Crisi, i consigli per risparmiare oltre 3000 euro scegliendo il supermercato giusto

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Amalia 52
00venerdì 2 settembre 2022 12:36


La spesa risulta da sempre tra le voci che gravano maggiormente sul portafoglio degli italiani. Altroconsumo ha fatto un'inchiesta per capire quali sono le insegne più convenienti nel nostro Paese e a identificare i punti vendita più economici nelle diverse città. I dati esaminati, fa sapere l'associazione di consumatori, provengono dall'analisi condotta tra il 7 marzo e il 1° aprile 2022 di un campione di oltre 1,6 milioni di prezzi in 1.171 punti vendita di 67 città italiane, per stimare le insegne più economiche tra ipermercati, supermercati e discount. Quanto può spendere in meno una famiglia grazie a queste rilevazioni? Una coppia con due figli può risparmiare fino a 3.350 euro all'anno rispetto a quanto spende mediamente (8.550 euro secondo Istat), comprando i prodotti meno cari in assoluto nei discount più economici dell'inchiesta (Aldi e Eurospin). Le diverse categorie di prodotti esaminati da Altroconsumo sono 126, nello specifico alimentari, prodotti per la cura della casa e della persona, e pet food. Se si confrontano i prezzi dei prodotti presenti sia in questa indagine (rilevazione a marzo 2022) sia nell'indagine dello scorso anno (maggio 2021), emerge che i prezzi di supermercati e ipermercati sono in crescita solamente dell'1%, mentre i discount sono i punti vendita che più di tutti hanno aumentato i prezzi dei loro prodotti (+5,2% in media) pur restando più convenienti per la spesa economica. All'interno dei discount, si è registrato inoltre un calo del 2% del numero dei prodotti in offerta.


La risposta di super e iper al discount è rappresentata dalle private label, cioè i prodotti che riportano il logo del supermercato, detti anche a marchio commerciale o del distributore, e che generalmente hanno un prezzo più basso dei prodotti di marca. Al momento coprono il 20% delle vendite totali, ma entro il 2030 sfioreranno il 25%, secondo le previsioni. In primis, Altroconsumo ha valutato la convenienza delle insegne a seconda della tipologia di spesa, stilando diverse classifiche: una per la spesa mista, una per la spesa con i prodotti più economici sullo scaffale, una con i prodotti di marca, una per i prodotti a marchio commerciale (private label). In cima alla classifica per la spesa mista, troviamo Famila Superstore e Dok come insegne di supermercati e ipermercati più economiche. Diversamente, Carrefour e Bennet sono in fondo alla classifica, in quanto più costose del 11-12%. Per quanto riguarda i discount, è stata compilata una tabella separata, poiché in questo canale distributivo non c'è un assortimento di prodotti di marca assimilabile a quello di iper e super. Al primo posto, Eurospin, dove si risparmia fino al 16% rispetto al discount più caro, che anche per quest' anno si conferma essere Todis. Ai primi 7 posti nella classifica della spesa più economica in assoluto si posizionano solo discount, sottolinea l'associazione di consumatori.


In cima Aldi ed Eurospin, quest'anno a pari merito e i cui prezzi sono più bassi del 34% rispetto all'ultima insegna classificata, Carrefour Market. Alle spalle dei discount troviamo i supermercati Esselunga Superstore ed Esselunga, con prezzi mediamente più alti del 9 e 12% rispetto a quelli dei discount in testa. Molti italiani non vogliono privarsi dei prodotti di marca, ma è più difficile risparmiare prediligendo solo questo tipo di spesa: in base alla graduatoria per i prodotti di marca, Esselunga lo consente, infatti è possibile risparmiare fino al 9% rispetto alla costosa Carrefour Market, all'ultimo posto. Infine, per quanto riguarda i prodotti a marchio commerciale, dalla quinta posizione del 2021 Carrefour sale alla prima nella graduatoria del 2022, sottraendo così il posto a Conad. Invece, i meno economici sono Bennet, Eurospar ed Esselunga: sono infatti più costosi rispettivamente del 19%, 18% e 16% rispetto a quelli Carrefour.

