Eusebio di Cesarea: Chi era?

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La Primula Rossa
00giovedì 1 novembre 2007 10:51

Eusebio: il "padre della storia ecclesiastica"?

NEL 325 l’imperatore romano Costantino convocò tutti i vescovi a Nicea. Il suo obiettivo era definire una questione molto dibattuta: la relazione fra Dio e il Figlio. Tra i presenti c’era Eusebio di Cesarea, considerato l’uomo più dotto del suo tempo. Eusebio aveva studiato scrupolosamente le Scritture ed era stato un difensore del monoteismo cristiano.

Secondo un’enciclopedia, "Costantino stesso presiedette" il Concilio di Nicea, "guidando attivamente le discussioni, e propose personalmente . . . la formula cruciale che esprimeva la relazione fra Cristo e Dio nel simbolo formulato dal concilio, ‘consustanziale col padre’ . . . Intimoriti dall’imperatore, i vescovi, con due sole eccezioni, firmarono il simbolo, molti fondamentalmente contro la loro volontà". (Encyclopædia Britannica) Eusebio fu una delle eccezioni? Cosa possiamo imparare dalla posizione che assunse? Cerchiamo di sapere qualcosa di lui, della sua preparazione e delle sue opere.

Scritti degni di nota

Eusebio probabilmente nacque in Palestina verso il 260. In giovane età si unì a Panfilo, presbitero della chiesa di Cesarea. Entrato a far parte della scuola teologica di Panfilo, Eusebio divenne un allievo diligente che faceva ampio uso della splendida biblioteca di Panfilo. Si dedicò con impegno ai suoi studi, specie a quelli sulla Bibbia. Divenne anche un devoto amico di Panfilo, facendosi in seguito chiamare "Eusebio di Panfilo".

Nella sua opera intitolata Storia ecclesiastica Eusebio dice quali erano gli argomenti che si proponeva di trattare: "Le successioni dei santi apostoli ed inoltre i tempi trascorsi a partire da quelli del nostro Salvatore fino a noi; tutte le grandi cose che si dice siano state compiute durante tutta la storia della Chiesa; tutti coloro che hanno diretto e guidato egregiamente le più illustri diocesi; e quelli che durante ogni generazione sono stati messaggeri della parola divina con la parola o con i loro scritti".

Eusebio è ricordato per quest’opera che è molto apprezzata. Composta da 10 libri e completata verso il 324, è considerata la più importante storia della chiesa scritta nell’antichità. Per questa opera Eusebio è stato definito il "padre della storia ecclesiastica".

Oltre alla Storia ecclesiastica Eusebio scrisse la Cronaca, opera in due parti. La prima parte era un compendio della storia universale e nel IV secolo divenne il testo standard per la cronologia mondiale. La seconda parte conteneva le date dei principali avvenimenti storici. Servendosi di colonne parallele Eusebio presentava la successione dei re di varie nazioni.

Eusebio scrisse altre due opere storiche intitolate Martiri di Palestina e Vita di Costantino. La prima riguarda gli anni 303-310 e parla dei martiri di quel periodo. Eusebio sarebbe stato testimone oculare di quegli avvenimenti. La seconda opera, pubblicata in quattro libri dopo la morte dell’imperatore Costantino nel 337, conteneva preziosi dati storici. Anziché essere storia vera e propria è in gran parte un panegirico.

Fra le opere apologetiche di Eusebio c’è anche lo scritto Contro Ierocle, un governatore romano dell’epoca. Quando Ierocle scrisse contro i cristiani, Eusebio rispose in loro difesa. Inoltre, a sostegno dell’origine divina delle Scritture, scrisse 35 libri, considerati l’impresa più importante e complicata nel suo genere. I primi 15 tentano di spiegare perché i cristiani accettavano gli scritti sacri degli ebrei. Gli altri 20 presentano le prove che i cristiani erano nel giusto andando oltre i precetti ebraici e adottando nuovi princìpi e nuove pratiche. Nell’insieme questi libri contengono una difesa completa del cristianesimo dal punto di vista di Eusebio.

Eusebio visse circa 80 anni (ca. 260-ca. 340), e può essere considerato uno degli scrittori antichi più prolifici. I suoi scritti coprono gli avvenimenti dei primi tre secoli dell’era volgare fino al tempo dell’imperatore Costantino. Nella seconda parte della sua vita unì all’opera di scrittore l’attività di vescovo di Cesarea. Benché sia più conosciuto come storico, fu anche apologeta, topografo, predicatore, critico ed esegeta.

Mosso da due motivi

Perché Eusebio si imbarcò in opere così grandi e senza precedenti? Per il fatto che era convinto di vivere in un periodo di transizione che sarebbe sfociato in una nuova era. Credeva che nelle generazioni passate si fossero verificati grandi avvenimenti e che fosse necessario scrivere una narrazione per i posteri.

Eusebio voleva raggiungere un altro obiettivo: difendere il cristianesimo. Credeva nell’origine divina del cristianesimo. Ma alcuni si opponevano a questa idea. Eusebio scrisse che voleva indicare "quali furono e quanti e in quale periodo di tempo coloro che per desiderio di novità, dopo essersi spinti il più possibile nell’errore, sono diventati interpreti e promotori di una falsa dottrina e come lupi crudeli hanno spietatamente devastato il gregge di Cristo".

Eusebio si considerava cristiano? Evidentemente sì, poiché definì Cristo "il nostro Salvatore". Disse di voler narrare "le sciagure che si sono abbattute su tutta la nazione degli Ebrei subito dopo l’insidia ordita contro il nostro Salvatore; e con quanti e quali mezzi e in quali tempi fu combattuta da parte dei Gentili la parola divina", e di voler menzionare "gli uomini grandi che secondo le circostanze sono passati per difenderla attraverso dure prove di sangue e di torture; . . . le testimonianze del nostro tempo e la misericordia e la benevolenza del nostro Salvatore verso tutti noi".

