Altro esponente di rilievo del porporato cattolico
noto per la sua contrarietà alle unioni omosessuali è
mons. Raffaello Martinelli, vescovo di Frascati.
Ecco alcuni passaggi di un'intervista a Martinelli, che ha definito l'omosessualità come
un peccato gravemente contrario alla castità (grassetto mio):
•
La Chiesa dice NO:
- all’approvazione del comportamento omosessuale o della relazione omosessuale;
- alla concezione dell’omosessualità come una dimensione del tutto al di fuori o al di sopra delle norme morali;
-
alla legalizzazione o all’equiparazione della relazione omosessuale al matrimonio.
[...]
L’amore tra l’uomo e la donna ha il potere di generare vari e complementari “amori”: l’amore coniugale, quello parentale, quello fraterno e quello filiale.
La relazione omosessuale non ha questa ampiezza di vita. Si esaurisce nella relazione tra due persone. La ricchezza di vita che la relazione eterosessuale produce nelle persone e i benefici che dona alla società non sono equiparabili alla vita e ai benefici di una relazione omosessuale.
Alla domanda per cui si possa o meno equiparare le unioni gay al matrimonio, Martinelli ha così risposto:
Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia.
Il matrimonio è santo, mentre le relazioni omosessuali contrastano con la legge morale naturale. Nella Sacra Scrittura le relazioni omosessuali sono condannate come gravi depravazioni (cf. Rm 1, 24-27; 1 Cor 6, 10; 1 Tm 1, 10).
Altra domanda:
Per quali motivi le unioni omosessuali non devono essere legalizzate?
Per vari e complementari motivi:
• Motivo naturale : la legge civile non può entrare in contraddizione con la retta ragione senza perdere la forza di obbligare la coscienza. Ogni legge, fatta dagli uomini, ha ragione di legge solo in quanto è conforme alla legge morale naturale, riconosciuta dalla retta ragione, e in quanto rispetta in particolare i diritti inalienabili di ogni persona. Le legislazioni favorevoli alle unioni omosessuali sono contrarie alla retta ragione perché conferiscono all’unione tra due persone dello stesso sesso garanzie giuridiche analoghe a quelle dell’istituzione matrimoniale.
• Motivo biologico-antropologico : Nelle unioni omosessuali sono del tutto assenti quegli elementi biologici e antropologici propri del matrimonio e della famiglia.
Infatti nell’unione omosessuale:
- manca la differenziazione genitale-sessuale, che è il dato oggettivo di realtà con cui veniamo al mondo: maschio o femmina. Questo dato originario è scritto nel corpo, nel cervello, nel cuore;
- è
del tutto assente la dimensione coniugale, che rappresenta la forma umana ed ordinata delle relazioni sessuali. Esse infatti sono umane quando e in quanto esprimono e promuovono il mutuo aiuto dei due diversi sessi nel matrimonio;
- non vengono attuate la procreazione e la sopravvivenza della specie umana;
-
l’assenza della bipolarità sessuale crea ostacoli allo sviluppo normale dei bambini eventualmente inseriti all’interno di queste unioni omosessuali. Ad essi manca l’esperienza della maternità o della paternità. Inserire dei bambini nelle unioni omosessuali per mezzo dell’adozione significa di fatto fare violenza a questi bambini, nel senso che ci si approfitta del loro stato di debolezza per introdurli in ambienti che non favoriscono il loro pieno sviluppo umano. Certamente una tale pratica sarebbe gravemente immorale e si porrebbe in aperta contraddizione con il principio, riconosciuto anche dalla Convenzione internazionale dell’ONU sui diritti dei bambini, secondo il quale l’interesse superiore da tutelare in ogni caso è quello del bambino, la parte più debole e indifesa.
• Motivo sociale :
-
Se le unioni omosessuali venissero legalizzate, ciò significherebbe:
- approvare un comportamento deviante
- farlo diventare un modello nella società
- offuscare valori fondamentali, quali il matrimonio e la famiglia. Infatti il concetto di matrimonio subirebbe un cambiamento radicale, con grave detrimento del bene comune: perderebbe l’essenziale riferimento ai fattori collegati alla eterosessualità, come ad esempio il compito procreativo ed educativo.
- Ci sono inoltre buone ragioni per affermare che
tali unioni omosessuali sono nocive per il retto sviluppo della società umana, soprattutto se aumentasse la loro incidenza effettiva sul tessuto sociale.
- Sussiste anche sempre il pericolo che una legislazione che faccia dell’omosessualità una base per avere dei diritti possa di fatto incoraggiare una persona con tendenza omosessuale a dichiarare la sua omosessualità o addirittura a cercare un partner allo scopo di sfruttare le disposizioni della legge.
• Motivo giuridico: Poiché le coppie matrimoniali svolgono il ruolo di garantire l’ordine delle generazioni e sono quindi di eminente interesse pubblico, il diritto civile conferisce loro un riconoscimento istituzionale. Le unioni omosessuali invece non esigono una specifica attenzione da parte dell’ordinamento giuridico, perché non rivestono il suddetto ruolo per il bene comune. Gli omosessuali, in quanto persone e in quanto cittadini, possono sempre ricorrere - come tutti i cittadini e a partire dalla loro autonomia privata - al diritto comune per tutelare situazioni giuridiche di reciproco interesse.
Altra domanda degna di nota (per non parlare della risposta):
Che cosa la Chiesa Cattolica chiede allo Stato di fare nei confronti delle relazioni omosessuali?
• La Chiesa Cattolica chiede allo Stato di:
- affermare chiaramente il carattere immorale di questo tipo di unione;
- contenere il fenomeno entro limiti che non mettano in pericolo il tessuto della moralità pubblica;
- ricordare che la tolleranza del male è qualcosa di molto diverso dall’approvazione o dalla legalizzazione del male;
- smascherare l’uso strumentale o ideologico che si può fare della giusta tolleranza verso le persone omosessuali;
- non procedere alla legalizzazione delle unioni omosessuali o alla loro equiparazione legale al matrimonio con accesso ai diritti che sono propri di quest’ultimo;
- rispettare il principio di uguaglianza, in forza del quale non si possono attribuire gli stessi benefici e vantaggi a soggetti che non sono nella stessa situazione giuridica. Infatti mentre i soggetti legati da matrimonio sono impegnati ad osservare una somma di doveri e di obblighi previsti dal diritto di famiglia, i soggetti di unioni di fatto si sottraggono, per libera scelta, a questi impegni. Pertanto lo Stato violerebbe il principio di uguaglianza conferendo ai soggetti di unioni di fatto, i benefici che la legge prevede per le unioni coniugali familiari.
Fonte:
www.zenit.org/article-10825?l=italian
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Mons. Raffaello Martinelli, vescovo di Frascati.