Fonte
Chameleon.
00venerdì 2 settembre 2022 12:48
Il problema è la grande ignoranza di chi segue "la marca" quando invece dovrebbe imparare a leggere sempre gli ingredienti e acquistare, ad esempio, alimenti biologici e non trattati (e spesso sono piccole aziende che non fanno pubblicità).
Liberi di ammalarsi per colpa della "marca".
Io ormai acquisto quasi esclusivamente prodotti biologici non trattati chimicamente (dalla pasta alla frutta e verdura alla salsa).
UNADONNA
00venerdì 2 settembre 2022 13:18
Deve esserevero bio
M71
00venerdì 2 settembre 2022 13:56
Chameleon., 02/09/2022 12:48:

Il problema è la grande ignoranza di chi segue "la marca" quando invece dovrebbe imparare a leggere sempre gli ingredienti e acquistare, ad esempio, alimenti biologici e non trattati (e spesso sono piccole aziende che non fanno pubblicità).
Liberi di ammalarsi per colpa della "marca".
Io ormai acquisto quasi esclusivamente prodotti biologici non trattati chimicamente (dalla pasta alla frutta e verdura alla salsa).

D’accordo con te.
Ma pensa alle nonne che vanno al supermercato.
Pensi siano in grado di riconoscere i prodotti non trattati da quelli chimicati?
Amalia 52
00venerdì 2 settembre 2022 16:05
Credo che se si vuole spendere meno e mangiare prodotti che non sono stati trattati,la miglior cosa é coltivarle da se é anche tornare a fare quasi tutto in casa come i tempi passati.Comunque,anche se si ha un orto ma il vicino spruzza veleno sul suo terreno,si avvelenerá anche il mio che coltivo biologico.A volte c‘é solo scritto biologico,e i prezzi sono abbastanza alti per chi forse non si puó permettere di spendere molto.

Quando si va a fare spesa bisogna prendersi il tempo e guardare sempre allo scaffale piú sotto,perchè li si trovano prodotti a basso prezzo.Tutto quello che è all‘altezza degli occhi é sempre piú caro.😉
Chameleon.
00venerdì 2 settembre 2022 17:12
Re:
UNADONNA (wyIK220803), 02/09/2022 13:18:

Deve esserevero bio




Non esiste il "falso bio": tutte le filiere sono costantemente controllate e ci sono diversi indicatori.
E' sempre importante prendersi anche ore di tempo per capire come funziona tutto, in quanto a chi coltiva nelle vicinanze ci sono sempre dei limiti da non superare per definire il prodotto bio.

panierebio.com/blog/certificazione-bio-prodotti-alimentari/

Personalmente posso assicurare che i prezzi dei prodotti bio non sono poi così alti (generalmente dal 10% al 20% in più) ma soprattutto quando leggo che molti prodotti non bio sono trattati con agenti cancerogeni (e ti avvisano) come l'Imazalil non c'è compromesso economico che tenga.

it.wikipedia.org/wiki/Imazalil#:~:text=e%20in%20Cina.-,Tossicologia,adenomi%20e%20adenocarcinomi%20della%20...

P.S. non bevo neanche caffè, sia per scelta sia in quanto prodotto in sud America con norme assassine ed essendo il vegetale più bombardato di veleni tra tutti.


Alla nonna, purtroppo, credo serva poco mangiare bio, visto che la natura farà comunque il suo corso di lì a breve (nel senso che l'alimentazione dell'intera vita di 70-80 anni ha già "stabilito").
Giandujotta.50
00venerdì 2 settembre 2022 17:31
Re:
M71, 02/09/2022 13:56:

D’accordo con te.
Ma pensa alle nonne che vanno al supermercato.
Pensi siano in grado di riconoscere i prodotti non trattati da quelli chimicati?




Ci sono nonne alfabetizzate che sanno leggere persino le etichette...
sembra incredibile, ma è proprio così..
ne conosco qualcuna [SM=g27988]
M71
00venerdì 2 settembre 2022 17:49
Re: Re:
Giandujotta.50, 02/09/2022 17:31:




Ci sono nonne alfabetizzate che sanno leggere persino le etichette...
sembra incredibile, ma è proprio così..
ne conosco qualcuna [SM=g27988]

Ma io non mi riferivo alle super-nonne 🤩

Pensavo alle care sorelle di sala nostra che per fare la spesa impiegano una mezza giornata senza leggere le etichette, ma solo per riconoscere i prodotti... 🤭
Giandujotta.50
00venerdì 2 settembre 2022 17:52
[SM=g8878]
(SimonLeBon)
00venerdì 2 settembre 2022 18:16
Re:
Chameleon., 9/2/2022 12:48 PM:

Il problema è la grande ignoranza di chi segue "la marca" quando invece dovrebbe imparare a leggere sempre gli ingredienti e acquistare, ad esempio, alimenti biologici e non trattati (e spesso sono piccole aziende che non fanno pubblicità).
Liberi di ammalarsi per colpa della "marca".
Io ormai acquisto quasi esclusivamente prodotti biologici non trattati chimicamente (dalla pasta alla frutta e verdura alla salsa).



