Confutazione trasmissione radio maria del gris di settembre 2011...

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viceadmintdg1
00mercoledì 14 settembre 2011 13:08
...sulla TNM (Mc 5:19,20; 6:3; 6:8; 6:10)

La prima parte della trasmissione di settembre, si è aperta come di consueto con l’intervento di don Lorenzo Minuti, del Gris di Roma. Fa come al solito varie osservazioni critiche sui tdG. Ma non segue alcun filo logico e salta di palo in frasca. Perciò passiamo direttamente alla parte successiva.

La seconda parte ha visto l’intervento del cosiddetto Gruppo pi greco che ha esposto una serie di critiche incentrate sulla TNM

Vi riporto la prima. Essi obiettano:


Marco 5:19: “Comunque, non glielo permise, ma gli disse: “Va a casa, dai tuoi parenti, e riferisci loro tutte le cose che Geova ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te”.

Nell’interlineare (KIT) troviamo ho kurios, tradotto correntemente nella riga sottostante lord (Signore). Invece nel lato destro traducono con Jehovah (Geova). Questa scelta arbitraria di inserire il nome personale Geova, crea una imbarazzante contraddizione visto che secondo il Vangelo di Marco è stato Gesù a guarire l’indemoniato, cioè è stato guarito per la misericordia di Gesù e non di Geova. Infatti il versetto seguente dice:

Marco 5:20: "Ed egli se ne andò e cominciò a proclamare nella Decapoli tutte le cose che Gesù gli aveva fatto, e tutti si meravigliavano".

Quindi è lo stesso testo del Vangelo a confermare che Gesù è l’autore del miracolo non Geova, come sostiene la TNM. E’ Gesù, come avviene in molte altre parti del NT, ad essere chiamato ho kiryos (il signore)



Lascio spazio alle vostre risposte...
barnabino
00mercoledì 14 settembre 2011 13:56
Qui mi pare che questo anonimo gruppo "pi greco" non abbia capito il principio seguito dalla TNM per identificare i 237 luoghi in cui rendere "kurios/ho kurios" con Geova, si parla infatti di "arbitrarietà" da parte della TNM, ma in Marco 5,19 la TNM non è affatto arbitraria ma piuttosto è coerente con i propri principi filologici enunciati con chiarezza nell'introduzione, cioè (tra gli altri) quello di utilizzare le versioni ebraiche del NT per capire dove autori neutrali avrebbero reso "kurios" con il Nome Divino. E qui sono almeno 8 le versioni che lo fanno, tra cui alcune molto prestigiose, come quella di Delitzsch, di Salkinson o la USB:

1. Scritture Greche Cristiane in 12 lingue, incluso l’ebr., di Elias Hutter, Norimberga, 1599.
2. Scritture Greche Cristiane, ebr., di William Robertson, Londra, 1661.
3. Vangeli, ebr. e lat., di Giovanni Battista Jona, Roma, 1668.
4. The New Testament . . . in Hebrew and English, di Richard Caddick, voll. I-III, contenenti Matteo–1 Corinti, Londra, 1798-1805
5. Scritture Greche Cristiane, ebr., di Franz Delitzsch, Londra, ed. 1981.
6. Scritture Greche Cristiane, ebr., di Isaac Salkinson e C. D. Ginsburg, Londra, 1891
7. Scritture Greche Cristiane, ebr., United Bible Societies, Gerusalemme, 1979.
8. The New Covenant Commonly Called The New Testament—Peshitta Aramaic Text With a Hebrew Translation, edito dalla Bible Society, Gerusalemme, 1986.

Che si ritengano quei principi più o meno corretti, poi, è un altro discorso, ma non è vero che qui la TNM abbia reso con Geova in modo "arbitrario" come sostiene chi si cela dietro questo gruppo "pi greco".

