Elenco di interventi critici eseguiti con successo senza il ricorso alle emotrasfusioni

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00mercoledì 3 giugno 2015 22:31
su pazienti testimoni di Geova

Riportiamo di seguito una selezione di casi di interventi chirurgici ad elevata difficoltà / criticità eseguiti su pazienti testimoni di Geova e senza il ricorso alle trasfusioni di sangue.

Qui un elenco parallelo di persone morte per essere state sottoposte a trasfusioni di sangue:

testimonidigeova.freeforumzone.leonardo.it/d/11066703/Elenco-di-eventi-tragici-dovuti-alle-emotrasfusioni/discussi...

L'uso del grassetto e di altri segni di evidenziazione è di norma dei redattori di questo 3D e assente nelle fonti originali.




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caso #1


Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2014

Fonte: Lettera 43


abstract: neonato di appena 10 giorni, affetto da un grave problema all'apparato circolatorio, è stato sottoposto ad un intervento chirurgico al cuore conclusosi con pieno successo senza trasfusioni di sangue.





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Figlio di testimoni di Geova operato senza trasfusione di sangue

Torino, intervento al cuore per il neonato.


Un intervento al cuore andato a buon fine per un neonato, figlio di testimoni di Geova, senza ricorrere a trasfusioni di sangue, prassi vietata dal movimento religioso. Il piccolo di appena dieci giorni ora sta bene. La vicenda è accaduta al Regina Margherita di Torino.

PATOLOGIA CONGENITA. Il piccolo, nato il 20 marzo al Sant'Anna, pesa poco più di 2 chili e mezzo. Affetto da un'atresia polmonare congenita con difetto interventricolare, è stato subito ricoverato presso la Cardiologia dell'ospedale Regina Margherita della Città della Salute, diretta da Gabriella Agnoletti. L'operazione è stata realizzata il 31 marzo scorso da Carlo Pace Napoleone, primario della Cardiochirurgia del Regina, coadiuvato da Alberta Rizzo, responsabile Cardioanestesia pediatrica.

INTERVENTO SOTTO IL CONTROLLO DI TESTIMONI DI GEOVA. L' intervento è stato effettuato alla presenza di un rappresentante del Comitato Testimoni di Geova in sala operatoria, garantendo il completo rispetto delle loro credenze religiose senza uso di trasfusioni di sangue. Fondamentale la delicata gestione dei chirurghi e degli anestesisti per evitare che si perdesse anche una sola goccia di sangue e quindi per non dover fare trasfusioni. Intervento, tecnicamente riuscito, che è servito per garantire adeguato flusso di sangue ai polmoni. Il bimbo ricoverato nel reparto di Cardiochirurgia del Regina sta meglio e dovrebbe essere dimesso a metà aprile.


www.lettera43.it/figlio-di-testimoni-di-geova-operato-senza-trasfusione-di...


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00mercoledì 3 giugno 2015 22:38

caso #2


Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2014

Fonte: Firenze Today


abstract: a Careggi (FI) un 19enne con un'affezione polmonare cronica è stato operato senza emotrasfusioni. In precedenza, il giovane testimone di Geova aveva cercato inutilmente di essere operato in diverse strutture nel rispetto delle sue convinzioni.






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Testimone di Geova: operato a Careggi senza trasfusioni di sangue

Bisturi a ultrasuoni e radio frequenza hanno permesso di operare un testimone di Geova senza il supporto di sacche di sangue. Il ragazzo era affetto da una malattia intestinale cronica


Una sala chirurgica dove non è stato necessario l’approvvigionamento di sangue. Nessuna ricerca per la compatibilità di sacche di tipo a, b, zero o ab. L’ospedale di Careggi fa scuola restituendo la vita e delle giornate normali ad un 19enne marchigiano affetto da una malattia intestinale cronica. Dopo aver girato per molti nosocomi italiani il ragazzo, testimone di Geova, è stato curato senza l’ausilio di trasfusioni di sangue.

L'operazione è stata eseguita dall'equipe diretta dal professor Andrea Valeri, direttore di chirurgia generale urgenza 1 e mininvasiva dell'Azienda ospedaliera Careggi di Firenze, composta tra gli altri dal dottor Pietro Tonelli.

"Le moderne tecniche che sfruttano l'uso del bisturi a ultrasuoni e radio frequenza - spiega Valeri - aiutano il chirurgo a ridurre al minimo le perdite ematiche, velocizzando l'esecuzione dell'intervento".

Il buon esito dell'operazione è da collegarsi anche alla preparazione del paziente eseguita in collaborazione con gli internisti del reparto del dottor Alessandro Morettini che hanno migliorato lo stato nutrizionale del paziente particolarmente importante in malati cronici, come nel caso del 19enne marchigiano.“



www.firenzetoday.it/cronaca/testimone-geova-operato-senza-trasfusioni-care...
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00mercoledì 3 giugno 2015 22:52

caso #3


Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2013

Fonte: La Nazione


abstract: operazione "a cielo aperto" eseguita ad Arezzo su una paziente Testimone affetta da un tumore. L'intervento è stato eseguito grazie ad una tecnologia sanitaria all'avanguardia che fa uso di robot.


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Senza trasfusione di sangue ma operata e salvata

La donna è testimone di Geova e stava rischiando la vita

No da Milano, qui l'intervento


L'operazione eseguita in parte grazie al robot dai chirurghi Andrea Rinnovati, Enrico Andolfi e Riccardo Malatesti. Intervento lungo ma riuscito. Le condizioni della donna restano gravi ma la fase critica è superata


Arezzo, 12 ottobre 2013 - Eccezionale intervento chirurgico al San Donato senza trasfusione di sangue su una paziente (testimone di Geova) con un grave tumore. A Milano avevano detto no. Operazione eseguita a “cielo aperto”. Intanto crescono i chirurghi generali che usano il robot: adesso sono sei.

Per rispettare i precetti del suo credo, avrebbe preferito morire piuttosto che tornare sotto i ferri in un istituto di primaria fama mondiale a Milano. Ma essendo lei, una donna di 54 anni, testimone di Geova aveva rifiutato l’autorizzazione ai chirurghi di eseguire durante l’intervento una trasfusione di sangue. D'altronde, a causa del peggioramento delle gravi condizioni in cui si trovava anche dopo due interventi chirurgici già eseguiti sempre in questo grande centro milanese, solo la chirurgia poteva darle qualche speranza.

Cionostante, utilizzando un suo diritto, la donna, in pieno accordo con la famiglia, ha detto “no” alla trasfusione e di conseguenza all’intervento proposto dall’istituto milanese. Una condizione apparentemente senza via d’uscita, che avrebbe condotto rapidamente ad un ulteriore peggioramento delle sue condizioni e a morte certa. La diagnosi era di “seconda recidiva anastomotica da eteroplasia del retto”. In altri termini, un tumore che interessava in modo aggressivo e invasivo la zona rettale e vaginale.

Ma la sua comunità, ricordando la proficua collaborazione con la Azienda sanitaria aretina che negli anni ha adottato buone pratiche e protocolli di cura rispettosi delle loro esigenze di culto, ha proposto a questa donna prima di prendere decisioni definitive e con esito nefasto, di rivolgersi alla nostra chirurgia.

Così ha fatto, e il suo caso è finito sul tavolo del capo dipartimento della chirurgia generale Andrea Rinnovati.

Con l’obbligo etico e morale di rispettare appieno i desiderata della paziente, ha compiuto una attenta valutazione, per poter responsabilmente dare una risposta adeguata a questa importante criticità. Alla fine la decisione è stata presa in senso positivo. “Ho valutato, assieme i miei collaboratori che procedendo chirurgicamente con tecniche particolarmente attente e conservative, con una chiusura ad hoc di ogni vaso, l’intervento si poteva fare.”

E così è stato.

La paziente, ricoverata al San Donato, dopo la consueta prassi diagnostica, è entrata in sala operatoria e Rinnovati, coadiuvato dai chirurghi Enrico Andolfi e Riccardo Malatesti, con un qualificato e folto gruppo di assistenza, dagli anestesisti agli strumentisti, impiegando il doppio di tempo (quasi cinque ore) rispetto ad un intervento analogo con trasfusione, ha raggiunto l’obiettivo prefissato. “Alla fine l’intervento è riuscito senza alcuna necessità di trasfusione di sangue. La paziente – spiega ancora il direttore della Chirugia aretina - una settimana dopo è uscita dall’ospedale e successivamente ha potuto riprendere le terapie chemioterapiche necessarie in questi casi”.

La famiglia della paziente e l’intera comunità dei testimoni di Geova esce da questa vicenda con grande soddisfazione e riconoscenza verso l’ospedale di Arezzo e la sua chirurgia.

“Ma per noi – ci tiene a dirlo Rinnovati – è motivo di grande orgoglio un risultato come questo: dapprima perché una persona è stata salvata rispettando il suo credo religioso e i suoi desideri, e poi anche per valorizzare ancora una volta le capacità professionali e nondimeno quelle umane, che esistono nel nostro sistema sanitario e quello specifico nella chirurgia di Arezzo”.

Quello eseguito sulla paziente, è stato un intervento a “cielo aperto”. Con tecniche e capacità avanzate, ma che rientrano in quella che generalmente si definisce “chirurgia tradizionale”. Che poi è quella anche con il maggior numero di casi ancora oggi. Quindi non solo robot.

“Si - sottolinea Rinnovati - non solo robot, ma anche robot. Arezzo ha avuto la fortuna e la capacità di gestire in modo multidisciplinare questo eccellente strumento e su questa strada stiamo proseguendo. Al pari della media nazionale, anche nella nostra azienda gli interventi di chirurgia generale eseguiti con il robot rappresentano una percentuale minima sul totale. Ed è giusto che sia così, perché il robot va utilizzato in modo appropriato, nell’interesse del paziente che deve avere a sua disposizione la tipologia di intervento con tecniche consone alla propria patologia”.


www.lanazione.it/arezzo/cronaca/2013/10/12/964579-operata_senza_trasfusione_sang...

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00giovedì 4 giugno 2015 22:57

caso #4


Paese: USA

Periodo di riferimento: 2013

Fonte: Il Sole 24 ore


abstract: Rebecca Tomczak, affetta da sarcoidosi, aveva solo il 50% di probabilità di sopravvivere senza un trapianto al polmone. L'operazione era resa difficile dal fatto che la Tomczak, testimone di Geova, rifiutava di ricevere trasfusioni di sangue. L'intervento è stato eseguito con successo grazie al recupero intraoperatorio dei globuli rossi. Secondo il chirurgo, 'è NECESSARIO mettere a punto metodiche che evitino il ricorso a trasfusioni anche durante interventi complicati come un trapianto di polmone'.




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Trapianti senza trasfusione, nuovi successi negli Stati Uniti

La strada verso trapianti d'organo senza la necessità di trasfusioni sembra sempre meno difficile da percorrere e anche se i medici disposti a sperimentare questo complicato tipo di intervento non sono molti i tentativi riusciti sono sempre più numerosi. Ultimo in ordine di tempo il trapianto di polmone eseguito dal team di Scott Scheinin, chirurgo cinquantaduenne dell'Ospedale Metodista di Houston (Usa), su Rebecca Tomczak, paziente affetta da sarcoidosi, una malattia dalle cause sconosciute che porta a irreversibili danni polmonari.

Secondo i medici la donna, contraria alle trasfusioni perché Testimone di Geova, aveva una probabilità del 50% di sopravvivere per un altro anno senza un trapianto. Dopo accertamenti che hanno permesso di stabilire quanto fosse urgente il suo caso, quali fossero le sue probabilità di sopravvivere all'intervento e l'assenza di complicazioni che avrebbero potuto causare gravi sanguinamenti durante l'operazione, i medici hanno deciso che sarebbe stata proprio lei a ricevere il polmone donato da una ventiquattrenne del New Mexico deceduta per cause sconosciute.

La procedura. Dato che la paziente ha acconsentito ad essere sottoposta alle procedure permesse dalla sua religione – che lascia liberi i fedeli di decidere se ricevere alcune componenti del sangue, come i fattori di coagulazione estratti dal plasma – prima dell'intervento i medici le hanno somministrato ferro e un farmaco che stimola la produzione di globuli rossi. Per evitare sprechi di sangue prezioso, le analisi di laboratorio sono state limitate al minimo indispensabile. Durante l'operazione il sangue della donna è stato trattato in modo da recuperare i globuli rossi, che sono stati poi diluiti in soluzione salina e trasfusi nuovamente nella paziente attraverso la vena giugulare. Inoltre all'inizio dell'intervento i medici hanno prelevato una unità di sangue, sostituendola con della soluzione salina per mantenere costante la pressione sanguigna e diluire l'emoglobina in modo da ridurre le conseguenze di eventuali perdite di sangue. Al termine del trapianto il sangue prelevato è stato trasfuso nuovamente nella paziente.