Concordo. La distribuzione impone il prezzo anche al produttore, che spesso guadagna molto meno di chi rivende il suo prodotto.

La cosa migliore sarebbe andare in bicicletta da un contadino "bio" della tua zona e portarsi a casa ogni giorno quello che ti serve.


Simon
Amalia 52
00venerdì 2 settembre 2022 18:17
Re: Re: Re:
M71, 02.09.2022 17:49:

Ma io non mi riferivo alle super-nonne 🤩

Pensavo alle care sorelle di sala nostra che per fare la spesa impiegano una mezza giornata senza leggere le etichette, ma solo per riconoscere i prodotti... 🤭



Gli uomini ci impiegano di meno solo perchè per ogni prodotto telefonano a casa per sapere se é quello giusto da prendere! [SM=g8930]
Giandujotta.50
00venerdì 2 settembre 2022 18:30
[SM=g8930]
M71
00venerdì 2 settembre 2022 19:25
Giandujotta.50, 02/09/2022 18:30:

[SM=g8930]

Siete tremende... 🤣😂🤣 e comunque avete centrato l'obiettivo con un sol colpo...
Brave sorelline, ma tenetevi sempre vispe così 😎
Amalia 52
00venerdì 2 settembre 2022 20:00
Re:
M71, 02.09.2022 19:25:

Siete tremende... 🤣😂🤣 e comunque avete centrato l'obiettivo con un sol colpo...
Brave sorelline, ma tenetevi sempre vispe così 😎



Esperienze di vita! [SM=g7350]
Amalia 52
00venerdì 2 settembre 2022 20:08
Anche questa novità ho già notato nei negozi! [SM=g1871110]

Aiuto mi si è ristretta la spesa con la shrinkflation

Meno prodotto allo stesso prezzo. È la cosiddetta sgrammatura (o inflazione occulta), una pratica con cui alcune aziende stanno reagendo all’inflazione e ai rincari dei prezzi delle materie prime. Ma le associazioni di categoria vogliono vederci chiaro. E spiegano come correre ai ripari

Meno prodotto allo stesso prezzo: per esempio può trattarsi di uno o due biscotti in meno nella scatola, di un numero minore di patatine nel sacchetto, o di una confezione leggermente più piccola, senza che però cambi quello che il consumatore paga. È la cosiddetta shrinkflation, in italiano sgrammatura (o inflazione occulta), una pratica con cui alcune aziende stanno reagendo all'inflazione e ai rincari dei prezzi delle materie prime e quindi al consumo. Un fenomeno, questo, che si sta manifestando in Italia e in diversi paesi esteri, di cui gli acquirenti difficilmente si rendono conto, dal momento che si basa su piccole differenze di quantitativo di prodotto. Non a caso diverse associazioni stanno denunciando questa prassi con l'obiettivo di verificare se sia una pratica commerciale scorretta o se sia legale.

La shrinkflation. L'espressione inglese nasce dall'unione tra il verbo shrink, che significa restringere, e inflation, inflazione: si riferisce alla riduzione delle quantità di cibo mantenendo lo stesso prezzo. Si tratta in pratica di diminuire il peso del prodotto all'interno delle confezioni oppure di realizzare una piccola riduzione della confezione stessa: in sostanza il cartellino del prezzo resta lo stesso (in alcuni casi aumenta seppur di poco) mentre la confezione è leggermente più piccola, o contiene qualche unità in meno. In questo modo il prezzo cresce ma non in maniera evidente.

Il consumatore difficilmente si accorge della differenza perché in genere non si chiede che dimensioni avesse la confezione di quello specifico prodotto uno o due anni prima; le persone, infatti, tendono a essere sensibili al prezzo ma potrebbero non notare piccole modifiche nella confezione o non fare caso alle indicazioni, scritte in piccolo, sulle dimensioni o sul peso. Spesso, inoltre, a una diminuzione del quantitativo di prodotto può associarsi un nuovo packaging e un restyling visivo.