Certamente il passo presenta una certa ambiguità, giacché il kurios del v. 19 potrebbe riferirsi tanto al Signore Dio, che Gesù identifica come origine del miracolo, che al Signore Gesù che l'indemoniato identifica come colui che ha compiuto materialmente il miracolo. Ma anche qui la TNM non va ad arbitrio, ad esempio consultando il passo parallelo di Luca 8,39 si dice:

"“Tornatene a casa, e continua a narrare quante cose Dio ha fatto per te”. Quindi se ne andò, proclamando in tutta la città quali cose Gesù gli aveva fatto".

Ora, qui non ci sono ambiguità, Gesù secondo Luca afferma che l'origine del miracolo era Dio, e dunque identifica senza equivoci il kurios di Marco 5,18 con "ho theos", cioè Geova.

Da un punto di vista esegetico è ovvio che qui Gesù non identifica se stesso con Dio, o con Geova, ma piuttosto vuole sottolineare l'origine del suo potere. A Gesù interessava far sapere che egli non era un mago o un esorcista di professione, come ve ne erano molti in quell'epoca, ma piuttosto che quello che faceva era un segno del potere che gli era stato conferito da Dio in quanto erede della promessa messianica.

Shalom
jwfelix
00mercoledì 14 settembre 2011 14:12
C'è da chiedersi: Gesù è Geova, dato che al versetto 19 viene detto "riferisci loro tutte le cose che Geova ti ha fatto", mentre al versetto 20 si dice che "cominciò a proclamare nella Decapoli tutte le cose che Gesù gli aveva fatto"? No, abbiamo già visto in altri passi come certe azioni fatte da Dio sono attribuite ad alcuni uomini e viceversa.
Comunque, c'è "Da notare il contrasto: Gesù rimanda l'uomo guarito tra i suoi con l'incarico di far conoscere ciò che Dio (il Signore) gli aveva fatto (vuole cioè riferire tutto a Dio), mentre l'ex-indemoniato inizia a "proclamare>"…ciò che Gesù aveva fatto per lui". (La Bibbia PIEMME © 1995 – EDIZIONI PIEMME Spa)

Saluti
jwfelix
00mercoledì 14 settembre 2011 14:18
il DENT anche se con un ? lo segnala come citazione dell'Antico Testamento

Anche David H. Stern lo riconosce come Adonai = Jehovah
barnabino
00mercoledì 14 settembre 2011 14:27
Anche secondo il Bauer in Marco 5,19 "ho kurios" designa Dio.

Shalom
Aquila-58
00mercoledì 14 settembre 2011 19:31
Re: ...sulla TNM (Mc 5:19,20)
viceadmintdg1, 14/09/2011 13.08:




Vi riporto la prima. Essi obiettano:


Marco 5:19: “Comunque, non glielo permise, ma gli disse: “Va a casa, dai tuoi parenti, e riferisci loro tutte le cose che Geova ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te”.

Nell’interlineare (KIT) troviamo ho kurios, tradotto correntemente nella riga sottostante lord (Signore). Invece nel lato destro traducono con Jehovah (Geova). Questa scelta arbitraria di inserire il nome personale Geova, crea una imbarazzante contraddizione visto che secondo il Vangelo di Marco è stato Gesù a guarire l’indemoniato, cioè è stato guarito per la misericordia di Gesù e non di Geova. Infatti il versetto seguente dice:

Marco 5:20: "Ed egli se ne andò e cominciò a proclamare nella Decapoli tutte le cose che Gesù gli aveva fatto, e tutti si meravigliavano".

Quindi è lo stesso testo del Vangelo a confermare che Gesù è l’autore del miracolo non Geova, come sostiene la TNM. E’ Gesù, come avviene in molte altre parti del NT, ad essere chiamato ho kiryos (il signore)



Lascio spazio alle vostre risposte...



