Ora Barcellona alza un muro contro i turisti: “Meglio i rifugiati”

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(SimonLeBon)
00sabato 3 giugno 2017 09:38
Dalla Catalogna alle Baleari cortei e scritte.
Dalla Catalogna alle Baleari cortei e scritte. Ma il boom ha risollevato il Paese dopo la crisi


francesco olivo

Le scritte poco ospitali compaiono ormai quasi tutti i giorni: «Tourist go home». Tornatevene a casa vostra, è il messaggio esplicito, perché la nostra è troppo affollata. La Spagna macina record su record, i visitatori stranieri nel 2016 sono stati 75 milioni, quest’anno si punta a superare gli 80. Se per l’economia è una benedizione (non sempre ben distribuita), per tanti cittadini, in un Paese di 46,5 milioni di abitanti, la convivenza è complicata. Non esiste un movimento organizzato, ma tante realtà che cominciano a non limitarsi a commenti acidi al bancone del bar. Per descrivere l’atteggiamento cambiato verso le masse di visitatori, è nato anche un termine, molto contestato ma chiaro, la «turismofobia». L’ostilità, del tutto pacifica, è in aumento e preoccupa un’industria che cresce con cifre impressionanti.

LA SUSCETTIBILITÀ

Quello che lo studioso Claudio Milano chiama «l’indice di suscettibilità», ha toccato vette altissime a Barcellona. Il paradosso, almeno visto dall’Italia, è che nella capitale catalana il motto «tourists go home», spesso è accompagnato da «refugees welcome». Orde turistiche no, ma profughi sì. Barcellona è la più visitata (e invasa) e più si consolida il primato, più si rompe l’equilibrio con gli abitanti. Aumentano le navi da crociera, arrivano più voli low cost e d’estate anche tanti vacanzieri in auto. Tutti, o quasi, si concentrano in centro e alla Barceloneta, un tempo il quartiere dei pescatori, oggi praticamente monopolizzato da comitive in ciabatte, costume con l’asciugamano in spalla (la spiaggia è a due passi).

Il tema del cambio di modello turistico è al centro dell’agenda pubblica da qualche anno, tanto che l’attuale sindaca, Ada Colau, alleata di Podemos, deve parte del suo consenso alla sfida aperta che ha intrapreso contro l’eccessivo successo di visitatori. La giunta Colau nei suoi primi due anni di vita ha mantenuto aperto il fronte. I nemici sono fondamentalmente due: la giungla degli appartamenti in affitto soprattutto nei portali come Airbnb e il proliferare degli alberghi dove un tempo sorgevano case. Nel primo caso il Comune è intervenuto con denunce, controlli serrati, limitazioni e multe. Nel secondo, Colau ha firmato una moratoria per gli alberghi: stop alla costruzione in centro e concessioni aperte solo in periferia.

I numeri aiutano a capire il fenomeno: in un centro di 55.000 abitanti ogni giorno dormono 80.000 turisti e il calcolo è per difetto, visto che in tanti occupano illegalmente ogni tipo di alloggio. È la forbice si allarga sempre di più a discapito dei residenti che affittano agli stranieri e abbandonano i quartieri di sempre. È la cosiddetta sindrome di Venezia: il centro a misura di comitive e non più di abitanti. Davanti alle folle che intasano le Ramblas molti cittadini non restano più indifferenti. Sono nate in questi mesi gruppi, piattaforme e si sono organizzati cortei che chiedono rispetto per chi la città la vive.

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www.lastampa.it/2017/06/03/societa/viaggi/mondo/ora-barcellona-alza-un-muro-contro-i-turisti-meglio-i-rifugiati-3dLMFRjVEnSXLoOhdUwDZM/pag...
(SimonLeBon)
00sabato 3 giugno 2017 09:39
Re: Dalla Catalogna alle Baleari cortei e scritte.
Diciamo che i catalani non sono proprio i padroni di casa piu' amichevoli. Già quando vedono i turisti madrileni s'innervosiscono...
Se poi i turisti superano il numero dei residenti... la chiamerei piuttosto la "sindrome di Oristano". A Torre Grande ci sono 1'000 residenti e 8'000 turisti d'estate, figuratevi voi... [SM=g8806]

Simon
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