente perché trattare un paziente contro la sua volontà è una violenza, e non è permesso."

Avoiding Common Anesthesia Errors
Di Catherine Marcucci,Norman A. Cohen,David G. Metro,Jeffrey R. Kirsch, Lippencott Williams & Wil; 2012, p. 165

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Richard B. Miller, Ph.D., Docente Universitario, Dipartimento di studi religiosi, Indiana University


"I medici non devono concludere che i pazienti sono degli incapaci perché non danno il consenso a un trattamento medico standard.
Un testimone di Geova che rifiuta una emotrasfusione che potenzialmente potrebbe salvare la vita, prende una decisione che i medici sono legalmente e moralmente obbligati a rispettare, per quanto irrazionale possa sembrare la cosa dal punto di vista medico."

Richard B. Miller, Children, Ethics, and Modern Medicine, Indiana University Press, 2003

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Geri-Ann Galanti, Ph.D. e professore associato di Antropologia


"Supponiamo per un momento che i testimoni di Geova abbiano ragione riguardo al sangue. Scegliere di ricevere una trasfusione può essere interpretato come il rifiuto della vita eterna in cambio di pochi anni di vita sulla terra. In questa prospettiva non è molto razionale accettare una trasfusione. [...] Dottori e infermiere devono vedere la situazione sotto una prospettiva emica, e considerare la possibilità che i testimoni di Geova siano nel giusto. Devono anche riconoscere il ruolo che i testimoni di Geova hanno avuto come pionieri nella chirurgia senza sangue".

Geri-Ann Galanti, Caring for Patients from Different Cultures, University of Pennsylvania Press; Fourth Edition edition (August 20, 2008), pp. 66-67

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Petra Seeber, MD (Medico) Department of Anesthesiology
Aryeh Shander, MD, FCCM, FCCP: autorevole medico anestesiologo riconosciuto dal Time come uno degli "eroi della medicina".

"I testimoni di Geova amano e apprezzano la vita. La considerano sacra, un dono del loro Dio, che deve essere trattato con cura.
Per quel che riguarda il sangue, i testimoni di Geova aderiscono al comando biblico di "astenersi dal sangue". Loro considerano il sangue sacro come la vita stessa [...]. Lo stupro è un serio insulto alla persona e potrebbe lasciare cicatrici indelebili per il resto della vita. La persona potrebbe non riuscire a continuare a vivere come viveva prima di quell'atto. Alla stessa maniera, una trasfusione forzata è un serio insulto all'integrità di un testimone di Geova, e lascia cicatrici paragonabili a quelle di uno stupro. [...]
Quando i testimoni di Geova rifiutano le trasfusioni non chiedono "il diritto di morire", ma il diritto di essere curati con terapie alternative."

Basics of Blood Management by Petra Seeber and Aryeh Shander (2012)
EverLastingLife
00lunedì 18 luglio 2016 00:24


Bello il tuo florilegio. Ne aggiungo un paio:


internettiano, lurkatore inveterato

#1 "nel caso del rifiuto di una trasfusione scegli di suicidarti in nome di un'ideologia nefasta".

#2 "Io sono della scuola: faccio sesso con chi mi pare e rischio di prendere l'HIV".

Non le commento, né mi aspetto parafrasi da alcuno. A che servirebbero? Non sono ben chiare? Ognuno può leggerle, e dedurne quel che vuole.
admintdg3
00lunedì 18 luglio 2016 00:55
Re:
EverLastingLife, 18/07/2016 00.24:



#1 "nel caso del rifiuto di una trasfusione scegli di suicidarti in nome di un'ideologia nefasta".

#2 "Io sono della scuola: faccio sesso con chi mi pare e rischio di prendere l'HIV".



Isusnavin
00lunedì 18 luglio 2016 10:10
Una richiesta, non abbiamo anche una casistica riguardo l'intervento su pazienti in condizioni critiche? Esempio Nizza a Andria, ecco in una situazione come quella a parità di condizioni avrebbero le stesse probabilità di sopravvivere sia un paziente che non prende sangue che uno sottoposto a trasfusioni? Molti detrattori diranno che in casi come questi è necessaria la trasfusione. Però riflettevo sul fatto che il metodo di intervento iniziale è il medesimo, quando il paziente arriva in ospedale se scende sotto un certo livello di emoglobina muore in qualsiasi caso, quindi l'unica cosa da fare e non farlo scendere sotto quel livello. Quindi arrivato in ospedale va immediatamente fermata l'emorragia perchè anche in caso di trasfusione non si possono mettere sacche su sacche di sangue al paziente che lui nel frattempo perde da chissà dove, il paziente morirebbe comunque. Allora mi chiedo da non medico dov'è la differenza, poniamo come limite minimo di emoglobina un simbolico 4, mi arriva il paziente con un 5 e io so che se non fermo l'emorragia sotto il 4 muore. Ora per far si che il sangue circoli devo riportare il volume del sangue a un livello accettabile e posso decidere di farlo o con trasfusione o con emodiluizione, nel primo caso oltre a ristabilire il volume aumento anche l'emoglobina, nel secondo caso ristabilisco solo il volume. Il fatto è che in entrambi i casi l'emorragia va bloccata per non perdere il paziente, a emorragia in corso la differenza che vedo io tra i due metodi è forse nell'ordine di qualche minuto di sopravvivenza in più, fermata l'emorragia la differenza sta nel fatto che il paziente trasfuso avrà un emoglobina più alta mentre il secondo decisamente più bassa, ma studi dimostrano che non essendo trasfuso il secondo paziente riporterà i sui livelli di emoglobina a livelli normali molto più velocemente. Quindi mi chiedo in questi casi qual'è la reale differenza?
barnabino
00lunedì 18 luglio 2016 11:09
Secondo me, se il lurkatore è chi penso, alla fin fine vuole solo un po' provocare... il problema etico qui non può cero essere archiviato con una battuta populista.