La sua vasta ricerca

Eusebio lesse personalmente o fece riferimento a un numero enorme di libri. È solo grazie ai suoi scritti che sappiamo dell’esistenza di molte importanti personalità dei primi tre secoli dell’era volgare. Solo nei suoi scritti troviamo informazioni utili che fanno luce su importanti movimenti e che provengono da fonti non più accessibili.

Nel raccogliere il materiale Eusebio fu diligente e accurato. Pare si sforzasse di distinguere fra le notizie che erano degne di fiducia e quelle che non lo erano. Tuttavia la sua opera non è esente da pecche. A volte interpreta male o non capisce gli uomini e le loro azioni. In materia di cronologia certe volte è impreciso. Gli manca anche la capacità di presentare le informazioni in modo stilisticamente valido. Nonostante le evidenti carenze, comunque, le sue numerose opere sono considerate un tesoro di valore inestimabile.

Amava la verità?

Eusebio si preoccupava della questione insoluta della relazione tra il Padre e il Figlio. Il Padre esisteva prima del Figlio, come credeva Eusebio? Oppure il Padre e il Figlio coesistevano? "Se coesistono", chiese, "come fa il Padre a essere Padre e come fa il Figlio a essere Figlio?" Sosteneva le sue credenze anche con riferimenti scritturali, citando Giovanni 14:28, che dice che ‘il Padre è maggiore di Gesù’, e Giovanni 17:3, dove Gesù viene definito colui che è stato "mandato" dal solo vero Dio. Alludendo a Colossesi 1:15 e a Giovanni 1:1 sostenne che il Logos, o la Parola, è "l’immagine dell’invisibile Iddio", il Figlio di Dio.

Sebbene la cosa possa sorprendere, alla conclusione del Concilio di Nicea Eusebio sostenne il parere opposto. Andando contro il suo pensiero scritturale riguardo a Dio e a Cristo, cioè che non erano uguali e non coesistevano, concordò con l’imperatore.

Cosa impariamo

Perché al Concilio di Nicea Eusebio cedette alle pressioni e sostenne una dottrina non scritturale? Aveva delle mire politiche? E perché assisté al concilio? Benché tutti i vescovi fossero convocati, solo una parte di essi — 300 — vi partecipò effettivamente. Eusebio si preoccupava forse della propria posizione? E perché Costantino lo stimava tanto? Al concilio Eusebio sedette alla destra dell’imperatore.

Evidentemente ignorò il requisito stabilito da Gesù, che i Suoi seguaci non dovevano ‘far parte del mondo’. (Giovanni 17:16; 18:36) ‘Adulteri, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia con Dio?’, chiese il discepolo Giacomo. (Giacomo 4:4) E com’è appropriata l’esortazione di Paolo: "Non siate inegualmente aggiogati con gli increduli". (2 Corinti 6:14) Vorremo rimanere separati dal mondo mentre ‘adoriamo [il Padre] con spirito e verità’. — Giovanni 4:24.

[Note in calce]

I, 1, 1, trad. di F. Maspero, Rusconi, Milano, 1979.

Storia ecclesiastica, I, 1, 1, cit.

Storia ecclesiastica, I, 1, 2, cit.

[Foto a pagina 31]

Il Concilio di Nicea in un affresco

[Referenza fotografica]

Scala/Art Resource, NY

[Referenza fotografica a pagina 29]

Cortesia di Special Collections Library, University of Michigan

Alex69rm
00giovedì 24 luglio 2008 22:11
vado dall'oculista, oppure dipende dal forum????

[SM=g8019]
barnabino
00giovedì 24 luglio 2008 23:45
Caro Primula,

Cerca di riassumere i tuoi post, sono troppo lunghi ed illeggibili. Anche il più volenteroso dei forumisti rinucerebbe all'impresa.

Shalom

Asgardiano
00venerdì 25 luglio 2008 01:27
Re:
Alex69rm, 24/07/2008 22.11:

vado dall'oculista, oppure dipende dal forum????

[SM=g8019]



I post dell'utente Primula Rossa sono illegibili a causa della sua cancellazione dal forum.
Adesso provo a rinserire l'articolo.


Asgardiano
00venerdì 25 luglio 2008 01:29
Ecco fatto:



Eusebio: il “padre della storia ecclesiastica”?

NEL 325 l’imperatore romano Costantino convocò tutti i vescovi a Nicea. Il suo obiettivo era definire una questione molto dibattuta: la relazione fra Dio e il Figlio. Tra i presenti c’era Eusebio di Cesarea, considerato l’uomo più dotto del suo tempo. Eusebio aveva studiato scrupolosamente le Scritture ed era stato un difensore del monoteismo cristiano.

Secondo un’enciclopedia, “Costantino stesso presiedette” il Concilio di Nicea, “guidando attivamente le discussioni, e propose personalmente . . . la formula cruciale che esprimeva la relazione fra Cristo e Dio nel simbolo formulato dal concilio, ‘consustanziale col padre’ . . . Intimoriti dall’imperatore, i vescovi, con due sole eccezioni, firmarono il simbolo, molti fondamentalmente contro la loro volontà”. (Encyclopædia Britannica) Eusebio fu una delle eccezioni? Cosa possiamo imparare dalla posizione che assunse? Cerchiamo di sapere qualcosa di lui, della sua preparazione e delle sue opere.

