Desiderare è volere ?

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speculator
00mercoledì 2 luglio 2014 09:43
Romani 7:15- 21
Romani 7:21 (traduzione del nuovo mondo) "Trovo dunque nel mio caso questa legge: che quando desidero fare ciò che è giusto,ciò che è male è presente in me"

7:15 "Poichè ciò che opero non lo conosco. Poichè ciò che desidero questo non pratico; ma ciò che odio è quello che faccio"

Desidero da anni andare in un paradiso terrestre ma per diverse ragioni non lo pratico.
Che una persona non realizzi i suoi desideri è una osservazione giusta ma banale.
Paolo (la parola di dio) tutto è tranne banale.

In realtà il verbo greco penso non significa principalmente desidero ma voglio ed allora il significato delle diverse affermazioni risulta meno banale e più chiaro.

Psicologicamente posso desiderare qualcosa ma non volerla: per esempio posso essere attirato e desiderare una persona o condotta sbagliata ma decidere volontariamente di starne lontano

oppure posso non desiderare una persona o cosa ma volerla, per esempio una operazione chirurgica necessaria e dolorosa, non la desidero ma dò' il consenso volontario.
torlok
00mercoledì 2 luglio 2014 13:59
"Quando il desiderio diventa fertile produce il peccato"
Ti dice niente questa affermazione?

Sembrerebbe quindi che desiderare e continuare a desiderare sia voluto, quindi la conclusione è che il peccato sia il risultato dell'aver desiderato.

Causa-effetto quindi.
speculator
00lunedì 7 luglio 2014 16:29
Non vorrei entrare più a fondo nella psicologia delle lettere neotestamentarie, poiché mi interesserebbe molto ma credo interessi a pochissime persone. Volevo solamente dire che desiderare e volere non sono la stessa cosa e che il desiderio del peccato non è esattamente il rovescio della volontà di fare il bene.

Il termine di Giacomo da cui si origina il peccato è "epithumia" che significa desiderio fuori luogo e fuori misura che mette alla prova ciascuno che è attirato e poi adescato dal proprio desiderio.
L'errore non sta nel desiderio ma nel desiderio fuori luogo e misura
Questo desiderio smodato, una volta fatto proprio ed agito cioè preso con la bocca o con le mani o altro (l'illustrazione è quella del pesce che abbocca), butta fuori il peccato; in questo caso il peccatore butta fuori l'amo a cui è rimasto attaccato.
'Andros'
00lunedì 7 luglio 2014 16:39
Re:
speculator, 07/07/2014 16:29:

Non vorrei entrare più a fondo nella psicologia delle lettere neotestamentarie, poiché mi interesserebbe molto ma credo interessi a pochissime persone. Volevo solamente dire che desiderare e volere non sono la stessa cosa e che il desiderio del peccato non è esattamente il rovescio della volontà di fare il bene.

Il termine di Giacomo da cui si origina il peccato è "epithumia" che significa desiderio fuori luogo e fuori misura che mette alla prova ciascuno che è attirato e poi adescato dal proprio desiderio.
L'errore non sta nel desiderio ma nel desiderio fuori luogo e misura
Questo desiderio smodato, una volta fatto proprio ed agito cioè preso con la bocca o con le mani o altro (l'illustrazione è quella del pesce che abbocca), butta fuori il peccato; in questo caso il peccatore butta fuori l'amo a cui è rimasto attaccato.




In ogni caso, desiderare e volere, seppure usati a volte l'uno in alternativa all'altro, non sono sinonimi: le scritture sviluppano entrambi i verbi e, mentre volere è inteso come una scelta o decisione, il desidero è presentato come un pensiero costante e ricorrente che può portarci a compiere una azione.

Ad esempio:

1 Re 12:15 
E il re non ascoltò il popolo, perché il volgere degli eventi ebbe luogo per volere di Geova,


oppure

Salmi 19:9, 10
Le decisioni giudiziarie di Geova sono veraci; si son mostrate giuste tutte insieme.
 Sono da desiderare più dell’oro, sì, di molto oro raffinato;



[SM=g1871111]



speculator
00lunedì 7 luglio 2014 17:13

desidero è presentato come un pensiero costante e ricorrente che può portarci a compiere una azione.


De-siderio credo derivi dal latino "de sidera" "dai cieli" forse ad indicare quei desideri poco spiegati che a volte ci assalgono o tendenze poco razionali del pensiero e decisione umane. Tenendo presente che gli dei grecolatini erano altrettanto volubili dei mortali, la costanza del pensiero e la ricorrenza del pensiero mi sentrano secondarie nel desiderio.
Hal.9000
00martedì 8 luglio 2014 09:50
Ad eccezione del suo ultimo post sono daccordo con Speculator, daltronde abbiamo anche una nota in calce in Ro 7:15 che propone in alternativa "voglio" al termine "desidero".

