Confutazione trasmissione radiomaria del gris di ottobre 2011...

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viceadmintdg1
00lunedì 10 ottobre 2011 09:05
...sull'uso di nefesh (anima) nella TNM
viceadmintdg1
00lunedì 10 ottobre 2011 09:06
Dopo aver fatto delle osservazioni generiche, nella stessa trasmissione di ottobre Sandro Leoni, presidente del GRIS di Roma, ha fatto una contestazione spefica sul modo in cui i testimoni di Geova traducono e interpretano la parola ebraica nefesh, resa comunemente anima nella TNM. Ecco cosa obietta:


per esemplificare accenno ad una di queste parole che nel vocabolario ebraico antico hanno una molteplicità di significati. Si tratta della parola "nèfesh".
"Nèfesh" che dizionario ebraico alla mano significa la bellezza di: aria, vento, collo, fauci, respiro, carattere, individuo, essere vivente, soffio vitale, persona e perfino significa colui che, chi, io,...cioè sostituisce i pronomi.

In concreto, laddove la bibbia dice che "chi pecca morrà", "chi pecca morrà" lo dice dicendo: la "nèfesh" che pecca morrà. Usa la parola "nèfesh". "Nèfesh" è quindi usaata al posto del pronome "chi, colui, il quale".
Ebbene questa parola è confusionariamente tradotta nella bibbia geovista , sempre e uniformemente, con la parola italiana "anima".
Ma voi tutti capite che se una persona culturamente indifesa legge nella bibbia geovista "l'anima" e non "chi pecca" ma "l'anima che pecca morrà" potrebbe inclinare a credere, come vuole il geovismo, che secondo la bibbia l'anima sia mortale. Quando tale dottrina non è secondo la bibbia, ma secondo la traduzione tendenziosa che ne fà la Watch Tower.


The Line
00lunedì 10 ottobre 2011 13:26

Il ragionamento di Leoni sembra essere viziato dalla fallacia nota come petitio principii:
- egli parte dal presupposto che la dottrina dell’anima immortale sia assodata e successivamente afferma che i versetti della bibbia utilizzati dai TdG per smentirla siano male applicati.

- I TdG, invece, partono dall’analisi biblica, senza alcun preconcetto, e giungono alla conclusione che nessun versetto (né dell’AT né del NT) supporti la dottrina cattolica; da ciò ne consegue che essi si sentono liberi di usare tutti quei passi che parlano di “anima che muore” per smentire i cattolici.

Mi pare evidente che, almeno metodologicamente, la posizione dei TdG sia inattaccabile. Per quanto riguarda il merito, invece, così si esprime Giuseppe Barbaglio:

“Mentre noi diciamo spontaneamente che l'uomo ha un'anima, corpo spirito, carne, altrettanto non vale per gli scrittori biblici di cultura semitica, essendo vero ai loro occhi che l'uomo è anima, corpo, spirito, carne, cioè essere vivente, soggetto mondano, caduco e mortale, persona dotata di una scintilla divina vitale, io costitutivamente relazionato a Dio, agli altri e al mondo”.

Gianfranco Ravasi afferma:

“Ciò che l’antropologia biblica offre è, dunque, la rappresentazione dell’essere vivente nella sua totalità e non l’anima come separata e distinta dal corpo”.

Evidentemente, né Barbaglio né Ravasi rifiutano la dottrina dell’immortalità del’anima, ma hanno l’onestà intellettuale di riconoscere che essa non può in alcun modo essere tratta dai soli testi biblici.

Leoni, che mostra di aver consultato qualche dizionario di ebraico, potrebbe consultare anche il rinomato GLAT (V:973), nel quale si legge:

"Concludendo, si deve ancora ricordare espressamente che secondo Gen 2,7, l’uomo non ha un sé vitale, bensì è un sé vitale. Pertanto non è opportuno presumere un avere nel caso di nessuno dei significati di nefes perché ciò porterebbe a un fraintendimento della natura antropologica di nefes".

Quando Leoni afferma che “l’anma che muore” non è insegnata dalla Bibbia ma dalla traduzione “tendenziosa” della Watch Tower, egli stesso lascia spazio ad un preoccupante dubbio: ha una scarsa preparazione biblico-teologica o vuole deliberatamente fuorviare i suoi ascoltatori?