Io mi domando come si possano fare simili affermazioni....questi signori dimenticano, innanzitutto, che Geova è "Il Signore del cielo e della terra" (Matteo 11:25 ; Atti 17:24), cioè Signore nel senso assoluto del termine, e in maniera inderivata. Cosa che Gesù non è, infatti Gesù non è mai chiamato "Il Signore del cielo e della terra", ed inoltre Gesù non è Signore in senso ontologico, inderivatamente in quanto Seconda Persona dell' Essere triPersonale, ma è Signore in maniera derivata, perchè Dio lo ha costituito tale (Atti 2:36). 
Detto questo, riguardo a Marco 5:19-20, certo che è lo stesso Gesù l' autore del miracolo! 
Qual' è il nesso, dunque? 
Lo spiega magistralmente Atti 2:22
"Gesù il Nazareno, uomo pubblicamente mostratovi da Dio per mezzo di opere potenti e portenti e segni CHE DIO FECE FRA VOI PER MEZZO DI LUI...". 
Gesù dice di operare portenti e miracoli "col dito di Dio" (Luca 11:20), prima di risuscitare Lazzaro parla di "vedere la gloria di Dio", e ringrazia Dio per il fatto di averlo ascoltato (Gv. 11:40-42). 
Ergo, è Gesù a operare il miracolo, ma per mezzo del "dito di Dio", cioè dello spirito santo di Dio (Matteo 12:28).
Ritengo quindi che la traduzione della TNM sia del tutto corretta!


viceadmintdg1
00giovedì 15 settembre 2011 09:35
Complimenti per le vostre risposte. Sono così schiaccianti che non serve aggiungere altro.
Proseguo allora con la successiva obiezione, sempre a cura del gruppo pi greco. In pratica stanno facendo un'analisi capitolo per capitolo della TNM evidenziando in radio tutti i versetti che secondo loro sono manipolati o tradotti in maniera ridicola. In questo periodo sono incentrati sul Vangelo di Marco.

Ecco l'altro versetto contestato:


(Marco 6:3): "Questo è il falegname, il figlio di Maria, e il fratello di Giacomo e Giuseppe e Giuda e Simone, non è vero? E le sue sorelle sono qui con noi, non è così?” E inciampavano in lui".

A quanto sembra da questo versetto Maria avrebbe avuto altri figli e Gesù almeno 4 fratelli e un numero imprecisato di sorelle. Ma è veramente così?
E’ di fondamentale importanza che la 5° parola del versetto ci fa indiscutibilmente sapere che Maria non ha avuto altri figli e Gesù non ha avuto altri fratelli. Infatti l’evangelista dice: il figlio di Maria, indicando che è solo uno il figlio. Se avesse avuto altri figli avrebbe detto uno dei figli di Maria ecc.
Tale tematica, della negazione della verginità di Maria, è uno dei cavalli da battaglia dei TdG,e questo versetto sarebbe usato per confermare le loro teorie.
Ricordiamo che il termine ah, fratello, nella lingua ebraica non indica solo il fratello carnale ma anche parenti prossimi e addirittura appartenenti alla stessa tribù e clan. Ad es. Lot e Abramo sono definiti fratelli pur essendo nipote e zio. Anche per Maria, la madre di Gesù, si fa riferimento ad un'altra Maria definita sorella, ma non potendo avere lo stesso nome due sorelle carnali è chiaro che non erano sorelle carnali ma cugine o parenti prossime.
In proposito ricordiamo anche una manipolazione operata nell’interlineare e nelle varie traduzioni della TNM. Tale manipolazione è a danno di uno dei presunti fratelli di Gesù. Lo stesso personaggio, Giuseppe o Jose, viene sdoppiato assegnandogli una volta il nome di Giuseppe e un’altra volta quello di Jose, come si può vedere confrontando Marco 6:3 con Matteo 27:56.

barnabino
00giovedì 15 settembre 2011 13:02
(Marco 6:3): "Questo è il falegname, il figlio di Maria, e il fratello di Giacomo e Giuseppe e Giuda e Simone, non è vero? E le sue sorelle sono qui con noi, non è così?” E inciampavano in lui".