Scritti degni di nota

Eusebio probabilmente nacque in Palestina verso il 260. In giovane età si unì a Panfilo, presbitero della chiesa di Cesarea. Entrato a far parte della scuola teologica di Panfilo, Eusebio divenne un allievo diligente che faceva ampio uso della splendida biblioteca di Panfilo. Si dedicò con impegno ai suoi studi, specie a quelli sulla Bibbia. Divenne anche un devoto amico di Panfilo, facendosi in seguito chiamare “Eusebio di Panfilo”.

Nella sua opera intitolata Storia ecclesiastica Eusebio dice quali erano gli argomenti che si proponeva di trattare: “Le successioni dei santi apostoli ed inoltre i tempi trascorsi a partire da quelli del nostro Salvatore fino a noi; tutte le grandi cose che si dice siano state compiute durante tutta la storia della Chiesa; tutti coloro che hanno diretto e guidato egregiamente le più illustri diocesi; e quelli che durante ogni generazione sono stati messaggeri della parola divina con la parola o con i loro scritti”.

Eusebio è ricordato per quest’opera che è molto apprezzata. Composta da 10 libri e completata verso il 324, è considerata la più importante storia della chiesa scritta nell’antichità. Per questa opera Eusebio è stato definito il “padre della storia ecclesiastica”.

Oltre alla Storia ecclesiastica Eusebio scrisse la Cronaca, opera in due parti. La prima parte era un compendio della storia universale e nel IV secolo divenne il testo standard per la cronologia mondiale. La seconda parte conteneva le date dei principali avvenimenti storici. Servendosi di colonne parallele Eusebio presentava la successione dei re di varie nazioni.

Eusebio scrisse altre due opere storiche intitolate Martiri di Palestina e Vita di Costantino. La prima riguarda gli anni 303-310 e parla dei martiri di quel periodo. Eusebio sarebbe stato testimone oculare di quegli avvenimenti. La seconda opera, pubblicata in quattro libri dopo la morte dell’imperatore Costantino nel 337, conteneva preziosi dati storici. Anziché essere storia vera e propria è in gran parte un panegirico.

Fra le opere apologetiche di Eusebio c’è anche lo scritto Contro Ierocle, un governatore romano dell’epoca. Quando Ierocle scrisse contro i cristiani, Eusebio rispose in loro difesa. Inoltre, a sostegno dell’origine divina delle Scritture, scrisse 35 libri, considerati l’impresa più importante e complicata nel suo genere. I primi 15 tentano di spiegare perché i cristiani accettavano gli scritti sacri degli ebrei. Gli altri 20 presentano le prove che i cristiani erano nel giusto andando oltre i precetti ebraici e adottando nuovi princìpi e nuove pratiche. Nell’insieme questi libri contengono una difesa completa del cristianesimo dal punto di vista di Eusebio.

Eusebio visse circa 80 anni (ca. 260-ca. 340), e può essere considerato uno degli scrittori antichi più prolifici. I suoi scritti coprono gli avvenimenti dei primi tre secoli dell’era volgare fino al tempo dell’imperatore Costantino. Nella seconda parte della sua vita unì all’opera di scrittore l’attività di vescovo di Cesarea. Benché sia più conosciuto come storico, fu anche apologeta, topografo, predicatore, critico ed esegeta.

Mosso da due motivi

Perché Eusebio si imbarcò in opere così grandi e senza precedenti? Per il fatto che era convinto di vivere in un periodo di transizione che sarebbe sfociato in una nuova era. Credeva che nelle generazioni passate si fossero verificati grandi avvenimenti e che fosse necessario scrivere una narrazione per i posteri.

Eusebio voleva raggiungere un altro obiettivo: difendere il cristianesimo. Credeva nell’origine divina del cristianesimo. Ma alcuni si opponevano a questa idea. Eusebio scrisse che voleva indicare “quali furono e quanti e in quale periodo di tempo coloro che per desiderio di novità, dopo essersi spinti il più possibile nell’errore, sono diventati interpreti e promotori di una falsa dottrina e come lupi crudeli hanno spietatamente devastato il gregge di Cristo”.

Eusebio si considerava cristiano? Evidentemente sì, poiché definì Cristo “il nostro Salvatore”. Disse di voler narrare “le sciagure che si sono abbattute su tutta la nazione degli Ebrei subito dopo l’insidia ordita contro il nostro Salvatore; e con quanti e quali mezzi e in quali tempi fu combattuta da parte dei Gentili la parola divina”, e di voler menzionare “gli uomini grandi che secondo le circostanze sono passati per difenderla attraverso dure prove di sangue e di torture; . . . le testimonianze del nostro tempo e la misericordia e la benevolenza del nostro Salvatore verso tutti noi”.

La sua vasta ricerca

Eusebio lesse personalmente o fece riferimento a un numero enorme di libri. È solo grazie ai suoi scritti che sappiamo dell’esistenza di molte importanti personalità dei primi tre secoli dell’era volgare. Solo nei suoi scritti troviamo informazioni utili che fanno luce su importanti movimenti e che provengono da fonti non più accessibili.

Nel raccogliere il materiale Eusebio fu diligente e accurato. Pare si sforzasse di distinguere fra le notizie che erano degne di fiducia e quelle che non lo erano. Tuttavia la sua opera non è esente da pecche. A volte interpreta male o non capisce gli uomini e le loro azioni. In materia di cronologia certe volte è impreciso. Gli manca anche la capacità di presentare le informazioni in modo stilisticamente valido. Nonostante le evidenti carenze, comunque, le sue numerose opere sono considerate un tesoro di valore inestimabile.

Amava la verità?