Altra opera di consultazione interessante:

bibleapps.com/greek/2309.htm



'Andros'
00martedì 8 luglio 2014 11:03
Re:

Continuo a pensare che posso volere qualcosa ma solo se continuo a desiderarla l'otterrò e vi colgo in ciò sfumature differenti.

La vedo un pò come la differenza tra rischio e pericolo, termini utilizzati a volte come sinonimi ma con significati ben diversi (vedi protocollo HACCP o Dlgs. 81/08).

Ma è solo una opinione... [SM=g27987]

Hal.9000
00martedì 8 luglio 2014 11:05
Re: Re:
'Andros', 07/07/2014 16:39:


In ogni caso, desiderare e volere, seppure usati a volte l'uno in alternativa all'altro, non sono sinonimi: le scritture sviluppano entrambi i verbi e, mentre volere è inteso come una scelta o decisione, il desidero è presentato come un pensiero costante e ricorrente che può portarci a compiere una azione.


Non sempre

'Andros', 08/07/2014 11:03:


Continuo a pensare che posso volere qualcosa ma solo se continuo a desiderarla l'otterrò e vi colgo in ciò sfumature differenti.

La vedo un pò come la differenza tra rischio e pericolo, termini utilizzati a volte come sinonimi ma con significati ben diversi (vedi protocollo HACCP o Dlgs. 81/08).

Ma è solo una opinione... [SM=g27987]



Quella imho è la sfumatura che andrebbe colta, il persistere nel desiderio, non un fugace 'desiderio' in sé



'Andros'
00martedì 8 luglio 2014 11:24
Re: Re: Re:
Hal.9000, 08/07/2014 11:05:

'Andros', 07/07/2014 16:39:





Quella imho è la sfumatura che andrebbe colta, il persistere nel desiderio, non un fugace 'desiderio' in sé







Come non essere d'accordo su questo pensiero...
[SM=g7348] [SM=g7348]
speculator
00martedì 8 luglio 2014 11:24
Paolo dice che il desiderio di arricchire è radice di ogni sorta di cose dannose e che protendendosi per prendere il frutto di quella pianta che nasce dalla radice molti si sono feriti con molte pene. Sono completamente d'accordo.

In Timoteo viene consigliato: "fuggi queste cose", cioè tutte le persone e cose dannose ma "prendi bene in mano" che è afferra le cose giuste cioè la vera vita.

Quello che unisce il desiderio e il peccato è il prendere l'amo (con la bocca con le mani o altro); il protendersi viene prima del prendere; se non si desidera difficilmente si abbocca all'amo.
speculator
00martedì 8 luglio 2014 11:38

Continuo a pensare che posso volere qualcosa ma solo se continuo a desiderarla l'otterrò e vi colgo in ciò sfumature differenti.

A volte, ma non sempre e non solo, se continuo a volere una cosa la ottengo.

Anche se desidero una cosa in continuazione, per esempio vivere per sempre, molto raramente la ottegno, e forse non la otterrò mai.

Il persistere nel desiderio è incostante quanto il desiderio stesso, e persistere a guardare i propri desideri (le stelle) è un capriccio come l'influenza delle stelle.
speculator
00martedì 8 luglio 2014 11:41
Conta più del desiderio il protendersi e ancora di più il prendere.
'Andros'
00mercoledì 9 luglio 2014 10:40
Re:
speculator, 08/07/2014 11:41:

Conta più del desiderio il protendersi e ancora di più il prendere.




Spesso è il forte desiderio di raggiungere lo scopo, protendendosi, appunto, che ci consente di afferrarlo....
speculator
00mercoledì 9 luglio 2014 15:06
Molto più spesso senza protenderci prendiamo dei frutti del nostro giardino solo perchè sono a portata di mano, senza forte e sostenuto desiderio.
speculator
00venerdì 11 luglio 2014 14:43
posso desiderare qualcosa e non preoccuparmi: (perché ad esempio so già che non la otterrò)

Posso volere una cosa e non desiderarla: ad esempio mi devono tagliare un braccio o occhio e firmo il consenso all'operazione che "voglio" ma non desidero.

Posso desiderare una cosa ma non volerla: se sono diabetico e desidero mangiare una torta intera ma non posso e non voglio mangiarla

Posso preoccuparmi di qualcosa ma non desiderarla: per esempio pagare un mutuo.

Non voglio continuare ma in sintesi desiderare, preoccuparsi, volere e aggiungo essere ansiosi non sono la stessa cosa.

'Andros'
00venerdì 11 luglio 2014 16:12
Re:
speculator, 11/07/2014 14:43:



Non voglio continuare ma in sintesi desiderare, preoccuparsi, volere e aggiungo essere ansiosi non sono la stessa cosa.





[SM=g1871116]


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