Re: Genesi 15:17
claudio2018, 20.07.2019 13:42:
Qualcuno ha idea di cosa possa significare questo episodio ?
Il contesto del brano,e il versetto 18 mostra che Geova confermo' il patto con Abramo.
Quel giorno Geova strinse un patto con Abramo, dicendo: “Darò questo paese alla tua discendenza, dal fiume d’Egitto al gran fiume, l’Eufrate.
Stabilito l’antico stato d’Israele
I RAPPORTI di Geova con l’antico “stato d’Israele” sono indicati da Paolo come “un’ombra delle cose avvenire”. Ora che il governo teocratico del nuovo ordine prende forma rapidamente nel nostro proprio giorno, i cristiani moderni si interessano vivamente dei passi legali fatti dalla Sovrana Maestà per istituire quell’antico governo tipico. — Efes. 2:12; Col. 2:17.
Come ora sappiamo, circa tremilaquattrocento anni fa procedimenti legali accettati sotto le usanze patriarcali e in armonia con la giustizia divina furono impiegati da Dio nel produrre questo nuovo stato. Fu fatto un passo preliminare per produrre una persona legale agli occhi di Dio con cui Geova potesse stipulare un basilare patto valido. Costui fu il patriarca Abraamo. Dopo che Geova ebbe messo alla prova Abraamo chiedendogli di partire dal suo paese nativo di Ur, Geova lo trovò fedele e perciò lo riconobbe legalmente quale “amico” di Dio, dichiarandolo giusto mediante la fede. — Giac. 2:23.
La promessa del patto con Abraamo cominciò quando Abraamo completò il suo esodo dalla Mesopotamia attraversando il fiume Eufrate per entrare nel paese di Canaan, il 14 nisan del 1943 a.C. In seguito, a Canaan, questo patto fu ratificato secondo la legge patriarcale quando sia Abraamo che Geova passarono in mezzo alle metà di animali divisi per stabilire la necessaria base mediante sacrifici al fine di vincolare legalmente questo patto. Ora Geova divenne legalmente il potente protettore e benefattore di Abraamo. La risultante società patriarcale edificata intorno ad Abraamo rimase nomade, non divenendo soggetta ad alcuna delle pagane città-stato di Canaan. Perché? Perché Abraamo “aspettava la città che ha reali fondamenta, il cui edificatore e creatore è Dio”. — Gen. 12:1-5; 15:9-18; Ebr. 11:10.
Dopo 215 anni i discendenti di Abraamo andarono in Egitto per divenire servitori di Faraone a causa della penuria di cibo in Palestina. Rimanendo in Egitto per altri 215 anni divennero una grande società di schiavi. Prima della fine di questo periodo presso il “cespuglio ardente” Geova incaricò Mosè di avvisare Faraone che Geova “reclamava” Israele in armonia con la legge patriarcale, secondo cui un parente vicino poteva reclamare o ricomprare i parenti divenuti schiavi. “E tu dirai a Faraone: Così dice l’Eterno: Israele è il mio figliuolo, il mio primogenito; e io ti dico: Lascia andare il mio figliuolo, affinché mi serva; e se tu ricusi di lasciarlo andare, ecco, io ucciderò il tuo figliuolo, il tuo primogenito”. Questo avvertimento sottintendeva che quale legittimo ricompratore Geova avrebbe usato forza punitiva se Faraone rifiutava di liberare Israele, il “figlio” legale di Dio sotto il patto abraamico. — Gen. 46:1-7; Eso. 6:2-7; 4:22, 23, VR.
Poiché Faraone indurì il suo cuore contro Geova fu necessario che il vero Dio usasse la sua onnipotente possanza per liberare Israele con la forza e così mandare in vigore la sua richiesta legale. Per mezzo della protezione del sangue degli agnelli pasquali la notte del 14 nisan del 1513 a.E.V. i primogeniti d’Israele furono preservati, esattamente 430 anni dal giorno dopo che Abraamo aveva completato il suo esodo dalla Mesopotamia, e quindi gli Israeliti stessi cominciarono il loro proprio esodo dall’Egitto come popolo liberato. Secondo l’avvertimento dato a Faraone, quella medesima notte l’Egitto subì la perdita dei suoi primogeniti, sia dell’uomo che della bestia. Nella finale gara di potere presso il mar Rosso l’Egitto perdette il proprio esercito nella completa sconfitta e Israele proseguì l’esodo come un popolo liberato di circa due milioni di persone appartenenti all’Iddio di Abraamo. — Eso. 12:13, 29, 40, 41; 14:27, 28.
Fonte w 65/15/11