Eusebio si preoccupava della questione insoluta della relazione tra il Padre e il Figlio. Il Padre esisteva prima del Figlio, come credeva Eusebio? Oppure il Padre e il Figlio coesistevano? “Se coesistono”, chiese, “come fa il Padre a essere Padre e come fa il Figlio a essere Figlio?” Sosteneva le sue credenze anche con riferimenti scritturali, citando Giovanni 14:28, che dice che ‘il Padre è maggiore di Gesù’, e Giovanni 17:3, dove Gesù viene definito colui che è stato “mandato” dal solo vero Dio. Alludendo a Colossesi 1:15 e a Giovanni 1:1 sostenne che il Logos, o la Parola, è “l’immagine dell’invisibile Iddio”, il Figlio di Dio.

Sebbene la cosa possa sorprendere, alla conclusione del Concilio di Nicea Eusebio sostenne il parere opposto. Andando contro il suo pensiero scritturale riguardo a Dio e a Cristo, cioè che non erano uguali e non coesistevano, concordò con l’imperatore.

Cosa impariamo

Perché al Concilio di Nicea Eusebio cedette alle pressioni e sostenne una dottrina non scritturale? Aveva delle mire politiche? E perché assisté al concilio? Benché tutti i vescovi fossero convocati, solo una parte di essi — 300 — vi partecipò effettivamente. Eusebio si preoccupava forse della propria posizione? E perché Costantino lo stimava tanto? Al concilio Eusebio sedette alla destra dell’imperatore.

Evidentemente ignorò il requisito stabilito da Gesù, che i Suoi seguaci non dovevano ‘far parte del mondo’. (Giovanni 17:16; 18:36) ‘Adulteri, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia con Dio?’, chiese il discepolo Giacomo. (Giacomo 4:4) E com’è appropriata l’esortazione di Paolo: “Non siate inegualmente aggiogati con gli increduli”. (2 Corinti 6:14) Vorremo rimanere separati dal mondo mentre ‘adoriamo [il Padre] con spirito e verità’. — Giovanni 4:24.

[Note in calce]

I, 1, 1, trad. di F. Maspero, Rusconi, Milano, 1979.

Storia ecclesiastica, I, 1, 1, cit.

Storia ecclesiastica, I, 1, 2, cit.
speculator
00mercoledì 21 settembre 2011 23:07
Ho trovato in passato sul web la storia ecclesiastica di Eusebio e ho fatto su (questa) storia della chiesa, e anche su Eusebio, parecchie considerazioni che vorrei inviare per avere il vostro parere; ma temo che l'argomento possa interessare pochi.

Posso già dire che penso che Eusebio fosse un tipo pochissimo raccomandabile.
barnabino
00mercoledì 21 settembre 2011 23:20
Posta pure le tue considerazioni... ma magari a pillole, sono più facili da assimilare. Perché dici che era un "poco di buono"?

Shalom
(Gladio)
00giovedì 22 settembre 2011 16:20
Re:
speculator, 21/09/2011 23.07:



Posso già dire che penso che Eusebio fosse un tipo pochissimo raccomandabile.



WHY????? [SM=g2037509]


PARIGI23
00giovedì 22 settembre 2011 16:31
Re: Re:
(Gladio), 22/09/2011 16.20:

speculator, 21/09/2011 23.07:



Posso già dire che penso che Eusebio fosse un tipo pochissimo raccomandabile.



WHY????? [SM=g2037509]






Non passava il pallone a Coluna [SM=g2410191]
Giandujotta.50
00giovedì 22 settembre 2011 17:17
[SM=g8878] chissà in quanti han capito?
per età....o per passione [SM=g27987]
The Line
00giovedì 22 settembre 2011 21:37
Re:
speculator, 21/09/2011 23.07:

Ho trovato in passato sul web la storia ecclesiastica di Eusebio e ho fatto su (questa) storia della chiesa, e anche su Eusebio, parecchie considerazioni che vorrei inviare per avere il vostro parere; ma temo che l'argomento possa interessare pochi.

Posso già dire che penso che Eusebio fosse un tipo pochissimo raccomandabile.



A me Eusebio interessa moltissimo. Invia pure le tue considerazioni, ti leggerò volentieri.

TL

Methatron
00giovedì 22 settembre 2011 21:49

Non passava il pallone a Coluna



Beh, visti i risultati faceva bene, il portoghese! [SM=g27988]
speculator
00giovedì 22 settembre 2011 21:53
Tutto quanto segue riguarda solo la "storia della chiesa" di Eusebio.
Seguo un mio scritto su un altro computer che mi è difficile trasferire; seguendomi vedrete perchè non mi piace Eusebio.

La quasi totale assenza di riferimenti alla letteratura non "cristiana" nella storia ecclesiastica indica parzialità di riferimenti e forse di vedute o una volontaria non menzione di essi, tranne Giuseppe Flavio, mentre Filone viene considerato cristiano.
Eusebio aveva a disposizione circa 250 anni dopo la stesura tante opere di Filone e quindi probabilmente aveva a disposizione altrettante opere di altri autori importanti.

Su Cristo non dice niente di nuovo e ciò è significativo perchè esistevano su Cristo molte tradizioni orali e vangeli apocrifi che non usa, e neanche usa i si dice; per me significa: meno ne parli fuori dal solito comune e meglio è; oppure non era interesssato a Gesù; se vogliamo obiettare che voleva scrivere una storia della chiesa e non di Cristo, allora ha scritto una storia della chiesa senza Cristo.
io penso che aveva una preclusione verso gli apocrifi.

