La pizza d’asporto una scelta senza qualità
Pubblicato il 29/03/2018
Ultima modifica il 29/03/2018 alle ore 09:52
Federico F. Ferrero
Caro Gastrofilo, le occasioni di mangiare una pizza cattiva di certo non ti mancano. Se comunque vuoi essere sicuro di mortificare infallibilmente il gusto, scegli l’asporto. Nel chiuso del cartone, il disco di pasta fuma, suda e si ammoscia, mentre la mozzarella si ritrae, fino a presentarsi di gomma ai denti quando la scatola libera la Margherita ghiacciata sul divano ...
Fregatene allora dei piatti di ceramica, dell’atmosfera del ristorante, dei consigli del cameriere, della compagnia degli avventori, della convivialità della tavola. Piazzati la vaschetta di alluminio sulle toppe della tuta, infilati in gola il collo della birra, premi col pollice unto il tasto di WhatsApp e condividi con uno scatto la tua solitaria disumanità. Presto le consegne le faranno i robot, che avranno cucinato le polpette di farina di insetti con cui ti imboccheranno, ammiccanti, a domicilio. È tutto così dannatamente figo!
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