Shalom
EverLastingLife
00lunedì 18 luglio 2016 11:11
Re:
Isusnavin, 18/07/2016 10.10:

Una richiesta, non abbiamo anche una casistica riguardo l'intervento su pazienti in condizioni critiche? Esempio Nizza a Andria, ecco in una situazione come quella a parità di condizioni avrebbero le stesse probabilità di sopravvivere sia un paziente che non prende sangue che uno sottoposto a trasfusioni? Molti detrattori diranno che in casi come questi è necessaria la trasfusione. Però riflettevo sul fatto che il metodo di intervento iniziale è il medesimo, quando il paziente arriva in ospedale se scende sotto un certo livello di emoglobina muore in qualsiasi caso, quindi l'unica cosa da fare e non farlo scendere sotto quel livello. Quindi arrivato in ospedale va immediatamente fermata l'emorragia perchè anche in caso di trasfusione non si possono mettere sacche su sacche di sangue al paziente che lui nel frattempo perde da chissà dove, il paziente morirebbe comunque. Allora mi chiedo da non medico dov'è la differenza, poniamo come limite minimo di emoglobina un simbolico 4, mi arriva il paziente con un 5 e io so che se non fermo l'emorragia sotto il 4 muore. Ora per far si che il sangue circoli devo riportare il volume del sangue a un livello accettabile e posso decidere di farlo o con trasfusione o con emodiluizione, nel primo caso oltre a ristabilire il volume aumento anche l'emoglobina, nel secondo caso ristabilisco solo il volume. Il fatto è che in entrambi i casi l'emorragia va bloccata per non perdere il paziente, a emorragia in corso la differenza che vedo io tra i due metodi è forse nell'ordine di qualche minuto di sopravvivenza in più, fermata l'emorragia la differenza sta nel fatto che il paziente trasfuso avrà un emoglobina più alta mentre il secondo decisamente più bassa, ma studi dimostrano che non essendo trasfuso il secondo paziente riporterà i sui livelli di emoglobina a livelli normali molto più velocemente. Quindi mi chiedo in questi casi qual'è la reale differenza?




Nessuno di noi (salvo sorprese) è chirurgo. Da profano, il tuo ragionamento mi pare sensatissimo. In effetti i due principi fondamentali applicati nella chirurgia programmata, trovano applicazione analoga in quella d'urgenza.

Il primo principio è la riduzione del sanguinamento. Esso contempla un'infinità di metodiche, che vanno dalla banale posizione del paziente - la pressione sull'addome fa aumentare il sanguinamento - alla riduzione della pressione venosa e arteriosa, dall'emoduilizione da te citata alla normotermia (l'abbassamento della temperatura corporea favorisce le coagulazioni), passando per l'emostasi (elettrocauterio, colle / spugne) etc..

Il secondo è il recupero del sangue, effettuato attraverso i macchinari che ben conosciamo e sempre più diffusi.

Le emotrasfusioni hanno un unico vantaggio rispetto alle alternative alle medesime: il loro impiego è più rapido e maneggevole, e quindi più pratico. Tuttavia, molti chirurghi eseguono interventi d'emergenza (dovuti a incidenti e conseguenti traumi, come nel caso del disastro ferroviario di Andria) ricorrendo appunto alle alternative. Ecco qualche testimonianza (dal documentario Transfusion-Alternative Strategies—Simple, Safe, Effective; link diretto):


Dr. Aryeh Shander, Englewood Hospital and Medical Centre, New Jersey – Considerando i principi e i pazienti con traumi o improvvisa perdita massiva di sangue, la prima cosa da fare in assoluto è intervenire subito. Il criterio fondamentale è fermare l’emorragia, chirurgicamente o con altri mezzi. La seconda è l’impiego di queste metodiche, come il recupero del sangue in determinate circostanze in modo da recuperare il sangue del paziente stesso.

