FILOSOFIA GRECA

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Seabiscuit
00giovedì 24 settembre 2009 13:17
Arricchì il cristianesimo?

“Il cristianesimo, benché ostile alla cultura pagana greca e romana, di fatto assorbì gran parte della filosofia classica”. — The Encyclopedia Americana.

Riferendosi a "Sant"’Agostino, la New Encyclopædia Britannica dice: “La sua mente fu il crogiolo in cui la religione del Nuovo Testamento si fuse nel modo più assoluto con la tradizione platonica della filosofia greca; e fu anche il mezzo mediante cui il prodotto di questa fusione fu trasmesso ai reami cristiani del cattolicesimo medievale e del protestantesimo del periodo rinascimentale”.

Douglas T. Holden scrisse: “La teologia cristiana è così fusa con la filosofia greca che ha prodotto individui che sono una mescolanza di nove parti di pensiero greco e una parte di pensiero cristiano”.

Secondo voi, quanto ha influenzato la filosofia greca il pensiero attuale della cristianità?

Se è stata influenzata, possiamo parlare di corruzione delle fondamentali verità bibliche?

Seabiscuit
00giovedì 24 settembre 2009 20:27
non mi dite che non avete il coraggio di smentire queste affermazioni?!

Allora è vero che la filosofia greca ha avuto influenza sulla cristianità?
Amalia 52
00giovedì 24 settembre 2009 20:57
La cristianità adotta il concetto platonico [SM=g7574]

Il vero cristianesimo ebbe inizio con Gesù Cristo. A proposito di Gesù, Miguel de Unamuno, eminente pensatore spagnolo del XX secolo, scrisse: “Credeva forse nella resurrezione della carne, al modo ebraico, non nell’immortalità dell’anima, alla maniera platonica . . . Le prove di ciò si possono trovare in qualsiasi libro di esegesi valida”. E concluse: “L’immortalità dell’anima . . . è un dogma filosofico pagano”.

Quando e come questo “dogma filosofico pagano” si infiltrò nel cristianesimo? La New Encyclopædia Britannica fa notare: “Dalla metà del II secolo d.C., i cristiani che avevano una certa dimestichezza con la filosofia greca cominciarono a sentire il bisogno di esprimere la loro fede nei suoi termini, sia per propria soddisfazione intellettuale che per convertire i pagani istruiti. La filosofia che trovavano più adatta era il platonismo”.

Due filosofi ebbero molta influenza sulle dottrine della cristianità. Uno fu Origene di Alessandria (ca. 185-254 E.V.) e l’altro Agostino di Ippona (354-430 E.V.). [SM=g10765] Di loro la New Catholic Encyclopedia dice: “Solo con Origene in Oriente e Sant’Agostino in Occidente l’anima fu riconosciuta come entità spirituale e si formulò un concetto filosofico della sua natura”. Su che base Origene e Agostino formularono i loro concetti circa l’anima?

Origene era discepolo di Clemente di Alessandria, che fu “il primo dei Padri che attinsero esplicitamente dalla tradizione greca sull’anima”, dice la New Catholic Encyclopedia. Il concetto platonico di anima deve avere influenzato profondamente Origene. “[Origene] prese da Platone l’intero dramma cosmico dell’anima e lo incorporò nella dottrina cristiana”, osservò il teologo Werner Jaeger nella Harvard Theological Review.

Nella cristianità Agostino è considerato da alcuni il più grande pensatore dell’antichità. Prima di convertirsi al “cristianesimo” all’età di 33 anni, Agostino nutriva profondo interesse per la filosofia e in particolare per il neoplatonismo. Dopo la conversione non si discostò dal pensiero neoplatonico. “La sua mente fu il crogiolo in cui la religione del Nuovo Testamento si fuse nel modo più assoluto con la tradizione platonica della filosofia greca”, dice la New Encyclopædia Britannica. La New Catholic Encyclopedia ammette che la sua “dottrina [dell’anima], che divenne la norma in Occidente sino alla fine del XII secolo, doveva molto . . . al neoplatonismo”.

Nel XIII secolo gli insegnamenti di Aristotele stavano acquistando popolarità in Europa, in gran parte perché erano disponibili in latino le opere di studiosi arabi che ne avevano commentato ampiamente gli scritti. Il teologo cattolico Tommaso d’Aquino fu profondamente colpito dal pensiero aristotelico. Tramite i suoi scritti le idee di Aristotele esercitarono sul pensiero della chiesa maggiore influenza di quelle di Platone. Questa tendenza, tuttavia, non influì sulla dottrina dell’immortalità dell’anima.

