La ricerca “di” Gesù è indissolubilmente abbinata alla ricerca “su” Gesù. Ce ne parlano gli scritti canonici, redatti a ridosso degli eventi, cristallizzando la memoria di alcuni testimoni oculari. Intorno a Lui ruotano le frammentarie testimonianze apocrife, riflesso della ricerca e degli orientamenti dottrinali delle prime comunità cristiane, sorte in ambienti culturali differenti e talvolta contrapposti. In quanto elemento scientifico, il dato archeologico è soggetto a interpretazioni storiografiche e a mediazioni culturali, ma rimane pur sempre una fonte, un documento a disposizione per ricostruire il personaggio storico di Gesù di Nazareth e il suo ambiente. L’Archeologia, intesa come scienza storica, ebbe in Terra Santa una delle prime palestre in cui affinò la sua metodologia. Da allora si sono succedute scoperte piccole o clamorose, occasionali o sistematiche che hanno apportato un tassello in più per ricomporre l’affascinante mosaico sul rabbino itinerante di nome Yeshua - questo il nome di Gesù in lingua semitica - nato nella “Città di Davide” a Betlemme di Giudea e vissuto in un villaggio marginale della Galilea chiamato Nazareth.
Questo è l'abstract, apparso sul sito di BergamoScienza[1], che pubblicizzava la conferenza tenuta ieri 15 ottobre, alle ore 21,00, presso il Teatro Sociale della città di Bergamo Alta.
La ricerca storico-archeologica sul Gesù di Nazareth è un argomento che interessa un po' tutti, specialisti e non, religiosi e atei, e infatti le prenotazioni per assistere all'evento sono andate ben oltre le aspettative degli organizzatori, tanto da dover spostare la conferenza dal Teatro in piazza della Libertà al Teatro Sociale in Bergamo Alta, in grado di accogliere un pubblico molto più numeroso.
Il relatore, Eugenio Alliata, archeologo dello Studium Biblicum Francescanum, è senza dubbio stato determinante nella mia scelta di assistere all'evento, certo che l' SBF gerosolomitano non avrebbe deluso le mie aspettative.
Carlo Dignola, giornalista e moderatore della serata, in perfetto orario introduce «Padre Alliata» come il naturale successore di «Padre Bagatti». Alliata, presente più come «uomo di Scienza» che come «uomo di Fede», avrebbe esposto le ultime ricerche in campo archeologico avvenute a Nazareth.
A questo punto, chiunque avesse avuto la minima idea dello «spessore» scientifico di Bellarmino Bagatti, non poteva che cadere in una sorta di rispettoso quanto reverenziale silenzio per evitare di perdersi anche una sola sillaba di quanto da lì a breve sarebbe stato relazionato.
Inizia così l'esposizione, accompagnata da una serie di slide in PowerPoint proiettate su grande schermo, che ci conduce attraverso fonti storico letterarie che dimostrano come la città di Nazareth, dopo la morte di Gesù, sia rimasta il luogo di residenza di Maria e Giuseppe.
A tal fine si inizia con la citazione del vangelo di Luca (cap. 1, versi da 26 a 38) per poi passare allo storico Eusebio di Cesarea (HE II, 19.20.1-6), ad Epifanio di Salamina (Panarion, Eresia 29,30 - PG 41), a San Girolamo (Lettera 108), all' Anonimo Piacentino (Recensione 1,5), e ad altre fonti tardo medievali.
Terminata questa «carrellata» di citazioni, si passa ad introdurre la Basilica dell'Annunciazione e poi a descrivere nei minimi particolari la «casa di Maria», con tutti i suoi vani e «cantine». Ai più attenti non è sfuggito il fatto che, di specifici studi archeologici sulla figura storica di Gesù così come presentati dall'abstract, non è stato presentato alcunchè.
Tutta la conferenza si è incentrata su Maria e la «sua abitazione».
Dopo gli applausi conclusivi, come credo abbiate già immaginato, non potevo esimermi dal formulare qualche domanda. Una volta concessomi il microfono dal moderatore, ho fatto presente che tutte le antiche testimonianze storico letterarie presentate all'inizio della serata, confermano che Nazareth fu la città di residenza della famiglia di Gesù, ma che nessuna d'esse indica un preciso sito come luogo della «casa di Maria». Ho fatto notare esplicitamente la forzatura di un tale collegamento, e come sia il Bagatti che il Testa (seppur convinti della medesima ipotesi) avessero affrontato l'argomento in maniera assai più «sobria». Ho chiesto quindi quali fossero i punti di forza che portano alla conclusione esposta, limitando questi punti ad evidenze archeologiche e non alla solita tradizione cattolica.
A quel che mi è parso di percepire, il momento è stato un po' imbarazzante per il relatore. Alliata ha cercato comunque di ricondurre il discorso alla «tradizione», ma avendo io premesso che mi interessavano solo le evidenze archeologiche, ed incalzandolo più volte nel tentativo di limitare la sua risposta a queste evidenze, alla fine ha dovuto riconoscere pubblicamente che «non esistono evidenze archeologiche risalenti al primo secolo».
E' certamente stata una rivelazione per gli astanti, almeno a giudicare dalle persone che mi hanno avvicinato al termine della conferenza, le quali, senza il mio intervento, avrebbero verosimilmente creduto che quel sito fosse, senza ombra di dubbio scientifico, accertato quale «casa di Maria».
Vi risparmio la risposta ricevuta alla mia successiva domanda sull'Ossario di «Giacomo fratello di Gesù», limitatasi ad una questione di semplice «omonimia» senza nessun accenno alle peculiarità uniche di quel reperto.
Un'ultima parola sul moderatore Carlo Dignola. A mio modesto parere non si è mostrato all'altezza degli argomenti trattati. Oltre alla presentazione troppo «ingessata», ha azzardato una risposta alla mia «critica» affermando che la Tradizione non è «cattolica» (come da me puntualizzato) ma è una «tradizione di tutti».
Forse è il caso che, la prossima volta, il dr. Dignola si informi un po' in anticipo su quella che, per esempio, è la diversa tradizione greco ortodossa relativa al sito dell'annunciazione.
Uscito dal Teatro, non mi è restato che cancellare la delusione con un buon piatto di «Casoncelli alla Bergamesca».
[1]
www.bergamoscienza.it/ENG/Default.aspx?SEZ=5&PAG=18&CURDATE=20101015&MOD=EVECA... , consultato il 16.10.2010