Una testimonianza della sua autocensura è questa:
(circa i comportamenti di alcuni cosiddetti cristiani) "(dei comportamenti) di tale sorta che è impossibile non solo di affidarli allo scritto ma anche per uomini modesti perfino di proferirli con le labbra a causa della loro eccessiva bassezza e lascivia"

Circa la morte di Erode:
"immediatamente, senza il minimo indugio, la vendetta divina lo raggiunse (Erode) mentre era ancora vivo, e gli diede un antipasto di quello che doveva ricevere dopo la morte"
Si tratta della solita storia della punizione dopo morto; un'idea falsa.

E' evidente la retorica della malattia preceduta dalla retorica dell'impurità e della magia e dell'eresia che si insinuano: tema centrale è la pestilenza e il veleno mortale che si insinuano.
Forse è il risultato storico delle pestilenze e delle guerre civili che quasi hanno dissolto l'impero nel terzo secolo. Anche Paolo e altri parlano nelle lettere dell'eresia ma non mi pare sempre nei termini di pestilenza e veleno mortale

Mauro Pesce nel libro "le parole dimenticate di Gesù" dice che la lettera e il fatto del re Abgaro e di Gesù sono una "finzione letteraria"

Si dice che Tiberio Cesare minacciò che si fosse opposto ai cristiani. E' molto improbabile perchè era vecchio e morì solo quattro anni dopo la morte di Gesù ed aveva allora molti nemici, specie al senato, ma anche nella sua casa (Caligola) e fra finti amici (Seiano gli aveva avvelenato il figlio Druso)

Circa Filone, dice che è chiaro a tutti che Filone aveva i primi annunci del vangelo e le usanze primitive degli apostoli. Non credo proprio; infatti in Filone è completamente Assente il Cristo Messia
Eusebio aveva a disposizione circa 250 anni dopo la stesura tante opere di Filone e quindi probabilmente aveva a disposizione altrettante opere di altri autori importanti
E' poco probabile che Filone, morto nel 50, e i terapeuti siano della stessa tempra degli evangelisti, perchè i vangeli non hanno molti contenuti allegorici e poi sono stati scritti probabilmente dopo il 50.
The Line
00giovedì 22 settembre 2011 22:10
Re:
speculator, 22/09/2011 21.53:

Tutto quanto segue riguarda solo la "storia della chiesa" di Eusebio.
Seguo un mio scritto su un altro computer che mi è difficile trasferire; seguendomi vedrete perchè non mi piace Eusebio.

La quasi totale assenza di riferimenti alla letteratura non "cristiana" nella storia ecclesiastica indica parzialità di riferimenti e forse di vedute o una volontaria non menzione di essi, tranne Giuseppe Flavio, mentre Filone viene considerato cristiano.
Eusebio aveva a disposizione circa 250 anni dopo la stesura tante opere di Filone e quindi probabilmente aveva a disposizione altrettante opere di altri autori importanti.

Su Cristo non dice niente di nuovo e ciò è significativo perchè esistevano su Cristo molte tradizioni orali e vangeli apocrifi che non usa, e neanche usa i si dice; per me significa: meno ne parli fuori dal solito comune e meglio è; oppure non era interesssato a Gesù; se vogliamo obiettare che voleva scrivere una storia della chiesa e non di Cristo, allora ha scritto una storia della chiesa senza Cristo.
io penso che aveva una preclusione verso gli apocrifi.

Una testimonianza della sua autocensura è questa:
(circa i comportamenti di alcuni cosiddetti cristiani) "(dei comportamenti) di tale sorta che è impossibile non solo di affidarli allo scritto ma anche per uomini modesti perfino di proferirli con le labbra a causa della loro eccessiva bassezza e lascivia"

Circa la morte di Erode:
"immediatamente, senza il minimo indugio, la vendetta divina lo raggiunse (Erode) mentre era ancora vivo, e gli diede un antipasto di quello che doveva ricevere dopo la morte"
Si tratta della solita storia della punizione dopo morto; un'idea falsa.

E' evidente la retorica della malattia preceduta dalla retorica dell'impurità e della magia e dell'eresia che si insinuano: tema centrale è la pestilenza e il veleno mortale che si insinuano.
Forse è il risultato storico delle pestilenze e delle guerre civili che quasi hanno dissolto l'impero nel terzo secolo. Anche Paolo e altri parlano nelle lettere dell'eresia ma non mi pare sempre nei termini di pestilenza e veleno mortale

Mauro Pesce nel libro "le parole dimenticate di Gesù" dice che la lettera e il fatto del re Abgaro e di Gesù sono una "finzione letteraria"

Si dice che Tiberio Cesare minacciò che si fosse opposto ai cristiani. E' molto improbabile perchè era vecchio e morì solo quattro anni dopo la morte di Gesù ed aveva allora molti nemici, specie al senato, ma anche nella sua casa (Caligola) e fra finti amici (Seiano gli aveva avvelenato il figlio Druso)

Circa Filone, dice che è chiaro a tutti che Filone aveva i primi annunci del vangelo e le usanze primitive degli apostoli. Non credo proprio; infatti in Filone è completamente Assente il Cristo Messia
Eusebio aveva a disposizione circa 250 anni dopo la stesura tante opere di Filone e quindi probabilmente aveva a disposizione altrettante opere di altri autori importanti
E' poco probabile che Filone, morto nel 50, e i terapeuti siano della stessa tempra degli evangelisti, perchè i vangeli non hanno molti contenuti allegorici e poi sono stati scritti probabilmente dopo il 50.



Sono estremamente in difficoltà nel comprendere da quale punto iniziare a risponderti quindi mi sa che me ne torno a leggere il mio "Noi e gli Antichi - perché lo studio dei Greci e dei Romani giova all'intelligenza dei moderni", di Canfora.

Magari in serata riesco a finirlo e mi dimentico di quello che ho letto qui sopra.