Il risultato. L'intervento ha avuto qualche complicazione, indipendente, però, dall'assenza di trasfusioni: un'infezione - che è stata trattata con dei semplici antibiotici - e la produzione di anticorpi – affrontata con la somministrazione di immunoglobuline. Si tratta, quindi, di un successo, che si aggiunge agli altri raggiunti negli ultimi 3 anni nello stesso ospedale, dove già altri 10 pazienti sono stati sottoposti a trapianti senza trasfusione. Due di questi hanno addirittura ricevuto un doppio trapianto di polmone, ma nessuno ha dovuto avere a che fare con problemi causati da emorragie o anemia post operatoria.

I rischi delle trasfusioni e il risparmio economico. Scheinin non è l'unico medico a pensare che sia necessario mettere a punto metodiche che evitino il ricorso a trasfusioni anche durante interventi complicati come un trapianto di polmone. Un numero sempre maggiore di ricerche sta infatti evidenziando i rischi associati a queste procedure, che quando possibile dovrebbero essere evitate non solo per motivi religiosi, ma anche perché in 1 caso su 400 portano a problemi come reazioni allergiche o gravi infezioni. Non solo, evitare le trasfusioni ridurrebbe del 30% il costo di ogni trapianto.

Il primo trapianto di polmone senza trasfusioni risale al 1996. L'approccio utilizzato da Scheinin, originariamente battezzato “medicina senza sangue”, è ora noto come “Patient Blood Management”.


www.salute24.ilsole24ore.com/articles/15236-trapianti-senza-trasfusione-nuovi-successi-negli-stati-uniti?re...


Altro articolo (del New York Times) sul caso:

www.nytimes.com/2013/02/25/us/bloodless-lung-transplants-for-jehovahs-witnesses.h...

include foto della sorella Tomczak.
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10giovedì 11 giugno 2015 12:56

caso #5


Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2011

Fonte: Il Giorno


abstract: al paziente, testimone di Geova di origini romene, doveva essere eliminata una massa cancerosa che gli causava un'ostruzione alla vena. L'intervento (definito 'di eccellenza') è stato eseguito nel rispetto dei suoi diritti religiosi; il paziente ha perso appena un quarto di litro di sangue.




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La medicina "senza sangue" salva un Testimone di Geova

Il Bassini è uno dei tre ospedali in Italia in cui si pratica la tecnica sperimentale "a vene aperte", che consente di eseguire operazioni chirurgiche senza trasfusioni. Così si è salvato un Testimone di Geova


Cinisello Balsamo, 17 maggio 2011 - La comunità milanese dei Testimoni di Geova grida al miracolo o quasi. Il professor Guido Raffaele Strada, tiene più i piedi per terra e premia con soddisfazione il lavoro di squadra della sua équipe. Quel che è certo è che nei giorni scorsi nelle sale operatorie dell’ospedale Bassini di Cinisello si è compiuto un piccolo capolavoro della chirurgia.

L’équipe di Guido Raffaele Strada, primario cinisellese dell’Unità operativa di Urologia, è intervenuto su Michele Feraru, un paziente di 58 anni di origine romena, con gravi problemi ai reni e alla vena cava, realizzando un’operazione chirurgica «a vene aperte», senza prevedere cioé alcuna trasfusione sanguigna.

Tecnicamente l’intervento ha un nome quasi impronunciabile: nefrectomia radicale, linfoadenectomia retroperitoniale, trombectomia cavale fino a vene sottoepatiche. In pratica si è intervenuto per eliminare una massa tra i reni e la vena cava e per eseguire una pulizia della stessa vena ostruita.

Un’operazione delicata, che in un paziente normale sarebbe stata quasi di routine, ma che in questo caso è diventata di assoluta eccellenza, perché il paziente è un Testimone di Geova e come tale non avrebbe acconsentito ad alcuna trasfusione. I medici del Bassini lo hanno preso in carico con largo anticipo sui tempi dell’intervento, predisponendo un percorso ad hoc che solamente in pochissime strutture sanitarie italiane viene messo in atto.

L’ospedale Bassini è da circa 6 anni uno dei 3 ospedali italiani «senza sangue», ossia in grado di eseguire operazioni chirurgiche che evitino le trasfusioni. «Non ci si inventa nulla — spiega il professor Strada —. L’ospedale Bassini è forse l’unico in Italia che ha stilato uno speciale protocollo dedicato alla chirurgia senza sangue. Sono descritti i passi da compiere prima di intervenire e durante le operazioni. Nulla è lasciato al caso. Il paziente viene sottoposto a una serie di terapie preventive che servono a condurlo al giorno dell’operazione nelle condizioni fisiche ottimali e con sangue molto ricco di globuli rossi».

Alla fine dell’operazione, il paziente 58enne, aveva perso solamente 250 centilitri di sangue, poco di più di un normale prelievo. In sala operatoria, insieme al professor Strada erano presenti Paolo Vigano, Luigi Erba, l’anestesista Paolo Malsano e i suoi collaboratori.

«L’ospedale Bassini ha il merito assoluto di aver creduto in questa speciale chirurgia e di aver stilato un protocollo unico e inedito in Italia — conferma Carlo Benincasa, responsabile regionale per i temi sanitari dei Testimoni di Geova —. Tuttavia al primo posto c’è la preparazione dei medici. Perché non tutti i medici sarebbero disponibili a mettersi in gioco su interventi così delicati. Al Bassini tutti gli operatori sanitari sono informati e praticano con assoluta sicurezza questo tipo di interventi».


Fonte:

www.ilgiorno.it/sesto/cronaca/2011/05/17/506904-medici...

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00giovedì 11 giugno 2015 14:22

caso #6


Paese: India

Periodo di riferimento: 2010

Fonte: The Times of India


abstract: il caso riguarda un sessantenne affetto da una malattia al midollo osseo guaribile solo con un trapianto di midollo. Il complesso intervento è stato eseguito senza l'uso di una sola goccia di sangue.




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Il primo trapianto senza sangue di midollo osseo in Asia, nel Bangalore


Che sia per motivi religiosi o per evitare infezioni, ora sono possibili i trapianti senza sangue di midollo osseo.

I medici dell’Healthcare Global Enterprises (HCG) di sede a Bangalore hanno recentemente eseguito il primo trapianto in Asia, su un paziente americano sofferente di Linfoma non-Hodgkins nel midollo osseo.

Il 60enne Curtis Carpenter non intendeva sottoporsi a trasfusione di sangue, in quanto seguace dei Testimoni di Geova. Era stato sottoposto alla chemioterapia a New York e ha deciso di consultare l'HCG perché non riusciva a trovare un altro luogo che potesse effettuare un trapianto senza sangue.

Secondo il presidente dell'HCG, il dottor Ajaikumar, mentre il trapianto autologo di midollo osseo è un intervento comune, l'eccezionalità di questo caso è l’averlo fatto senza trasfusioni di sangue. "La nostra organizzazione è iniziata specializzandosi nella chemioterapia e nella chirurgia senza trasfusione di sangue, e ora si è affermata anche nei trapianti. In questi ultimi le probabilità di infezione sono minori", ha detto.

PROCEDURA CHE NON RICHIEDE DONATORI. Il Responsabile del Centro trapianti di midollo osseo presso l'HCG, il dottor Radhesham Nayek, ha detto che c'è stato un grande progresso medico nel settore del trapianto di midollo osseo. Prima si utilizzavano gli aghi per iniettare [il sangue] nel midollo osseo, ed era un processo doloroso. Ora nessuna trasfusione è necessaria fino a quando la quota delle piastrine non scende al di sotto del livello di 5000. I vantaggi di questa procedura sono che non occorrono donatori, vi sono minori probabilità di contagio infettivo, costi ridotti e nessuna delle gravi malattie altrimenti possibili con le trasfusioni di sangue.

Le cellule staminali impiegano da 15 a 20 giorni per riattivare il midollo osseo, durante il quale il paziente richiede la massima attenzione.



L'articolo originale:

timesofindia.indiatimes.com/city/bengaluru/Asias-first-bloodless-bone-marrow-transplant-in-Blore/articleshow/6938...

La traduzione del sito CTDG.net:

www.cristianitestimonidigeova.net/articolo.aspx?Articolo=1750

La traduzione è stata leggermente ritoccata per renderla la lettura più agevole.
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00venerdì 12 giugno 2015 13:04

caso #7


Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2010

Fonte: Corriere.it


abstract: Torino: straordinario intervento di trapianto di polmone, che comporta di norma una perdita ematica notevole e che viene sistematicamente eseguito trasfondendo del sangue, eseguito senza emotrasfusioni su una paziente testimone di Geova ammalata di fibrosi.




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Torino, primo trapianto senza trasfusioni

Una testimone di Geova, malata di fibrosi, ha ricevuto il polmone destro da una ragazza morta per un aneurisma


TORINO - Un trapianto di polmone senza trasfusioni di sangue. Il primo in Italia, uno dei pochi nel mondo. È stato eseguito a dicembre da Mario Rinaldi, direttore di Cardiochirurgia delle Molinette di Torino. La particolarità dell'intervento è dovuta al credo della paziente, una testimone di Geova. La donna, una 60enne originaria di Crotone ma residente nel Torinese, è stata dimessa in questi giorni e sta bene. La donatrice è una ragazza di 29 anni, morta per la rottura di un aneurisma cerebrale. La donna che ha ricevuto il polmone destro era affetta da fibrosi idiopatica, una malattia dalle cause sconosciute che indurisce il polmone: la superficie respiratoria, non più riconosciuta come tessuto sano, viene attaccata dal sistema immunitario che la distrugge. Si attiva così un processo di riparazione che la sostituisce con tessuto cicatriziale, il quale impedisce all'ossigeno di passare. Da due anni dunque la donna soffriva di insufficienza respiratoria ed era sottoposta ad ossigenoterapia; l'estate scorsa è stata messa in lista d'attesa per il trapianto. Considerando che la mortalità per fibrosi polmonare dopo quattro anni è del 50-60%, i medici temevano non che non avrebbe avuto più di un anno di vita senza il trapianto.

L'INTERVENTO - I polmoni sono il più grande organo umano trapiantabile e contengono al loro interno il 15-20% del patrimonio di globuli rossi dell'organismo. Riuscire a sostituirlo senza trasfusioni è quindi particolarmente arduo. Il chirurgo ha operato cercando di prevenire anche la più piccola perdita di sangue e la bravura degli anestesisti ha evitato cali di pressione improvvisi, di fronte ai quali la trasfusione è l'unica strada percorribile per evitare la morte. «Prima dell'intervento - riferisce Sergio Baldi, direttore del reparto di Pneumologia delle Molinette - abbiamo fatto una riunione con la paziente, i parenti e i rappresentanti legali della comunità dei testimoni di Geova con l'obiettivo di convincere la malata ad accettare la trasfusione in caso di necessità. Lei è stata molto ferma nel rifiutarla, ma alla fine ha detto "se lo fate, fatelo senza che io lo sappia". L'accordo era però che una volta ripresa conoscenza lei non avrebbe più assolutamente accettato trasfusioni».

GRAVE ANEMIA - «Ed è stato proprio questo secondo punto - aggiunge il professore - a crearci ulteriori problemi. Dopo l'intervento la paziente si è anemizzata gravemente. Circa un paio di settimane più tardi, ormai era fuori dalla rianimazione, le mancate trasfusioni e i farmaci immunosoppressori l'hanno portata a ritrovarsi con la metà dei globuli rossi normalmente presenti nell'organismo umano. Il pericolo era elevatissimo. L'abbiamo affrontato con una terapia basata sui fattori di crescita dei globuli rossi, che stimolano il midollo a produrli. La terapia ha avuto successo e la paziente, dimessa da poco, è ora in buone condizioni di salute». L'interessata, cattolica convertita da circa trent'anni, ha elogiato «la grande disponibilità dei medici nel rispettare la nostra coscienza».


fonte:

www.corriere.it/salute/10_gennaio_18/torino-trapianto-polmone-trasfusione-sangue-testimone-geova_d1404dae-0453-11df-9eeb-00144f02aabe.shtml?refre...
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00domenica 14 giugno 2015 20:51

caso #8


Paese: Stati Uniti

Periodo di riferimento: anni 2000

Fonte: jw.org


abstract: Ragazzina testimone di Geova affetta da una grave forma di scoliosi (con una deviazione di 116 gradi della colonna vertebrale), ha ricevuto a New York una complessa operazione chirurgica in due tempi senza il ricorso alle emotrasfusioni. L'intervento è perfettamente riuscito



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È rimasta fedele alle sue convinzioni

Intervista a Song Hee Kang


Quando Song Hee aveva 11 anni, sua madre si accorse che la schiena della bambina presentava una curva anomala. Un medico le diagnosticò la scoliosi, una deformità laterale della spina dorsale a forma di “C” o “S”. Le condizioni di Song Hee si aggravarono al punto che si rese necessario un intervento chirurgico. Ma la ragazzina non era disposta ad accettare trasfusioni di sangue. Svegliatevi! le ha chiesto di raccontare la sua storia.