L'annosa questione dei fratelli di Gesù non mi pare che si possa liquidare in poche battute, come fa qui il gruppo "pi-greco". Lo sappiamo bene che "fratello" indica anche un fratello in fede, un parente o connazionale, ecc... ma è anche vero che il senso principale è quello di fratello carnale, e se nelle Scritture non vi sono argomenti sufficientemente cogenti a favore della lettura più ovvia non ve ne sono neppure per quella meno ovvia di cugini o fratellastri proposta in varie epoche, sempre piuttosto tarde. Non si vede dunque il motivo delle critiche, essenzialmente di carattere apologetico, mosse dal gruppo pi-greco. Crede davvero di poter risolvere il problema dei fratelli di Gesù facendo notare che "fratello" non indicava solo (ma soprattutto) un fratello carnale?


In proposito ricordiamo anche una manipolazione operata nell’interlineare e nelle varie traduzioni della TNM. Tale manipolazione è a danno di uno dei presunti fratelli di Gesù. Lo stesso personaggio, Giuseppe o Jose, viene sdoppiato assegnandogli una volta il nome di Giuseppe e un’altra volta quello di Jose, come si può vedere confrontando i versetti Matteo 27:56 e Marco 6:3



Vorrei ricordare che lo "sdoppiamento" di Giuseppe/Jose (uno fratello di Cristo e l'altro fratello di Giacomo il Minore) non è propriamente una "manipolazione" perché le lezioni non sono chiare al riguardo (Iose/Guseppe sono spesso alternati) tanto che anche l'interlineare di Bigarelli in Marco 15:40 e 47 parla nell'interlineare di Maria di Giacomo il minore e di Iose, sdoppiando di fatto i nomi di Iose e Giuseppe.

Anche il Bauer, che mi pare al di sopra di ogni sospetto di manipolazione, sdoppia comunque Giuseppe e Iose, indicando lo Iose di Mc 6,3 con la stessa persona del Giuseppe di Mt 13,55 (il fratello di Gesù) mentre identifica lo Iose di Mc 15,40; 47; Mt 27,56 con "il figlio di una certa Maria e fratello di Giacomo il più giovane" (BDAG, p.486).

Mi pare dunque insostenibile, da parte del gruppo pi-greco, accusare la TNM di aver "manipolato" il testo con il presunto sdoppiamento di Giuseppe/Iose.

Shalom
jwfelix
00giovedì 15 settembre 2011 17:27
Re:
viceadmintdg1, 15/09/2011 09.35:

Complimenti per le vostre risposte. Sono così schiaccianti che non serve aggiungere altro.
Proseguo allora con la successiva obiezione, sempre a cura del gruppo pi greco. In pratica stanno facendo un'analisi capitolo per capitolo della TNM evidenziando in radio tutti i versetti che secondo loro sono manipolati o tradotti in maniera ridicola. In questo periodo sono incentrati sul Vangelo di Marco.

Ecco l'altro versetto contestato:


In proposito ricordiamo anche una manipolazione operata nell’interlineare e nelle varie traduzioni della TNM. Tale manipolazione è a danno di uno dei presunti fratelli di Gesù. Lo stesso personaggio, Giuseppe o Jose, viene sdoppiato assegnandogli una volta il nome di Giuseppe e un’altra volta quello di Jose, come si può vedere confrontando Marco 6:3 con Matteo 27:56.





Si leggesse la CEI allora

Matteo 27:56 Marco 6:3
Giuseppe Joses

Gli consiglio anche la lettura delle pagg. 193-202 del libro La Traduzione del Nuovo Mondo: Manipolata o tradotta fedelmente?
admintdg2
00giovedì 15 settembre 2011 17:54
Re: Re:
jwfelix, 15/09/2011 17.27:



Si leggesse la CEI allora

Matteo 27:56 Marco 6:3
Giuseppe Joses




Anche la Nuova Riveduta fa lo stesso:

Matteo 27:56 tra di loro erano Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo.

