I fuoriusciti arrabbiati e la sindrome della regina di Biancaneve.

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Sandro=2015
00venerdì 5 febbraio 2016 12:35
Tutti conosciamo la favola di Biancaneve e della bella ma perfida Regina Una donna bellissima, dotata di poteri straordinari, con un intero regno ai suoi piedi, non riesce a godere della sua immensa fortuna al punto che sente il bisogno di perseguitare una povera fanciulla orfana, di cui invidia la bellezza e l’innocenza. Una strega cattiva, appunto.Se potessimo interrogare lo specchio, a cui si rivolge la Regina per avere conferma della sua bellezza, gli chiederemmo: perché una donna bella e potente prova invidia? Non le basta la sua bellezza (e potere) per essere felice? Perché sente il bisogno di confrontarsi spasmodicamente con un’altra?


È proprio in questo frangente che si svela la risposta: l’invidia non consiste tanto nel desiderare un oggetto dell’altro, in questo caso la bellezza, ma nel provare fastidio di fronte alla felicità dell’altro. “Non si invidia una donna altrettanto potente e bella, ma la felicità che ad esempio una donna semplice e meno importante possa provare, pur essendo ‘meno dotata’ – chiarisce lo psicologo clinico Roberto Pani, docente all’Università di Bologna – È come se l’invidiosa si chiedesse: ‘ma com’è possibile che lei, che ai miei occhi non ha valore, sia così felice e amata da tutti?’.


Come dire, sarebbe troppo scontato invidiare una donna più ricca, bella e potente di noi. No, è più sottilmente perverso invidiare chi in apparenza sembra meno fortunata. Eppure, ci fa soffrire perché sembra godere appieno della vita. Nella sua forma più distruttiva, quindi, l’invidia non è emulazione dell’altro, ma è desiderio di distruggere ciò che non si può avere, come appunto fa la strega Ravenna nei confronti di Biancaneve. Non desidera ottenere una bellezza pari a quella della fanciulla, ma portargliela via.


“Si tratta di un sentimento devastante perché rovina la vita dell’invidioso, il quale si consuma al pensiero che ciò che non può ottenere debba essere distrutto. Lo scopo è quello di non soffrire per aver visto una cosa molta desiderabile, e non poterla possedere (“Ho scoperto che lei è più corteggiata di me, io non sarò mai come lei, vorrei che perdesse questa capacità di attrarre gli uomini: solo così mi sentirò meglio!).
Da un punto di vista psicologico l’invidia nasce da un senso di impotenza, per lo più inconscio, che fa percepire uno stato di inadeguatezza e di indegnità rispetto agli altri. La reazione del soggetto invidioso, che rimane al livello inconscio, consiste nell’aver bisogno di neutralizzare l’altro che invece mostra di essere felice.


Questa sensazione di dipendenza genererebbe aggressività e, a volte, fantasmi distruttivi. Nella vita adulta si invidia la felicità dell’altro non tanto quello che l’altro possiede ma il fatto che ne sappia godere e ne sappia essere felice.Questo è esattamente quello che accade nella mente dei fuoriusciti arrabbiati. Dopo aver deciso di lasciare la congregazione o dopo essersi fatti espellere per il desiderio di continuare a fare i propri comodi, avrebbero dovuto essere più felici e sereno, no? Invece NO!


Alcuni di loro hanno creato ritrovi virtuali nei quali condividere la loro “felicità” con altri simili a loro. Ora si scambiano gli auguri di compleanno, di buon natale e pasqua, di buon onomastico senza nemmeno sapere di cosa si tratti; possono andare nelle discoteche più trasgressive, farsi i tatuaggi nelle parti del corpo più stuzzicanti, tradire il coniuge o darsi all’amore libero, oppure vivere uno stile “alternativo” con persone dello stesso sesso, tanto l’amore non è mai sbagliato. Che felicità! Che gioia, non avere più regole, né una coscienza addestrata, né alcun grillo parlante, nessuno a cui rendere conto e al quale poter tirare una bella scarpa quando dice cose che non piacciono. Questa, secondo loro, è la felicità!