Dopo la prima diagnosi i medici furono in grado di aiutarti?

Per circa tre anni due medici mi tennero sotto osservazione, ma la curvatura della colonna vertebrale continuava ad aumentare. La situazione diventò così grave che la spina dorsale esercitava pressione sul cuore e sui polmoni rendendomi difficile respirare. A quel punto l’intervento chirurgico sembrava inevitabile.

Hai accettato di farti operare?

Sì. Mi dissero però che l’intervento sarebbe stato complicato. In quel momento avevo una deviazione di 116 gradi alla colonna vertebrale, una deformazione molto grave. Nel mio caso, tra l’altro, questa operazione avrebbe comportato una sfida particolare. A motivo delle mie convinzioni religiose basate sulla Bibbia, non intendevo accettare nessuna trasfusione di sangue.

Sei riuscita a trovare un chirurgo disposto a operarti senza sangue?

Io e mia madre parlammo con uno specialista in Florida, dove tuttora viviamo. Quando lo informai che non avrei accettato trasfusioni di sangue, lui mi disse che a quelle condizioni non era possibile eseguire un intervento così complicato. E aggiunse che senza intervento rischiavo di non arrivare a 20 anni. All’epoca ne avevo solo 14.

A quel punto gli hai spiegato su cosa si basavano le tue convinzioni?

Sì. Gli dissi che le mie convinzioni si basavano sulla Bibbia e gli spiegai che per Dio il sangue, sia umano che animale, è sacro. Ai tempi dell’antico Israele mangiare il sangue era un reato punibile con la morte. Inoltre gli mostrai la scrittura di Atti 15:19, 20 che, in riferimento ai cristiani, tra le altre cose dice di “astenersi [...] dal sangue”. Questo significa che non bisogna assumere sangue in nessun modo, né per via orale né per via endovenosa.

Qual è stata la reazione del chirurgo?

Il medico continuò a insistere che era necessaria una trasfusione di sangue. E con mia sorpresa, la direzione dell’ospedale mi fece sapere che se avessi accettato il sangue si sarebbe fatta carico dei costi dell’intervento.

Un’offerta piuttosto allettante! E quindi tu e tua madre cosa avete deciso di fare?

Anche se nessuno sembrava disposto a operarmi senza sangue, eravamo decise a rimanere fedeli alle nostre convinzioni. In seguito le cose si complicarono ancora di più. Dal punto di vista legale ero un minore e quindi dato che le mie condizioni stavano diventando critiche il mio caso finì in tribunale. Fortunatamente il procuratore della Florida ci diede 30 giorni di tempo per trovare un chirurgo che fosse disposto a rispettare il mio volere.

Siete riuscite a trovare qualcuno?

Sì. Molto gentilmente il locale Comitato di assistenza sanitaria dei Testimoni di Geova contattò uno specialista nella cura della scoliosi che lavorava a New York. Questo medico si dimostrò favorevole a operarmi senza sangue e accettò di visitarmi. Così fummo in grado di rispettare la scadenza stabilita dal tribunale.

L’intervento è riuscito?

Perfettamente! Per raddrizzare la spina dorsale il dott. Robert Bernstein mi ha inserito delle barre regolabili nella schiena. Ha eseguito l’intervento in due fasi a distanza di due settimane l’una dall’altra.

Perché in due fasi?

Perché se nel primo intervento si fosse verificata una perdita significativa di sangue, il corpo avrebbe avuto il tempo di produrre altri globuli rossi prima che mi sottoponessi al secondo intervento. Le cose invece sono andate bene e grazie all’eccellente coordinamento, alle capacità e al lavoro meticoloso dell’équipe chirurgica la perdita di sangue è stata minima in tutti e due gli interventi. Inoltre mi sono ripresa molto bene senza le complicazioni che possono sorgere a seguito di una trasfusione di sangue.

Che sensazioni ha avuto il chirurgo dopo l’intervento?

Era entusiasta. “La medicina”, ha detto, “non è fatta solo di operazioni chirurgiche”. Ha affermato che i medici dovrebbero tenere in considerazione tutto ciò che riguarda il paziente, incluse le sue convinzioni e i suoi valori. Molte persone, oltre ai Testimoni di Geova, sarebbero assolutamente d’accordo con lui.



EverLastingLife
00venerdì 3 luglio 2015 09:20

caso #9


Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2008

Fonte: Il Resto del Carlino


abstract: Trapianto di fegato senza emotrasfusioni, operazione lunga e articolata ma portata a compimento con pieno successo su un paziente Testimone; il chirurgo: "un risultato davvero straordinario"



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Trapianto senza trasfusione su un testimone di Geova

Il paziente ha ora un nuovo fegato. L'equipe medica, coordinata dal professor Gerunda, ha portato a termine con successo l'intervento che è durato sette ore ed è uno dei pochi eseguiti in Italia


Modena, 18 ottobre 2008 - Eccezionale trapianto di fegato a un testimone di Geova, senza trasfusione di sangue, al Policlinico. L'intervento è avvenuto all'inizio della scorsa settimana ed è stato portato a termine con successo. «Si tratta di un risultato davvero straordinario - ha commentato all'uscita dalla sala operatoria il professor Giorgio Enrico Gerunda - perchè coniuga esigenze terapeutiche con le profonde convinzioni religiose del paziente che non può ricevere trasfusioni di sangue. Da tempo - ha spiegato il chirurgo - il nostro Policlinico è un punto di riferimento a livello regionale e nazionale per la comunità dei testimoni di Geova in quanto siamo in grado di svolgere un'ampia gamma di interventi senza ricorrere alle trasfusioni. Un trapianto, però, è certamente un intervento caratterizzato da un livello di complessità eccezionale che, quindi, ci presenta problematiche diverse».

Il trapianto senza trasfusione, uno dei pochi finora eseguiti in Italia, è durato sette ore ed è stato effettuato su un paziente di 55 anni. Proprio per la sua eccezionalità tale operazione ha bisogno di una procedura particolare. «In questi casi - ha spiegato Gerunda - esistono protocolli speciali per valutare se il paziente è in grado di subire l'intervento senza trasfusioni. Questi protocolli prendono in considerazione sia le capacità coagulative del paziente che le riserve funzionali del fegato. Se il paziente rientra in un ambito di fattibilità chirurgica, si procede all'inserimento in lista di attesa».

Durante l'intervento vengono poi poste in atto tutte le procedure previste per il recupero del sangue intraoperatorio con immediata reinfusione in circolo. In questo modo è possibile in tutti i casi risparmiare il consumo del sangue (procedura attuata usualmente in tutti gli interventi chirurgici potenzialmente emorragici) e nel caso specifico evitare le trasfusioni di sangue diverso da quello del paziente.


www.ilrestodelcarlino.it//modena/2008/10/18/126448-trapianto_senza_trasfusione_testimone_geo...

EverLastingLife
00venerdì 3 luglio 2015 09:32

caso #10


Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2007

Fonte: Il Mattino di Padova


abstract: bimba di due anni, figlia di testimoni di Geova, soffriva congenitamente di una grave patologia ventricolare: operata al cuore con una tecnica rivoluzionaria che non richiede trasfusioni di sangue. Il chirurgo (dott. Stellin): "E' andato tutto molto bene, consentendo il successo di un'operazione che cosi diviene applicabile anche a casi di necessità diversi dalla scelta confessionale religiosa"



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Bimba operata al cuore senza trasfusioni

Eccezionale intervento dell'équipe di Giovanni Stellin(in foto) , direttore dell'Unità di cardiochirurgia pediatrica. Una bambina di due anni, figlia di testimoni di Geova, la quale soffriva fin dalla nascita di una grave patologia ventricolare, è stata operata al cuore con una tecnica innovativa che non comporta trasfusioni di sangue, non ammesse da questa confessione religiosa. La piccola è già tornata a casa.


«Interventi cardiochirurgici senza trasfusioni di sangue», spiega il professor Stellin, «sono relativamente comuni su pazienti adulti, mentre nel 99% dei casi l'utilizzo di sangue 'estraneo" sarebbe indispensabile per bambini molto piccoli. Questo intervento sulla bimba figlia di testimoni di Geova, di grande complessità, era stato in realtà minuziosamente preparato già da un paio d'anni, praticamente fin dalla nascita della piccola. La quale era affetta da una serie di patologie incrociate: presentava una trasposizione delle grandi arterie, con la conseguenza di un'aorta particolarmente stretta che partiva non dal ventricolo sinistro ma dal destro. Súbito dopo la nascita la bimba era stata sottoposta a un intervento palliativo, sempre ricorrendo a circolazione 'extra" e dunque senza trasfusione. Si era provveduto a una ricostruzione dell'aorta e a introdurre un restringimento nell'arteria polmonare. Il che aveva permesso alla piccola di crescere, in attesa di poter intervenire decisivamente, senza che i polmoni si deteriorassero. E lo stato di cianosi, cioé di poco ossigeno nel sangue, aveva indotto l'organismo all'emissione di una grande quantità di globuli rossi suoi, quindi sempre senza bisogno d'immissione di sangue altrui».

Ora, per questo secondo e risolutivo intervento, con complicati calcoli si è pazientemente aspettato in modo da poter scegliere il momento più opportuno. L'operazione, diretta da Stellin, è stata compiuta da un'équipe comprendente tre chirurghi, due anestesisti, due infermieri e due perfusionisti, cioé tecnici della «macchina cuore-polmoni». «Si è trattato - spiega Giovanni Stellin - di una difficile 'correzione a un ventricolo e mezzo" perché uno era molto piccolo. Oltre all'accurata lunga pianificazione, che nel tempo ha coinvolto numeroso personale, l'altro aspetto più spiccatamente innovativo è consistito nell'utilizzazione di particolari tecniche per miniaturizzare al massimo la circolazione extracorporea, sempre per evitare trasfusioni. Si è praticata una chirurgia estremamente minuziosa per non perdere neppure una goccia di sangue e non avere dunque bisogno di introdurne. E' andato tutto molto bene, consentendo il successo di un'operazione che cosi diviene applicabile anche a casi di necessità diversi dalla scelta confessionale religiosa».

ricerca.gelocal.it/mattinopadova/archivio/mattinodipadova/2007/11/15/MC5PO_MC...


Il dott. Stellin, che ha eseguito anche altre complesse operazioni su pazienti testimoni di Geova (qui un altro esempio: link, dal quale è tratta anche la foto che segue).


EverLastingLife
00venerdì 3 luglio 2015 09:48

caso #11


Paese: USA

Periodo di riferimento: 2009

Fonte: America Oggi


abstract: testimone di Geova di 35 anni la quale, oltre a convivere con una malformazione congenita (aveva solo il ventricolo sinistro), ha dovuto fare i conti con le conseguenze di un precedente intervento al cuore eseguito male. Il dott. Giovanni Ciuffo, italiano ma residente da anni negli USA, l'ha operata senza sangue con pieno successo. Parlando dell'impiego di sangue in medicina, il dott. Ciuffo ha affermato che "i chirurghi sono ancora legati a cose quasi medievali"





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Ciuffo, il cardiochirurgo che opera senza trasfusioni

NEW YORK. Ha sviluppato l'interesse per arrivare ad effettuare interventi al cuore evitando trasfusioni di sangue una decina d'anni fa e ora il cardiochirurgo Giovanni Ciuffo si è instaurato come precursore della tecnica nella comunità medica, diventando allo stesso tempo un preciso punto di riferimento per la collettività dei Testimoni di Geova.