Marco 6:3 Non è questi il falegname, il figlio di Maria, e il fratello di Giacomo e di Iose, di Giuda e di Simone? Le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano a causa di lui.

Anche questa è una manipolazione?
Aquila-58
00giovedì 15 settembre 2011 18:39
Vorrei aggiungere alcune considerazioni a quanto già sapientemente detto dai miei fratelli.
I cattolici dicono che i "fratelli" di Gesù potevano, in realtà, essere "cugini o parenti" (in base al significato ampio del termine "fratello" in ebraico), ma è un discorso che non regge: ad esempio gli evangelisti Marco, Luca e Giovanni (si pensi ad esempio agli adelfoi di Cristo che non credevano, o esercitavano fede in lui di Gv. 7:5.” Neppure i suoi fratelli [“adelfoi”] infatti credevano in lui” CEI ..), per rendere il termine ebraico “fratello” in greco, avrebbero avuto a completa disposizione, per “cugino”, il sostantivo anepsios (usato in Colossesi 4:10 a proposito di Marco, cugino di Barnaba), e l' aggettivo syngenes ("parente"), usato ad esempio in Luca 1:58, 2:44, 14:12 e 21:16
Ma non furono usati!
Da notare che nei passi di Luca 14:12 (“Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli [“adelfous “] né i tuoi parenti [“suggeneis”] né i ricchi vicini.....” CEI) e 21:16 (“Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli [“adelfon”] , dai parenti [“suggenon”] e dagli amici.....” CEI] si fa, nello stesso versetto, una netta distinzione tra i termini greci resi "fratelli" e "parenti", cioè a dire tra il sostantivo adelphos (“fratello”) e l' aggettivo syngenes (“parente”)! 
Anche l' uso che ne fa l' apostolo Paolo è estremamente indicativo, ribadiamolo: nella sua lettera ai Colossesi (4:10) definisce Marco "cugino" (anepsiòs)" di Barnaba", mentre in un' altra sua lettera, quella ai Galati (1:19), egli usa non anepsiòs o syngenes per definire Giacomo, ma adelphos, "fratello del Signore". E la stessa cosa fa in 1 Corinti. 9:5, distinguendo gli "adelfòi", i "fratelli" (fratellastri)  di Gesù, dai suoi fratelli spirituali (si confronti Matteo 12:46-50), vale a dire Cefa (Pietro) e gli altri apostoli ! Più chiaro di così si muore, direi!
Riguardo alla seconda parte dell' obiezione, la Maria di cui si parla in Matteo 27:55-56 non è Maria, la madre di Gesù (figuriamoci se potrebbe essere messa al secondo posto, nell' elenco, dietro la Maddalena! Confronta infatti Giovanni 19:25, dove la madre di Gesù viene giustamente citata per prima. E il susseguente versetto 61 di Matteo 27 , così come Matteo 28:1, ce lo confermano. Lì non si parla più della presenza della madre dei figli di Zebedeo, ma viene detto che restarono e, successivamente, tornarono davanti al sepolcro, Maria Maddalena e "l' altra Maria"), ma è "l’altra Maria", cioè la moglie di Clopa (o Alfeo)  e madre di Giacomo il Minore e di Iose ( vedi Marco 15:40, completamente diverso dal Giuseppe  di Matteo 13:55, figlio carnale di Maria, madre di Gesù. Iose e Giuseppe sono due  persone completamente diverse!) , vedi Matteo 27:56, 61; Gv 19:25. Giacomo il Minore è un altro apostolo di Gesù Cristo e figlio di Alfeo (Matteo10:2, 3; Marco 3:18; Luca 6:15; Atti 1:13).  E' molto probabile, che Alfeo e Clopa fossero la stessa persona, nel qual caso la madre di Giacomo sarebbe stata Maria, la Maria "madre di Giacomo il Minore e di Iose" (Gv 19:25; Marco 15:40; Matteo 27:56). Può darsi che fosse chiamato Giacomo il Minore perché era più piccolo di statura o più giovane d’età dell’altro apostolo Giacomo, figlio di Zebedeo. La tradizione, priva però di qualsiasi base scritturale, vuole che Clopa e Giuseppe, padre adottivo di Gesù, fossero fratelli. Se ciò fosse vero, questa Maria sarebbe zia di Gesù, e i figli di lei suoi cugini. Ad ogni modo, ciò che più ci interessa è che Giacomo il Minore e Iose non c' entrano nulla con due dei quattro figli carnali di Maria, madre di Gesù, vale a dire Giacomo e Giuseppe.
Grazie.
jwfelix
00giovedì 15 settembre 2011 18:41
L'unico problema è che queste fanno al contrario
Giuseppe Iose, mentre la TNM fa Iose Giuseppe
Aquila-58
00venerdì 16 settembre 2011 21:29
Re:
viceadmintdg1, 15/09/2011 09.35:




(Marco 6:3): "Questo è il falegname, il figlio di Maria, e il fratello di Giacomo e Giuseppe e Giuda e Simone, non è vero? E le sue sorelle sono qui con noi, non è così?” E inciampavano in lui".

A quanto sembra da questo versetto Maria avrebbe avuto altri figli e Gesù almeno 4 fratelli e un numero imprecisato di sorelle. Ma è veramente così?
E’ di fondamentale importanza che la 5° parola del versetto ci fa indiscutibilmente sapere che Maria non ha avuto altri figli e Gesù non ha avuto altri fratelli. Infatti l’evangelista dice: il figlio di Maria, indicando che è solo uno il figlio. Se avesse avuto altri figli avrebbe detto uno dei figli di Maria ecc.




No, non possiamo fermarci a questo particolare, ma occorre ampliare il raggio d' azione....cioè a dire,è necessario vedere altri passi evangelici.
Ad esempio, in Luca possiamo leggere questo passo:

Luca 2:7: “kai eteken ton huion autes ton prototokon”, alla lettera:
E partorì suo figlio il primogenito”. Qui abbiamo, riferito a Maria e a Gesù, l' aggettivo prototokos, che significa “primogenito, primo nato”.
Ma nel corpus lucano, sempre in riferimento a delle madri (o a dei padri) con i relativi figli, compare spesso l' aggettivo monogenes, “unigenito”:

Luca 7:12: “exekomizeto tethnekos monogenes huios tei metri autou”, cioè a dire “veniva condotto via un morto, il figlio unigenito di sua madre, ed essa era vedova”;

Luca 8:42: “hoti thugater monogenes en autoi hos eton dodeka kai aute apethneisken”, “poichè la sua figlia unigenita di circa dodici anni era moribonda”;

Luca 9:38: “Didaskale, deomai sou epiblepsai epi ton huion mou, hoti monogenes moi estin”, “Maestro, ti prego di volgere lo sguardo su mio figlio, poiché è il mio unigenito”.

Visto l' uso così frequente dell' aggettivo monogenes in Luca, se l' evangelista avesse voluto indicare in Gesù il figlio unigenito di Maria, non avrebbe dovuto usare preferibilmente monogenes (unigenito), piuttosto che prototokos (primo nato, primogenito), per rimarcare il fatto che Maria abbia effettivamente avuto solo Gesù come figlio?

Anche alla luce di quanto si narra in Matteo 1:25, il prototokos (primogenito) (e non il monogenes (unigenito)) attribuito a Gesù in Luca 2:7 non è piuttosto indicativo?

