Re: Re:
Rispondo solo per la parte che mi riguarda
domeci, 25/04/2019 13.04:
Aquila-58, 25/04/2019 07.51:
Caro Domenico, mi consenti di dirti - gentilmente - che secondo me sbagli?
Intanto "universalmente ipocrita" mi sembra un' espressione forte che, certo, non permette un dialogo sereno…..converrai con me, vero?
Chiedo scusa se sono sembrato presuntuoso… spiegherò meglio di seguito.
Aquila-58, 25/04/2019 07.51:
Come ti è stato detto, alcuni fratelli accettano le frazioni di sangue perché ritengono che non sia sangue in quanto non componenti principali dello stesso e neppure salvavita (hai mai visto qualcuno che è morto per aver rifiutato le frazioni di sangue?)
Neanche le componenti principali, se prese da sole, sono sangue ma su quelli non c'è libertà di coscienza!
una domanda: ma per te il passaggio da madre a figlio nel feto di alcune frazioni di sangue equivale a una trasfusione?
Per me no!
Dimmi tu, però…
domeci, 25/04/2019 13.04:
Anche alcune frazioni secondarie sono fondamentali per la sopravvivenza altrimenti non verrebbero trasfuse con i rischi annessi.
I rischi sulle trasfusioni esistono anche quando si accettano le frazioni del sangue!
ed esistono tali rischi anche nel passaggio da madre a figlio nel feto?
domeci, 25/04/2019 13.04:
Aquila-58, 25/04/2019 07.51:
Ti ho detto "alcuni fratelli" perché molti altri (compreso il sottoscritto) ritiene invece che le frazioni siano sangue a tutti gli effetti e non le accetta.
Rispetto molto la tua coerenza.
Aquila-58, 25/04/2019 07.51:
….non si può equiparare il trasfondersi o il donare sangue con le frazioni, giacchè c'è sempre da considerare la solita questione: le frazioni per te sono sangue a tutti gli effetti e per un altro fratello no…
Condivido!!! Nessuno però può negare che le frazioni provengono dalle persone del mondo, fuori dalla verità, che ha donano il proprio sangue per salvare altre vite, comprese quelle dei TdG.
comprese quelle dei testimoni di Geova?
Ma ci stai serio?
Perché tu pensi che la maggioranza dei testimoni di Geova accettino le frazioni del sangue?
Beh, allora devo dirti che sei completamente fuori strada, nella mia Congregazione, per esempio, nessuno le accetta (lo posso dire con assoluta sicurezza)
Ma forse tu hai dati diversi dai miei?
Ergo, puoi dire che la maggioranza dei testimoni di Geova accettano le frazioni?
Ed hai mai saputo di qualcuno morto per non aver accettato frazioni di sangue?
Mi puoi illustrare il suo caso o i suoi casi citandomi le fonti?
No, perché sennò parliamo di aria fritta, mi capisci?
Quindi sei hai i dati che ti ho richiesto sopra, allora la tua affermazione che "le persone del mondo salvano la vita anche ai testimoni di Geova" ha un senso, altrimenti è solo un pessimo strafalcione..
Stammi bene
Ops, che sbadato!
Dimenticavo i trapianti!
Vediamo bene di capire che cosa accadde in quegli anni.....
La Torre di Guardia del 15 marzo 1968 (pp. 190-2; ed. inglese, 15 novembre 1967, pp. 702-4), era senz’altro orientata in senso negativo verso i trapianti tra esseri umani, e i testimoni di Geova dell’epoca erano quindi generalmente contrari a questo trattamento sanitario.
Eppure, a ben leggere, quell’articolo concludeva così: "Da questa considerazione dovrebbe risultare evidente che i cristiani i quali sono stati illuminati dalla Parola di Dio non devono prendere queste decisioni semplicemente in base al capriccio o all’emozione. Possono considerare i princìpi divini riportati nelle Scritture e servirsene per prendere decisioni personali mentre si rivolgono a Dio per essere guidati, confidando in lui e riponendo la loro fiducia nel futuro che egli riserva a quelli che lo amano".
Ciò significa, quindi, che la decisione era lasciata alla persona.
Va tenuto presente che negli anni cui si fa riferimento il trapianto era prassi medica molto rara anche per la popolazione in generale; a maggior ragione, i testimoni di Geova, essendo relativamente pochi, avevano molto raramente a che fare con queste situazioni, che erano nel loro caso del tutto eccezionali.
E questo renderebbe priva di fondamento l’accusa secondo cui negli anni tra il 1968 e il 1980 i Testimoni di Geova «non hanno potuto curarsi nel migliore dei modi». In quel periodo i trapianti non erano ancora il “modo migliore” per curarsi da certe patologie.
Il libro di catechesi di base dell’epoca “La Verità che conduce alla vita eterna” alle pag. 163-169 contiene una trattazione esaustiva sul sangue e sulle trasfusioni.
Ma nulla sui trapianti. Come mai, se secondo i nostri critici, era un aspetto fondamentale della Legge di Dio per i Testimoni dell’epoca?
Allora come oggi, i candidati al battesimo come Testimoni di Geova, riesaminano le principali dottrine bibliche con gli anziani usando come base le domande stampate in un apposito libro di testo.
Nei libri usati in quegli anni –“La tua parola è una lampada al mio piede” e il libro “Organizzazione per predicare il Regno e fare discepoli”– si esaminano tutte le norme morali dei Testimoni di Geova, inclusa quella controversa sulle trasfusioni di sangue, ma non si dice nulla sui trapianti. Come mai, se secondo i nostri critici, i Testimoni di Geova consideravano accettare un trapianto o donare un organo una violazione della Legge di Dio?
