Caro Verità,
Ti pregherei di rileggerti il grande professore del NT Bultmann ma fallo molto attentamente...
Mi pare che non basti Bultmann per dire che qui
morphè è sinonimo di
eidos anche perché il Pillon dice esattamente il contrario e mi pare che anche il DENT sia piuttosto scettico con l'attribuire a
morphè un senso filosofico.
Bultmann ad esempio dice che nella LXX morphè (dove compare 9 volte) verrebbe usato come sinonimo di eidos (idea) ma non fornisca alcun esempio di questo, anzi, a me sembra che non venga usato per Dio e sempre nel senso di forma di esistenza. In base a che cosa ritieni allora che Bultmann abbia ragione? Voglio dire a me i passi che lui prende con "metamorphoo" per dimostrare che morphè in Paolo sarebbe usato per indicare l'essenza in senso ontologico (se è quello che tu intendi) mi sembrano molto deboli.
In Filippesi ci sono due persone una chiamata Dio (il padre) e un'altra il figlio Il quale benché avesse la stessa morphê o natura di quel Dio padre, non prende in considerazione di tenersi stretta l'uguaglianza con quel Dio, ma sceglie di assumere anche la natura umana divenendo uomo, quindi da Dio diviene schiavo di Dio
Se mi permetti Geova non è solo "chiamato" Dio ma è Dio. Questo è il problema, per Paolo vi è un solo Dio e Padre di tutti e sopra tutti, per cui già questo esclude recisamente la possibilità che per Paolo esista un altra persona di Geova che non il solo Geova della shemà, capisci?
Anche su quel "tenersi stretta" l'uguaglianza c'è molto da dire, perché la parola usata non significa tenere stretto qualcosa che si possiede ma rubare qualcosa che non si possiede, infatti è usato harpagmos e la parola è la stessa da cui derivano le "arpie" note per derubare. Se stiamo al significato base Gesù non volle appropriarsi dell'uguaglianza con Dio, come invece cercò di fare Adamo o Satana.
Per quanto riguarda il paragone che hai fatto tra te e tuo padre, che cosa avete in comune essendo umani? Cosa invece vi differenzia?
Si, ma capisci che qui usciamo dalla Scrittura e andiamo alle speculazioni filosofiche… il problema non è che risposte diede la chiesa con i suoi dottori 4 secoli dopo, ma la risposta che ti avrebbe dato un pescatore palestinese nel I secolo, capisci? Non possiamo anacronisticamente ragionare partendo dal I secolo e ripercorrendo in due frasi le complesse tappe del dogma, ma domanda è: cosa si poteva capire, come erano lette da quelle frasi, prima del dogma e dell'intervento della metafisica? Ti è chiara la questione?
Perché è inutile che mi spieghi la trinità, la conosco, ma la domanda che tu fai "cosa abbiamo in comune come esseri umani" è valido in un certo contesto culturale, antropologico e religioso, che è quello ellenistico diverso da quello biblico, se per te ha un senso parlare di contesto biblico dato che mi citi Bultmann…
La stessa cosa avviene nel caso del padre e del figlio divini, cosa possiamo attribuire alla natura in comune e come si differenziano come persone?
Capisci che questa domanda è assurda per un ebreo. Dio non ha "figli" in senso metafisico nelle Scritture, i "figli" di Dio sono le sue creature, sono i saggi che sono vicini a lui. Non ci sono "figli di dio" in senso ontologico e pagano per cui i figli degli dei erano a loro volta dei per nascita, capisci? La logica biblica è un'altra.
Così vale per il concetto di Dio, Geova
non è il Dio dei filosofi, definito dalla sua natura ma è un Dio personale, ben diverso dalla concezione greca. Dio ha un nome, Geova, ed è questo che lo rende unico e diverso, non c'è bisogno di definirne la "natura" perché la sua persona è unica, la Shemà dice che c'è "un solo Geova" e questo basta ed escludere ogni altro essere, senza speculazioni filosofiche sul suo essere, che invece si ponevano i filosofi greci.
Non a caso nel I secolo non c'è alcuna questione trinitaria, nessuno si chiede se Gesù è Geova perché è ovvio che Geova è il solo Geova e Gesù è il suo messia. Solo con le speculazioni filosofiche del II-III secolo si pone il problema della "natura" di Cristo e di Dio, e non si risolverà fino al VI secolo, e a dire il vero non è ancora del tutto risolto, perché utilizzando la filosofia ovviamente tutto è speculativo, Aristotele non pensa della natura di Dio e dell'uomo quello che pensa Platone o Plotino o gli Stoici, la dottrina del Logos interverrà ulteriormente a complicare le cose… insomma, attento a non leggere anacronisticamente il Vangelo, come de Paolo o Giovanni uscissero da Nicea piuttosto che da Gerusalemme!
Shalom