Prof. Donat R.Spahn (University Hospital, Zurich) - Sotto il profilo anestesiologico il concetto è di tollerare entro certi limiti una pressione relativamente bassa, e di evitare se possibile di trasfondere enormi quantità di liquidi per espandere il volume prima di aver verificato chirurgicamente l’origine del sanguinamento, cioè prima di aver identificato da dove esce il sangue e aver bloccato l’emorragia. Nella gestione dei traumi, il riscaldamento è molto importante, perché nell’ipotermia avanzata la coagulazione del sangue non funziona a dovere, e quindi si ha una perdita ematica maggiore.

Prof. Ernest E. Moore (Denver Health Medical Center, Colorado) - Forse uno dei maggiori progressi in fatto di risparmio di sangue nei traumi è il concetto di controllo chirurgico del danno. In altre parole, una volta aperto l’addome o il torace, e visto che il sanguinamento non si ferma, concentrarsi sui principali vasi che sanguinano; poi applicare dei tamponi sulla superficie e richiudere temporaneamente il paziente, che così può essere trasportato nel reparto di terapia intensiva, dove si prosegue la rianimazione e si cerca specificamente di risolvere i problemi di coagulazione, ad esempio quelli causati dall’ipotermia. Una volta trasferito il paziente traumatizzato in terapia intensiva, se i problemi sono più complessi ritengo che l’uso dell’eritropoietina diventi ancora più impellente. Nei pazienti testimoni di Geova non indugiamo a somministrare eritropoietina e ferro subito dopo l’arrivo in ospedale. A volte eseguiamo a scopo preventivo una valutazione radiologica interventistica degli organi solidi e provvediamo all’occlusione di arterie che ancora non sanguinano, ma che rischiano di farlo in seguito.

EverLastingLife
00lunedì 18 luglio 2016 11:29

Altro studio:

www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21978873

Cardiac surgery in Jehovah's Witness patients: ten-year experience

L'abstract:


BACKGROUND:

Cardiac surgery in Jehovah's Witnesses poses unique challenges. We have developed a comprehensive multimodality program for these patients and have obtained excellent results.

METHODS:

Ninety-one Jehovah's Witness patients underwent cardiac surgery between 2000 and 2010. Preoperative, intraoperative, and postoperative considerations in the conduct of bloodless surgery in the Jehovah's Witness population are discussed. Mortality for isolated coronary artery bypass graft surgery and isolated aortic valve replacement was compared with predicted mortality from The Society of Thoracic Surgeons (STS) risk models. Perioperative outcomes were stratified by urgent and elective status of operations.

RESULTS:

Mean age was 65±12.4 years. Comorbid conditions included hypertension (84.6%), diabetes mellitus (48.4%), previous myocardial infarction (23.1%), chronic lung disease (38.5%), peripheral vascular disease (20.9%), and renal failure (11%). In-hospital mortality was 5.5% (n=5). Mortality for isolated coronary artery bypass graft surgery and isolated aortic valve replacement was 2.2% (observed to expected ratio=1.05, 95% confidence interval: 0 to 3.02) and 5.6% (observed to expected=1.46, 95% confidence interval: 0 to 3.76), respectively. Other complications included reoperation (all=8.8%, cardiac=2.2%), sepsis (2.2%), sternal wound infection (1.1%), transient ischemic attack (1.1%), renal failure requiring dialysis (1.1%), and prolonged ventilation (18.7%). Major complication rates were not significantly different between the elective group and the urgent group.

CONCLUSIONS:

Bloodless cardiac surgery in Jehovah's Witness patients can be performed with excellent outcomes in both elective and urgent situations. Mortality rates for isolated coronary artery bypass graft surgery and isolated aortic valve replacement are within the expected 95% confidence intervals of STS predicted mortality.




Si tratta di uno studio condotto su 91 testimoni di Geova sottoposti ad interventi di cardiologia nel decennio 2000-2010. I risultati della chirurgia non emotrasfusionale sono definiti 'eccellenti' dagli estensori dell'articolo. Lo studio prende in esame aspetti relativi alla fase preoperatoria, a quella intraoperatoria e a quella postoperatoria.

E' interessante che, nelle conclusioni, viene detto che "Bloodless cardiac surgery in Jehovah's Witness patients can be performed with excellent outcomes in both elective and urgent situations": la cardiochirurgia senza sangue eseguita su pazienti testimoni di Geova può essere implementata con risultati eccellenti sia nei casi in cui venga scelta deliberatamente, che nei casi caratterizzati da urgenza.

