I Rotoli del Mar Morto: Un tesoro senza precedenti

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Asgardiano
00sabato 26 luglio 2008 15:03
Tratto da "la Torre di Guardia" del 15 aprile 1991.



AI PIEDI del Wadi Qumran, sulla sponda nordoccidentale del Mar Morto, ci sono alcune antiche rovine. Per molto tempo gli archeologi, considerandole i resti di una fortificazione romana, hanno prestato loro poca attenzione. Ma dopo la scoperta del Rotolo del Mar Morto di Isaia, avvenuta nel 1947, questo sito archeologico fu rivalutato.

Ben presto gli studiosi riconobbero che gli edifici erano appartenuti a una comunità religiosa ebraica. Si pensò subito che fossero stati i membri di questa comunità a nascondere i rotoli nelle grotte fra i vicini dirupi. Scoperte successive, però, sembrarono mettere in dubbio questa ipotesi.

Una scoperta senza precedenti

I beduini erano ben consapevoli del valore dei manoscritti che avevano già trovato. Così, nel 1952, quando un vecchio raccontò che da giovane aveva inseguito una pernice ferita finché era scomparsa in una cavità della roccia, dove aveva trovato dei cocci e un’antica lampada a olio, ebbero inizio nuove ricerche.

Il vecchio era ancora in grado di identificare l’imboccatura della grotta tra i profondi crepacci dello scosceso dirupo. Risultò trattarsi di una cavità artificiale, ora identificata come grotta 4. Lì i beduini trovarono frammenti di manoscritti circa un metro sotto quello che allora era il livello del pavimento. Nessun manoscritto era stato riposto in giare, per cui nella maggior parte dei casi i frammenti erano gravemente deteriorati, anneriti e molto fragili. Col tempo furono ricuperati circa 40.000 frammenti, appartenenti a quasi 400 manoscritti. Fra i 100 manoscritti biblici erano rappresentati tutti i libri delle Scritture Ebraiche a eccezione di Ester. Buona parte del materiale ricuperato nella grotta 4 non è stato ancora pubblicato.

Uno dei manoscritti più significativi era quello dei libri di Samuele, copiati su un singolo rotolo. Il suo testo ebraico, di cui ci sono rimaste 47 delle probabili 57 colonne originali, è molto simile a quello usato dai traduttori della versione greca dei Settanta. Ci sono anche frammenti della Settanta, scritti in greco, che contengono brani di Levitico e di Numeri e risalgono al I secolo a.E.V. Il manoscritto di Levitico usa IAO per il nome di Dio in ebraico, ,יהוה anziché il greco Kỳrios, “Signore”.

Il testo ebraico di un frammento di Deuteronomio include il brano del capitolo 32, versetto 43, che si trova nella Settanta ed è citato in Ebrei 1:6: “E tutti gli angeli di Dio gli rendano omaggio”. È la prima volta che questa frase è stata ritrovata in un manoscritto ebraico, rivelando un testo che evidentemente sta alla base della traduzione greca. Gli studiosi hanno quindi ampliato le loro conoscenze relative al testo della Settanta, citata così spesso nelle Scritture Greche Cristiane.

Un rotolo di Esodo è stato datato al terzo quarto del III secolo a.E.V., uno di Samuele alla fine dello stesso secolo, e un rotolo di Geremia tra il 225 e il 175 a.E.V. È stato ritrovato sufficiente materiale appartenente al periodo compreso fra il III e il I secolo a.E.V. da identificare i cambiamenti nello stile di scrittura e nelle singole lettere degli alfabeti ebraico e aramaico, il che ha grande importanza ai fini della datazione dei manoscritti.

La sorpresa della grotta 11

Infine, in tutta la zona attorno a Qumran furono compiute estese ricerche, sia da parte dei beduini locali che da parte degli archeologi. Tuttavia, un giorno del 1956, alcuni beduini notarono dei pipistrelli che uscivano da alcune fessure nella parete rocciosa a nord della grotta 1. Si arrampicarono e scoprirono un’altra grotta, la cui entrata era ostruita. Per liberare l’accesso ad essa si dovettero rimuovere due tonnellate di detriti rocciosi. Ciò che si trovò all’interno fu sbalorditivo: due manoscritti completi e cinque ampie parti di altri manoscritti.

