Paternità 1Pt e 1 Pt 5:12

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Esperidia
00giovedì 18 dicembre 2008 11:57
1 Pt 1:1 sembrerebbe identificare chiaramente l'autore della lettera
"Pietro, apostolo di Gesù Cristo, ai residenti temporanei dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, nell’Asia e nella Bitinia, agli eletti", ma questo non è sufficiente a convincere un attento studioso universitario dei nostri tempi (dei nostri tempi perchè nell'antichità "Ireneo, Clemente Alessandrino, Origene e Tertulliano, tutti citano la lettera, attribuendola a Pietro", op. cit. "Tutta la scrittura è ispirata da Dio e utile"), perchè come sappiamo i primi cristiani amavano fingersi apostoli per facilitare l'ammissione del proprio scritto tra quelli divinamente ispirati [SM=x69] .
Negli ultimi due secoli sono così nate le prime perplessità sulla paternità di vari scritti biblici, tra cui anche la prima lettera di Pietro.
Come poteva infatti un pescatore della Galilea, definito dai suoi capi religiosi come un illetterato comune (At 4:13), produrre una lettera dallo stile così mirabile e superbo? Come poteva padroneggiare così bene una lingua non sua come il greco?
Chi pone tali domande forse non si rende conto che Pietro era predicatore in una società poliglotta e forse dopo decine di anni di predicazione è normale padroneggiare bene la lingua della maggioranza di coloro a cui do testimonianza tutti i giorni. Ma se proprio ci riesce impossibile credere che un pescatore possa arrivare a tanto, non dimentichiamo che questa lettera è stata scritta da Pietro con l'aiuto di Silvano, un credente nativo di Gerusalemme e cittadino romano e che presumibilmente aveva una grande dimestichezza con la lingua greca (At 16:36-37).
A questa obiezione, coloro che dubitano sulla paternità pietrina rispondono (tratto da "Introduzione al NT" a cura di Daniel Marguerat (pp 452 e seguenti):
"non è verificabile la possibilità che Pietro abbia affidato la redazione della sua lettera a un segretario. In ogni caso Silvano non è presentato come tale in 5,12, perchè l'espressione greca - scrivere tramite qualcuno - indica più spesso chi recapita una lettera che non il suo autore oppure un segretario.".

E' vero che questa espressione greca pare indicare di più la recapitazione che la redazione della lettera?
Potete rintracciare le citazioni di Ireneo, Clemente, ...... che identificano Pietro come autore della lettera?
Conoscete motivazioni più consistenti di quelle sopra riportate per negare la paternità pietrina della lettera?

Scusate se ho scritto in maniera confusa ma sono di fretta.
barnabino
00giovedì 18 dicembre 2008 14:31


l'espressione greca - scrivere tramite qualcuno - indica più spesso chi recapita una lettera che non il suo autore oppure un segretario



L'espressione greca graphw nel NT a me pare che in genere indichi il mettere dei pensieri per iscritto, e non semplicemente essere il latore di una lettera già scritta.

Stageman, che mette in dubbio la paternità petrina dell'opera, lo sostiene il contrario, ma il Winkenhauser dice che "queste parole non possono significare soltanto che Silvano è stato il latore della lettera, ma lo indicano come lo scrittore: egli non ha messo per iscritto il testo dettato da Pietro, ma ha anche dato forma al pensiero".

In realtà, leggendo alcune introduzioni, più che il problema stilistico sembra che a far propendere contro Pietro sia la situazione storica descritta, che presuppone una minaccia da parte dell'autorità politica che, secondo gli storici, colpì solo al tempo di Domiziano e dunque dopo la morte di Pietro.