Isusnavin
00lunedì 18 luglio 2016 11:45
Esatto penso anche io che sotto certi aspetti la trasfusione é più "pratica" per quello più usata, ma il problema rimane anche con la trasfusione, se non fermi l'emorragia con i metodi che noi ben conosciamo usandoli anche per gli interventi programmati, il paziente fa comunque una brutta fine. Oltretutto non essendo medico non so rispondere con precisione ma mi chiedo, è corretto pensare che in caso di emorragia di possa trasfondere tutto il sangue che si vuole finché la stessa non viene fermata? Non ci sono rischi per il paziente trasfondendo tutto quel sangue? Se l'emorragia è veloce non ci sono rischi a trasfondere molto sangue estraneo così di botto? Considerati anche gli enormi sbalzi di pressione sanguinea.Quindi penso che i medici anche se possono trasfondere cerchino assolutamente di fermare l'emorragia più velocemente possibile.
EverLastingLife
00lunedì 18 luglio 2016 11:45

Sempre sugli interventi in pronto soccorso (conseguenti a incidenti, traumi ortopedici etc.), è interessante il seguente contributo da parte del prof. Stephen Cohn, Primario di chirurgia traumatologica e d'urgenza dell'Università di Miami. Si tratta di un centro d'eccellenza, nel quale anche questo genere di interventi viene eseguita senza il ricorso alle emotrasfusioni. (Grassetto e sottolineato sono miei).

"Qui arrivano ogni anno più di 3000 pazienti testimoni di Geova, ed eseguiamo su di loro dai 250 ai 275 grossi interventi all'anno. Non abbiamo riscontrato nessun aumento della degenza media né della mortalità; anzi: sembra addirittura inferiore".

Un profilo del prof. Cohn:

digestivedisease.uthscsa.edu/cohn.asp

Cohn ha collaborato ad oltre 250 pubblicazioni specialistiche e scritto 4 libri.
EverLastingLife
00lunedì 18 luglio 2016 11:53
Re:
Isusnavin, 18/07/2016 11.45:

è corretto pensare che in caso di emorragia di possa trasfondere tutto il sangue che si vuole finché la stessa non viene fermata? Non ci sono rischi per il paziente trasfondendo tutto quel sangue? Se l'emorragia è veloce non ci sono rischi a trasfondere molto sangue estraneo così di botto? Considerati anche gli enormi sbalzi di pressione sanguinea.Quindi penso che i medici anche se possono trasfondere cerchino assolutamente di fermare l'emorragia più velocemente possibile.



Mi aspetto ovviamente che le trasfusioni non possano essere praticate ad libitum, col banale criterio della conservazione della massa sanguigna; cioè questo criterio non può essere 'trasfondi sacche su sacche finché ce ne vuole'. Potrebbero determinarsi crisi di rigetto dovute a squilibri, ad esempio in una sovra-concentrazione di globuli rossi. Come ripeto è un parere che conta zero, per quanto sembri logico, dato che non siamo medici.
EverLastingLife
00lunedì 18 luglio 2016 12:15
Re:
admintdg3, 17/07/2016 02.05:

Avevamo già sottolineato più volte che non esiste la "morte per mancata trasfusione", giacché in assenza di trasfusione è appunto indimostrabile l'efficacia della stessa.





A proposito di questo luogo comune da rotocalco ("Tizio è morto per aver rifiutato una trasfusione di sangue"), messi da parte i dilettanti internettiani, ecco qualche commento da parte di vari accademici (fonte: documentario No Blood—Medicine Meets the Challenge; grassetto mio):

Dr. Aryeh Shander, Englewood Hospital, New Jersey - "Dire che qualcuno è morto per aver rifiutato il sangue è un'affermazione molto generica e fuorviante. La gente muore per una malattia, per un trauma, o per un intervento chirurgico in cui sorgono complicazioni". (*)

Dr. Mark E. Boyd, Royal Hospital, Quebec - "E' una spiegazione semplicistica di un evento tragico."

Prof. Peter Carmel , University Hospital, Newark, New Jersey - "E' raro, se mai capita, che un paziente muoia per aver rifiutato una trasfusione di sangue." (**)

Dr. Hooshang Bolooki, Jackson Memorial Hospital, Florida - "Posso dirlo: ho avuto in cura più di 200 testimoni di Geova. Non ho mai perso un paziente per non avergli potuto dare il sangue."


(*) Shander è un vero e proprio luminare (Wikipedia). Nel 1997 è stato eletto uno degli 'eroi della medicina' dal periodico Time Magazine.

(**) Altro luminare della scienza medica statunitense (profilo). E' stato, fra l'altro, presidente dell' American Medical Association.
EverLastingLife
00lunedì 18 luglio 2016 12:22

Ancora uno studio:

cardiothoracicsurgery.biomedcentral.com/articles/10.1186/1749-8...

"Outcomes in cardiac surgery in 500 consecutive Jehovah's Witness patients: 21 year Experience".

Lo studio è stato implementato su 500 pazienti nell'arco di oltre 20 anni.

L'abstract:



Background

Refusal of heterogenic blood products can be for religious reasons as in Jehovah's Witnesses or otherwise or as requested by an increasing number of patients. Furthermore blood reserves are under continuous demand with increasing costs. Therefore, transfusion avoidance strategies are desirable. We describe a historic comparison and current results of blood saving protocols in Jehovah's Witnesses patients.


