Alla vigilia del 1° settembre una dichiarazione congiunta CCEE-CEC sulla necessità della cura della nostra “casa comune”
Maria Teresa Pontara Pederiva
Pubblicato il
26 Agosto 2020
TRENTO. «Quest’anno la pandemia di Covid-19 ha rivelato quanto sia profondamente interconnesso il mondo. Ci siamo resi conto più che mai che non siamo isolati gli uni dagli altri e che le condizioni per la salute e il benessere umano sono fragili. Gli impatti della pandemia ci costringono a prendere sul serio la necessità di una vigilanza e di condizioni di vita sostenibile in tutta la terra. Questo è ancora più importante se si considera la devastazione ambientale e la minaccia del cambiamento climatico». Una dichiarazione che punta al cuore dei problemi del mondo attuale: la nuova pandemia presente dall’autunno scorso, e che ha messo a dura prova la capacità organizzativa dei governi in materia sanitaria, e il cambiamento climatico con cui stiamo facendo i conti da anni, senza peraltro che a livello occidentale si sia ancora formata una nuova mentalità volta a mitigarne gli effetti, come del resto imporrebbero gli accordi di Parigi Cop21 sottoscritti da oltre 180 Paesi al mondo nel 2015. Più che autorevole la firma del testo che esce a nome di CCEE, il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, e CEC, il Consiglio ecumenico delle Chiese europee.
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