Il cardiochirurgo Giovanni Ciuffo rivela ad America Oggi nel suo studio al settimo piano del complesso ospedaliero Mount Sinai nella Upper East Side come si è trovato al centro dell'interesse del movimento religioso dei Testimoni di Geova e della comunità di colleghi, dimostrando la fattibilità di interventi al cuore senza la necessità di trasfusioni.

Ciuffo, cagliaritano d'origine, aveva iniziato a mettere in pratica la sua tecnica quando si trovava a Pittsburg, prima di tornare a praticare a New York, dove ha perfezionato il protocollo.

"Prestando attenzione ai dettagli tecnici nell'esecuzione dell'intervento è possibile giungere alla fine senza un sanguinamento eccessivo" spiega Ciuffo.

Fa osservare che nella sua specialità chirurgica si era sempre presupposto che l'uso di trasfusioni di sangue fosse una cosa ordinaria, fino a quando ha dimostrato il contrario.

"I pazienti Testimoni di Geova, a differenza di molte altre religioni, sono assolutamente risoluti, perché preferirebbero morire, piuttosto che sottoporsi a trasfusione di sangue. Per cui, dieci anni fa ho cercato di affrontare questo quasi dilemma etico: se non faccio la trasfusione aumento il rischio dell'intervento. Però, davanti ad una convinzione religiosa così fervente, allora ti devi chiedere la prossima domanda: ma se è disposto a morire pur di non avere la trasfusione, quale è la mia scelta come medico curante? Offrire l'opzione migliore, rispettando la tua regola religiosa".

Racconta che nel giro di pochi mesi dall'inizio della pratica di cardiochirurgia senza trasfusione si era reso conto che prestando attenzione ai dettagli tecnici, era invece un intervento che non aumentava il rischio.
Da subito la nuova pratica del cardiochirurgo era balzata all'attenzione della comunità di Testimoni di Geova, ma anche di altri, speranzosi in interventi senza trasfusioni, come - ad esempio - coloro che hanno paura di contrarre malattie virali, anche se il sague è testato.

"Se andiamo a vedere le statistiche, il cardiochirurgo medio, qui come altrove, in Europa o Asia, ordina trasfusioni di sangue per oltre l'80 per cento dei pazienti, perché viene considerata una cosa ordinaria. Con la mia tecnica sono riuscito a trasfondere meno del 10 per cento dei miei pazienti".

Ciuffo sottolinea che col trascorrere degli anni sta vedendo un aumento di casi che definisce "difficili" e spiega perché.

"Ad esempio, il paziente che è già stato operato ed ha bisogno di un re-intervento che è molto più ad alto rischio per sanguinamento. E quindi con gli anni e l'esperienza mi sono specializzato sempre di più nel trovare tecniche che permettano al paziente - che sia Testimone di Geova o che non lo sia - di avere un intervento mini-invasivo con risultati ottimi".

Giovanni Ciuffo in breve era diventato il faro dei Testimoni di Geova: una distinta reputazione professionale la sua che era limitata però all'area metropolitana. Fino a quando il suo nome è entrato nel network nazionale dei Testimoni che adesso arrivano al suo studio dalla Florida, Pennsylvania e Texas.

"Come la giovane che ho operato recentemente. La sua storia è un po' particolare: adesso ha 35 anni e da sempre aveva vissuto con una rara malattia congenita del cuore. Era nata con il solo ventricolo sinistro, con una circolazione abnorme, abbastanza bilanciata per cui era riuscita ad arrivare all'età di 30 anni col cuore con cui era nata. In Texas aveva trovato un chirurgo disposto ad operarla, però erroneamente. E quando s'era presentata da me soffriva di quei sintomi che noi chiamiamo fallimento dell'intervento. Aveva contattato tutti, tutti i cardiochirurghi statunitensi e da ognuno aveva ricevuto la solita risposta: non operiamo senza trasfusione. L'ho operata e nel giro di tre giorni è tornata a casa dove vive una vita normale. Mi ha detto che farà in modo che nessuno debba disperatamente cercare aiuto tra i Testimoni come ha fatto lei per cinque anni".

Nel mondo si contano oltre sette milioni di Testimoni di Geova, a New York operano 22 congregazioni ed ognuna è dotata di un minister che cura rapporti con ospedali: se qualcuno nella sua congregazione ha bisogno di un intervento, offre un elenco di specialisti.

"È stata una cosa gratificante perché mi ha messo a disposizione la pratica clinica per imparare ad avere dei risultati sempre migliori e adesso siamo giunti all'intervento mini-invasivo e quasi nessuno ha bisogno di trasfusione di sangue" aggiunge Ciuffo.

Con una casistica di riguardo di casi a grande rischio risolti magnificamente, adesso Giovanni Ciuffo vedrà pubblicati i suoi risultati nelle riviste professionali e aggiunge "è una cosa che farà tendenza e verrà considerata parte della qualità con cui si lavora sui pazienti".

Ciuffo ha effettuato almeno duecento interventi al cuore su pazienti Testimoni di Geova, ma precisa che anche tutti gli altri - e sono migliaia - sono trattati con interventi mini-invasisi e senza trasfusioni.

"Anche i chirurghi che sono ancora legati a cose quasi medievali cominceranno ad avere l'impulso per adeguarsi al nuovo standard in chirurgia cardiovascolare".


americaoggi.info/2009/11/19/15600-ciuffo-il-cardiochirurgo-che-opera-senza-tra...
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00venerdì 3 luglio 2015 23:36

caso #12


Paese: Australia

Periodo di riferimento: 2011

Fonte: Leggo


abstract: a quanto sembra, è il primo caso di impiego del sangue artificiale (tipo HBOC-201) in luogo di quello umano, utilizzato su una paziente testimone di Geova che aveva subito un incidente automobilistico.



Il dott. Fitzgerald mostra una sacca di sangue sintetico.


heraldsun.com.au

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AUSTRALIA, SALVA GRAZIE AL SANGUE SINTETICO


ROMA - Salva grazie al sangue sintetico. E' successo in Australia, dove è stato utilizzato per la prima volta il prodotto di derivazione bovina su una donna testimone di Geova. La beneficiaria si chiama Tamara Coakley, 33 anni, rimasta gravemente ferita in un incidente d'auto e ricoverata all'Alfred Hospital di Melbourne. L'intervento, senza il quale la donna sarebbe morta, risale allo scorso ottobre ed è descritto nell'ultimo numero del Medical Journal of Australia. Si tratta, si rileva nell'articolo, del primo caso conosciuto in cui il sangue sintetico abbia permesso di ossigenare nuovamente il sangue e, con esso, il cuore e gli altri organi, nella vittima di un trauma.

A causa della sua religione, la donna non poteva ricevere trasfusioni di sangue. Le era permesso soltanto di accettare un sostituto. Così i medici dell'Alfred Hospital hanno utilizzato 10 unità della sostanza chiamata HBOC-201, che trasporta l'ossigeno in modo simile a quanto l'emoglobina fa nel sangue. Basata su una molecola derivata dal sangue bovino, la sostanza è stata ottenuta d'urgenza per via aerea dagli Usa e, una volta somministrata alla donna, ha ripristinato il livello di ossigenazione nel sangue. Per il direttore del Servizio Traumatologico dell'ospedale australiano, Mark Fitzgerald, si tratta di un passo importante nello sviluppo di un'alternativa fattibile per affrontare la scarsezza di riserve di sangue su scala mondiale. A differenza del sangue donato, quello sintetico non richiede l'abbinamento del gruppo sanguigno e può essere conservato senza refrigerazione fino a tre anni, rendendolo adatto all'uso in zone isolate o nei campi di battaglia, spiega Fitzgerald.


www.leggo.it/ESTERI/australia_salva_grazie_al_sangue_sintetico_nbsp/notizie/-1198...


La paziente testimone di Geova cui è stato trasfuso sangue artificiale, Tamara Coakley.


thinktechi.wordpress.com
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00domenica 26 luglio 2015 12:12

caso #13

Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2013

Fonte: Il Corriere del Verbano


abstract: intervento delicato, ma perfettamente riuscito, di trapianto di rene su una donna testimone di Geova, eseguito in Italia per la prima volta senza sangue. Il nuovo rene ha preso a funzionare immediatamente.



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Varese, primo trapianto di rene senza trasfusioni

L'intervento a una Testimone di Geova eseguito dall'équipe chirurgica del prof. Giulio Carcano insieme con il dottor Matteo Tozzi



Varese: primo trapianto renale senza trasfusioni di sangue, sia durante sia dopo l’operazione. Il delicatissimo intervento, che in Italia è possibile solo in pochi altri centri, è stato eseguito martedì 19 febbraio all’Ospedale di Circolo dal prof. Giulio Carcano, responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale Trapianti, insieme con il dottor Matteo Tozzi.

Il nuovo rene ha ripreso rapidamente a funzionare. La paziente, una signora Testimone di Geova non consenziente per credo religioso a ricevere trasfusioni, è attualmente ricoverata in buone condizioni generali nella terapia subintensiva.

In Italia operano numerosi centri trapianti ma - per complessità e delicatezza dell'intervento - solo pochi accettano di trattare persone contrarie alla trasfusione. La sicurezza del paziente, la sopravvivenza dell’organo trapiantato e il rispetto delle motivazioni religiose richiedono un'attenta gestione perioperatoria e la garanzia può arrivare solo da una stretta collaborazione tra tutte le figure professionali.

L'operazione ha seguito un protocollo tracciato dal Dipartimento Trapianti, diretto dal prof. Paolo Grossi, su proposta dell'anestesista Alessandro Bacuzzi. Alla sua elaborazione multidisciplinare hanno contribuito - oltre chirurghi e anestesisti - anche i nefrologi, coordinati dal dottor Donato Donati, e gli infettivologi.

Nel trapianto di rene senza emotrasfusioni il Centro trapianti varesino porta l'esperienza maturata nel trattamento delle persone dializzate. Questi pazienti risultano gravemente anemici nella maggioranza dei casi e la sfida sanitaria deve misurarsi su due fronti. La cura dei pazienti presuppone, da una parte, un alto profilo professionale dell’équipe chirurgica, come è quella diretta dal professor Giulio Carcano, e richiede, dall'altra, una stretta collaborazione con il team di anestesiologia, come quello che fa capo al professor Salvatore Cuffari. 


www.ilcorrieredelverbano.it/cms/category/tags/ospedale-circol...
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00sabato 3 ottobre 2015 10:41

caso #14

Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2015

Fonte: Quotidiano Sanità


abstract: tripla asportazione di retto, prostata e vescica realizzata su di un paziente testimone di Geova attraverso tecnologie a ultrasuoni e radiofrequenza. All'ospedale Careggi, vera avanguardia italiana della medicina non trasfusionale.



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Firenze. Al Careggi paziente Testimone di Geova sottoposto ad asportazione di retto, vescica e prostata senza trasfusione di sangue

L'operazione è durata cinque ore, all'incirca una in più rispetto a un intervento eseguito con possibilità di trasfusione. Il paziente è stato sottoposto a demolizione pluriviscerale, ossia di più organi, e poi si è proceduto alla ricostruzione grazie all'equipe di urologia.



29 SET - E’ stato effettuato, nei giorni scorsi, all'ospedale fiorentino di Careggi un complesso intervento chirurgico senza ricorso a trasfusione di sangue. Il paziente, Testimone di Geova, è stato sottoposto all'asportazione di retto, vescica e prostata. L'operazione è stata realizzata grazie a moderne tecnologie che hanno permesso di limitare al massimo il sanguinamento.

"Abbiamo utilizzato bisturi a ultrasuoni e radiofrequenza, che permettono di ridurre le perdite ematiche - Andrea Valeri, a capo dell'equipe che ha eseguito l'intervento insieme al team di urologia diretto da Marco Carini - La richiesta del paziente di non subire trasfusioni ha reso necessaria una particolare attenzione al momento del taglio dei tessuti. Per ridurre il sanguinamento la dissezione chirurgica è stata eseguita rispettando il piano anatomico”.

L'operazione è durata cinque ore, all'incirca una in più rispetto a un intervento eseguito con possibilità di trasfusione. Il paziente, spiegano i medici, "è stato sottoposto a demolizione pluriviscerale, ossia di più organi, e poi si è proceduto alla ricostruzione grazie all'equipe di urologia". L'uomo, 50enne, è stato dimesso nei giorni scorsi dall'ospedale fiorentino. Residente fuori regione, era stato lui stesso a rivolgersi a Careggi chiedendo di essere operato senza trasfusioni. "Siamo dotati di bisturi a radiofrequenza da circa otto anni, e per questo da tempo lavoriamo coi Testimoni di Geova" fanno sapere dello staff medico dell'ospedale.


gonews.it

www.quotidianosanita.it/toscana/articolo.php?articolo_...