Personalmente sono certo della sua buona fede e quindi lo invito ad approfondire maggiormente gli argomenti che tratta esprimendo una maggiore serenità di giudizio.

Basterebbe infatti consultare La Sacra Bibbia, traduzione a cura di Giuseppe Ricciotti, (con imprimatur) edita da Salani, 1993, per verificare come Ezechiele 18:4 venga reso in maniera pressoché identica alla TNM.
Che sia "tendenzioso" anche il Ricciotti?

The Line
Aquila-58
00lunedì 10 ottobre 2011 21:22
Riallacciandomi all' ottima argomentazione esposta da The Line, vorrei aggiungere solo qualche altra osservazione...
Riprendendo l' affermazione di Monsignor Ravasi, che The Line ha già riportato (“Ciò che l’antropologia biblica offre è, dunque, la rappresentazione dell’essere vivente nella sua totalità e non l’anima come separata e distinta dal corpo”), mi sembra del tutto evidente che le Scritture Ebraiche non dispongano di un concetto di "anima" nella maniera esplicata proprio dal Ravasi.
Il sostantivo ebraico nèfesh, poi tradotto in greco con il sostantivo psychè e in latino con ànima, significa principalmente la vita della persona [o la persona nella sua interezza].
Non si spiegherebbero altrimenti, ad esempio, espressioni quali: “il sangue è la nèfesh” (Deuteronomio 12:23), oppure “nèfesh per nèfesh , occhio per occhio, dente per dente” (Esodo 21:23-24). Non si capirebbe cosa intende Sansone quando, sul punto di demolire le colonne del tempio, dice: “Muoia la mia nèfesh con i Filistei” (Giudici 16:30) o la proibizione al nazireo di toccare per tutto il tempo della sua consacrazione la “nèfesh meth” degli animali, che evidentemente non è solamente l' "anima morta” ma il cadavere (Numeri 6:6), la proibizione ai nazirei e estesa pure agli uomini, ai suoi parenti più stretti, vedi Numeri6:7.

Alcune considerazioni circa la metodologia della traduzione CEI.
Vediamo ad esempio Giobbe 12:10: "nella cui mano [di Geova, ovviamente] è la nefesh di ogni vivente". 

Qui, dato che il sostantivo nefesh può dar luogo al pensiero di "qualche cosa di immortale" che sopravvive e che è nelle mani di Dio, allora la CEI traduce: "Egli ha in mano l' anima di ogni vivente". 
Ma quando Ezechiele dice la stessa cosa, cioè che ogni nefesh appartiene a Dio, e la nefesh che pecca morrà, allora nefesh diventa un sostituto di un pronome: "Chi pecca morrà" (CEI, Ezechiele 18:4
Mi permetto di dire che non mi sembra un metodo corretto...
 
Idem la già citata Giudici 16:30: “Muoia la mia nèfesh con i Filistei”.
CEI traduce: "Che io muoia insieme con i filistei"!

Ma la nefesh, l' anima biblica può morire? Lasciamo la parola alla Bibbia Paoline – Nuovissima versione dai testi originali, edizione 1987: citerò per esteso un paio di passi biblici, facendo riferimento ad altri, tradotti allo stesso modo, dove compare nefesh e dove appare evidente che la stessa nefesh è sottoposta alla morte:
Deuteronomio 20:16 : “Paoline” “Invece nelle città di questi popoli che il Signore tuo Dio ti dona in eredità non lascerai viva anima alcuna.........”;
Ezechiele 22:27 : “Paoline” “I suoi capi in esso furono come lupi che cercano di predare, per versare il sangue e per far perire le anime, per accaparrarsi la ricchezza”.

Si controllino, nella stessa versione, i seguenti passi: Numeri 23:10 ; Giosuè 11:11,14 ; Salmo 78(77): 50 ; Salmo 116 (115) : 7-8 ; Salmo 7:2-3 ; Salmo 33(32):19 : Salmo 56(55):14 :

Si tratta solo di brevi cenni, che potranno essere maggiormente sviluppati se il Leoni, come tutti ci auguriamo, verrà nel nostro forum per un dialogo fondato sull' amicizia e sull' edificazione reciproca.
Grazie.

viceadmintdg1
00mercoledì 12 ottobre 2011 13:13
[SM=g28002]
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