Aristotele pensava che l’anima fosse inseparabile dal corpo e non continuasse ad avere un’esistenza individuale dopo la morte e che se qualcosa di eterno esisteva nell’uomo si trattava di un intelletto astratto, non personale. Questo modo di vedere l’anima non concordava con la credenza della chiesa che le anime delle persone sopravvivessero alla morte. Perciò Tommaso d’Aquino modificò l’idea aristotelica dell’anima, asserendo che l’immortalità dell’anima si può dimostrare razionalmente. Così la credenza della chiesa nell’immortalità dell’anima rimase intatta.

All’inizio del Rinascimento, durante il XIV e il XV secolo, ci fu un rinnovato interesse per Platone. La famosa famiglia Medici di Firenze aiutò persino a stabilire un’accademia per favorire lo studio della filosofia platonica. Nel XVI e nel XVII secolo l’interesse per Aristotele diminuì. E la Riforma del XVI secolo non modificò l’insegnamento circa l’anima. Benché i riformatori protestanti non fossero d’accordo con la dottrina del purgatorio, accettarono l’idea della punizione o del premio eterni.

La dottrina dell’immortalità dell’anima è dunque invalsa nella maggior parte delle denominazioni della cristianità. Notandolo, un filosofo americano scrisse: “Religione, nel fatto, significa, per la grande maggioranza della nostra razza, immortalità e null’altro. Dio è quegli che dà l’immortalità”.


Nell’ebraismo e nella cristianità l’idea dell’immortalità dell’anima si fece strada a motivo dell’influenza platonica, mentre nell’Islam il concetto fu immanente dal principio. Questo non vuol dire che i pensatori arabi non abbiano cercato di sintetizzare gli insegnamenti islamici e la filosofia greca. L’opera di Aristotele ebbe infatti una grande influenza sul mondo arabo. E famosi filosofi arabi, come Avicenna e Averroè, esposero ed elaborarono il pensiero aristotelico. Nei loro tentativi di conciliare il pensiero greco con l’insegnamento musulmano dell’anima elaborarono però teorie diverse. Avicenna, per esempio, concluse che l’anima della persona è immortale. Averroè invece era contrario a questa idea. Indipendentemente da queste opinioni, l’immortalità dell’anima rimane qualcosa in cui i musulmani credono.
È chiaro, dunque, che ebraismo, cristianità e Islam insegnano tutti la dottrina dell’immortalità dell’anima.
Fonte:Opuscolo,Cosa accade quando si muore?
Seabiscuit
00martedì 29 settembre 2009 10:22
"A seguito della conquista di Alessandro Magno la cultura e la filosofia greche si espansero in Oriente e più tardi vennero anche raccolte dagli strati colti romani."

"Ellenismo è il termine che designa tradizionalmente il periodo storico-culturale durante il quale la civiltà greca si diffuse nel mondo mediterraneo, eurasiatico e in Oriente, fondendosi con le culture locali. Dall'unione della cultura greca con quelle dell'Asia Minore, l'Eurasia, l'Asia Centrale, la Siria e la Fenicia, l'Africa del Nord, la Mesopotamia, l'Iran, l'India, nacque una civiltà - detta appunto ellenistica - che fu modello insuperato a livello di filosofia, economia, religione, scienza ed arte. Tale civiltà si diffuse dall'Atlantico all'Indo. La cultura di età ellenistica diede anche un notevole impulso al diritto, alla politica ed all'economia, che però trovarono la loro piena realizzazione nel mondo romano. La civiltà greca, da sempre legata con quella degli altri popoli mediterranei e del Vicino Oriente, si rinnovò al contatto diretto con la varie civiltà (egiziana, mesopotamica, iranica, indiana e di molti altri popoli) che via via, soprattutto in seguito alle conquiste di Alessandro Magno, venivano ad avere sempre più rapporti politici, economici e culturali con le città di lingua greca."

it.wikipedia.org/wiki/Ellenismo

Araldo73
00martedì 29 settembre 2009 10:27
Re:
Seabiscuit, 24/09/2009 20.27:

non mi dite che non avete il coraggio di smentire queste affermazioni?!

Allora è vero che la filosofia greca ha avuto influenza sulla cristianità?



Ciao Sea, dipende da cosa intendi per avuto influenza.

O meglio quello che tu vedi come accezione negativa è in realtà tutt'altro.

Il cristianesimo non fu influenzato dalla filosofia graca ma ne utilizzo quegli aspetti che meglio servissero a chiarire i concetti teologici.

E' il cristianesimo che ha cristianizzato la filosofia..molto diverso direi.

