Caro Massenzio,
Non serve quindi seguire le norme divine per decenni, se poi si cade alla grande tribolazione
Non è molto meglio la condizione di un peccatore che poi, giunta la grande tribolazione, si mostra fedele nella fase finale?
Le norme divine sono "buone e piacevoli" di per sé, non non serviamo Dio in vista della grande tribolazione ma perché lo amiamo e amiamo le sue leggi. Chi segue le norme divine con piacere per decenni difficilmente smetterà di farlo durante la grande tribolazione, viceversa Gesù dice che chi non si è mai curato di Dio "non si avvedrà di nulla".
Se ci saranno "operai dell'ultima ora" che si salveranno non saremo altro che gioiosi, ma questo non diminuisce certo la gioia che proviamo oggi nel servire Dio.
Oppure, in alternativa, non è meglio sperare, nonostante una vita di peccati, che la fine non venga mentre siamo in vita, giacché la morte sconta ogni peccato e ci ritroveremo comunque nel nuovo mondo?
La "vita di peccati" è comunque una vita negativa indipendentemente dalla salvezza e anche se la morte è il "salario" pagato del peccato chi
ama il peccato (magari facendo i calcoli di cui parli) non andrà nell'Ades ma sarà gettato nella Geenna simbolica. Dio è in grado di leggere i cuori e di discernere quelli che "mutano l’immeritata benignità del nostro Dio in una scusa per condotta dissoluta" (Gd 4).
Shalom