TL

PARIGI23
00venerdì 23 settembre 2011 14:57
Re:
Giandujotta.50, 22/09/2011 17.17:

[SM=g8878] chissà in quanti han capito?
per età....o per passione [SM=g27987]




Sei ganza [SM=g28002]
barnabino
00venerdì 23 settembre 2011 15:18
Caro Speculator,


Eusebio aveva a disposizione circa 250 anni dopo la stesura tante opere di Filone e quindi probabilmente aveva a disposizione altrettante opere di altri autori importanti



Ad esempio?


Circa la morte di Erode: "immediatamente, senza il minimo indugio, la vendetta divina lo raggiunse (Erode) mentre era ancora vivo, e gli diede un antipasto di quello che doveva ricevere dopo la morte". Si tratta della solita storia della punizione dopo morto; un'idea falsa



Non sarei così affrettato a dire che l'episodio sia falso, è infatti ricordato in termini molto affini a questi anche da Giuseppe Flavio.

Non capisco, però, in che senso parli di Eusebio di Cesarea come di "un poco di buono".

Shalom
speculator
00sabato 24 settembre 2011 22:25
Platone e Aristotele e tutti i filosofi greci e tutti i poeti greci e latini virgilio Ovidio Orazio
Seneca Plinio il vecchio Quintiliano Plinio il giovane Tacito Svetonio Marcaurelio Plotino Ammiano Marcellino ecc.

Non metto in dubbio l'episodio della morte di Erode, narrata anche da Giuseppe ma l'aggiunta "e gli diede un antipasto di quello che doveva soffrire dopo la morte" Dopo la morte non si soffre niente, se non dopo la risurrezione in terra. Era un bugiardo
Mauro Pesce nel libro "le parole dimenticate di Gesù" dice che la lettera di Gesù e il fatto del re Abgaro e di Gesù sono una "finzione letteraria" , cioè di un'altra pubblica bugia.

Difetti:
parzialità di riferimenti e forse di vedute o una volontaria non menzione di essi;
ha scritto una storia della chiesa senza Cristo
aveva una preclusione verso gli apocrifi.
ci sono altri insegnamenti suoi nella storia della chiesa che mostrano che tipo era e che provvederò a mandarvi.
barnabino
00domenica 25 settembre 2011 00:31
Caro Speculator,


Platone e Aristotele e tutti i filosofi greci e tutti i poeti greci e latini virgilio Ovidio Orazio Seneca Platone e Aristotele e tutti i filosofi greci e tutti i poeti greci e latini virgilio Ovidio Orazio Seneca Plinio il vecchio Quintiliano Plinio il giovane Tacito Svetonio Marcaurelio Plotino Ammiano Marcellino ecc.



Non mi risulta che questi autori, in generale, scrissero mai qualcosa a proposito della storia cristianesimo. Platone e Aristotele, così come Ovidio, Orazio vissero troppo precocemente, e molti altri ignorarono semplicemente il fenomeno. Plinio il Giovane ne parla in una corrispondenza con Tiberio. Eusebio certamente conosceva le tesi di Plotino con cui altrove si misura, per quanto riguarda poi Ammiano Marcellino visse dopo di lui. Non mi pare, da questo punto di vista, che possiamo accusare Eusebio di aver ignorato colpevolmente alcune fonti, seppure la sua opera era chiaramente apologetica e dunque, per la mentalità dell'epoca, certe omissioni sarebbero facilmente comprensibili, senza tacciare Eusebio di essere un "poco di buono".


Non metto in dubbio l'episodio della morte di Erode, narrata anche da Giuseppe ma l'aggiunta "e gli diede un antipasto di quello che doveva soffrire dopo la morte" Dopo la morte non si soffre niente, se non dopo la risurrezione in terra. Era un bugiardo



Mah, ora, bugiardo mi pare esagerato, diciamo che usa un linguaggio retorico oggi magari dimenticato ma che all'epoca poteva essere apprezzato.


Mauro Pesce nel libro "le parole dimenticate di Gesù" dice che la lettera di Gesù e il fatto del re Abgaro e di Gesù sono una "finzione letteraria" , cioè di un'altra pubblica bugia



Per dire che era un bugiardo dovremmo capire fino a che punto Eusebio poteva aver idea dell'autenticità o meno di quella lettera, che magari al suo tempo era considerata autentica.


aveva una preclusione verso gli apocrifi



Non aveva tutti i torti, visti i toni spesso leggendari e poco storici di questi libri, anche di quelli che comunque circolavano nella Chiesa proto-cattolica come letture edificanti.


ci sono altri insegnamenti suoi nella storia della chiesa che mostrano che tipo era e che provvederò a mandarvi



Certamente Eusebio fu fortemente influenzato dagli avvenimenti a lui contemporanei e dalla mentalità dell'epoca, la sua storia rispecchia le idee del IV secolo e la convinzione che la storia agisse provvidenzialmente per arrivare a quella condizione...

Shalom
speculator
00domenica 25 settembre 2011 21:32
Ammiano Marcellino è infatti il solo vissuto dopo Eusebio. Plinio il giovane parla del cristianesimo non con Tiberio ma Traiano.

E gli autori che ho citato per il fatto che alcuni sono vissuti centinaia di anni prima di Cristo non potevano aver scritto sulla storia del cristianesimo. I contemporanei probabilmente, ad eccezione documentata di Svetonio e Tacito, e Marcoaurelio, e Plotino, non considerarono il cristianesimo degno di nota.