Pax
Araldo

Seabiscuit
00martedì 29 settembre 2009 10:36
Re: Re:
Araldo73, 29.09.2009 10:27:



Ciao Sea, dipende da cosa intendi per avuto influenza.

O meglio quello che tu vedi come accezione negativa è in realtà tutt'altro.

Il cristianesimo non fu influenzato dalla filosofia graca ma ne utilizzo quegli aspetti che meglio servissero a chiarire i concetti teologici.

E' il cristianesimo che ha cristianizzato la filosofia..molto diverso direi.

Pax
Araldo




ciao Araldo,

rispetto il tuo punto di vista, ma in base a cosa cita la storia non posso condividerlo.

“Il cristianesimo, benché ostile alla cultura pagana greca e romana, di fatto assorbì gran parte della filosofia classica”. — The Encyclopedia Americana.

come vedi, dice l'esatto contrario di quello che affermi, non fù la filosofia greca ad assorbire i pensieri della cristianità ma al contrario.



Neropece
00mercoledì 30 settembre 2009 11:56
A rischio di passare per provocatore [SM=g7574] incollo alcune parole di Papa Ratzinger pronunciate nel suo primo intervento estero dopo l'elezione, a Ratisbona, e che scatenò una forte polemica con l'islam.
Condivido quanto sotto ovviamente..
ma non tutto il discorso, ovviamente..


...

Qui si apre, nella comprensione di Dio e quindi nella realizzazione concreta della religione, un dilemma che oggi ci sfida in modo molto diretto. La convinzione che agire contro la ragione sia in contraddizione con la natura di Dio, è soltanto un pensiero greco o vale sempre e per se stesso? Io penso che in questo punto si manifesti la profonda concordanza tra ciò che è greco nel senso migliore e ciò che è fede in Dio sul fondamento della Bibbia.
...
L'incontro tra il messaggio biblico e il pensiero greco non era un semplice caso. La visione di san Paolo, davanti al quale si erano chiuse le vie dell'Asia e che, in sogno, vide un Macedone e sentì la sua supplica: "Passa in Macedonia e aiutaci!" (cfr At 16,6-10) – questa visione può essere interpretata come una "condensazione" della necessità intrinseca di un avvicinamento tra la fede biblica e l'interrogarsi greco.




saluti
Esperidia
00mercoledì 30 settembre 2009 20:30
Esiste qualche filosofia umana che può arricchire il cristianesimo? C'è qualcosa che manca alla rivelazione divina che possa essere aggiunto dall'uomo?
A mio parere il cristianesimo non può essere arricchito da nulla, al massimo può essere contaminato.
Questo vale naturalmente anche per la filosofia greca, che non solo non poteva completare il pensiero cristiano, ma nemmeno poteva offrire validi codici interpretativi, visto che il cristianesimo nasce nella cultura ebraica, cultura opposta a quella greca.

Al contrario, il cristianesimo arricchisce le varie culture, trasformandole e migliorandole. Questo è accaduto al mondo romano-barbarico che si sono "arricchiti" cristianizzandosi.
barnabino
00mercoledì 30 settembre 2009 21:36
Il rapporto tra filosofia greca e cristianesimo è un argomento complesso e per certio versi controverso, entrambe ricercano la verità... può la verità "razionale" coicidere con quella rivelata? E' un problema che dura da secoli... hai mai letto Newman?

Shalom
Neropece
00mercoledì 30 settembre 2009 22:53
Re:
barnabino, 30/09/2009 21.36:

Il rapporto tra filosofia greca e cristianesimo è un argomento complesso e per certio versi controverso, entrambe ricercano la verità... può la verità "razionale" coicidere con quella rivelata? E' un problema che dura da secoli...

Shalom



sicuramente può coincidere in virtù del fatto che l'uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio. Ovviamente coincide solo a tratti.. ma a parte le "scoperte" greche, la cosa secondo me interessante è "l'interrogarsi" tipicamente greco mentre si è alla ricerca della verità. Questo interrogarsi degli antichi greci era in contro tendenza in mezzo ad un mondo dove la maggioranza credeva senza troppe storie alle "verità" dispensate dalle classi elitarie, politiche o religiose che fossero. Come Abraamo, il padre di tutti quelli che hanno fede, che interrogava Geova sulla distruzione di Sodoma, egli non mostrava mancanza di fede con quelle domande ma esprimeva l'ansia razionale di chi vuole capire una cosa difficile da mandar giù..Chiedere, ebbene sì anche obbiettare, quando lo si fa spinti da questa ansia interiore che vuol far quadrare la ragione con la fede è non solo lecito ma anche salutare io credo.