La risposta la troviamo nello stesso articolo del 1968. Leggiamo:
"Possono considerare i princìpi divini riportati nelle Scritture e servirsene per prendere «decisioni personali» mentre si rivolgono a Dio per essere guidati, confidando in lui e riponendo la loro fiducia nel futuro che egli riserva a coloro che lo amano". - Prov. 3:5,6; Sal. 119:105.
Sì, i trapianti, pur essendo considerati all’epoca in maniera estremamente negativa, non erano assolutamente equiparati alla violazione di una legge morale di Dio. Non c’è dubbio che l’articolo della Torre di Guardia del 1968 influenzò negativamente il punto di vista dei Testimoni verso i trapianti ma è altrettanto vero che non stabilì alcun provvedimento disciplinare verso chi violava questa “norma” come non è vero che ci furono “molti morti”, come alcuni hanno asserito.
Perché, ci si potrebbe chiedere, all’epoca ci fu questo irrigidimento verso i trapianti di organo?
Può essere molto facile — specie per chi non ha concretamente vissuto (magari anche solo per ragioni anagrafiche) nel periodo in questione — commettere errori di prospettiva storica, e giudicare i fatti di allora sulla scorta dei nostri standard attuali.
Oggi la trapiantologia è ben affermata e il ricorso al trapianto è tutt’altro che episodico. Dalle fonti, però, si rileva che ancora dopo la metà degli anni ’70 il solo "rischio di rigetto" per il trapianto di rene (per non parlare di altri tipi di trapianti più complessi) era del 15-20%: pertanto, ancor prima dell’ipotetica, eventuale "obiezione di coscienza" posta dal singolo Testimone, la via dei trapianti era ardua in primo luogo per la scienza medica stessa.
In effetti, il problema principale, rimaneva legato al rigetto, cioè a quel complesso di reazioni biologiche in base al quale l'organismo tende a rifiutare l'organo trapiantato riconoscendolo come estraneo.
I potenti farmaci usati fino alla fine degli anni '70 per combattere il rigetto, cioè l'aggressione dell'organo "nuovo" da parte del sistema immunitario del ricevente, provocavano sofferenze e in breve tempo la morte a causa di gravi infezioni, indotte appunto dall'immunosoppressione dei farmaci.
Nella chirurgia dei trapianti è fondamentale il raggiungimento della tolleranza immunitaria, ossia dell'accettazione biologica, da parte dell'organismo ricevente, dell'organo o del tessuto estranei che gli sono stati innestati.
Così fu trovato un fungo contenente una sostanza che avrebbe rivoluzionato la chirurgia dei trapianti. La sostanza chiamata ciclosporina era in grado, finalmente, di controllare le reazioni di rigetto senza aumentare la suscettibilità alle infezioni nei pazienti. In questo senso, la scoperta e la successiva applicazione clinica dei farmaci immunosoppressivi capaci di contenere il rigetto dell'organo estraneo, modificò radicalmente la possibilità di successo dei trapianti di rene, fegato e cuore, nonché di altri. Perciò fu solo a partire dal 1980 che si modificò radicalmente la possibilità di successo dei trapianti d'organo e fu proprio in questo periodo che venne rivista la posizione dei Testimoni di Geova nei confronti dei trapianti, affermando che la donazione è questione di coscienza individuale fatto salvo che tutti gli organi e i tessuti devono essere completamente privi di sangue.
Comunque, è normale che di fronte ai problemi etici sempre nuovi posti dalle discipline mediche, le religioni si esprimano e anche modifichino il punto di vista in specifici campi: lo dimostra l’attuale polemica sull’impiego delle cellule staminali o sulla cosiddetta "riproduzione assistita", con le nette prese di posizione di gran parte dei moralisti cattolici. Tornando al nostro argomento, oggi il cattolicesimo in generale non è contrario ai trapianti, ma prima di giungere a questa posizione è passato attraverso una fase essenzialmente contraria al cosiddetto omotrapianto, ovvero tra esseri della stessa specie (E. Chiavacci, Morale della vita fisica, EDB, Bologna 1976, pp. 64-81).
Nel suo libro Problemi di etica sanitaria del 1992 (Ancora, Milano, p. 189), il gesuita Giacomo Perico riconosce che fino a non molto tempo prima i trapianti suscitavano "ancora gravi riserve di carattere morale" per il cattolico (il corsivo è suo). Anche nel cattolicesimo, quindi, c’è stato uno sviluppo nel pensiero etico. Questo si può dire di altre religioni ancora. Così, solo a partire dal 1987-88, nell’ebraismo italiano e internazionale, le commissioni incaricate di esprimersi in materia hanno dato parere generalmente favorevole, pur con certe riserve (Alfredo Mordechai Rabello, "Donazione di organi. Comunicato dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia", Ha Keillah, giugno 2000, pp. 12-13; Riccardo Di Segni, "Il punto di vista dell’ebraismo", in "La donazione e il trapianto di organi e di tessuti", Punto Omega, dicembre 2000 [anno II, n. 4], p. 34). Ecco un altro esempio di comprensibile evoluzione nel pensiero bioetico di una confessione religiosa.
Questo spiega la successiva trattazione fatta nella Torre di Guardia del 1° settembre 1980, p. 31 (ed. inglese del 15 marzo 1980, p. 31).
Devo scappare, a stasera!