Methods

Data on 250 Jehovah's Witness patients operated upon between 1991 and 2003 (group A) were reviewed and compared with a second population of 250 patients treated from 2003 to 2012 (group B).


Results

In group A, mean age was 51 years of age compared to 68 years in group B. An iterative procedure was performed in 13% of patients in group B. Thirty days mortality was 3% in group A and 1% in group B despite greater operative risk factors, with more redo, and lower ejection fraction in group B. Several factors contributed to the low morbidity-mortality in group B, namely: preoperative erythropoietin to attain a minimal hemoglobin value of 14 g/dl, warm blood cardioplegia, the implementation of the Cornell University protocol and fast track extubation.


Conclusions

Cardiac surgery without transfusion in high-risk patients such as Jehovah Witnesses can be carried out with results equivalent to those of low risk patients. Recent advances in surgical techniques and blood conservation protocols are main contributing factors.




Le conclusioni dello studio (realizzato da ben 21 accademici): la cardiochirurgia senza trasfusioni in pazienti a rischio elevato, come i testimoni di Geova, può essere condotta con risultati equivalenti a quella dei pazienti a basso rischio.
EverLastingLife
00martedì 19 luglio 2016 22:48

Per chi fosse interessato all'argomento, segnalo che il sito jw.org contiene una sezione relativamente 'nascosta' (mi pare che fosse stata notificata ai soli anziani con circolare, ma non ricordo bene) dedicata ai 'professionisti della salute'. Il link:

www.jw.org/it/biblioteca-medica/

Naturalmente l'accento dell'intera sezione è sulle terapie non trasfusionali.

Questa parte di jw.org, per profondità e numerosità degli argomenti, è davvero incredibile: un pozzo senza fondo. Contiene letteralmente CENTINAIA di articoli specialistici, redatti da gruppi accademici per lo più statunitensi; e a ciò si deve aggiungere naturalmente che, parlando in generale, ciascun articolo è lungo e complesso. La bloodless surgery è ad un livello di tecnologia avanzatissimo negli USA, ove interi battaglioni di medici si dedicano alla ricerca nel campo della medicina non trasfusionale. Pur essendo noto che i progressi in questo campo innovativo siano stati in parte favoriti dall'obiezione di coscienza dei testimoni di Geova, in grande maggioranza questi specialisti non hanno nulla a che vedere con i tdG e tendono a marginalizzare sempre più il ricorso al sangue perché considerato da essi una metodologia perniciosa e superata. Questa branca della medicina, diversamente da quanto forse succedeva in origine, non prende le mosse cioè dalla banale disponibilità a soddisfare le richieste dei testimoni di Geova (i quali, per quanto numerosi, costituiscono una percentuale modesta della popolazione ospedaliera) o di altri pazienti, ma brilla di luce propria.


Ad esempio nella sottosezione 'Medicina e chirurgia' si trovano i seguenti capitoli:

Assistenza perioperatoria

Chirurgia Cardiotoracica e Vascolare

Chirurgia Gastrointestinale

Chirurgia Orale e Maxillo-Facciale

Chirurgia Ortopedica

Ematologia Oncologica

Ostetricia

Otorinolaringoiatria: Chirurgia della Testa e del Collo

Riduzione dei costi grazie alle alternative alle emotrasfusioni

Terapia intensiva

Traumatologia e Medicina d’Urgenza

Urologia



Ciascuno di questi argomenti 'esplode' in una serie di altri. Cliccando sul primo (Assistenza perioperatoria) vengono fuori i seguenti temi:

[IMG]http://i63.tinypic.com/2rrm4oj.png[/IMG]


Andando col mouse sul primo (Anestesia ipotensiva controllata), appare un indice di 12 articoli su questo sotto-sotto tema (di seguito riporto i soli titoli e gli autori):


- High Le Fort I and bilateral split sagittal osteotomy in Crouzon syndrome.
Tay YC, Tan KH, Yeow VK.

- The safety of controlled hypotension for shoulder arthroscopy in the beach-chair position.
Gillespie R, Shishani Y, Streit J, Wanner JP, McCrum C, Syed T, Haas A, Gobezie R.

- Laparoscopic and robotic partial nephrectomy with controlled hypotensive anesthesia to avoid hilar clamping: feasibility, safety and perioperative functional outcomes.
*** Papalia R, Simone G, Ferriero M, Costantini M, Guaglianone S, Forastiere E, Gallucci M.

- Hypotensive resuscitation strategy reduces transfusion requirements and severe postoperative coagulopathy in trauma patients with hemorrhagic shock: preliminary results of a randomized controlled trial.
Morrison CA, Carrick MM, Norman MA, Scott BG, Welsh FJ, Tsai P, Liscum KR, Wall MJ Jr, Mattox KL.

