Re:
Amalia 52, 28/07/2011 20.31:
È vero che quelle atrocità non sono direttamente riconducibili all’ateismo. Ma dimostrano senz’altro che un governo improntato all’ateismo non è in grado di garantire pace e armonia.
Talvolta mi chiedo cosa sia un ateo e mi verrebbe da rispondere che anche l’ateismo è a suo modo una forma di religione o se non altro una negazione delle religioni positive (nel senso di religioni effettivamente e quindi positivamente esistenti).
Con o senza la religione ognuno crede di risolvere i problemi sociali in un certo qual modo.
Quindi un governo improntato all’ateismo (e bisogna stabilire quale: perché non tutti possono essere considerati uguali) potrebbe teoricamente garantire pace e armonia, anche perché queste non dipendono certo solo dalla religione o dalla negazione di essa.
Nel contempo, le atrocità commesse dagli stati comunisti, come dice Amalia, non sono direttamente riconducibili all’ateismo, bensì ad una serie di altri fattori con prevalenza di quello politico.
Amalia 52, 28/07/2011 20.31:
A questo punto è bene fare una distinzione tra la vera adorazione, cioè quella che Dio accetta, e la falsa. La vera adorazione aiuta a combattere basse inclinazioni. Incoraggia l’amore altruistico, la pace, la benignità, la bontà, la mitezza, la padronanza di sé, la fedeltà coniugale e il rispetto per gli altri. (Galati 5:22, 23) La falsa religione, invece, si adatta alle mode, o, come dice la Bibbia, ‘solletica gli orecchi’, giustificando alcune delle azioni errate che Gesù condannò. — 2 Timoteo 4:3.
Se per “vera adorazione” si intende quella cristiana dei TdG e per falsa quella di tutte le altre, vorrei precisare che non è esatto dire che solo la “vera” aiuti a combattere le “basse inclinazioni”: infatti per quanto ne so, in tutte le religioni vengono più o meno perseguite quelle caratteristiche positive, come l’amore altruistico, la pace, la bontà, ecc…, anche se poi queste convivono con altre del tutto negative, come avveniva nei culti pagani di una volta o come al giorno d’oggi avviene in certe religioni che contemplano o permettono certi aspetti come le “guerre sante”, l’omicidio o il suicidio per pretesi “giustificati” motivi, ecc…
Io credo che non basta far parte di una “buona” religione (e seguirne più o meno sinceramente i dettami) per far sì che ci sia “vera adorazione”.
“Vera adorazione” è da considerarsi quella derivante da una vera e sostanziale presa di posizione che ci fa essere realmente dalla parte di Dio e da ciò che Lui approva.
In questo crediamo le stesse cose.
Però aggiungo che questa presa di posizione debba tradursi in una effettività che forse (senza alcuna intenzione di esprimere un giudizio, ma solo guardando l’evidenza) pochi riescono a conseguire.
Ad esempio, vorrei capire quanti di quelli che si definiscono veri cristiani riescono veramente e fisicamente a “porgere l’altra guancia” o ad “amare realmente il prossimo” (senza se e senza ma), a cominciare dal sottoscritto.
Come si evince dalle sacre scritture, pochi sono quelli (e questi sono i veri santi che solo Dio conosce) che eroicamente riescono a seguire fino in fondo la “via stretta”.
Io parlo in generale, ma, solo per un momento, vorrei riferirmi ad uno di quelli che sono gli intendimenti dei TdG (= la problematica del rifiuto del sangue), e solo per chiarire meglio ciò che sto dicendo circa la “vera adorazione”.
La Bibbia contiene il comando di “amare il prossimo come se stessi” come pure quello di “astenersi dal sangue”, perché rappresenta la vita.
Allora se uno si trova nell’eventualità di dover aiutare qualcuno, magari facendogli dono, se necessario (cioè in caso di pericolo di vita) del proprio sangue (al di là di alcune controindicazioni sanitarie, ma questo è un’altra questione che non riguarda il principio), quale di questi comandi dovrà privilegiare?
Io credo che, siccome Dio ci ha fatto a sua immagine e somiglianza e ci ha dotati di libero arbitrio, rendendoci capaci di discernere tra il bene e il male e di discernere quale sia la priorità tra due comandi apparentemente in contraddizione, il “vero adoratore” sotto la propria responsabilità sceglierà di salvare la vita di un “prossimo”, mostrando di amarlo come se stesso e nel contempo non avrà certo mancato di rispetto all’altro comando che apparentemente indica di astenersi dall’uso del sangue.
Infatti Gesù stesso ci dice: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. (Gv. 15:12-13).
E siccome la vita è nel sangue: contravvenendo alla “lettera” di quel comando non ne avrà messo in discussione il significato di fondo che è quello di rispettare la vita. D’altronde bisogna pure considerare che: “… la nostra capacità viene da Dio, che ci ha resi ministri adatti di una Nuova Alleanza, non della lettera ma dello Spirito; perché la lettera uccide, lo Spirito da' vita. (2 Cor. 3:5-6).
Amalia 52, 28/07/2011 20.31:
È possibile che l’ateismo contribuisca a questa ambiguità o confusione in campo morale? Se si fa a meno di Dio non si ha alcuna responsabilità verso un’autorità divina, né esistono “valori oggettivi da rispettare”, dice il docente di diritto Phillip Johnson. In questo modo la moralità diventa relativa, e ciascuno può stabilire quali princìpi seguire, ammesso che scelga di averne. Senza dubbio questo modo di pensare fa sì che per alcuni l’ateismo risulti una filosofia attraente. — Salmo 14:1.
È possibile, sì!
Io credo che la religione svolga nel consesso umano un ruolo importante e necessario, cui non può certo contribuire l’ateismo, anzi quest’ultimo può invece contribuire alla perdita di valori, in campo morale, di una valenza essenziale per la pacifica convivenza degli appartenenti al genere umano.
Religione, sì! Quindi, ma fino ad un certo punto. Essa non dovrebbe superare certi limiti di competenza, cercando di rimanere in un contesto che privilegi i soli aspetti morali e, comunque, senza imposizioni di sorta, neanche quando anche avendola scelta liberamente, uno dovrebbe essere lasciato libero di metterne in pratica le indicazioni, nell’ambito di un rapporto diretto tra Dio e l’uomo.
Ed infatti, storicamente, quando la religione ha invaso campi non suoi, come per esempio quello politico, si sono avuti effetti fortemente deleteri, per il genere umano, essendo causa di molte sofferenze, certo non per causa di Dio, ma dell’uomo stesso che costruisce le religioni a suo esclusivo uso e consumo, allontanandosi dal volere di Dio, così mirabilmente tramandatoci dall’esempio del Cristo Gesù. Infatti io penso che la vera religione sia quella che segue SOSTANZIALMENTE l’esempio di Gesù.
a tutti