(grassetto mio)
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00giovedì 7 luglio 2016 21:33

caso #15

Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2016

Fonte: Il Giornale di Vicenza


abstract: un uomo, testimone di Geova, ha donato un proprio rene al figlio, affetto da una grave forma di infiammazione all'apparato urinario. L'operazione di trapianto, ritenuta difficilissima senza il ricorso alle emotrasfusioni, è stata effettuata in un centro di eccellenza italiano 'senza una goccia di sangue versata'.



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Trapianto di rene da padre a figlio senza trasfusioni

Eccezionale doppio intervento di prelievo e trapianto di rene su due testimoni di Geova senza trasfusioni di sangue. È la prima volta che accade a Vicenza. In Italia sono pochissimi i centri in grado di portare a termine una performance del genere che richiede procedure precise, abilità operatoria, nervi saldi.

I protagonisti di questa nuova impresa di “buonasanità” vicentina sono cinque componenti del team di chirurgia generale: il primario Francesco De Marchi, gli aiuti Oscar Banzato, Roberto Cola, Marco Cosci, Gianni Segato. Dall’altra parte della barricata, in due sale operatorie separate, un papà e il figlio. Abitano a Bolzano, in Alto Adige, la città “degli incontri” fra i vigneti e le Dolomiti. Il primo ha 56 anni, il secondo 25. Ma ecco la storia. Il padre vuole donare uno dei suoi reni al figlio malato. Quest’ultimo ha sviluppato una glomerulonefrite, una grave malattia infiammatoria che ha compromesso la capacità di filtro dei reni. L’unica prospettiva che si apre davanti al giovane bolzanino è la dialisi, una “schiavitù”, l’obbligo, tre volte la settimana, di ricorrere al rene artificiale; una tara pesante per un ragazzo della sua età. Allora il papà non ci pensa due volte. Decide di donare uno dei suoi reni. Chiama a Roma l’ufficio dei Testimoni di Geova, e gli dicono che a Vicenza esiste un centro trapianti di alto livello. In effetti è così. A dirigerlo, dal primo giorno in cui iniziava la sua storia nel 1988, c’è Stefano Chiaramonte, nefrologo preparato e meticoloso che segue i pazienti come fossero persone di famiglia. In 28 anni sono stati effettuati 810 trapianti, 720 da cadavere e 90 da donatore vivente, e i risultati sono da record europeo. Vicenza non ha nulla da invidiare a Padova, Verona, ad altri ospedali fuori del Veneto; è una delle punte di diamante, e i pazienti arrivano da tutta Italia. Così padre e figlio si presentano a Chiaramonte, iniziano visite e test, entrambi sono idonei, c’è compatibilità, tutto procede regolarmente.

I problemi iniziano alla vigilia del duplice intervento chirurgico. I due sono testimoni di Geova e pongono una condizione tassativa: non si deve ricorrere a trasfusioni, le quali sono inaccettabili per la loro confessione religiosa. Durante il prelievo e il trapianto nessuno dei due dovrà, perciò, perdere una sola goccia di sangue. Per i chirurghi si prospetta così una sfida nuova e difficile. Il trapianto da vivente è sempre una prova delicata in cui non si può sbagliare nulla, ma in questo caso l’asticella viene alzata ancora più in alto, la chirurgia senza sangue rappresenta una frontiera avanzata della disciplina.

Alle due operazioni assiste il responsabile del Comitato Testimoni di Geova di Vicenza Antonio Galzignato per garantire il rispetto delle loro credenze che escludono anche una semplice somministrazione di plasma, globuli bianchi, piastrine. Gli interventi durano 12 ore mezza. Il rene del papà di Bolzano viene prelevato dal primario De Marchi con l’assistenza di Banzato e Segato. Subito dopo Banzato, con l’aiuto di Cola e Cosci, trapianta l’organo sul giovane. I chirurghi operano senza soste dalle 8.30 del mattino alle 21 di sera. Non sentono la stanchezza. La concentrazione è massima. E le cose vanno benissimo. Neppure una goccia di sangue versata. Non c’è bisogno di sacche.

I chirurghi cercano di prevenire anche la più piccola emorragia e la bravura degli anestesisti evita cali di pressione improvvisi, di fronte ai quali la trasfusione diventerebbe l’unica strada percorribile. Il trapianto riesce. Papà e figlio sorridono.




www.ilgiornaledivicenza.it/territori/vicenza/trapianto-di-rene-da-padre-a-figlio-senza-trasfusioni-1...


(grassetto mio)
EverLastingLife
00mercoledì 13 luglio 2016 11:35

caso #16

Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2012

Fonte: Il Tirreno


abstract: testimone di Geova, arrivato in ospedale in condizioni gravissime per le conseguenze di un terribile incidente stradale, è stato operato dal medico senza il ricorso alle emotrasfusioni, con un intervento definito 'di alta chirurgia'. Il dottore aveva detto che, nel caso, avrebbe chiesto l'autorizzazione alla Procura per praticare una trasfusione coatta, ma non è stato necessario: l'operazione è perfettamente riuscita.



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«Non voglio trasfusioni»: salvato


Testimone di Geova gravissimo per un incidente: il dottor Campana lo opera senza infondergli sangue



PIOMBINO. In gravissime condizioni dopo lo scontro tra il suo scooter e un bus ha avuto la forza di dire al medico, pronto a operarlo, che non voleva trasfusioni perché la sua religione lo vieta.

L’uomo è un testimone di Geova e il medico, il direttore dell’unità operativa di chirurgia di Villamarina, Massimo Campana, si è assunto un’enorme responsabilità: ha rispettato la sua volontà, non gli ha trasfuso neanche una goccia di sangue e gli ha salvato la vita con un intervento di altissimo livello.

Ora l’uomo, un operaio della Lucchini di 45 anni, è ricoverato a Villamarina. E’ in prognosi riservata, le sue condizione vengono definite stabili, con l’ovvia prudenza legata alla gravità delle ferite e alla delicatezza dell’intervento subìto.

L’incidente è accaduto giovedì sera alla curva di San rocco che porta alla caserma dei vigili del fuoco: l’operaio, per cause ancora da chiarire, si è scontrato frontalmente con un autobus.

Un incidente tremendo: quando l’uomo è stato soccorso dal medico e dai volontari della Misericordia, le sue condizioni sono parse disperate. Oltre alla gravità dei traumi riportati al volto e al torace, perdeva sangue, molto sangue.

Al pronto soccorso poi la situazione si è rivelata per quel che era: l’operaio nell’incidente aveva subìto una vasta lacerazione alla vena cava e al fegato, questa la ragione dell’abbondante perdita di sangue.

Mentre ci si preparava a portare il paziente in sala operatoria, l’uomo è riuscito a mormorare che per la sua religione non voleva trasfusioni. Non era certo la prima volta che i sanitari si trovavano di fronte a una situazione simile: in questi casi, quelli cioè in cui il paziente è in pericolo di vita, si chiede l’autorizzazione alla Procura a procedere con la trasfusione e l’ok in tempo reale è scontato.

Il dottor Campana a quel punto ha deciso. Avrebbe effettuato lui stesso l’operazione rispettando la volontà del paziente, cioè senza iniettargli sangue. Ai parenti però ha spiegato anche che se si fosse accorto che la situazione degenerava avrebbe chiesto il placet alla Procura e immediatamente avrebbe iniziato con le trasfusioni.

Quindi è iniziato l’intervento, guidato dal dottor Campana e dalla sua equipe, un intervento particolarmente complesso a prescindere, vista la vastità delle lacerazioni.

Per evitare la trasfusione il medico ha usato “plasma expander”, una soluzione acquosa di sostanze biologicamente inerti e ad elevato peso molecolare, usato come sostituto del sangue, capace di ristabilire provvisoriamente il volume di liquido circolatorio, tenendo alta la pressione in modo da impedire il collasso.

Così il dottor Campana è riuscito dopo una lunga operazione a ricucire le lacerazioni bloccando l’emorragia e allo stesso tempo a evitare la trasfusione. Un riuscito intervento di alta chirurgia, effettuato rispettando la volontà e il credo religioso di un paziente, meritandosi il commosso ringraziamento dei parenti e l’ammirazione dei colleghi.


iltirreno.gelocal.it/piombino/cronaca/2012/07/07/news/non-voglio-trasfusioni-salvato-1.5375330?re...


(grassetto mio)
EverLastingLife
00domenica 17 luglio 2016 11:27

caso #17

Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2016

Fonte: Sassari News


abstract: complesso intervento eseguito su paziente testimone in videolaparoscopia tridimensionale (una tecnologia ultra-moderna) alla Clinica Urologica di Sassari. Questa procedura riduce sia il rischio di perdite ematiche che la durata dell'ospedalizzazione del paziente.



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Aou Sassari: intervento a Testimone di Geova

Le convinzioni religiose dei fedeli impediscono loro di accettare le trasfusioni di sangue. Durante l’intervento è stato utilizzato un innovativo sistema di autotrasfusione perioperatoria


SASSARI – Il Prof. Massimo Madonia, responsabile della Clinica Urologica della AOU di Sassari, ha recentemente eseguito un impegnativo intervento chirurgico, effettuato con tecnologia laparoscopica tridimensionale, su un paziente Testimone di Geova. Il trattamento dei pazienti Testimoni di Geova richiede spesso attenzioni particolari da parte del personale medico. Le convinzioni religiose dei fedeli impediscono loro di accettare le trasfusioni di sangue (o dei suoi derivati) proveniente da donatori, nonché le autotrasfusioni di sangue predepositato. I Testimoni di Geova possono acconsentire però al recupero del sangue nel corso dell’intervento chirurgico purché vengano rispettati adeguati accorgimenti tecnici.

Qualora si renda necessario un intervento chirurgico maggiore, così come accaduto per il paziente operato dal Prof. Madonia, il chirurgo dovrà assicurare al paziente tutte le strategie possibili per garantire il massimo delle cure e nel contempo rispettare il credo del paziente. Nella Clinica Urologica di Sassari anche interventi impegnativi su gravi patologie invasive possono essere condotti con approccio videolaparoscopico 3D (tridimensionale), ulteriore evoluzione tecnologica della videolaparoscopia, che aumenta la performance della metodica tradizionale portando, oltre che a risultati estetici mininvasivi, ad una riduzione del tasso di complicanze, soprattutto emorragiche, ed una riduzione dell’ospedalizzazione.

Durante l’intervento è stato utilizzato, con l’autorizzazione del paziente e grazie alla piena collaborazione dell’equipe del servizio di Anestesia e Rianimazione, un innovativo sistema di autotrasfusione perioperatoria, con apposito filtro, che consente di raccogliere, lavare e reinfondere il sangue perso. Ciò ha permesso di evitare le trasfusioni di sangue e di offrire il migliore standard di cure possibili, nel rispetto del paziente e della sua fede.


notizie.sassarinews.it/n?id=102354




(grassetto mio)
EverLastingLife
00martedì 19 luglio 2016 23:42

caso #18

Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2015

Fonte: La Stampa


abstract: complicato intervento di rimozione di un tumore al pancreas eseguito senza sangue. Secondo il prof. Roviello che l'ha effettuato, "la chirurgia senza sangue rappresenta una frontiera avanzata della chirurgia generale"
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A Siena intervento di 5 ore senza trasfusioni

Operare senza l’ausilio di emoderivati oggi è possibile. Importante caso al Policlinico toscano


Eccezionale intervento realizzato al policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena. Un operazione più unica che rara: i chirurghi dell’ospedale toscano sono riusciti nell’impresa di effettuare un’operazione -per la rimozione di un tumore a livello del pancreas- senza l’ausilio di trasfusioni sanguigne poiché il paziente, per motivi di carattere religioso, si opponeva a tale pratica.

Come spiega il professor Franco Roviello, direttore dell’unità operativa complessa di Chirurgia Oncologica, «Il paziente circa due anni fa, era stato operato in un altro ospedale italiano di una neoplasia del colon. Nell’effettuare gli esami di controllo è stata individuata una ripresa della malattia locale che interessava la testa del pancreas. Vista la complessità dell’intervento, che poteva richiedere anche la necessità di emotrasfusioni, le altre strutture sanitarie a cui il paziente si è rivolto non hanno portato avanti il caso che è stato invece brillantemente risolto dalla nostra èquipe, in collaborazione con l’Anestesia e tutto il personale della piastra operatoria».