La scoperta più significativa fu un bellissimo rotolo dei salmi. A giudicare dallo spessore, probabilmente fu scritto su pelle di vitello anziché di capra. Di esso ci sono pervenute cinque pagine, quattro fogli separati e quattro frammenti, per una lunghezza totale di oltre quattro metri. Mentre la parte superiore del rotolo è ben conservata, l’estremità inferiore è notevolmente danneggiata. Esso risale alla prima metà del I secolo E.V. e contiene parti di 41 salmi. Il tetragramma vi ricorre circa 105 volte in antichi caratteri paleoebraici, così che risalta fra i caratteri ebraici quadrati del resto del testo.

Un altro manoscritto, di Levitico, è scritto tutto in caratteri ebraici antichi, anche se il motivo di ciò non è stato ancora spiegato adeguatamente. Si tratta del più lungo documento esistente scritto con questo tipo di caratteri, quelli in uso quando gli ebrei andarono in esilio a Babilonia, alla fine del VII secolo a.E.V.

Fu portata alla luce anche una copia di un targum, una parafrasi aramaica del libro di Giobbe. Si tratta di uno dei più antichi targum scritti. Anche in altre grotte furono trovati vari commentari di altri libri biblici. Come mai tutti questi rotoli furono nascosti così bene in queste grotte?

Come abbiamo già menzionato, alcuni potrebbero essere stati nascosti dalla comunità di Qumran. Ma le prove sembrano suggerire che molti siano stati messi lì dagli ebrei che fuggivano davanti all’avanzata romana in Giudea nel 68 E.V., prima della distruzione finale di Gerusalemme che ebbe luogo due anni dopo. Il deserto della Giudea era un sicuro riparo naturale per i preziosi manoscritti, non solo nelle grotte vicino a Qumran ma anche in quelle che si trovano molti chilometri più a nord, attorno a Gerico, e a sud, vicino a Masada. Come siamo grati che questi manoscritti si siano preservati! Essi forniscono un’ulteriore prova dell’immutabilità dell’ispirata Parola di Geova. È proprio vero: “In quanto alla parola del nostro Dio, durerà a tempo indefinito”. — Isaia 40:8.

[Nota in calce]

Vedi, nella Bibbia con riferimenti, l’Appendice 1C (5) e la nota in calce a Levitico 3:12, dove questo manoscritto è identificato con 4Q LXX Levb.

[Riquadro a pagina 13]

CI SARANNO PRESTO ALTRE NOVITÀ?

Pur essendo passati decenni dal loro ritrovamento, molti frammenti dei Rotoli del Mar Morto non sono stati ancora pubblicati. Il New York Times del 23 dicembre 1990 deplorava: “Anche le loro riproduzioni fotografiche sono custodite gelosamente da un clan di studiosi che evitano i colleghi e si rifiutano di pubblicare buona parte del materiale in loro possesso”. Tuttavia, il giornale riferiva che di recente ci sono stati alcuni cambiamenti di personale in questa équipe editoriale, e che questo potrà forse contribuire a infrangere lo “spirito di clan che circonda i rotoli . . . , e il mondo ne saprà di più riguardo a un’epoca straordinaria della storia”.
Asgardiano
00sabato 26 luglio 2008 15:06
Tratto da "la Torre di Guardia" del 15 febbraio 2001.



Qual è la verità sui Rotoli del Mar Morto?

OLTRE 50 anni fa un sasso gettato da un pastore beduino in una grotta portò a ciò che alcuni hanno definito la più grande scoperta archeologica del XX secolo. Il beduino sentì il sasso spaccare un vaso di terracotta. Andò a vedere e trovò il primo di quelli che vennero poi chiamati Rotoli del Mar Morto.

QUESTI rotoli sono stati oggetto di interesse e controversie sia fra gli studiosi che nei mass media. Tra il pubblico c’è molta confusione e disinformazione. Si è parlato di un esteso tentativo di occultamento dei rotoli, per il timore che rivelino fatti che indebolirebbero la fede sia dei cristiani che degli ebrei. Ma qual è il vero significato di questi rotoli? Dopo più di 50 anni si possono conoscere i fatti?

Cosa sono i Rotoli del Mar Morto?

I Rotoli del Mar Morto sono antichi manoscritti ebraici, e sono scritti per la maggior parte in ebraico, alcuni in aramaico e qualcuno in greco. Molti di questi rotoli e frammenti hanno più di 2.000 anni e risalgono a prima della nascita di Gesù. Tra i primi rotoli trovati dai beduini c’erano sette lunghi manoscritti in vari stadi di deterioramento. Esplorando altre grotte furono trovati altri rotoli e migliaia di frammenti. Negli anni che vanno dal 1947 al 1956 furono scoperte vicino a Qumran, nei pressi del Mar Morto, un totale di 11 grotte contenenti rotoli.