[infatti, il testo greco di Matteo 1:25 è il seguente: “ouk eginosken auten HEOS hou eteken huion”, cioè a dire “Non conobbe lei FINCHÈ non partorì un figlio”. "Non conobbe lei", vale a dire, Giuseppe non ebbe rapporti coniugali con Maria finchè non diede alla luce Gesù, confronta Luca 1:34, dove compare lo stesso verbo greco.....la nota della Bibbia di Gerusalemme a Luca 1:34 ammette che il senso semitico di “conoscere” è quello di avere rapporti coniugali, vedi Genesi 4:1....]

Direi decisamente di si.
Grazie.



barnabino
00venerdì 16 settembre 2011 23:37
Sull'uso dell'articolo davanti a huios abbiamo anche il passo di Matteo 10,2 che dice:

"e Giacomo il [figlio] di Zebedeo e Giovanni suo fratello"

Qui Giacomo è detto "il figlio" (con l'articolo), ma non era figlio unico di Zebedeo, Giovanni infatti era indicato come il suo fratello.

Shalom
viceadmintdg1
00sabato 17 settembre 2011 09:02
Mi pare che anche questa critica del gruppo pi greco sia stata confutata in maniera incontrovertibile!

Ora procedo con la nuova obiezione anche se non so quanto meriti di essere presa in considerazione.
Ecco cosa dicono i soliti ignoti del gruppo pi greco, proseguendo nella loro lettura critica versetto per versetto del Vangelo di Marco nella TNM:


(Marco 6:8) "E diede loro ordine di non portare nulla per il viaggio eccetto un solo bastone, non pane, non bisaccia da cibo, non denaro di rame nella borsa della loro cintura".

Qui non c’è altro da notare che la cura maniacale nel voler precisare ogni cosa, bisaccia da cibo, denaro di rame, borsa da cintura ecc.. Si tratta di precisazioni aggiunte non presenti nell’interlineare, che potrebbero far pensare ad un uso non troppo ponderato del dizionario



In pratica la critica è: che senso ha precisare che si tratta di una bisaccia da cibo? non è ovvio? Che senso ha precisare denaro di rame non è ovvio che è di rame? ecc... Questa in sintesi la loro obiezione...

barnabino
00sabato 17 settembre 2011 10:20

(Marco 6:8) "E diede loro ordine di non portare nulla per il viaggio eccetto un solo bastone, non pane, non bisaccia da cibo, non denaro di rame nella borsa della loro cintura".

Qui non c’è altro da notare che la cura maniacale nel voler precisare ogni cosa, bisaccia da cibo, denaro di rame, borsa da cintura ecc.. Si tratta di precisazioni aggiunte non presenti nell’interlineare, che potrebbero far pensare ad un uso non troppo ponderato del dizionario



1. Per quanto riguarda la "bisaccia da cibo" il testo usa il termine greco πήρα [pera] che indica la borsa, solitamente di pelle, portata sulla spalla da viaggiatori che serviva per portare viveri, indumenti e altre provviste (secondo Deissmann, Light from the Ancient East, potrebbe trattarsi della borsa del mendicante). Questa borsa era diversa dalla ζώνη [zone], una borsa più piccola che di solito si portava alla cintura per riporvi monete d’oro, d’argento e di rame tale borsa per il denaro era detta anche βαλλάντιον (cnf. Luca 10:4). Insomma, qui la TNM non fa un uso "poco ponderato" del dizionario, ma al contrario di mostra di aver prestato attenzione anche a questi particolari, distinguendo nella traduzione la "pera" (resa con "bisaccia da cibo"), la "zone" (resa "borsa da cintura") e "ballantion" (resa "borsa").

2. Riguardo al "denaro di rame" la parola greca qui utilizzata è chalkòs [χαλκός] che significa appunto "rame", un pezzo di rame o una moneta di rame di piccolo valore o più in generale una moneta. Un po' diverso da Luca 9,3 in cui si parla di "argyrion" [ἀργύριον], cioè "denaro d'argento", che aveva un valore maggiore. La TNM vuole anche in questo caso sottolineare, in italiano, la differente sfumatura dei due termini greci.