- Effect of induced hypotensive anaesthesia vs isovolaemic haemodilution on blood loss and transfusion requirements in orthognathic surgery: a prospective, single-blinded, randomized, controlled clinical study.
Ervens J, Marks C, Hechler M, Plath T, Hansen D, Hoffmeister B.

- Greater peripheral blood flow but less bleeding with propofol versus sevoflurane during spine surgery: a possible physiologic model?
*** Albertin A, La Colla L, Gandolfi A, Colnaghi E, Mandelli D, Gioia G, Fraschini G.

- Influence of controlled hypotension versus normotension on amount of blood loss during breast reduction.
Kop EC, Spauwen PH, Kouwenberg PP, Heymans FJ, van Beem HB.

- Deliberate hypotension in orthopedic surgery reduces blood loss and transfusion requirements: a meta-analysis of randomized controlled trials.
Paul JE, Ling E, Lalonde C, Thabane L.

- Controlled hypotension: a guide to drug choice.
Degoute CS.

- Induced hypotension with epidural/general anesthesia reduces transfusion in radical prostate surgery.
O'Connor PJ, Hanson J, Finucane BT.

- Magnesium sulphate as a technique of hypotensive anaesthesia.
Elsharnouby NM, Elsharnouby MM.

- Controlled hypotension for spinal surgery.
Dutton RP.


Oltre alla colossale mole di materiale disponibile, ho anche notato che in questa pagina i redattori sono tutti diversi: non c'è un solo nome che si ripeta due volte. Sembra pure (a giudicare dai cognomi) che due delle équipe di redattori di questi articoli siano formate da accademici italiani (vedi asterischi).
Aquila-58
00martedì 19 luglio 2016 22:57
Si noti anche l' estrema utilità del servizio:


Servizio gratuito internazionale disponibile 24 ore su 24 per medici che devono gestire pazienti Testimoni di Geova.
EverLastingLife
00martedì 19 luglio 2016 23:15

All'inizio del millennio la Watch Tower ha prodotto tre film di circa mezz'ora sul tema delle terapie non emotrasfusionali. Ovviamente sono finiti tutti su Youtube.

Ecco il primo: si intitola "Strategie alternative alle emotrasfusioni: semplici, sicure, efficaci".



Immagino che non siano più tanto attuali, e infatti la stessa Organizzazione è da tempo che non li mette più in programma alle adunanze. Comunque vale la pena guardarli, dato che sono girati con grande maestria documentaria. Avverto che qualcuno degli spezzoni 'chirurgici' potrebbe risultare impressionante, specie per chi è sensibile alla vista del sangue.


Ho trascritto solo una piccola parte degli interventi dei numerosi medici e docenti universitari intervistati nel filmato (il grassetto è mio).


Sul livello di interesse e raggio di applicazione dei progressi nel campo delle metodologie non emotrasfusionali:

Prof. Richard Spence (BHS, Birmingham, Alabama)ciò che abbiamo imparato negli stadi iniziali della medicina e chirurgia senza sangue sui tdG ha avuto una ricaduta positiva su tutti gli altri nostri pazienti. Perciò il criterio che oggi viene definito di risparmio del sangue include l’impiego pianificato di alternative multiple per evitare la necessità di trasfondere al paziente sangue di donatori. Abbiamo operato neonati, abbiamo operato pazienti ultranovantenni, usando queste stesse tecniche e strategie.

Prof. Peter Earnshaw (Guy’s and St. Thomas’s Hospitals Trust, London) – Ora, nei casi di sostituzione dell’articolazione del ginocchio e di modifiche alla protesi, abbiamo ridotto il ricorso alle trasfusioni, arrivando, direi, al 5-8%. L’ideale sarebbe azzerarlo completamente.

Prof. Roland Hetzer (German Heart Institute, Berlin) – Oggi almeno l’80% dei pazienti preferirebbe nettamente non ricevere trasfusioni di sangue.


Sulla convenienza di queste alternative:

Dr. Todd K. Rosengart (Evanston Northwesterm Healthcare, Illinois) – In una serie di interventi (by-pass aorto-coronarico) su 50 pazienti testimoni di Geova e su 100 appartenenti alla popolazione generale si è visto che la strategia di risparmio del sangue comportava una degenza più breve e costi inferiori.


Sui rischi connessi all'uso delle trasfusioni di sangue:

Prof. Lawrence T.Goodnough (Barnes Jewish Hospital, St.Louis, Missouri) Tutto il sangue donato alla banca del sangue, sia che si tratti di sangue omologo o della donazione pre-operatorio di sangue autologo, comporta sempre il rischio di errori organizzativi o di compatibilità, e di una reazione emolitica letale.

Prof. Donat R.Spahn (University Hospital, Zurich) – Tra gli effetti collaterali non c’è solo il rischio di trasmissione delle malattie virali di cui tutti parlano, come l’HIV o l’epatite C o B, ma anche di nuovi virus presenti nella popolazione dei donatori. È in costante aumenta anche la trasmissione di malattie parassitarie attraverso le trasfusioni di sangue.