Una volta classificati, i rotoli e i frammenti risultarono essere circa 800 manoscritti. Circa un quarto di essi, o poco più di 200 manoscritti, sono copie di parti del testo ebraico della Bibbia. Ulteriori manoscritti riguardano antichi scritti ebraici extrabiblici, sia apocrifi che pseudepigrafi.

Alcuni dei rotoli che più entusiasmarono gli studiosi erano scritti sconosciuti in precedenza. Includono interpretazioni di questioni di diritto ebraico, regole specifiche per la comunità della setta che viveva a Qumran, componimenti poetici e preghiere da usare nella liturgia nonché opere escatologiche contenenti idee sull’adempimento della profezia biblica e sugli ultimi giorni. Ci sono anche particolari commentari biblici, i più antichi precursori del moderno commentario dei testi biblici versetto per versetto.

Chi scrisse i Rotoli del Mar Morto?

Vari metodi di datazione di antichi documenti indicano che i rotoli furono copiati o compilati fra il III secolo a.E.V. e il I secolo E.V. Alcuni studiosi hanno suggerito che i rotoli venissero nascosti nelle grotte da ebrei di Gerusalemme prima della distruzione del tempio nel 70 E.V. Tuttavia la maggioranza degli eruditi che studiano i rotoli trovano questa idea in disaccordo con il contenuto dei rotoli stessi. Molti rotoli rispecchiano idee e usanze che erano contrarie a quelle delle autorità religiose di Gerusalemme. Questi rotoli ci presentano una comunità che credeva che Dio avesse rigettato i sacerdoti e il servizio del tempio a Gerusalemme e che considerasse l’adorazione resa dalla setta nel deserto qualcosa che sostituiva il servizio del tempio. Pare improbabile che le autorità del tempio di Gerusalemme nascondessero una raccolta che includeva rotoli del genere.

Anche se a Qumran c’era probabilmente una scuola di copisti, può darsi che molti rotoli venissero raccolti altrove e portati lì dai credenti. In un certo senso, i Rotoli del Mar Morto sono la raccolta di una vasta biblioteca. Come per qualsiasi biblioteca, la raccolta poteva includere le più svariate idee, e non tutte avranno necessariamente riflettuto i punti di vista religiosi dei lettori. Ad ogni modo, è più probabile che i testi di cui esistono copie multiple riflettano i particolari interessi e credenze del gruppo.

Gli abitanti di Qumran erano esseni?

Se questi rotoli erano la biblioteca di Qumran, chi erano gli abitanti di Qumran? Il prof. Eleazar Sukenik, che nel 1947 acquistò questi rotoli per l’Università ebraica di Gerusalemme, fu il primo a suggerire che questi rotoli fossero appartenuti a una comunità di esseni.

Gli esseni erano una setta ebraica che è menzionata dagli scrittori del I secolo Giuseppe Flavio, Filone di Alessandria e Plinio il Vecchio. Si fanno molte congetture sulle esatte origini degli esseni, ma pare siano sorti durante il periodo di disordini successivo alla rivolta dei Maccabei nel II secolo a.E.V. Giuseppe Flavio parlò della loro esistenza in quel periodo poiché indicò in maniera particolareggiata in che modo le loro idee religiose differivano da quelle dei farisei e dei sadducei. Plinio menzionò il luogo dove si trovava una comunità di esseni nelle vicinanze del Mar Morto, fra Gerico ed En-Ghedi.

Il prof. James VanderKam, studioso dei Rotoli del Mar Morto, ipotizza che “gli esseni che vivevano a Qumrân erano solo una piccola parte del più vasto movimento esseno”, che secondo Giuseppe Flavio contava circa 4.000 persone. Pur non corrispondendo perfettamente a tutte le descrizioni, il quadro che emerge dai testi qumranici pare corrispondere meglio agli esseni che a qualsiasi altro gruppo ebraico conosciuto di quel periodo.

Secondo alcuni, il cristianesimo ebbe inizio a Qumran. Nondimeno si possono scorgere sorprendenti differenze fra le idee religiose della setta di Qumran e i primi cristiani. Gli scritti di Qumran rivelano regole sabatiche severissime e una preoccupazione quasi ossessiva per la purezza cerimoniale. (Matteo 15:1-20; Luca 6:1-11) Si potrebbe dire la stessa cosa riguardo all’isolamento degli esseni dalla società, alla loro credenza nel destino e nell’immortalità dell’anima e all’enfasi che davano al celibato e alle idee mistiche circa il partecipare con gli angeli al culto. Ciò mostra che non si conformavano agli insegnamenti di Gesù e a quelli dei primi cristiani. — Matteo 5:14-16; Giovanni 11:23, 24; Colossesi 2:18; 1 Timoteo 4:1-3.