E' davvero stupefacente che il gruppo pi-greco ritenga la resa della TNM "non ponderata", francamente a me sembra invece molto poco ponderata la loro critica, in questo caso.

Shalom
viceadmintdg1
00domenica 18 settembre 2011 10:41
Chiudiamo il ciclo di obiezioni del gruppo pi greco, di questa trasmissione di settembre, con la seguente critica:


Marco 6:10: “Inoltre, disse loro: “Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non andate via da quel luogo”.

Possiamo notare che Gesù ordina di rimanere nella casa in cui vengono accolti finché non andranno via dal quel luogo, da quel villaggio da quel paese. Notiamo bene che Gesù non ordina di passare da una casa all’altra o di andare di casa in casa. Ricordiamo bene che questo lo stiamo leggendo sulla TNM, cioè la traduzione della Società Torre di Guardia!



Lascio spazio alle risposte...
Aquila-58
00domenica 18 settembre 2011 12:06
Re:
viceadmintdg1, 18/09/2011 10.41:

Chiudiamo il ciclo di obiezioni del gruppo pi greco, di questa trasmissione di settembre, con la seguente critica:


Marco 6:10: “Inoltre, disse loro: “Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non andate via da quel luogo”.

Possiamo notare che Gesù ordina di rimanere nella casa in cui vengono accolti finché non andranno via dal quel luogo, da quel villaggio da quel paese. Notiamo bene che Gesù non ordina di passare da una casa all’altra o di andare di casa in casa. Ricordiamo bene che questo lo stiamo leggendo sulla TNM, cioè la traduzione della Società Torre di Guardia!



Lascio spazio alle risposte...



Grazie Admin, provvedo a rispondere.
Il passo di Marco 6:10 va letto sia nel suo contesto che alla luce dei sinottici di Matteo e Luca, che ci aiutano a far piena luce. 
Luca, ad esempio, dice che i discepoli non dovevano portare nulla, bisaccia da cibo, sandali, ecc. (Luca 10:4), e che entrando in quella casa che li aveva accolti, dovevano restare in quella casa per mangiare, bere, alloggiare (Luca 10:7).  
Matteo dice la stessa cosa circa il cibo e gli effetti personali (Matteo 10:9-10), e dice che, una volta trovato un meritevole, lì dovevano restare (Matteo 10:11).
Ma poi specifica che, entrando in una casa, avrebbero potuto essere accolti o non accolti (Matteo 10:12-14, Luca stesso lo specifica in Luca 10:5-6, nel caso degli altri settanta discepoli mandati dal Signore a predicare “a due a due”, vedasi Luca 10:1...)
.....è pertanto ovvio che non sarebbero stati tutti meritevoli e disposti ad ascoltare.
Infatti aggiunse che li avrebbe mandati "come pecore in mezzo ai lupi (Matteo 10:16)", quindi da tutti, persone ben disposte ad ascoltare come oppositori.  
Leggendo i racconti sinottici, possiamo concludere che il "non trasferirsi di casa in casa" di Luca 10:7 riguardo SOLO l' alloggiare e il ricevere il vitto, "il salario di cui l' operaio è degno", non l' andare "di casa in casa", cosa che dovevano fare, come specifica benissimo il testo matteano
E proprio il passo di Luca 10:7 spiega anche il senso di Marco 6:10:
dovevano rimanere in quella casa, evidentemente la casa di un meritevole, per alloggiare e ricevere il vitto.
Quindi, il passo di Marco 6:10 non si può prendere isolatamente, altrimenti si rischia di falsarne profondamente il significato.
Grazie.


viceadmintdg1
00lunedì 19 settembre 2011 10:39
[SM=g28002]
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