Re: Re: Re: Re: Re:
Araldo73, 25/01/2010 12.34:
Eppure a pag. 110 Felice scrive: «Qualcuno ha affermato che la parola ebraica “nefesh” è stata volutamente tradotta con la parola italiana “anima” per affermare che l’anima muore, ma questo non è corretto.
Perché ? Ebbene, la risposta la troviamo nell’introduzione della TNM con riferimentia pagina 6, dove leggiamo: “…Si è mantenuta l’uniformità di versione assegnando un significato a
ciascuna parola principale….., e questo è proprio quello che i traduttori della TNM hanno fatto”»18
Tu sostieni che sarebbe più corretto tradurre nefesh usando equivalenti italiani diversi a seconda del contesto. Pertanto secondo te solo in alcuni casi andrebbe usato il sostantivo italiano anima. Bene. Allora, alla luce di questo tuo postulato, rispondi alla seguente domanda. In quali casi l'ebraico
nefesh e il greco
psukhe, rispettivamente nelle 754 ricorrenze dell'AT e 102 del NT, andrebbero tradotti anima? Nei casi in cui tu dovessi optare per l'italiano anima, quale valore semantico ascriveresti ad esso?
Probabilmente tu riterrai corretto tradurre con anima i passi cui vuoi ascrivere al lemma il significato antropologico di anima immortale immateriale. Ma è proprio questo il punto chiave. In tutte le centinaia di ricorrente in cui sono presenti
nefesh/psukhe nella Bibbia, non sono mai usati con questa accezione. Di conseguenza capirai che tradurre diversamente a seconda del contesto e rendere anima solo in alcuni casi, priverebbe il lettore del referente e sarebbe del tutto fuorviante. Sarebbe in pratica una traduzione fraudolenta, perchè potrebbe illudere il lettore che in alcuni casi
nefesh/psukhe includano anche questo significato di parte immateriale separata dal copro fisico, che in realtà è del tutto estraneo sia all'antropologia ebraica che a quella protocrisitana. Potrebbe una traduzione di questo tipo far concludere al lettore che la Bibbia insegni il concetto platonico dicotomico, che non ha fondamenta scritturistiche.
In sostanza, i modi più corretti e rispettosi della traduzione e del lettore, per rendere i sostantivi
nefesh/psukhe sono due, per non violare i principi traduttivi e quindi il concetto di referenza:
1.. Traslitterare nel nostro alfabeto
nefesh/psukhe, come del resto la nostra traduzione fa anche nel caso dei sostantivi
sheol/ades che non vengono tradotti con inferno ma semplicemente traslitterati.
2.. Tradurre sempre in maniera coerente usando l'equivalente lessicale italiano che meglio di ogni altro corrisponde ai sostantivi originali, rispecchiandone la gamma semantica.
I traduttori della TNM nel caso di
nefesh/psukhe hanno optato per la seconda possibilità. Può essere discutibile, ma rispettabile. I traduttori della Settanta greca hanno fatto qualcosa di simile. In pratica nei casi in cui nel testo ebraico ricorre
nefesch, i traduttori l'hanno tradotto in genere con
psychè, l'equivalente greco più vicino all'ebraico
nefesch. Non hanno di volta in volta tradotto con termini diversi: persona, anima, vita ecc...Lo stesso dicasi per quanto riguarda gli scrittori ispirati del Nuovo Testamento, che riportano regolarmente
psychè come equivalente di
nefesch. Cosa simile è avvenuto per le traduzioni latine, la Vulgata ad esempio, che rendono
nefesh/psukhe con anima. Perchè non dovremmo fare la stessa scelta traduttiva in italiano e nelle altre lingue moderne, dal momento che esiste un termine equivalente?
Infatti il sostantivo anima sia in latino che in italiano racchiude vari significati, molti dei quali simili a quelli di
nefesh/psukhe.
Ad esempio nel
Dizionario di Latino, Le Monnier, 2004 alla voce
anima riporta questi significati:
"1) Soffio d'aria, vento 2)L'aria emessa col respiro, soffio, fiato 3) Soffio vitale, principio vitale, vitalità, vita 4) Essere, persona, creatura 5) Spirito, anima 6) Anima di morti, ombra".
Similmente per il termine italiano anima. Nel Grande Vocabolario della Linuga italiana, Gabrielli, Mondadori, 1989, riporta i seguenti significati di anima:
"1) Principio vitale di ogni essere vivente; energia vitale; la vita stessa 2) Principio vitale dell'uomo, racchiuso nel corpo mortale, origine e sede del pensiero, del sentimento, della volontà, che la religione considera di natura divina e quindi immortale. 3) Principio della coscienza morale e religiosa 4) Sostanza separata dal corpo, oltre la vita terrena 5) Principio d'ogni umano sentimento, sede degli affetti 6)Persona essere umano, con riferimento alle sue qualità morali e intellettuali 7) Abitante in ogni luogo" ecc... Si legge inoltre circa il suo significato etimologico: "Dal lat. ànima, aria, respiro; spirito vitale".
In pratica il termine anima, racchiude un'ampia gamma semantica, sia in latino che in italiano e può essere correttamente usato come equivalente di
nefesh/psukhe. Ovviamente, benchè anima possa indicare l'anima immortale, non è mai usata con questo significato, estraneo all'antropologia biblica. Usando il termine coerentemente, il lettore è aiutato a capire questa ampia gamma semantica. Tradurre di volta in volta con persona, vita, essere... è fuorviante, anche perchè per quei termini nelle lingue bibliche esistono termini specifici. Dovremmo quindi rispettare la scelta del redattore che ha usato
nefesch/psychè per esprimere questi significati in essi racchiusi.