LA TECNICA MESSA IN PRATICA ANCHE PER RAGIONI NON RELIGIOSE
Gli autori del complesso intervento, durato più di 5 ore, hanno effettuato l’asportazione della testa del pancreas con successo. Il paziente, dopo un ricovero di circa due settimane di degenza, è potuto tornare a casa tranquillamente senza necessitare nel tempo dell’utilizzo di possibili emoderivati. Una storia di successo che non deve però far pensare che la complessa tecnica messa in atto sia stata effettuata solo ed esclusivamente per ragioni religiose. Anche se in questo caso è avvenuto per questa ragione, i chirurghi di tutto il mondo stanno cercando di affinare le tecniche operatorie per cercare di effettuare meno trasfusioni possibili. Questo sia per ragioni di disponibilità di sangue sia per ridurre le possibilità di infezione e diminuire i tempi di recupero.

«La chirurgia senza sangue rappresenta una frontiera avanzata della chirurgia generale ed il suo utilizzo, oltre che per necessità religiose, emerge sempre di più nella routine quotidiana. La necessità di avere un gruppo di persone ben addestrate a questo approccio è estremamente importante e delicato. L’asportazione del pancreas è una procedura molto particolare che prevede una preparazione e dissezione anatomica molto delicata, in una zona dell’organismo ricca di vasi e di strutture particolari facilmente sanguinanti» conclude Roviello.

www.lastampa.it/2015/11/17/scienza/benessere/a-siena-intervento-di-ore-senza-trasfusioni-uh0SKCXREqD2E0vEvIwm2M/pag...




(grassetto mio)
EverLastingLife
00sabato 15 ottobre 2016 10:55

caso #19

Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2015

Fonte: Il Giornale di Lecco


abstract: Un innovativo 'approccio laparoscopico e toracoscopico' ha permesso la rimozione di una massa tumorale all'esofago ad un paziente testimone di Geova. "Una prova tecnica e professionale di altissimo livello superata egregiamente".
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Colichese salvato con un intervento d`avanguardia

L'uomo ha rifiutato le trasfusioni per motivi religiosi. I medici hanno trovato una soluzione.


Colico (Lecco) - Un'operazione all'avanguardia ha permesso non solo di salvare la vita al paziente ma anche di rispettare le sue convinzioni religiose.

E' successo all'ospedale "Fatebenefratelli" lo scorso 25 novembre quando un paziente di Colico ha subito un intervento che conta pochissimi casi simili al mondo. Il paziente era affetto da un tumore all'esofago toracico e proprio per la localizzazione della massa l'operazione ha rappresentato una prova tecnica e professionale di altissimo livello superata egregiamente dall'equipe di chirurgia guidata da Marco Antonio Zappa, direttore del Dipartimento di Chirurgia, e coordinata nelle varie fasi dal chirurgo Andrea Porte, e dall'equipe di anestesia e rianimazione guidata da Luca Guatteri. La particolarità dell'intervento e state la tecnica utilizzata: un approccio laparoscopico per la parte addominale e toracoscopico per quella toracica, praticamente cinque piccoli fori del diametro massimo di un centimetro in addome e tre sul torace, ottenendo lo stesso risultato che si avrebbe con tagli profondi e senza la "rottura" delle coste toraciche come in caso di intervento tradizionale.

Ulteriore difficolta per i medici e stato il credo del paziente, che è Testimone di Geova, professione religiosa che esclude la possibilità di una trasfusione di sangue. "I Testimoni di Geova rifiutano le trasfusioni di sangue intero, di plasma, globuli rossi, globuli bianchi e piastrine, ma sono disposti attraverso un colloquio con il medico curante e l'espressione di un consenso informato a esprimere la propria volontà - ha spiegato Claudio Serratore, portavoce dei Testimoni di Geova per la provincia di Como - L'intera equipe ha effettuato l'intervento in cinque ore, con un'attenzione particolare legata, oltre alla difficoltà tecnica stessa, al rispetto delle volontà del paziente che è stato dimesso e restituito alla famiglia in ottime condizioni, privo di sintomatologia dolorosa alcuna e nel rispetto piano delle proprie convinzioni religiose. La comunità dei Testimoni di Geova ha ponderato molto attentamente dove poter eseguire questo intervento, sentito molti professionisti e molti ospedali, ma si vuole sottolineare come fosse opinione comune degli ospedali milanesi e nazionali contattati, indicare il nome del professor Zappa come uno dei riferimenti italiani in questo campo. Prima di scegliere è stata posta ulteriore valutazione da parte della comunità al curriculum e alle domande dello stesso e mai scelta si sarebbe potuta rivelare più felice. Tutto questo dimostra la grande professionalità, attenzione al malato, rispetto delle convinzioni dei pazienti che i medici e il personale tutto dell'ospedale Fatebenefratelli mette in campo ogni giorno".


Fonte: Il Giornale di Lecco, articolo del 9/2/2015.

(grassetto mio)


I dottori Zappa e Guatteri.



tdgnews.altervista.org/portal/lecco-colichese-salvato-con-un-intervento-davan...




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00martedì 18 ottobre 2016 12:39

caso #20

Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2013

Fonte: Il Centro


abstract: testimone di Geova che aveva perso molto sangue in seguito ad uno scontro automobilistico frontale si è visto rifiutare l'intervento chirurgico d'urgenza in vari ospedali perché aveva posto la condizione che fosse eseguito senza sangue. Ricoverato infine in una clinica privata, è stato operato avvalendosi della macchina per il recupero intraoperatorio: intervento perfettamente riuscito.


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Chieti, testimone di Geova rifiutato dagli ospedali è stato salvato alla clinica privata

La storia a lieto fine di un uomo di 41 anni di Roccamorice


CHIETI. Salvato in extremis dopo un grave incidente stradale grazie a una tecnica non invasiva che ha permesso al paziente di evitare una trasfusione di sangue.

Una storia a lieto fine quella di G.P., 41 anni, di Roccamorice che 20 giorni fa aveva riportato gravi traumi e lesioni interne causate da uno scontro frontale tra auto sulla strada provinciale di Penne.

In un primo momento l’uomo era stato ricoverato d’urgenza all’ospedale di Pescara per essere sottoposto a un intervento chirurgico complesso. L’uomo, però, che è un testimone di Geova, ha posto il suo veto in quanto gli era stata annunciata la necessità di sottoporsi a una trasfusione del sangue. Pratica non consentita da chi professa questo credo. Da lì è iniziato il calvario di G.P. in quanto nessun’altra struttura ospedaliera interpellata dall’ospedale pescarese ha accettato il ricovero dell’uomo con la prospettiva di affrontare l’intervento chirurgico senza l’utilizzo della trasfusione.

Quando ormai ogni speranza era persa, all’appello ha risposto la clinica privata Spatocco.

Una corsa contro il tempo e infine il paziente è finito sul tavolo operatorio nelle mani dell’equipe del professor Alberto Di Felice, primario del reparto di ortopedia.

In ottemperanza a quanto è stato chiesto dal paziente al posto di una trasfusione una sofisticata macchina ha consentito il recupero del sangue dello stesso paziente durante la fase operatoria.

L’intervento è andato bene,
e ora G.P. con una lettera ha voluto ringraziare l’equipe del professor Di Felice.

«Ho deciso di scrivere questa lettera perché sento la necessità di ringraziare come paziente, come uomo e come testimone di Geova, tutta l'equipe del reparto ortopedia della clinica Spatocco, che si è fatta carico di seguire il mio caso, e di operarmi, nonostante un quadro clinico estremamente delicato e nel pieno rispetto delle mie convinzioni personali e religiose, a fronte di previsioni fatte da altre strutture mediche nelle quali si prevedevano forti rischi di complicanze e la necessità di trasfusioni di sangue. Al contrario» scrive il paziente «il lavoro di gruppo dei medici e degli infermieri presenti, con tanta comprensione, gentilezza e professionalità, ha reso possibile quello che per me è la gioia più grande, essere curato, rimanendo leale alla volontà del mio Dio». La tecnica del riutilizzo del proprio sangue offre due vantaggi, risparmiare sulle riserve ed evitare possibili contagi utilizzando sacche che contengono sangue infetto.

ilcentro.gelocal.it/chieti/cronaca/2013/08/23/news/chieti-testimone-di-geova-rifiutato-dagli-ospedali-e-stato-salvato-alla-clinica-privata-1.7621492?re...

(grassetto mio)
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10domenica 23 ottobre 2016 00:08

caso #21

Paese: USA

Periodo di riferimento: 2016

Fonte: CBS News


abstract: una piccola testimone di Geova affetta da sindrome di Down ha subito un intervento in cardiochirurgia senza il ricorso alle emotrasfusioni; i medici le hanno somministrato del ferro per tenere alti i valori ematici. L'articolo dice che "sempre più medici stanno prendendo in considerazione la medicina senza sangue per tutti i tipi di procedure". 'La chirurgia senza sangue dovrebbe essere considerata per qualsiasi tipo di operazione tradizionalmente associata alle trasfusioni, tra cui le isterectomie, gli interventi chirurgici al seno, le protesi articolari, la chirurgia cerebrale spinale e la cardiochirurgia.'


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I medici esplorano i benefici della chirurgia "senza sangue"

La piccola Madison Mason è nata con la sindrome di Down ed un'affezione cardiaca che ha richiesto un intervento chirurgico a cuore aperto.

"Ero devastata. E' stato sconvolgente," ha detto la madre Tiffanie Mason a CBS News.

L'intervento richiede in genere una trasfusione di sangue, la quale era però contraria alle credenze religiose dei familiari, Testimoni di Geova.

"Vogliamo il miglior trattamento possibile per lei, purché sia senza sangue. Abbiamo dovuto cercare in altre strade", ha detto Mason.

I medici di Madison, all'Englewood Hospital di New Jersey, hanno deciso di eseguire l'operazione senza una trasfusione di sangue - una cosa mai accaduta per una persona così giovane. Le hanno invece somministrato i suoi stessi ormoni naturali e infusioni di ferro per aumentare i globuli rossi.

"Siamo stati assolutamente in grado di tenere elevati i livelli ematici in modo che fossero abbastanza intensi da sostenere qualche perdita di sangue durante la procedura senza bisogno di una trasfusione", ha affermato Elizabeth Carlin, Direttore di Pediatria presso Englewood Hospital.

Anche se la chirurgia senza sangue è stato originariamente sviluppata per accogliere i pazienti con esigenze di natura religiosa - come Madison - la comunità medica sta ora considerando se la procedura risulterebbe di beneficio per altri pazienti.

Le trasfusioni di sangue si portano dietro dei rischi, tra cui la possibilità di reazioni allergiche e di infezioni per via ematica, tanto che sempre più medici stanno prendendo in considerazione la medicina senza sangue per tutti i tipi di procedure.

"Ci sono molte cose che possiamo fare per migliorare la salute dei pazienti, e ancora per ridurre le perdite di sangue e per rendere più sicuro l'intervento chirurgico. E questi pazienti sono migliorati per davvero", ha detto il Dr. Sherri Ozawa, direttore della clinica dell'Istituto per il monitoraggio ematico del paziente e per la Chirurgia senza Sangue e la Medicina all'Englewood Hospital.

Anche varie ricerche risultano a sostegno della chirurgia senza sangue. Uno studio del 2012 pubblicato negli Archives of Internal Medicine ha scoperto che i testimoni di Geova che rifiutano le trasfusioni di sangue dopo interventi di cardiochirurgia non presentano un rischio superiore rispetto alle persone che hanno ricevuto trasfusioni.

La ricerca ha anche scoperto che i testimoni che hanno subito interventi chirurgici senza sangue hanno trascorso meno tempo nel reparto di terapia intensiva e meno tempo in ospedale rispetto ai pazienti che hanno avuto trasfusioni. Hanno anche avuto una percentuale di sopravvivenza maggiore, del 95 percento, rispetto all'89 per cento dell'altro gruppo.

Secondo l'Università della Pennsylvania del Centro di Medicina e Chirurgia senza sangue, i programmi di monitoraggio ematico aiutano gli ospedali anche a ridurre il ricorso a inutili prelievi di sangue e i costi connessi con l'acquisizione e la conservazione del sangue.

Gli esperti dicono che la chirurgia senza sangue praticata all'Englewood Hospital dovrebbe essere considerata per qualsiasi tipo di operazione tradizionalmente associata alle trasfusioni, tra cui le isterectomie, gli interventi chirurgici al seno, le protesi articolari, la chirurgia cerebrale spinale e la cardiochirurgia.