Ma dovano essere citati per esprimere le idee di questi grandi pensatori riguardo ai problemi che si ponevano ai cristiani e all'organizzazione e soprattutto alla vita.
Come si trovano in Clemente di Alessandria (150-215), mentre in alcune opere di Origene (180-257) quasi scompaiono i pagani da Clemente citati. E mi pare che non siano quasi più riapparsi. Questo mi fa pensare ad una chiusura verso i pagani a seguito delle persecuzioni di Marcaurelio, Commodo Wikipedia: Settimio Severo Il suo rescritto del 202 che vietò il proselitismo ad ebrei e cristiani è tuttavia giudicato il primo caso di iniziativa diretta dell’imperatore in questo ambito [41] [42].In generale, si può dire che la posizione dei cristiani sotto Settimio Severo fu la stessa che sotto gli Antonini(fine Wikipedia)
, Caracalla, Elagabalo? Massimino il trace, I Gordiani ???, Decio, Gallo, Valeriano Diocleziano.

E' forse vero che per la mentalità dell'epoca la storia voleva dire storia apologetica cioè di parte, ma qui siamo troppo di parte.

Scrivi: Mah, ora, bugiardo mi pare esagerato, diciamo che usa un linguaggio retorico oggi magari dimenticato ma che all'epoca poteva essere apprezzato. e poi: per dire che era un bugiardo dovremmo capire fino a che punto Eusebio poteva aver idea dell'autenticità o meno di quella lettera, che magari al suo tempo era considerata autentica.

Per me bugiardo è qualsiasi persona dice delle cose non vere, indipendentemente che le creda vere o no.

Circa gli apocrifi dici:
Non aveva tutti i torti, visti i toni spesso leggendari e poco storici di questi libri, anche di quelli che comunque circolavano nella Chiesa proto-cattolica come letture edificanti.

Ma per me purtroppo Eusebio taccia di invenzioni leggendarie i millenaristi e non credo si possa dire poco storico o leggendario un vangelo come quello di Tommaso che era una raccolta di detti di Gesù

barnabino
00domenica 25 settembre 2011 23:13

non credo si possa dire poco storico o leggendario un vangelo come quello di Tommaso che era una raccolta di detti di Gesù



Mah... ho paura che su questo non siamo sulla stessa linea, io ritengo che questo "vangelo", o piuttosto raccolta di detti di Gesù, sia stato ingiustamente rivaluto dalla critica moderna al solo scopo di svalutare la storicità dei vangeli canonici. Questo comunque è un capitolo a parte, io credo che Eusebio non citò quel vangelo non solo per ragioni ideologiche, comunque la Chiesa non lo considerò mai canonico ed ispirato, ma probabilmente perché non lo conosceva.

Shalom
gianluca martini
00lunedì 26 settembre 2011 04:30
Re:
barnabino, 25/09/2011 23.13:


non credo si possa dire poco storico o leggendario un vangelo come quello di Tommaso che era una raccolta di detti di Gesù



Mah... ho paura che su questo non siamo sulla stessa linea, io ritengo che questo "vangelo", o piuttosto raccolta di detti di Gesù, sia stato ingiustamente rivaluto dalla critica moderna al solo scopo di svalutare la storicità dei vangeli canonici. Questo comunque è un capitolo a parte, io credo che Eusebio non citò quel vangelo non solo per ragioni ideologiche, comunque la Chiesa non lo considerò mai canonico ed ispirato, ma probabilmente perché non lo conosceva.

Shalom





Concordo con Barnabino in quanto il cosiddetto ‘Vangelo’ di Tommaso è pieno di racconti fantastici sui presunti miracoli compiuti da Gesù nella sua infanzia. Ma l’effetto generale che ne produce è un’immagine falsata di Gesù, che appare come un bambino capriccioso e petulante, dotato di superpoteri, in netto contrasto con il racconto che il vangelo canonico di Luca fa di Gesù, descrivendone la sottomissione e la sua crescita e progresso nel favore di Geova. ( Luca 2:51, 52).
Per quanto riguarda Eusebio, ritengo difficile giudicarlo come persona alla luce di ipotetiche inesattezze storiche.

L' Apostolo
00lunedì 26 settembre 2011 10:44
Secondo alcuni studiosi, la migliore testimonianza a favore dei vangeli sinottici è proprio l'esistenza di quelli apocrifi. [SM=g27988]
gianluca martini
00lunedì 26 settembre 2011 14:39
Re:
L' Apostolo, 26/09/2011 10.44:

Secondo alcuni studiosi, la migliore testimonianza a favore dei vangeli sinottici è proprio l'esistenza di quelli apocrifi. [SM=g27988]






[SM=g1871116]
barnabino
00lunedì 26 settembre 2011 14:47
Caro Gianluca,


Concordo con Barnabino in quanto il cosiddetto ‘Vangelo’ di Tommaso è pieno di racconti fantastici sui presunti miracoli compiuti da Gesù nella sua infanzia



Credo che Speculator non si riferisse a quel vangelo di Tommaso ma piuttosto a quello copto, di sapore vagamente gnostico, che raccoglie una serie di ipotetici detti "nascosti" che Gesù vivente avrebbe riferito a Tommaso e che fa parte dei papiri di Nag Hamadi.

Shalom

gianluca martini
00lunedì 26 settembre 2011 21:03
Re:
barnabino, 26/09/2011 14.47:

Caro Gianluca,


Concordo con Barnabino in quanto il cosiddetto ‘Vangelo’ di Tommaso è pieno di racconti fantastici sui presunti miracoli compiuti da Gesù nella sua infanzia



Credo che Speculator non si riferisse a quel vangelo di Tommaso ma piuttosto a quello copto, di sapore vagamente gnostico, che raccoglie una serie di ipotetici detti "nascosti" che Gesù vivente avrebbe riferito a Tommaso e che fa parte dei papiri di Nag Hamadi.