Shalom
Teodoro Studita
00giovedì 18 dicembre 2008 19:58
Il problema non si opone tanto per la prima, quanto per la seconda che sicuramente non è petrina. Sul come facesse Pietro a scrivere in un greco decente (non lo definirei "mirabile") senza scomodare lo Spirito Santo, la cosa più probabile è che lo scrivente fosse qualcun altro, o che ci sia stata la mano di un redattore. Nel primo caso sarebbe del tutto normale, nell'antichità era la prassi abituale scrivere con dettatura a uno scriba professionista, dunque non vedo stranezze.
Cordialità,
Esperidia
00giovedì 18 dicembre 2008 20:03

L'espressione greca graphw nel NT a me pare che in genere indichi il mettere dei pensieri per iscritto, e non semplicemente essere il latore di una lettera già scritta.

Stageman, che mette in dubbio la paternità petrina dell'opera, lo sostiene il contrario, ma il Winkenhauser dice che "queste parole non possono significare soltanto che Silvano è stato il latore della lettera, ma lo indicano come lo scrittore: egli non ha messo per iscritto il testo dettato da Pietro, ma ha anche dato forma al pensiero".

In realtà, leggendo alcune introduzioni, più che il problema stilistico sembra che a far propendere contro Pietro sia la situazione storica descritta, che presuppone una minaccia da parte dell'autorità politica che, secondo gli storici, colpì solo al tempo di Domiziano e dunque dopo la morte di Pietro.


Grazie per la risposta ............ mi pare che anche su questo passo ci siano parecchi dubbi.

P.S.: nei testi a cui ho attinto io in verità il problema storico passa in secondo ordine, in quanto gli autori nutrono molte perplessità anche sulla datazione delle lettera (persecuzione di Nerone? Persecuzione di Domiziano? ............).
A dire il vero preferisco le gaffe dei bible belt e della WTS a certe gaffe degli studiosi accademici degli ultimi due secoli!
Esperidia
00giovedì 18 dicembre 2008 20:04
Re:
Teodoro Studita, 18/12/2008 19.58:

Il problema non si opone tanto per la prima, quanto per la seconda che sicuramente non è petrina. Sul come facesse Pietro a scrivere in un greco decente (non lo definirei "mirabile") senza scomodare lo Spirito Santo, la cosa più probabile è che lo scrivente fosse qualcun altro, o che ci sia stata la mano di un redattore. Nel primo caso sarebbe del tutto normale, nell'antichità era la prassi abituale scrivere con dettatura a uno scriba professionista, dunque non vedo stranezze.
Cordialità,


La seconda poi la vedremo, mi interessa sapere che cosa pensi della traduzione di 1 Pt 5:12: è possibile che Silvano recapitasse solamente la lettera, anzichè comparteciparne alla redazione?
Esperidia
00venerdì 19 dicembre 2008 00:04
Re:
Teodoro Studita, 18/12/2008 19.58:

Il problema non si opone tanto per la prima, quanto per la seconda che sicuramente non è petrina. Sul come facesse Pietro a scrivere in un greco decente (non lo definirei "mirabile") senza scomodare lo Spirito Santo, la cosa più probabile è che lo scrivente fosse qualcun altro, o che ci sia stata la mano di un redattore. Nel primo caso sarebbe del tutto normale, nell'antichità era la prassi abituale scrivere con dettatura a uno scriba professionista, dunque non vedo stranezze.
Cordialità,


Marguerat definisce il greco della lettera "ottimo" e così altri studiosi che ho consultato.
Tanto perchè tutti si rendano conto delle obiezioni che vengono poste alla paternità pietrina della lettera, riporto alcuni passi del testo universitario che ho citato sopra:

"Nella lettera stessa nulla conferma direttamente che l'apostolo Pietro ne sia l'autore. I riferimenti alle parole di Gesù (...) non presuppongono altro che un contatto con la tradizione evangelica. Quanto alla forte pretesa dell'autore di - essere testimone delle sofferenze di Cristo - (1 Pt 5,1) è espressa attraverso una lunga apposizione al soggetto sprovvista del verbo; dunque l'espressione non ha un riferimento esplicito al passato e probabilmente indica la testimonianza esistenziale del confessore piuttosto che la testimonianza oculare di colui che si trovava lì al momento opportuno (in psichiatria questo si chiama negazione).
Inoltre, alcuni dati paiono rendere ardua l'ipotesi della rigorosa autenticità. Oltre all'indicazione fornita da - Babilonia - esistono due obiezioni di un certo peso. La prima è l'ottima qualità del greco; per esempio questa si può apprezzare nella catena dei tre aggettivi con alpha privativo di 1,4 nella sequenza delle tre parole che iniziano con alfa in 1,19 o dei cinque termini in v di 2,21, nei numerosi utilizzi del genitivo in posizione intermedia, nell'utilizzo notevole (3,14.17) dell'ottativo ipotetico, oppure nell'uso del participio futuro, raro nel NT e nella lingua ellenistica in generale (3,13). La seconda obiezione si trova nell'uso della Scrittura: di solito Pietro si basa sulla LXX, ma è soprattutto il modo quasi professionale del suo lavoro di esegeta che sorprende (segue l'esegesi di 1 Pt 2, 4-10). Anche se non si prende per oro colato l'informazione di At 4,13 che pone Pietro e Giacomo nella categoria degli - uomini senza istruzione -, si fa fatica a vedere in questo accurato lavoro esegetico l'opera del pescatore del Lago di Galilea. Inoltre non è verificabile la possibilità che Pietro abbia affidato la redazione della sua lettera a un segretario. In ogni caso Silvano non è presentato come tale in 5,12, perchè l'espressione greca - scrivere tramite qualcuno - indica più spesso chi recapita un lettera che non il suo aturoe oppure un segretario. Insomma, gli elementi relativi alla data, al linguaggio dell'epistola e all'esegesi favoriscono l'ipotesi che la lettera sia opera di un membro giudeo-cristiano della comunità di Roma. Rivendica il patrocinio di Pietro e scrive come rappresentante della comunità romana il cui nome stesso, -eletta come voi- (5,13), segna la solidarietà con le comunità dell'Asia Minore."

Teodoro Studita
00venerdì 19 dicembre 2008 11:53
Un paio di cose, brevemente. Innanzitutto ribadisco che trovo eccessive le lodi sul greco di 1Pt. Di certo è molto superiore al greco barbaro di Apocalissi, ma siamo anni luce lontani dal greco di Gregorio di Nazianzo, per restare nel contesto del greco post-classico. Di certo il fatto -ad esempio- che compaia un ottativo è piuttosto singolare ed è giustificata l'espressione "un ottimo greco", ma con la precisazione di rapportarlo al resto di corpus neotestamentario (dove pur non mancano esempi di buon greco, come in Eb) e non in generale con la letteratura greca contemporanea.
Secondo punto, l'espressione di 5,12 intuitivamente mi richiama l'idea del copista (su questo vi consiglio H. Y. Gamble, Libri e lettori nella chiesa antica, Paideia), non quella del latore, ma temo che non si possa in alcun modo esprimere giudizi certi su questo.
In conclusione, personalmente non ho problemi con la paternità petrina, e che la lettera sia scritta -e forse un po' aggiustata- da uno scriba professionista.
Cordialità,
barnabino
00venerdì 19 dicembre 2008 14:19
Caro Teodoro,


Innanzitutto ribadisco che trovo eccessive le lodi sul greco di 1Pt



Beh, tutto deve essere rapportato ad un anziano galileo che era madre lingua ebraico o aramaico.


Secondo punto, l'espressione di 5,12 intuitivamente mi richiama l'idea del copista (su questo vi consiglio H. Y. Gamble, Libri e lettori nella chiesa antica, Paideia), non quella del latore, ma temo che non si possa in alcun modo esprimere giudizi certi su questo



Ti ricordi dove il verbo graphw potrebbe essere usato nel senso inteso da Stagemann o Marguerat? A me il senso di latore di uno scritto non pare tanto comune, non credo che sia mai usato nel NT, ma potrei sbagliarmi.


in conclusione, personalmente non ho problemi con la paternità petrina, e che la lettera sia scritta -e forse un po' aggiustata- da uno scriba professionista



Si, anche io la penso come te.

Shalom
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