Nessun tentativo di occultamento, nessun rotolo nascosto

Negli anni che seguirono la scoperta dei Rotoli del Mar Morto furono prodotte varie pubblicazioni che misero subito le scoperte iniziali a disposizione degli studiosi di tutto il mondo. Ma le migliaia di frammenti rinvenuti in una delle grotte, detta grotta 4, presentavano un numero molto maggiore di problemi. Erano nelle mani di una piccola équipe internazionale di studiosi che si era stabilita nella parte orientale di Gerusalemme (allora appartenente alla Giordania) nel Museo archeologico della Palestina. In questa équipe non furono inclusi studiosi ebrei o israeliani.

L’équipe adottò la prassi di non concedere libero accesso ai rotoli finché non avesse pubblicato i risultati ufficiali della sua ricerca. Il numero degli studiosi che facevano parte dell’équipe venne mantenuto entro limiti prestabiliti. Quando un membro dell’équipe moriva veniva sostituito da un altro studioso soltanto. La mole di lavoro richiedeva un’équipe molto più grande e, in alcuni casi, maggiore conoscenza dell’ebraico antico e dell’aramaico. James VanderKam dice: “Decine di migliaia di frammenti richiedevano più di quanto otto esperti, benché molto versati, potessero realizzare”. — Op. cit., p. 210.

Con la guerra dei sei giorni del 1967, la parte orientale di Gerusalemme e i suoi rotoli vennero a trovarsi sotto la giurisdizione israeliana, ma non ci fu nessun cambiamento nella prassi seguita dall’équipe di ricercatori. Poiché il ritardo nella pubblicazione dei rotoli della grotta 4 aumentava e gli anni diventavano decenni, vari studiosi elevarono una protesta. Nel 1977 il prof. Geza Vermes dell’Università di Oxford lo definì il più grande scandalo accademico del XX secolo. Cominciarono a circolare voci secondo cui la Chiesa Cattolica nascondeva deliberatamente informazioni contenute nei rotoli che sarebbero risultate dannose per il cristianesimo.

Negli anni ’80 l’équipe fu infine estesa a 20 studiosi. Poi, nel 1990, sotto la guida del nuovo direttore, Emanuel Tov, dell’Università ebraica di Gerusalemme, l’équipe fu ulteriormente allargata fino a comprendere più di 50 studiosi. Venne stabilito un rigido programma per pubblicare tutte le edizioni dotte dei restanti rotoli.

Un vero passo avanti fu fatto inaspettatamente nel 1991. Prima venne pubblicato il volume A Preliminary Edition of the Unpublished Dead Sea Scrolls. Era stata applicata la tecnologia del computer a una copia della concordanza dell’équipe. Successivamente la Huntington Library di San Marino (California) annunciò che la sua serie completa di fotografie dei rotoli sarebbe stata messa a disposizione di qualsiasi studioso volesse prenderne visione. Dopo non molto, con la pubblicazione dell’opera A Facsimile Edition of the Dead Sea Scrolls, le fotografie dei rotoli non ancora pubblicati divennero facilmente accessibili.

Pertanto nello scorso decennio tutti i Rotoli del Mar Morto sono stati resi disponibili per essere esaminati. Le ricerche rivelano che non c’è stato nessun occultamento; non c’erano rotoli nascosti. Solo ora che vengono pubblicate le edizioni ufficiali finali dei rotoli può avere inizio un’analisi completa. Nel campo dei rotoli è nata una nuova generazione di studiosi. Ma che significato ha questa ricerca per coloro che studiano la Bibbia?

[Note in calce]

Sia gli Apocrifi (letteralmente, “nascosti”) che gli Pseudepigrafi (testi attribuiti a falso autore) sono scritti ebraici che vanno dal III secolo a.E.V. al I secolo E.V. Gli Apocrifi sono accettati dalla Chiesa Cattolica come parte del canone ispirato della Bibbia, ma sono respinti sia dagli ebrei che dai protestanti. Gli Pseudepigrafi assumono spesso la forma di racconti biblici arricchiti, scritti sotto il nome di qualche famoso personaggio biblico.

Vedi l’articolo “Chi erano i Maccabei?” nella Torre di Guardia del 15 novembre 1998, pp. 21-4.

Manoscritti del Mar Morto, trad. di G. L. Prato, Città Nuova Editrice, Roma, 1995, p. 114.
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