A quanto sembra, non capiamo proprio: siamo dissonanti cornettivamente, o'cornetto non ce lo dobbiamo magnare
Parlando seriamente, i detrattori sono, al riguardo, un eccellente esempio di dissonanza cognitiva: si potrebbe dire che tutta la loro attività sia stimolata da una dissonanza cognitiva che soggiace come impalcatura, e che va costantemente e continuamente ricondotta a consonanza cognitiva, affinché sia conservata la situazione emotiva soddisfacente - che nel loro caso corrisponde all'autoconvincimento dell'aver fatto bene a lasciare i tdG.
Potremmo altresì dire che rappresentano l'epitome della fedriana (e festingeriana ante-litteram) volpe, che ha bisogno di screditare l'uva per autoconvincersi che è acerba (classico esempio di dissonanza cognitiva da colmare, per ristabilire l'equilibrio emotivo).
L'ansia di cercare continuamente news anti-tdG, lo scrivere libri che pongano i tdG sotto una luce negativa, dedicare buona parte del loro tempo libero a parlar male della loro ex religione, il fervore parossistico nel rompere anche la barriera del ridicolo pur di accumulare/inventare aspetti negativi (si pensi alle sparate sulle varie immagini subliminali, o sulle disassociazioni per eiaculazione precoce), il voler considerare fatti reali anche articoli di satira: mitica la comunicazione della mummia trovata in Betel, spacciata come notizia reale; o, dall'altra parte, considerare come bufale quelli che in realtà sono fatti reali, perché hanno l'effetto di turbare la consonanza cognitiva da loro raggiunta: un esempio, l'avvocato ebreo divenuto tdG. Reazioni: "non è possibile, è una bufala", quando in realtà la persona e l'esperienza sono assolutamente reali.
Si potrebbe continuare
ad libitum (autoconvincersi del fatto che un tdG non possa realizzare le sue aspirazioni o laurearsi, e di conseguenza ignorare e autoaccecarsi davanti all'evidenza di migliaia di tdG laureati, o - limitandoci solo all'Italia - scrittori di successo come Tombetti o registi come Zaccariello, o musicisti del calibro di de Bonfils).
Non è nostro compito far ridere i polli (e ovviamente ne siamo lieti), ma dovessimo allineare un pollaio davanti a tali sforzi di distorsione della realtà, la reazione sarebbe questa