Prof. Neil Blumberg (University of Rochester, New York) - È molto difficile valutare la portata dell’effetto immunomodulatore delle trasfusioni sulla salute pubblica. Abbiamo calcolato che negli Stati Uniti possiamo aspettarci che ogni anno avvengano approssimativamente dai 10.000 ai 50.000 decessi per cause legate all’immunomodulazione dovuta alle trasfusioni.

Dr. Howard L. Zauder (Professor Emeritus, State University of New York) - I virus che esistono oggi potrebbero subire mutazioni e provocare malattie? Non c’è motivo di ritenere che non possa succedere.

Prof. Francesco Mercuriali (Università di Milano) - La trasfusione più sicura è quella che non viene mai somministrata.


Sull'impiego delle alternative alle trasfusioni di sangue in traumatologia ed altri interventi di pronto soccorso (ad es. quelli conseguenti agli incidenti), ovvero senza possibilità di programmazione ospedaliera:

Dr. Aryeh Shander (Englewood Hospital and Medical Centre, New Jersey) – Considerando i principi e i pazienti con traumi o improvvisa perdita massiva di sangue, la prima cosa da fare in assoluto è intervenire subito. Il criterio fondamentale è fermare l’emorragia, chirurgicamente o con altri mezzi. La seconda è l’impiego di queste metodiche, come il recupero del sangue in determinate circostanze in modo da recuperare il sangue del paziente stesso.

Prof. Donat R.Spahn (University Hospital, Zurich) - Sotto il profilo anestesiologico il concetto è di tollerare entro certi limiti una pressione relativamente bassa, e di evitare se possibile di trasfondere enormi quantità di liquidi per espandere il volume prima di aver verificato chirurgicamente l’origine del sanguinamento, cioè prima di aver identificato da dove esce il sangue e aver bloccato l’emorragia.
Nella gestione dei traumi, il riscaldamento è molto importante, perché nell’ipotermia avanzata la coagulazione del sangue non funziona a dovere, e quindi si ha una perdita ematica maggiore.

Prof. Ernest E. Moore (Denver Health Medical Center, Colorado) - Forse uno dei maggiori progressi in fatto di risparmio di sangue nei traumi è il concetto di controllo chirurgico del danno. In altre parole, una volta aperto l’addome o il torace, e visto che il sanguinamento non si ferma, concentrarsi sui principali vasi che sanguinano; poi applicare dei tamponi sulla superficie e richiudere temporaneamente il paziente, che così può essere trasportato nel reparto di terapia intensiva, dove si prosegue la rianimazione e si cerca specificamente di risolvere i problemi di coagulazione, ad esempio quelli causati dall’ipotermia.
Una volta trasferito il paziente traumatizzato in terapia intensiva, se i problemi sono più complessi ritengo che l’uso dell’eritropoietina diventi ancora più impellente. Nei pazienti testimoni di Geova non indugiamo a somministrare eritropoietina e ferro subito dopo l’arrivo in ospedale. A volte eseguiamo a scopo preventivo una valutazione radiologica interventistica degli organi solidi e provvediamo all’occlusione di arterie che ancora non sanguinano, ma che rischiano di farlo in seguito.

EverLastingLife
00domenica 24 luglio 2016 12:07


Questo è il secondo documentario, "Alternative alle emotrasfusioni: Come curare il paziente nel rispetto dei suoi diritti".





Secondo l'OMS, nel periodo in cui sono stati girati questi documentari, le pratiche trasfusionali causavano ogni anno 5.000.000 di casi di epatite C.

Ho trascritto alcuni interventi degli accademici intervistati nel filmato:


Sulla 'popolarità' delle trasfusioni di sangue:

Prof. Neil Blumberg (University of rochester, New York), direttore di un centro trasfusionale e di una banca del sangue - Penso che un crescente numero di pazienti desiderino essere curati senza trasfusioni o con meno trasfusioni possibile, mentre altri non vogliono essere trasfusi in nessuna circostanza.


Sul grado di necessità delle trasfusioni eseguite nei centri ospedalieri:

Prof. Lawrence T, Goodnough (Washington Unievrsity, St.Louis, Missouri) - Gran parte delle trasfusioni dei componenti del sangue viene somministrata senza necessità.


Sui rischi delle emotrasfusioni:

Prof. Lawrence T, Goodnough (Washington Unievrsity, St.Louis, Missouri) - C'è il rischio di contaminazione batterica di un'unità di sangue conservato.

Prof. Peter H. Earnshaw (Guy's Hospital University of London) - il problema del sangue contaminato sembra essere sempre un passo più avanti di noi.

Prof. Donat R. Spahn (University of Lausanne) - C'è da aggiungere che le trasfusioni di sangue inducono nel paziente uno stato di immunosoppressione, e questo porta ad un aumento delle infezioni postoperatorie, che favorisce l'insorgere e il recidivare di tumori.