Questa pratica può manifestarsi per esempio con la riduzione del numero di biscotti contenuti in un pacco, dei fazzolettini di carta nei pacchetti, che molte marche hanno ridotto da dieci a nove, o con la diminuzione del peso di una scatoletta di tonno o di un pacco di pasta (che in alcuni casi dal classico mezzo chilo è passato a 400 grammi), o del contenuto dei flaconi di detersivo.

Il fenomeno è stato osservato, per esempio, anche durante il periodo di Pasqua: il peso di alcune colombe è passato in alcuni casi da un chilo a 750 grammi, mantenendo invariati il prezzo e le confezioni.

I primi a lanciare l'allarme sono stati i tecnici e gli economisti dell'Istituto di statistica britannico (Ons, Office for National Statistics). Secondo le loro rilevazioni, negli ultimi sei anni in circa 2.500 casi le confezioni di prodotti (soprattutto alimentari e per l'igiene della casa) sono state ridimensionate in peso e quantità.

Il fenomeno comunque non è nuovo: la situazione in Italia è stata analizzata dall'Istat, secondo cui dal 2012 al 2017 i casi analoghi registrati in mercati, rivendite e supermercati sono stati 7.306. Nello stesso periodo, di 4.983 prodotti è stato modificato non solo il confezionamento ma anche il prezzo.

Le classi interessate dalla shrinkflation sono in totale 11: i picchi si registrano nel settore merceologico di zuccheri, dolciumi, confetture, cioccolato, miele (in 613 casi si è verificata una diminuzione della quantità e un aumento del prezzo) e in quello del pane e dei cereali (788 casi in cui, però, si è riscontrata solo una riduzione delle confezioni).

Bibite, succhi di frutta, latte, formaggi, creme e lozioni sono le altre categorie a cui è bene prestare particolare attenzione su questo fronte.

Le denunce delle associazioni. Le associazioni di consumatori si stanno muovendo per denunciare la shrinkflation come una pratica scorretta.

Il Codacons ha presentato infatti un esposto all'Antitrust e a 104 procure della repubblica di tutta Italia, chiedendo di aprire indagini volte a verificare se la prassi avviata dai produttori possa costituire fattispecie penalmente rilevanti, dalla truffa alla pratica commerciale scorretta.

L'associazione ha chiesto inoltre all'Autorità per la concorrenza e alle magistrature locali di audire il presidente dell'Istat, nonché Mise, Mef, Federalimentare e le principali multinazionali italiane al fine di acquisire elementi circa il fenomeno in questione.

L'Unione nazionale consumatori ha fatto notare che, a parte le rilevazioni effettuate dall'Istat, in Italia oggi manca un monitoraggio costante del fenomeno, proponendo di mettere a sistema controlli periodici sulle dimensioni (confezione e contenuto) e sui prezzi dei prodotti e segnalando l'escalation di questa prassi all'Autorità Garante della concorrenza e del mercato.

I consigli per risparmiare. Accorgersi che si sta pagando lo stesso prezzo per una minore quantità di prodotto non è semplice: l'unico modo è leggere attentamente le etichette di ciò che si acquista e fare attenzione al peso.

In generale però, visto il rincaro dei prezzi, quando si fa la spesa ci sono alcuni accorgimenti che possono aiutare a risparmiare: per esempio fare una lista precisa prima di recarsi nei negozi, controllando cosa manca effettivamente in casa. Poi si può prestare attenzione ai buoni sconto e ai prodotti in offerta; inoltre, quando si trova un'offerta, può essere conveniente fare scorta, soprattutto per i beni che si consumano molto.

Un altro consiglio è comprare frutta e verdura sfusa e fresca dal momento che gli stessi alimenti confezionati o già puliti costano di più. Inoltre, c'è da tenere presente che spesso i prodotti della marca del supermercato sono più economici e sono realizzati negli stessi stabilimenti e con gli stessi ingredienti dei prodotti di marca.