Quanto a Madison, ha effettuato un completo recupero ed è tornata a casa in quattro giorni.

"E' uscita dalla sala operatoria e quanto mi ha visto il suo viso si è illuminato e ha cercato di alzarsi", ha detto la sua mamma.

La famiglia è convinta che, dato che essi sono rimasti fedeli alle loro convinzioni, Madison ha ricevuto la migliore assistenza e ha ottenuto il miglior risultato possibile.

www.cbsnews.com/news/doctors-explore-potential-benefits-of-bloodless-...

(traduzione e grassetto miei)
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10mercoledì 2 novembre 2016 14:35

caso #22

Paese: USA

Periodo di riferimento: 2014

Fonte: John Hopkins Medicine


abstract: al John Hopkins, centro all'avanguardia del Maryland, specializzato in medicina e chirurgia senza sangue, è stata rimossa una grossa massa tumorale epatica grazie all'uso di una tecnica innovativa di elettrocauterizzazione. L'intervento, che con le procedure tradizionali comporta una elevata perdita di sangue, è riuscito perfettamente e con una perdita di sangue davvero minima: due settimane più tardi la paziente deambulava e mangiava di buon appetito. L'articolo che segue è stato redatto dal personale sanitario specializzato della struttura (link)


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Colangiocarcinoma intraepatico

Epatectomia sinistra con minima perdita di sangue utilizzando una nuova tecnica di elettrocauterizzazione (isolante emostatico in radiofrequenza bipolare)

Una donna di 64 anni, paziente Testimone di Geova, presentava un gonfiore addominale sia a destra che a sinistra e accusava un dolore al quadrante inferiore. Una TAC ha rivelato una massa epatica sul lato sinistra di 5x4x3 cm di grandezza. Il dottor Tim Pawlik, uno dei nostri chirurghi epatobiliari più esperti, ha pianificato senza difficoltà una epatectomia sinistra, essendo sicuro di poter rimuovere il tumore senza eccessivo sanguinamento. L'operazione ha effettivamente coinvolto un epatectomia sinistra e il rapporto di patologia ha confermato un adenocarcinoma moderatamente differenziato, più assimilabile ad un colangiocarcinoma intraepatico. La perdita di sangue stimata era di appena 50 ml. I valori tumorali sono risultati negativi. I livelli di emoglobina prima e dopo l'intervento chirurgico erano rispettivamente 13,1 e 12,5 g/dL. Due settimane più tardi, la paziente camminava e mangiava normalmente, con un normale appetito e nessuna perdita di peso.

Uno dei metodi utilizzati per ottenere la conservazione del sangue è un sistema relativamente nuovo di elettrocauterizzazione, chiamato isolante emostatico in radiofrequenza bipolare. Questo nuovo dispositivo utilizza l'irrigazione salina combinata con la cauterizzazione bipolare (opposta a quella unipolare), che sigilla i vasi sanguigni per fermare l'emorragia. La cauterizzazione monopolare tradizionale brucia i vasi sanguigni ad una temperatura molto più elevata (fino a 400 ° C), mentre questo cauterio li sigilla ad una temperatura inferiore (100 ° C) grazie alla irrigazione salina.

Il nostro gruppo presso la clinica Johns Hopkins ha dimostrato che questo tipo di cauterizzazione è associato ad una diminuzione del 50-60% sia del sanguinamento che della necessità di trasfusione. Abbiamo pubblicato questi risultati sul Journal of Surgical Research Orthopaedic il 5 luglio 2014 (9(1):50.). Anche se lo studio che abbiamo pubblicato è stato condotto su pazienti sottoposti a chirurgia ortopedica della colonna vertebrale, sulla base delle conoscenze che abbiamo acquisito da questo studio, ora usiamo questo metodo cauterizzazione su pazienti Testimoni di Geova ogni volta che è possibile per ridurre la perdita di sangue. Nel caso sopra descritto, siamo stati in grado di eseguire qualcosa che di norma comporta una elevata perdita di sangue alta con un minimo sanguinamento.


www.hopkinsmedicine.org/bloodless_medicine_surgery/case_studies/hepatobiliary_surg...

(traduzione mia)
EverLastingLife
10domenica 5 febbraio 2017 20:38

caso #23

Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2010

Fonte: La Stampa


abstract: una donna, testimone di Geova sessantenne, ha subito un complesso intervento di trapianto al polmone. Sia per l'operazione stessa che durante il decorso postoperatorio i medici avevano insistito a praticare trasfusioni di sangue, da loro ritenute necessarie. La paziente e i suoi familiari, irremovibili, hanno chiesto e ottenuto che fossero applicate tecniche alternative, cosa che è avvenuta con pieno successo.


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Trapianto senza trasfusione

Primo intervento per rispettare un testimone di Geova

Eseguito alle Molinette, per la prima volta in Italia, un trapianto di polmone senza ricorrere a trasfusioni di sangue. Maria Liperoti, pensionata di 60 anni, di Venaria, era stata chiara fin da subito con i medici: «Sono Testimone di Geova, non posso accettare le trasfusioni. La mia coscienza non lo permette. Accettare il sangue altrui equivale a rinnegare uno dei nostri comandamenti: nel sangue c’è l’anima della persona».

Così l’équipe del professor Mauro Rinaldi, direttore della Cardiochirurgia, ha preso atto della ferma volontà della donna, e con un intervento durato circa tre ore, impiegando delle tecniche particolari, ha trapiantato il polmone destro prelevato da una ragazza di 29 anni morta all’ospedale di Novara a seguito di un aneurisma cerebrale.

«I medici hanno provato in tutti i modi a convincermi. Mi dicevano che, se fossero insorte complicazioni, avrei potuto morire - racconta la donna - ma sono stata irremovibile: nessuna trasfusione, piuttosto morirò». Maria Liperoti non ha ceduto nemmeno quando, due settimane dopo l’operazione - eseguita a metà dicembre - i valori del sangue sono improvvisamente impazziti. «I medici ci hanno detto che rischiava di morire», ricordano il marito Lucio Pietrocola e Rossella, l’ultima di tre figli. «Ho chiesto al professore una cura alternativa - interviene la Liperoti, testimone di Geova dal 1985, dopo un passato da “cattolica tiepida” -: dopo tre o quattro giorni i valori sono tornati a posto».

La paziente era affetta da fibrosi polmonare dal 2006. Dallo scorso anno soffriva di insufficienza respiratoria. «Non ce la facevo più a vivere attaccata all’ossigeno - ammette -, non era un’esistenza, mi stancavo subito». La donna è stata messa in lista d’attesa l’estate scorsa. I medici temevano che non avrebbe avuto presumibilmente più di un anno di vita senza essere sottoposta al trapianto. Oggi è come se fosse rinata: tre volte la settimana va in palestra per la riabilitazione e segue le terapie in ospedale, nel reparto di Pneumologia diretto dal professor Sergio Baldi. «Adesso devo aspettare cinque o sei mesi e sperare che non si verifichi un problema di rigetto - sospira Maria Liperoti, mentre stringe la mano del marito -. I medici mi hanno assicurato che dovrei tornare in forma in un anno. Per fortuna posso mangiare di tutto, anche se con moderazione».

Nel grande alloggio al settimo piano della palazzina di via Leonardo Da Vinci a Venaria, c’è aria di trasloco. La famiglia Pietrocola ha deciso di trasferirsi in un appartamento più piccolo, a qualche isolato di distanza. «Così faticherò di meno con le pulizie», ironizza la donna, già sottoposta quattordici anni fa a un difficile intervento chirurgico per rimuovere un tumore al seno. Poi si fa seria: «A parte i medici, che sono stati straordinari, voglio ringraziare la famiglia del donatore per il suo grande gesto d’amore. Non so chi sia e non lo saprò mai. Ma so che io, oggi, tornerò a stare meglio grazie a quella ragazza che non c’è più».

www.lastampa.it/2010/01/18/cronaca/trapianto-senza-trasfusione-il-sangue-meglio-morire-H9b78ZKaGW0VCNtpaVOm2O/pag...

(grassetto mio)

foto di Maria Liperoti.


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10giovedì 9 novembre 2017 11:25

caso #24

Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2017

Fonte: Il Messaggero


abstract: il giudice è intervenuto non per imporre una trasfusione di sangue, ma al contrario per garantire il rispetto della volontà di una paziente, che era di impedirla. La donna, una testimone di Geova malata del morbo di Alzheimer, aveva in precedenza espresso la propria risoluzione al riguardo in un testamento etico. L'intervento (di chirurgia ortopedica) è riuscito perfettamente.


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Latina, intervento in ospedale senza trasfusione. Il paziente è una testimone di Geova


Lei, testimone di Geova, non avrebbe mai accettato una trasfusione. L’aveva anche lasciato scritto in una sorta di “testamento biologico” non ancora disciplinato dalla legislazione. Nel frattempo, colpita dall’Alzheimer e incapace di intendere e volere per esprimere il dissenso all’uso di plasma, doveva subire un intervento al femore. Uno dei più a rischio, data anche l'età della signora.

Per rispettare la sua volontà il giudice tutelare del tribunale di Latina ha nominato un amministratore di sostegno e ordinato un intervento senza sangue. È il caso - il primo a Latina, tra i pochi in Italia - di una donna di 72 anni per la quale è stato accolto il ricorso dell’avvocato Renato Mattarelli.

Il tutto a tempo di record, perché la paziente era tra l’altro in pericolo di vita. «Il decreto del tribunale - spiega il legale - oltre al diritto personalissimo di scegliere le cure e rifiutare altre per motivi di salute, ha valorizzato anche il diritto religioso di rifiutare le emotrasfusioni». Ma mentre il giudice ha deciso, in ospedale è stato difficile mettere insieme l’équipe perché senza sangue l’intervento era particolarmente rischioso. «Lo abbiamo fatto rispettando l’anatomia - spiega l’ortopedico Maurizio Piazza - ed evitando il sanguinamento. Ma si deve valutare sempre caso per caso». Ieri la donna ha lasciato il "Santa Maria Goretti". 


(grassetto mio)

www.ilmessaggero.it/latina/testimone_di_geova_incapace_di_intendere_e_volere_il_giudice_ordina_operazione_senza_sangue-2362...


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10giovedì 9 novembre 2017 11:35

caso #25

Paese: USA

Periodo di riferimento: 2017

Fonte: Daily News


abstract: Un trapianto di cuore eseguito senza sangue in un centro specializzato. Il paziente, un padre di famiglia testimone di Geova, era affetto da una grave patologia cardiaca ed è stato rimesso perfettamente in sesto dall'equipe medica.'


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L'ospedale di Montefiore ha rimesso questo padre di famiglia del Jersey in condizioni di giocare con un trapianto di cuore senza sangue


Joseph Downs, un papà del New Jersey, sta contando i giorni prima che possa giocare a calcio con suo figlio.

Ha già aspettato quattro anni. Ma un trapianto di cuore salvavita e senza sangue effettuato in aprile al Montefiore Medical Center nel Bronx ha rimesso in gioco il 34enne costaricano. "Prima del trapianto, non potevo effettuare nessuno sforzo fisico", ha detto all Daily News. "Oggi sono in grado di camminare per un'ora e non sono costretto a fermarmi perché non più in grado di respirare. Mi sento me stesso"

La salute di Downs ha cominciato a indebolirsi nel 2013. Un piccolo sforzo lo lasciò senza fiato; mentre lavorava come meccanico, era perennemente letargico. I medici hanno scoperto che aveva una malattia cardiaca congenita che impediva al cuore di riempirsi di sangue e di pomparlo correttamente. I farmaci l'hanno aiutato per due anni, ma il suo cuore stava cedendo. Aveva bisogno di un nuovo cuore, ma ciò era complicato dal fatto che il trapianto doveva essere fatto senza ricorrere a trasfusioni di sangue. I Downs e la sua famiglia sono testimoni di Geova, una denominazione religiosa che vieta la condivisione di sangue.

Downs ha ammesso di essere stato preoccupato per il suo futuro - e di sua moglie Kimberly, del figlio di 6 anni Anthony, e della figlia di 10 mesi Amy. "Tre ospedali mi hanno abbattuto," disse. Ma il quarto gli ha portato fortuna. Dopo aver incontrato il cardiologo, Dr. Ulrich Jorde, capo sezione dei trapianti cardiaci all'ospedale Montefiore, Downs è stato inserito nell'elenco dei trapianti di cuore nel dicembre del 2016. Nel gennaio 2017 vi è stato ammesso a tempo pieno.