Una volta girava tra i vari podi di assemblee e Sale del Regno una specie di "battuta" : una volta quando dicevi a un fratello "salta" lui ti chiedeva "quanto?"..ora ( e l'oratore si faceva mesto..) quando dici a un fratello "salta" lui ti dice.."perché?". E questo veniva detto per indicare un peggioramento dello spirito di sottomissione e della fiducia verso chi ha autorità...(manco fossimo animali da circo). Per me invece il passaggio dal "quanto" al "perché" è un progresso, con la sola eccezione di quando viene motivato da uno spirito grezzo e ribelle, cosa alquanto rara comunque. Ecco, questo "perché" è greco, mentre il "quanto" è islamico.
Per questo non credo sia stato un caso che il cristianesimo sia stato fatto salire sul "vascello greco" nel I secolo, invece che quello asiatico o africano. La lingua greca e il pensiero greco erano i più adatti a diffondere e spiegare le verità cristiane. Certo, questo aveva gli inevitabili rischi ed effetti collaterali a causa della vicinanza con la cultura speculativa dei filosofi, purtoppo. Ma non se ne poteva fare a meno. Anche il Macedone apparso a Paolo lo sapeva che c'era questo rischio e anche chi quel macedone l'aveva mandato. Ad ognuno la capacità di scindere il "fattore greco" positivo da quello negativo e contaminante, come lo stesso Paolo sapeva fare.
barnabino
00mercoledì 30 settembre 2009 22:59
Si, quello che dici non è nuovo. Si chiama cattolicesimo nel senso etimologico del termine, Ratzinger non è altro che portavoce della sua chiesa. Di fatto se accettiamo la filosofia greca come punto di riferimento non ci resta che diventare cattolici. Non lo dico scherzando.

Shalom
Neropece
00giovedì 1 ottobre 2009 09:45
Re:
barnabino, 30/09/2009 22.59:

Si, quello che dici non è nuovo. Si chiama cattolicesimo nel senso etimologico del termine, Ratzinger non è altro che portavoce della sua chiesa. Di fatto se accettiamo la filosofia greca come punto di riferimento non ci resta che diventare cattolici. Non lo dico scherzando.

Shalom



mi sa che non mi hai capito.

ciao


barnabino
00giovedì 1 ottobre 2009 14:27
Caro Neropece,


mi sa che non mi hai capito



Mi riferivo alle dichiaraizoni di Ratzinger, a me pare che quello che nende lui sia molto chiaro: la saldatura tra filosofia greca e cristianesimo avviene solo, o in particolare, nella chiesa cattolica e non nel cristianesimo in generale, in Paolo in quano cattolico e non in quanto cristiano... i giudeo-cristiani sono certamente fuori da questa visione, la verià non passa più per "Gerusalemme".

Shalom
Neropece
00giovedì 1 ottobre 2009 14:41
Re:
barnabino, 01/10/2009 14.27:

Caro Neropece,


mi sa che non mi hai capito



Mi riferivo alle dichiaraizoni di Ratzinger, a me pare che quello che nende lui sia molto chiaro: la saldatura tra filosofia greca e cristianesimo avviene solo, o in particolare, nella chiesa cattolica e non nel cristianesimo in generale, in Paolo in quano cattolico e non in quanto cristiano... i giudeo-cristiani sono certamente fuori da questa visione, la verià non passa più per "Gerusalemme".

Shalom



infatti io ho quotato quelle di Ratzinger ma ho specificato che non contivido l'intero suo discorso, cioè la sua prospettiva generale. Quelel singole frasi però le condivido appieno in una prospettiva "mia" e diversa. Mi pare innegabile che benché il cristianesimo abbia avuto origine a Gerusalemme si sia diffuso per volontà di Dio sopratutto tra i gentili e nella lingua greca. Con la distruzione dell'ex città santa Gerusalemme nel 70 il cristianesimo parla greco, è un dato di fatto, e pure il NT lo riconosce in quanto fu scritto in greco. La "varietà" cristiana tra giudei e gentili c'era già e ci può continuare a stare ma già allora c'era una certa predilezione per questi ultimi nelle scritture.


barnabino
00giovedì 1 ottobre 2009 14:56

infatti io ho quotato quelle di Ratzinger ma ho specificato che non contivido l'intero suo discorso, cioè la sua prospettiva generale



Si, avevo capito, infatti non ce l'avevo con te ma con l'impostazione ratzingeriana (e cattolica) in generale di considerarsi unici proprietari della ratio... ma questo è un discorso che risale a Newman.

Shalom
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