I rincari degli alimentari. L'aumento del prezzo dei prodotti, per quanto riguarda gli alimentari, è dovuto a diversi fattori, tra cui la crisi economica generata dalla pandemia, la difficoltà nel reperimento di alcune materie prime, il conflitto in Ucraina. Per farsi un'idea della situazione c'è un'indagine di Altroconsumo che ha analizzato i prezzi a scaffale di 10 tipologie di alimentari, utilizzando la rilevazione dei prezzi fornita da Iri (specializzato in ricerche di mercato) praticati nel mese di marzo da ipermercati, supermercati e discount.

Dalla ricerca emerge che uno dei prodotti a subire maggiormente le conseguenze del conflitto è l'olio di semi di girasole, il cui prezzo è aumentato, tra febbraio e marzo 2022, del 15%. Poi c'è la farina 00 il cui prezzo a marzo 2022 è tornato a salire, dopo una leggera flessione di 0,7% tra gennaio e febbraio 2022, segnando un +6,2% in un mese, a causa delle tensioni sui mercati internazionali di riferimento per il grano tenero.

A marzo anche il caffè è aumentato, segnando un + 4%. Pure l'olio extravergine di oliva costa di più, con un incremento dell'11% in un anno, così come lo zucchero da barbabietola che è cresciuto del 7,4%.

Anche Coldiretti ha analizzato gli aumenti sullo scaffale e sulla base delle rilevazioni Istat sull'inflazione ad aprile 2022 ha stilato una classifica.

Se i prezzi di cibi e bevande sono cresciuti in media del 6,3%, in cima alla classifica dei rincari ci sono gli oli di semi, soprattutto quello di girasole, che risente del conflitto in Ucraina che è uno dei principali produttori e ha dovuto interrompere le spedizioni causa della guerra, mentre al secondo posto c'è la farina, con i prezzi in salita del 17,2% trainati dagli aumenti del grano, e al terzo il burro (+15,7%).

Rincari a doppia cifra si rilevano anche per la pasta (+14,1%) con la corsa agli acquisti nei supermercati per fare scorte, seguita dalla carne di pollo (+12,2%) e dalla verdura fresca (+12%).

A seguire ci sono frutti di mare con un +10,2%, i gelati a +9,5%, le uova con un +9,3%, mentre chiude la classifica il pane, che costa l'8,4% in più rispetto allo scorso anno.

Tutte dinamiche che, secondo l'analisi di Coldiretti, sono anche il frutto del fatto che la guerra ha modificato la composizione del carrello della spesa a causa di comportamenti emotivi che hanno spinto molti a fare scorta nelle dispense di prodotti, per paura di non trovarli sullo scaffale.

Sono infatti aumentati i volumi di acquisto di alcune categorie come lo zucchero, la pasta di semola, la farina, il riso e l'olio di semi ma anche di conserve di verdure, legumi, carne e pesce che garantiscono una più lunga scadenza.

Fonte
M71
00sabato 3 settembre 2022 10:24
Amalia 59:

Anche questa novità ho già notato nei negozi!

Aiuto mi si è ristretta la spesa con la shrinkflation

Meno prodotto allo stesso prezzo. È la cosiddetta sgrammatura (o inflazione occulta), una pratica con cui alcune aziende stanno reagendo all’inflazione e ai rincari dei prezzi delle materie prime. Ma le associazioni di categoria vogliono vederci chiaro. E spiegano come correre ai ripari


Confermo!
Giusto ieri mattina con mia moglie abbiamo deciso di fare colazione in un bar pasticceria della zona.
Ho chiesto il classico budino di riso "alto" e mia moglie la solita sfogliatella di riso. Siamo rimasti basiti perché il formato era davvero mignon, la nostra perplessità l'ha notata anche la ragazza al banco che ha semplicemente alzato le braccia come per dire: "cosa possiamo farci?"

In compenso è cresciuto il prezzo: caffè + cappuccino + 2 mignon 5.20 EURO.

Quindi: si restringe la spesa ma crescono i prezzi. Doppia fregatura in un colpo solo!
Giandujotta.50
00sabato 3 settembre 2022 10:53
Non è una novità..
i precursori di questo metodo occulto di aumento prezzi sono stati i fazzolettini di carta.
le singole confezioni sono passate da 10 a 9 fazzoletti.. praticamente un aumento del 10% del costo! 4/5 volte l'inflazione dell'epoca.. sto parlando di 3/4 anni fa

probabilmente, visto che nessuno si è lamentato piu di tanto, ci han provato tutti.
Dovremmo imparare a sprecare di meno...
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