Quindi, anziché godersi tutte queste “ricchezze”, la tanto agognata libertà che li ha resi tanto ricchi dal punto di vista delle soddisfazioni interiori, standosene tranquilli ed in pace tra loro, preferiscono spargere fiele e veleno contro i propri ex confratelli con la scusa del buon samaritano (fasullo) che vuole aiutare qualcuno. Perché ancora cercano il confronto per non dire lo scontro? Perché non ci lasciano in pace? Si, secondo la loro bacata concezione, proprio per la “tristezza” che hanno provato stando nel popolo di Dio, ora vogliono “liberare” altri ex fratelli da un giogo opprimente, secondo loro, e hanno pensato bene che l’unico modo per farlo è proprio quello di attaccarli, denigrarli, calunniarli in tutti i modi possibili ed immaginabili. La scusa più adottata è proprio quella dell’infelicità. Sostengono che i cristiani Testimoni di Geova sono degli infelici cronici a causa di tutte le loro “privazioni”.


Ma sarà vero tutto questo? Naturalmente NO. E’ vero esattamente IL CONTRARIO. I fuoriusciti arrabbiati sono consapevoli che lo stile di vita degli ex fratelli è regolato da autodeterminazione, stima di sé stessi, fiducia in Dio e nella sua legge divina, la quale messa in pratica rende automaticamente FELICI. La gioia e la felicità sono qualità divine che possiedono SOLO coloro che mettono veramente in PRATICA nella loro vita i consigli divini. Non ci sono dubbi che quando non vengono messi in pratica o lo si fa parzialmente i risultati non sono quelli che ci si aspetterebbe e qui allora nascono i dubbi i malumori e l’insoddisfazione.


Provare la gioia, la serenità e la soddisfazione che dà il cristianesimo non è facilmente comprensibile da chi non lo è, per questo spesso nascono fraintendimenti da parte dei non credenti nell’interpretare comportamenti o stati d’animo di veri cristiani. I fuoriusciti arrabbiati giocano molto su questa asincronia, e usano tali situazioni di incomprensione per screditare, attaccare e porre in atto un ODIO verso i loro ex fratelli, il quale è motivato principalmente dalla sindrome della regina di Biancaneve. Benchè abbiano quello che desideravano, compresa la tanto agognata “libertà”, non sopportano di vedere persone felici che rimangono fedeli alle norme divine e le mettono in pratica. Il senso di invidia per la felicità dei veri cristiani è il loro vero nuovo padrone, motivato anche dalla delusione di non aver trovato “fuori” quello che speravano. Agli occhi dei fuoriusciti arrabbiati è inconcepibile che tutto ciò che loro disprezzano della loro ex religione invece possa recare tanta felicità ai veri cristiani.


Quindi si domandano: “perché io che ho tutto, (secondo loro) quello che volevo non sono felice e quelli che sono rimasti nelle “privazioni” invece lo sono”? Nasce, così, il desiderio, NON di avere lo stile di vita dei TdG, che loro hanno abbandonato, ma la loro FELICITA’. Diventa insopportabile sapere che la felicità è caratteristica propria di comportamenti che loro stanno combattendo, quindi nasce il desiderio di distruzione dell’immagine felice che hanno i veri cristiani alimentato dalla loro infelicità e delusione. L’odio nasce dal fatto che chi continua a perseverare nella via cristiana, rappresenta una continua prova del fallimento di questi ex. Triste accorgersi che quello che li ha convinti a lasciare non ha recato loro la felicità che si sarebbero aspettati; ancora più triste, vedere che in realtà, la loro scelta di uscire è stato un totale fallimento.


Quindi? Che si può fare? Attaccare, calunniare, spargere veleno scambiando uno stile di vita felice e motivato con insulti e calunnie, sostenendo che la felicità dei TdG sia falsa, costruita, chi rimane è un plagiato mentale ed altre amenità da ignoranti che solo i semplici e i disinformati possono ascoltare ed accettare. La loro impotenza e frustrazione, questo è il loro vero cruccio. Il non poter dare atto al loro desiderio di distruzione di milioni di personalità edificate su solida fede in Dio, con il solo risultato di avere grande unità e spirito di fratellanza e gioia nonostante i problemi e le imperfezioni dei singoli individui. L’invidia, questo è il vero problema. L’invidia non tanto per i cristiani ma per quello che rappresentano, la realizzazione del proposito di un Dio nel quale i fuoriusciti non credono e non capiscono ma la volontà del quale continua ad adempiersi nonostante le loro calunnie. Un Dio al quale tutti prima o poi dovremo rendere conto, il quale rende felici chi lo serve ORA ed in futuro.


Amalia 52
00venerdì 5 febbraio 2016 13:45
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