Prof. Richard K.Spence (BHS Birmingham, Alabama) - sbagliare gruppo sanguigno può causare una tragedia. Tuttora pazienti muoiono a causa di sangue incompatibile.

Dr. Nicoletta Salviato (Hesperia Hospital, Modena) - Penso che tutti questi bambini meritino di non essere trasfusi e di non dover correre i rischi connessi con le trasfusioni di sangue. (la dott. ssa Salviato lavora in un centro pediatrico italiano che cura i bambini senza sangue).


Sulla convenienza delle alternative all'uso del sangue:

Prof. Peter H. Earnshaw (Guy's Hospital University of London) - Ci sono alcune cose molto semplici ed economiche che si possono fare, utili alla maggioranza dei pazienti e alla portata anche dell'ospedale più piccolo.

Prof. Philippe Van der Linden (Free University of Brussels) - visto che esiste la possibilità di offrire ai pazienti cure migliori e di ridurre la spesa sanitaria, il risparmio di sangue non è un optional: è un dovere.

Prof. Johannes Scheele (University of Jena, Germany) - quello del risparmio del sangue è un metodo molto semplice, che rende l'intervento più facile, meno costoso e con migliori prospettive per il paziente.

Prof. Stephen G. Pollard (University of Leeds, UK) - Non c'è dubbio che il sangue sia un prodotto costoso. Adottando nuove tecniche, siamo riusciti a ridurre del 70% le spese per le unità trasfuse nei trapianti di fegato che eseguiamo qui, e ciò equivale a centinaia di migliaia di sterline all'anno, molto più del costo dei farmaci e delle altre terapie, e dei macchinari che usiamo per ridurre la perdita di sangue.


Sulla possibilità di intervenire senza sangue su pazienti operati in pronto soccorso:


Prof. Stephen M. Cohn (University of Miami, Florida) - Qui arrivano ogni anno più di 3000 pazienti testimoni di Geova, ed eseguiamo su di loro dai 250 ai 275 grossi interventi all'anno. Non abbiamo riscontrato nessun aumento della degenza media né della mortalità; anzi: sembra addirittura inferiore.


Sui risvolti etici del rispetto dei diritti del paziente:

Prof. Timothy W. Harding (University of Geneve) - Oggi questo dovere etico di non nuocere, di agire nei migliori interessi del proprio paziente, viene messo in relazione con un altro dovere: quello di rispettare l'autonomia del paziente, le sue convinzioni e le sue decisioni.

Prof. Sheila A.M. McLean (University of Glasgow) - I medici hanno l'obbligo assoluto sia dal punto di vista legale che etico di rispettare la volontà del paziente. I pazienti hanno il diritto a essere informati sulle alternative; non solo su quali alternative ci sono, ma anche sui relativi rischi e benefici.

Prof. Olivier Guillod (University of Neuchâtel, Switzerland) - Ritengo che alla base dei diritti del paziente ci sia quello all'autodeterminazione, cioè i diritti del paziente di decidere cosa si farà sul suo corpo. La dottrina del consenso informato afferma che il paziente ha il diritto di accettare o rifiutare qualunque trattamento medico, compresa la trasfusione di sangue.
Se il medico ritiene di non poter assecondare in nessun modo i desideri del paziente riguardo alle alternative alle emotrasfusioni, dovrebbe cercare di indirizzarlo a qualche collega, o a un altro istituto o struttura sanitaria dove quell'alternativa è effettivamente praticabile.

Prof. Walther Weissauer (Expert in Patient Right, Nuremberg) - Un tempo, il medico decideva come procedere, e quindi si assumeva tutta la responsabilità. Nel corso del tempo si è instaurata una sorta di collaborazione tra medico e paziente, in cui entrambi hanno pari diritti

Dr. Guy Turner (Medical Director) - il medico ha il dovere di ascoltare le richieste dei pazienti, di sentire quello che hanno da dire e di informarli sulle possibili alternative.


Sulle prospettive della medicina trasfusionale:

Dr. Vipul Patel (Consultant Orthopedic Surgeon) - Prevedo che nel futuro i pazienti si aspetteranno che praticamente qualunque intervento necessario sarà eseguito senza trasfusioni di sangue.

Prof. Roland Hetzer (German Haert Institute, Berlin) - Oggi le varie strategie per ridurre il ricorso alle emotrasfusioni sono ben definite, collaudate e indubbiamente sicure.

Prof. Philippe Van der Linden (Free University of Brussels) - Le tecniche per il risparmio del sangue sono sicure, efficaci e scientificamente all'avanguardia.

Dr. Aryeh Shander (Englewood Hospital and Medical Centre, New Jersey)[La medicina delle alternative alle trasfusioni] va bene per tutti, in qualsiasi struttura, in qualunque parte del mondo. E' il modo migliore di curare i pazienti, dovrebbe rappresentare lo standard.
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