Shalom





Grazie Barnabino, spero che Speculator lo confermi.
speculator
00lunedì 26 settembre 2011 21:51
Il vangelo di Tommaso è tramandato integralmente in copto. E' stato trovato nel 1945 a Nag Hammadi. E' una raccolta di brevi e sintetiche parole di Gesù.

Mauro Pesce dice più o meno:
Contiene 114 detti di Gesù che appaiono nei sinottici in forma diversa ed anche detti che non ci sono nei sinottici, sia come forma che come contenuto. Non va confuso col vangelo dell'infanzia di Tommaso o col libro di Tommaso il contendente o l'atleta.
Ad esempio papiro di Ossirinco 654 1-5 : "Queste sono le parole segrete che proferì Gesù il vivente e che scrisse Giuda il quale (è chiamato) anche Tommaso E disse "chi troverà l'interpretazione di queste parole non gusterà la morte".(fine del riferimento a Pesce)

Detti nascosti, segreti cioè apocrifi voleva dire che erano riservati a certi uomini che erano stati educati dal maestro Gesù, come si usava allora. Gesù addirittura agli apostoli Giacomo e Giovanni e Pietro disse di non dire niente dell'episodio della trasfigurazione agli altri apostoli. Mentre diverse volte parlò ai suoi discepoli per così dire in privato.
barnabino
00martedì 27 settembre 2011 12:40
Diciamo che quella del detto "nascosto", cioè rivelato segretamente ad un discepolo e non agli altri, era una buon espediente per giustificare la comparsa di detti fino a quel momento sconosciuti... io dubito molto che la maggior parte di quei detti siano agrapha autentici di Gesù.

Shalom
speculator
00martedì 27 settembre 2011 23:01
Un detto per alcuni speciali discepoli, esempio per i soli apostoli, era una pratica comune del tempo. Gesù disse e fece molte cose che non sono state scritte (fine di Giovanni), e che furono quindi tramandate oralmente, credo, sullo sfondo.

Alcune di queste furono capite dai discepoli illuminati dallo spirito Santo che 'si ricordarono' quando le profezie si avverarono e questo può giustificare la comparsa di detti ad un certo momento e tempo che prima non erano riferiti perchè rimasti sullo sfondo.

Certo poteva anche essere un espediente per giustificare la comparsa di detti fino allora sconosciuti e probabilmente inventati; ma stiamo parlando di 'cristiani' del primo e secondo secolo; questo vorrebbe dire che già circolavano detti falsi di Gesù, all'interno dei cristiani , e questo è un segno di scarso controllo sulle fonti.
barnabino
00martedì 27 settembre 2011 23:43
Si, il problema è che i vangeli come quelli di Tommaso, non è il solo caso di questo tipo, non sembrano avere il supporto di una traduzione orale, in qualche modo riconosciuta come apostolica fin dalla sua origine.


ma stiamo parlando di 'cristiani' del primo e secondo secolo; questo vorrebbe dire che già circolavano detti falsi di Gesù, all'interno dei cristiani , e questo è un segno di scarso controllo sulle fonti



Infatti credo che quella sia la fotografia più realistica della situazione a ridosso del I secolo, dopo il 70, con la morte degli apostoli e la sostanziale e progressiva scomparsa di un "corpo direttivo" centrale, sostituito da centri più o meno autorevoli, cominciarono a diffondersi scritti che pretendevano di avere l'autorità di questo o quel discepolo o apostolo, quell'autorità che più tardi, una volta definito in gradi linee il canone, sarà rappresentata dalla presenza di martiri nelle città, che così potevano vantare una "discendenza" apostolica.

Non saprei che dirti, il vangelo di Tommaso ha avuto negli anni recenti, probabilmente per la sua forma in "detti" che per chi crede all'esistenza di una fonte Q rappresenta una forma arcaica di vangeli, una notevole rivalutazione agli occhi di alcuni critici, fino a considerarlo ormai il "quinto vangelo". Io personalmente sarei un po' più scettico.

Shalom
speculator
00mercoledì 28 settembre 2011 00:27

Si, il problema è che i vangeli come quelli di Tommaso, non è il solo caso di questo tipo, non sembrano avere il supporto di una traduzione orale, in qualche modo riconosciuta come apostolica fin dalla sua origine



Ma Luca, nel suo inizio, dice che "molti" hanno scritto delle cose avvenute tra noi alle quali si presta piena fede, come ce li hanno tramandati gli apostoli. Non essendo stato scritto il vangelo di Giovanni, i molti a cui si riferisce non possono essere i soli Matteo e Marco. Quindi erano già scritti dei vangeli primitivi.
Luca ha fatto delle ricerche e racconta cose non presenti negli altri, probabilmente sulla base della madre di Gesù, o di un (altro) apostolo.

Penso che la bufera della guerrra giudaica non sia stata senza conseguenze sui cristiani i quali avranno avuto bisogno di almeno un decennio per adattarsi alla distruzione del tempio.

Fino alla morte di Giovanni 98 DC ci fu un apostolo che agiva da restrizione e poi non ci fu un corpo direttivo centrale ma centri più o meno autorevoli su base apostolica. La presenza di un corpo direttivo non garantiva l'unità totale delle congregazioni, ma solo il massimo di unità possibile. Ma già in Paolo il corpo direttivo c'era ma ci furono apostati nelle congregazioni (lettere di Paolo che li chiama per nome) e problemi con i giudeo-cristiani e con i giudei.

Circa Eusebio a proposito dell'inzio di Luca riporta più o meno quanto segue (cito a memoria) : "Poichè molti si sono troppo velocemente accinti a scrivere ....ed hanno esagerato..." Questo è un altro esempio dell'infedeltà di Eusebio che aggiunge a Luca "troppo velocemente" e "hanno esagerato".
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