Il 7 aprile il chirurgo William Jakobleff e la sua squadra hanno eseguito il trapianto. Downs è divenuto il ​​300° paziente ad aver subito un trapianto di cuore nell'ospedale, ed il secondo ad averlo subito "senza sangue". Non ci sono state trasfusioni e non è stato nemmeno conservato il sangue del paziente prima dell'intervento.

"Non poter usare il sangue è un pensiero fisso nella tua mente" durante l'intervento chirurgico, ha dichiarato Jakobleff.
"Tutto deve essere perfetto", ha aggiunto. "Ma se lo fai ogni giorno, che è quel che accade, riesci ad affrontare il problema senza angoscia". Downs dovrà prendere farmaci anti-rigetto e ricevere controlli regolari per il resto della sua vita, ma lui dice che è meno ansioso - e grazie alla sua famiglia ha una buona assicurazione sanitaria.

L'ospedale Montefiore ha ora al suo attivo più di 315 trapianti e riporta i tassi più alti della città in fatto di sopravvivenza del trapianto di cuore su adulti a distanza un anno e di tre dall'intervento. "Mi sento benissimo e sono riconoscente", ha detto Downs, che si aspetta di tornare al lavoro e al campo da calcio in un paio di mesi. "Sarò pronto."


(traduzione e grassetto miei)


www.nydailynews.com/life-style/health/bloodless-heart-transplant-montefiore-dad-back-game-article-1...


Joseph Downs con la sua famiglia e con i chirurgi U.Jorde e W.Jakobleff.








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10venerdì 2 marzo 2018 11:27

caso #26

Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2018

Fonte: Repubblica


abstract: Testimone di Geova napoletano è stato trasferito d'urgenza a Torino e sottoposto ad una complessa operazione chirurgica eseguita interamente senza ricorso a trasfusioni. La Repubblica fa notare che l'avanzatissima tecnica risulterà utile "non solo per i testimoni di Geova".


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Torino, testimone di Geova con dissezione aortica operato e salvato senza trasfusioni di sangue

Intervento con la tecnica "bloodless", il malato trasferito in aereo da Napoli

Un uomo di 62 anni originario di Napoli, colpito da dissezione aortica, è stato salvato al Maria Pia Hospital di Torino, grazie a una innovativa tecnica chirurgica che non prevede trasfusioni di sangue. L'uomo è testimone di Geova e, come prescrive il suo credo, ha rifiutato l'intervento con la tecnica tradizionale, che prevede numerose trasfusioni. Per il trasferimento da Napoli, primo caso in Italia per una dissezione aortica, è stato utilizzato un volo ambulanza.

Struttura di alta specialità del gruppo Gvm care & research, il Maria Pia Hospital è specializzato nella chirurgia bloodless. L'intervento è durato cinque ore ed è perfettamente riuscito. Il paziente sta bene e presto potrà tornare alla sua normale quotidianità. La tecnica impiegata, utile non solo per i testimoni di Geova, punta a ridurre al minimo le perdite di sangue e al suo recupero nelle singole fasi dell'intervento.

(grassetto mio)


torino.repubblica.it/cronaca/2018/01/23/news/torino_testimone_di_geova_colpit_da_dissezione_aortica_salavato_con_un_operazione_senza_trasfusioni_di_sangue-187112470/?re...






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00lunedì 5 marzo 2018 14:27

caso #27

Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2017

Fonte: Global News


abstract: Difficile intervento di trapianto doppio di polmone al Toronto General Hospital, eseguito dall'equipe chirurgica senza alcuna perdita di sangue. Il paziente è praticamente rinato dopo l'intervento, e ha ripreso a condurre un'esistenza normale assieme alla sua compagna.


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'Mi sento benissimo': Un uomo della Columbia Britannica riceve un trapianto di doppio polmone senza sangue a Toronto


Kory Bradshaw, quarantenne, è un Testimone di Geova che aveva bisogno di un doppio trapianto di polmone. A motivo della sua religione non gli era permessa una trasfusione di sangue. Nonostante il rischio di morte, l'intervento chirurgico è stato eseguito con successo al Toronto General Hospital. Servizio di Tom Hayes.

Kory Bradshaw riferisce che si trovava in un reparto di terapia intensiva con solo pochi mesi da vivere quando ha ricevuto una telefonata dai medici per un doppio trapianto di polmone atteso da lungo tempo. Bradshaw, che ha la fibrosi cistica, dopo due falsi allarmi non ha più avuto notizie per mesi, finché lo scorso maggio è stato inserito nella lista d'attesa per un trapianto.
"La terza volta è affascinante", ha detto lunedì Bradshaw a Global News.

Lui e sua moglie, Renee Bradshaw, sono venuti a Toronto dalla loro casa a Kelowna, in California, lo scorso gennaio, con la speranza di ricevere un trapianto più veloce grazie ai migliori tempi di attesa in città. Il tempo medio di attesa nella Columbia Britannica è infatti di circa due anni, ma a Toronto è di sei mesi. Dopo aver ricevuto il trapianto oltre quattro mesi fa, Kory ha detto di sentirsi "benissimo" ora. "Possiamo avere una nuova vita insieme, facendo un sacco di cose che le persone potrebbero dare per scontate come camminare e tenersi per mano", ha detto, aggiungendo che deve ancora abituarsi a ridere nel modo giusto.

[...]

Kory ha subito il trapianto al Toronto General Hospital, che opera circa 150 trapianti di polmoni ogni anno. Ma la situazione di Kory era unica. Dal momento che lui e Renee sono testimoni di Geova e, a causa delle loro convinzioni, una trasfusione di sangue non era possibile. La coppia ha detto di aver cercato per anni, ma nessun chirurgo sarebbe stato disposto ad effettuare un trapianto senza sangue fino a quando non hanno trovato il dott. Shaf Keshavjee, che ha accettato di eseguire la procedura.

"Se durante l'intervento si fosse verificata una improvvisa perdita di sangue, sarebbe morto", ha detto Keshavjee a Global News. Keshavjee ha definito l'operazione un'avanguardia medica, e ha detto che essa è stata eseguita quasi senza nessuna perdita di sangue. "Come per Kory, così possiamo eseguire più trapianti per tutti senza trasfusioni. Abbiamo lavorato duramente per questo risultato e abbiamo reso l'intero processo migliore per tutti ", ha affermato.

Kory disse che sapeva che l'operazione era un rischio, ma un rischio che era disposto ad assumersi. "Il Toronto General è stato straordinario dall'inizio alla fine, dalle cure dei chirurghi, delle infermiere, di tutti - l'intero team. Hanno un programma fantastico"

[...]

Prima dell'intervento, non poteva muoversi senza una bombola di ossigeno. Ma oggi la coppia può camminare, fare shopping, uscire e fare cose che altre coppie non penserebbero due volte a fare. Kory e Renee amano persino andare in palestra insieme.

(Traduzione e grassetto miei)

globalnews.ca/news/3923183/toronto-general-hospital-bloodless-double-lung-tra...


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00sabato 23 maggio 2020 11:27

caso #28

Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2019

Fonte: Il Resto del Carlino


abstract: Paolo Cimato, stimato cardiochirurgo, ha eseguito un complesso intervento all'aorta di un testimone di Geova senza l'uso di sangue all'ospedale Hesperia. 'Dopo tre giorni', dice il dottor Cimato, 'il paziente aveva valori di emoglobina più che accettabili'


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Modena, è Testimone di Geova: operato all’aorta senza trasfusioni di sangue

L’intervento eseguito all’Hesperia





Modena, 28 novembre 2019 – Un paziente di 47 anni sottoposto ad un intervento all’aorta senza trasfusioni di sangue, poiché Testimone di Geova. È successo all’Hesperia, ospedale privato accreditato con il servizio sanitario nazionale.

Come riferisce la ‘Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova’, «il paziente chiedeva di essere curato senza trasfusioni di sangue e, vista la complessità dell’intervento, aveva avuto difficoltà a trovare un centro disposto a rispettare la sua volontà” . L’intervento, confermato dall’Hesperia, è stato eseguito dal professor Paolo Cimato, uno dei cinquemila medici italiani disposti ad intervenire utilizzando tecniche alternative alle emotrasfusioni. Dopo la sostituzione dell’aorta toracica e la plastica valvolare sono seguiti accurati trattamenti chirurgici per concludere l’intervento e chiudere il torace del paziente. “Dopo tre giorni il paziente si trovava in reparto - prosegue Cimato – con valori di emoglobina più che accettabili e così è cominciato il ritorno alla normalità”.

www.ilrestodelcarlino.it/modena/cronaca/testimoni-geova-operazioni-trasfusioni-1...


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00domenica 24 maggio 2020 22:25

caso #29

Paese: Italia

Periodo di riferimento: 2019

Fonte: Savona News


abstract: 'Lunghissima collaborazione con i Testimoni di Geova, e reciproca fiducia e solidarietà': così il dottor Valter Valsania ha descritto i propri rapporti con questa confessione di fede, della quale ha più volte operato i membri nel rispetto delle loro convinzioni. In questo caso ad una donna è stato rimosso un enorme tumore cerebrale, "completamente asportato senza provocare disturbi neurologici" e ovviamente senza alcun ricorso al sangue.


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Operata al cervello senza trasfusioni. Professionalità e rispetto della Religione dei pazienti al Santa Corona di Pietra Ligure


La paziente non voleva ricevere trasfusioni essendo Testimone di Geova. I medici hanno valutato le condizioni di salute ed hanno sottoposto la donna all'intervento di asportazione di un grosso meningioma al cervello. L'operazione è perfettamente riuscita.


Professionalità e rispetto: il binomio per cui si sono distinti il dott. Valter Valsania, direttore della Struttura Complessa di Neurochirugia, la sua équipe e altri reparti del Santa Corona di Pietra Ligure. A cavallo degli scorsi mesi di ottobre e novembre hanno operato con successo una paziente affetta da un grosso meningioma cerebrale rispettando la sua volontà di non ricevere emotrasfusioni.

La signora T.A. si era recata presso il nosocomio ligure il 23 ottobre a motivo di una lieve amnesia e la presenza di vertigini per le quali era caduta e si era fratturata il polso e il gomito destro. Gli accertamenti al centro neurologico avevano rilevato un esteso meningioma, più grande di un cubo di Rubik (60x65x63 mm), la cui asportazione causa in genere un profuso sanguinamento. Il fatto che la paziente rifiutasse la terapia emotrasfusionale per motivi religiosi (è testimone di Geova) non ha però costituito un problema per il dott. Valsania. Come si apprende dalla relazione del medico stesso, quest’ultimo, dopo essersi consultato con la signora T. e la sua famiglia, “decideva di procedere al trattamento, in virtù anche di una lunghissima collaborazione con i Testimoni di Geova, ed una reciproca fiducia e solidarietà”.

Così nei giorni prima dell’intervento è stato somministrato alla paziente un preparato antianemico per alzare i livelli di ferro; infine, il 5 novembre è stato eseguito il delicato intervento chirurgico (operatori: dott. Valter Valsania, dott.ssa Bernarda Cagetti e dott. Pietro Fiaschi).

L’esito? Un successo: il meningioma è stato completamente asportato senza provocare disturbi neurologici.

Fondamentale per la riuscita dell’intervento è stata la collaborazione prima, durante e dopo l’intervento chirurgico del dott. Andrea Mazza (del servizio di Anestesia e Rianimazione diretto dal dott. Giorgio Barabino) e del dott. Alberto Garrone (del servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale diretto dal dott. Andrea Tomasini). La paziente è stata dimessa il 14 novembre in ottime condizioni di salute e con un esame neurologico normalizzatosi.

“Un ottimo risultato”, ha commentato il dott. Valsania, “che si è reso possibile grazie all’incondizionata collaborazione di tutto il personale medico e paramedico”. Sono ormai diversi anni che al Santa Corona si effettuano con successo interventi chirurgici senza sangue. Rispettare la volontà del paziente in campo terapeutico non è solo un atto di civiltà: è un principio costituzionale (art. 32) confermato anche dalla recente legge sul “biotestamento” (219/2017).

(grassetto mio)





www.savonanews.it/2019/01/10/leggi-notizia/argomenti/sanita/articolo/operata-al-cervello-senza-trasfusioni-un-successo-senza-sangue-al-santa-corona-di-pietra-lig...


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